MAMMA CATTIVA,
NON TI FACCIO PIÙ
AMICA!
NON TI FACCIO PIÙ
AMICA!
Mamma: Giulia!
Figlia: (Uffa, ancora che rompe...) Che c'è, mamma?
Mamma: Non fare quei commentini con me, signorina. Non sono certo una stupida.
Figlia: Voglio ben sperarlo. Mi farebbe paura pensare che la cosa sia ereditaria.
Mamma: Giulia! Ti sembra questo il modo di rivolgerti a tua madre?
Figlia: (Eccola, come sempre...) Va bene, va bene. Scusa mamma. Cosa volevi dirmi?
Mamma: Cosa volevo rimproverarti, semmai. Mi hanno notificato cosa scrivi di me, in giro.
Figlia: Intendi quel tweet, quella frase dove io ti davo della stronza?
Mamma: Non c'è bisogno di ripetere quella volgare parola! Comunque sì, intendo proprio quella parolaccia. Meriteresti un ceffone solo per quello.
Figlia: Va bene, lo ammetto, ho un po' esagerato. Ma che ci posso fare? Ero arrabbiata, e in quel momento, con il cellulare, Internet connesso, e quindi Twitter...
Mamma: Il cellulare! Te lo dovrei sequestrare, altroché! Sono queste le cose che fai a scuola, invece di studiare?
Figlia: (Magari me lo sequestrassi, non dovrei sopportare i tuoi noiosi sms venti ore al giorno, per non parlare di quando mi chiami puntualmente all'ora dell'intervallo). Ma chi ha fatto la spia?
Mamma: Mi ha contattato la tua professoressa di matematica. Mi ha riferito tutto quanto.
Figlia: "Tutto quanto" cosa? Al massimo ti poteva riferire che facevo qualche risata con le amiche durante la lezione. A meno che anche lei...
Mamma: Qualsiasi cosa sia, non mi interessa. Ma soprattutto volevo sapere...perché?
Figlia: Perché ho scritto che sei una stronza?
Mamma: Ti ho già detto di non ripetere quella parola! Mi domando da chi tu possa aver imparato queste volgarità. Forse da quel mascalzone di tuo padre...
Figlia: Dopo esser scappato via quando ero appena nata? Dai, mamma, non essere assurda.
Mamma: Io assurda? Quella assurda mi sembri tu! Non starai mica dando la colpa a me?
Figlia: Non ho certo detto quello. D'altronde, se ti ho insultato un motivo c'era eccome. E tu lo sai benissimo!
Mamma: Non ricomincerai ancora con quella storia del concerto?
Figlia: Sì, mamma, sempre quella. Non so più neppure quante volte ti ho pregato, con mesi di anticipo, di comprarmi anche uno solo di quei biglietti.
Mamma: Ma costano un occhio della testa! Ed io ho una casa da tirare avanti, nonché te e la tua educazione.
Figlia: Dai, non costa certo più di una di quelle sedute dallo psicologo. Si potrebbe sempre interrompere la terapia...
Mamma: Non cercare di fare la furba, è essenziale il suo apporto, per il già fragile equilibrio della nostra famiglia.
Figlia: Oh, per favore, risparmiami quelle quattro frasi fatte che dice sempre quel venditore di fumo.
Mamma: E' un professionista, e io faccio tutto questo anche per il tuo bene.
Figlia: Se ne sei convinta tu, io continuo a pensare a una perdita di tempo e soldi.
Mamma: Credo di aver fatto a bene a non comprarti quel biglietto, sai? Sei arrogante e anche un tantinello viziata.
Figlia: Ecco, lo sapevo, con te non si può mai ragionare. Ciao!
Mamma: Giulia? Giulia? Giulia! Ti sei di nuovo chiusa in camera? Rispondi a tua madre! Oh, ma che ho fatto di male?....
***
Figlia: Si può sapere che volevi?
Mamma: La principessina si è degnata di rispondere? Dopo tutte le volte che ti ho chiamato?
Figlia: Dai, mamma, non fare così, ero stanca e mi sono addormentata sul letto.
Mamma: Non puoi avere dormito tutto quel tempo.
Figlia: No, ma quando mi sono svegliata ho visto che era tardi e mi sono messa a studiare.
Mamma: Va beh, se è per studiare, il discorso cambia...
Figlia: D'altra parte, c'era bisogno di riempirmi il cellulare di squilli?
Mamma: Scusa, tesoro, ma poco dopo mi ero dovuta assentare. E durante tutto quel tempo, mi stavo preoccupando per te.
Figlia: Ok, dai, scusa, mamma.
Mamma: Scuse accettate. Io devo lavorare, ora. La cena è già pronta nel microonde.
Figlia: Il solito precotto? Preferisco il letto. Buonanotte direttamente.
Mamma: Come preferisci. Ma se più tardi ti dovesse venire fame, basta accendere il microonde.
Figlia: Lo so, mamma, ciao.
***
Mamma: Buongiorno, Giulia.
Figlia: Buongiorno, mamma.
Mamma: Il lavoro mi aspetta e sono in ritardo. La colazione è già pronta. Metti la tazza nel lavandino, che più tardi ci penso io. Ciao, ti voglio bene.
***
Mamma: Ciao, Giulia.
Figlia: Ciao, mamma.
Mamma: Sai, ho riflettuto sulla faccenda del biglietto. Credo che un'eccezione potrei farla. Con qualche sacrificio posso mettere da parte il denaro per quei biglietti.
Figlia: Aspetta un secondo... Hai detto "quei" biglietti?
Mamma: Sì, due biglietti. Io e te.
Figlia: Uhm...
Mamma: Cosa c'è? La cosa non sembra entusiasmarti.
Figlia: No, cioè, sì, il fatto del concerto mi fa felice e tutto. Mi sembra però un po' strano. Per tutto questo tempo, hai fatto tante storie per il costo di un solo biglietto. E adesso addirittura ne vuoi comprare due.
Mamma: Sì, la cosa ti dispiace?
Figlia: Mamma, più volte mi hai detto che quel gruppo non lo sopporti.
Mamma: Sì, è vero, ma...
Figlia: Ti ricordo che posso anche andarci con le mie amiche. Sono grande, non ho bisogno di una baby sitter.
Mamma: Ecco, lo sapevo, ti vergogni di farti vedere in giro con me.
Figlia: Ma no, al contrario, mamma! L'idea è un po' inconsueta, ma mi fa davvero piacere!
Mamma: Meno male! Lo sapevo che l'idea dello psicologo avrebbe funzionato.
Figlia: Un momento. Questa è un'idea dello psicologo?
Mamma: Beh, sì, ne ho parlato con lui e crede che possa servire a riavvicinarci.
Figlia: Lo sapevo che non poteva essere farina del tuo sacco.
Mamma: Ma Giulia, il fatto è che io mi preoccupo per te!
Figlia: Mamma, nel caso che te lo fossi dimenticato, sei te ad essere in terapia, non io.
Mamma: ...
Figlia: Anche adesso, che sto continuando con te questa stupida conversazione su Facebook. Quanti giorni sono che non sento la tua voce dal vivo? Sempre e solo cellulare e notifiche da social network.
Mamma: Ma lo sai, tesoro, che sto via tutto il giorno per lavoro, riesco a rientrare di rado, e giusto il tempo per preparare da mangiare...
Figlia: Cinque minuti per infilare una vaschetta nel forno a microonde, vuoi dire.
Mamma: Senti, è vero che non ci sono mai a casa, ma il Notebook e il cellulare sono gli unici mezzi a disposizione per comunicare con te.
Figlia: Sbagliato, mamma. Quante volte te lo avrà detto anche quello strizzacervelli? Tu usi ormai talmente tanto la tecnologia che non riesci più a farne a meno. Non mi parli neppure più di persona.
Mamma: Ma Giulia, io...
Figlia: Basta, mamma. Ora devo studiare, ciao.
***
Mamma: Giulia?
Figlia: Che c'è?
Mamma: Sei ancora arrabbiata?
Figlia: No che non lo sono.
Mamma: Bugia. Anche al telefono, prima, si capiva che non mi dai più tanto credito.
Figlia: Credito telefonico?
Mamma: Perché mi fai queste battute cattive?
Figlia: Credo sia abitudine, ormai.
Mamma: E un'altra cosa...
Figlia: Cosa?
Mamma: Perché mi hai tolta dalle amicizie su Facebook?*
Figlia: ...
Mamma: Lo sapevo, non mi vuoi più bene...
Figlia: No, è il contrario! Credo di volertene fin troppo, nonostante tutto.
Mamma: E allora perché?
Figlia: Perché in questo momento non voglio un'amica. Io voglio una mamma!
FINE
*Una conversazione su Facebook può continuare anche senza essere amici: diventa una scambio di messaggi di posta.