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Autore: adler_kudo    17/02/2014    4 recensioni
Lo scontro con l'organizzazione si avvicina inesorabile. Conan e i suoi amici dovranno fare molta attenzione perché ogni passo falso può rivelarsi fatale in un gioco di deduzione che si fa sempre più intricato.
Una misteriosa donna arriva a Beika, cosa cela dietro i suoi occhi spietati?
Un vecchio amico ritorna dall'aldilà per aiutare il detective a districare la matassa, ma i pericoli sono sempre in agguato e non sarà facile riuscire a distruggere l'organizzazione senza alleati. Shinichi dovrà ricorrere a tutta la sua logica razionale e alle sue capacità per farlo, ma i suoi amici non resteranno certo a guardare.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1

 

Ran aprì gli occhi di soprassalto. Si trovava in un letto ed accanto a lei c'era Sonoko che la guardava preoccupata. Balbettò disorientata prima di ricordare: erano in una gita di un paio di giorni con la classe, la stanza che le era stata assegnata era la stessa di Sonoko e quel giorno avevano scarpinato parecchio per vedere un tempio antico. Quello che notò in seguito era che aveva il pigiama madido di sudore e le coperte accartocciate a terra, senza contare che la camicia che indossava era sbottonata quasi tutta e la guance erano bagnate di lacrime salate, doveva aver fatto un incubo terribile, ma ora non se lo ricordava affatto, aveva solo un grande senso di inquietudine.

Sonoko dovette intuire il suo stato d'animo perché le disse accarezzandole i capelli -Tranquilla. Va tutto bene. Sei nel tuo letto, ci sono io e nessun altro.-

-Sto bene, Sonoko. Grazie. Ti ho svegliato? Scusami.-

-Non ti preoccupare. Hai avuto un bel incubo. Ti dimenavi come un'ossessa e poi ti sei messa a parlare... hai chiamato il tuo maritino!-

Ran la guardò sbuffando -Sonoko, non è mio marito.-

-Bhè, da come lo imploravi direi che non ti è indifferente... ah! Coraggio ammettilo!-

-Sono stanca, Sonoko. Voglio dormire.-

Andò in bagno e si cambiò mettendosi in fretta sotto le coperte per riprendere sonno, ma aveva una paura tremenda di avere di nuovo un incubo e di essere ancora in balia del buio. Restò, quindi, nel dormiveglia finché la stanchezza non ebbe il sopravvento e la trascinò nel mondo di Morfeo. Un altro brutto sogno la fece svegliare e a questo ne susseguirono altri che non la fecero dormire serenamente fino le tenebre non vennero rischiarate dalla luce dell'alba.

Appena alzate, Sonoko la guardò in faccia -Tesoro, che hai? Sembri uno zombie!-

Ran non la badò minimamente e incespicò fino al bagno ritornando poco dopo vestita, ma con un'espressione terribile in volto.

-Non hai dormito bene?- le chiese l'amica preoccupata.

La risposta fu un farfuglio vario di avverbi e pronomi senza senso e poi la karateka si sedette sul letto esausta.

-Senti, non puoi venire via in questo stato. Resta in camera per oggi. Ti copro io, poi ti vengo a chiamare quando è ora di tornare a casa, ok?-

Normalmente Ran non avrebbe mai acconsentito, ma era talmente stanca che non capì nemmeno il senso delle parole e annuì senza pensare. Si accovacciò sul materasso avendo appena la cura di togliersi la giacca e chiuse gli occhi abbandonandosi al tanto atteso sonno. Nessun incubo venne a disturbarla, ma alcune lacrime le scesero dalle guance e tra i vari lamenti sospirò -Shinichi.-

Si svegliò ad ormai pomeriggio fatto. Entro un ora i suoi compagni sarebbero tornati dall'escursione e sarebbero dovuti tornare a casa. Ne approfittò per fare i bagagli e così rifletté su ciò che era accaduto quella notte. Non aveva mai avuto incubi così persistenti, le sembravano quasi un presagio, ma si dette dalla stupida per averlo pensato; di certo non sarebbero mai potute accadere cose del genere razionalmente, ma in fondo aveva la sensazione che qualcosa sarebbe accaduto e non certo qualcosa di bello. Cercò con il cellulare su internet quale poteva essere la causa di questi e trovò tra le risposte il disturbo d'ansia generalizzato che consisteva nell'avere timore per l'incolumità propria o di qualcuno di caro, nel suo caso Shinichi. Era da così tanto tempo che non si sentivano che inconsciamente aveva iniziato a pensare che gli fosse successo qualcosa e questo si era ripercosso anche nei suoi sogni, ma non c'era nulla da temere. Stava cercando di auto-convincersi della cosa, ma non ci riusciva e la stanchezza certo non contribuiva; doveva essere sicura che stesse bene, voleva sentire la sua voce che la rassicurava, voleva la conferma che era stata la sua immaginazione. L'avrebbe chiamato il prima possibile.

 

Conan stava attendendo l'arrivo del pullman della classe davanti scuola. Kogoro non era potuto venire per “impegni televisivi” e aveva mandato lui a prenderla a piedi. Il sole era ormai quasi calato dietro gli alti palazzi e il cielo aveva iniziato a tingersi di quel colore rossastro che avvolgeva tutto incantevolmente. Quanto le era mancata in quei soli due giorni la sua piccola Ran; forse non lo avrebbe mai ammesso, ma adorava svegliarsi la mattina e sentire come prima cosa il buon odore della Sua colazione preparata con amore per lui, gli piaceva udire la Sua voce chiamarlo con dolcezza per farlo alzare e più di tutto amava sentire i Suoi capelli profumati che gli sfioravano la guancia e anticipavano la carezza di buongiorno sulla testa. Dovette ammettere però che quella sua assenza gli aveva dato campo libero per carpire qualche segreto da Amuro, alias Bourbon. Da quando aveva scoperto chi era veramente non si dava pace, non poteva tollerare che uno dei membri dell'organizzazione fosse così vicino a lui e soprattutto a Lei. Se avesse scoperto il suo segreto o se anche avesse sospettato qualcosa sarebbero stati tutti in pericolo perciò aveva eliminato completamente qualsiasi contatto di Shinichi con Ran tanto che ormai la ragazza aveva iniziato a credere che gli fosse successo qualcosa, gli dispiaceva trattarla così, ma era anche per il suo bene: Bourbon non avrebbe dovuto sapere nulla.

Vide i ragazzi arrivare sulla vettura e scendere schiamazzando qua e là, salutandosi ed abbracciandosi. Anche lui sarebbe voluto andare via con loro, ma negli ultimi tempi aveva rischiato abbastanza. Tra la mischia di quelli che una volta erano suoi amici e a cui ora gli arrivava al massimo sotto la vita, riuscì a scorgere Ran. Non era come se la sarebbe aspettata, cioè raggiante e piena di vita, era invece spenta e pensierosa con due grandi borse sotto gli occhi; incespicava ad ogni passo ed era sorretta dall'amica Sonoko che per il momento aveva smesso di starnazzare e si stava seriamente preoccupando per lei.

-Ran! Ciao, stai bene?- le chiese correndole incontro.

La karateka voltò leggermente la testa con sguardo assonnato e gli rivolse un cenno di saluto affaticato -Ciao. Tutto apposto. Dov'è papà?-

-È dovuto rimanere a casa. Ha mandato me.-

-Tipico di quel vecchio trombone!- sbottò Sonoko -Sarà a bere birra davanti alla televisione, invece di venire qui a prendere sua figlia! Mi sa che ti tocca fare tutta la strada a piedi con la valigia.-

Normalmente Ran si sarebbe offesa per il modo di parlare dell'amica, ma Conan notò che si limitò ad annuire e, una volta preso il bagaglio, iniziò ad incamminarsi per la strada salutando appena.

Lui le corse dietro preoccupato da quel comportamento e tentò di instaurare un dialogo per capire cosa fosse accaduto.

-Ehi, Ran? Vuoi dare a me la borsa?-

Lei scosse la testa muta come un pesce.

-È successo qualcosa che non va?-

Di nuovo silenzio e un cenno negativo del capo.

-Non mi sembra che vada tutto bene. Perché non parli?-

Stava facendo la parte del bambino assillante, chiaro, ma sperava che almeno così avrebbe ottenuto una risposta, invece niente oltre a un muto no.

Conan lasciò cadere il discorso e osservò di sottecchi il volto della ragazza, così stanco che pareva che non dormisse da giorni. Cosa le era successo per ridurla così? Qualcosa di brutto di sicuro.

 

Quando arrivarono a casa tutto era avvolto nel silenzio, solo il brusio della televisione a scariche elettrostatiche disturbava; quello e il russare di Kogoro addormentato sulla scrivania. Ran non lo badò neppure, salì in camera sua e, gettata la borsa in un angolo, si buttò a letto vestita crollando immediatamente. Conan si sedette sul bordo accanto a lei e le scostò i capelli dal collo vedendo con gioia che non aveva alcun segno di violenza; prese a giocherellare con una ciocca del suoi capelli e domandò al vento -Cosa ti è successo, Ran? Perché non parli?-

Stava per alzarsi ed andarsene quando la sentì muoversi e gemere dal dolore; una lacrima le solcava il viso e le labbra aperte sussurravano delle richieste di aiuto che pian piano si facevano più intense.

-Ran, svegliati! Svegliati! Che ti succede, Ran! Apri gli occhi! Sveglia!-

La ragazza ora stava proprio urlando e contorcendosi nel letto come se stesse facendo un terribile incubo dal quale era impossibile uscire. Il piccolo detective continuava a scuoterla in preda al panico fino a che lei non iniziò a gridare terrorizzata e si alzò di soprassalto respirando affannosamente con le mani tra i capelli e iniziò a piangere disperata.

-Va tutto bene, Ran. Era solo un sogno. Un brutto sogno.- Conan l'abbracciò cullandola in un modo un po' strano data la differenza di altezza, ma bastò per farla calmare. Ancora scossa, si guardò le mani come per controllare che fossero ancora al loro posto o chissà che altro, poi quando recuperò di nuovo lucidità si girò a destra e a manca per cercare e prese il cellulare che giaceva abbandonato sul pavimento.

-Devo chiamare Shinichi. Subito.- Iniziò a comporre il numero, ma Conan la fermò dolcemente.

-Magari è impegnato, meglio non disturbarlo.-

-È davvero urgente.-

-Forse ti posso aiutare io. Dimmi, per favore. Non mi piace vederti così.-

Le parole del bambino vennero accompagnate da quello sguardo blu sincero che pareva sempre rubato al più bello degli angeli e così la karateka cedette e richiuse il cellulare.

-Raccontami tutto.-

Ran fece un profondo respiro come se avesse dovuto raccontare qualcosa di sconcertante e iniziò a narrare dei suoi incubi. Gli parlò di quello che aveva sognato e di come si svegliava ogni volta urlando; la cosa strana era che le era capitato solo dalla sera prima. Aveva la sensazione che fosse un avvertimento, un presagio di qualcosa di orribile che stava per accadere.

Conan la guardò pensieroso e poi allargò la bocca in un largo sorriso -Non è nulla. Sono solo brutti sogni, nulla per qui valga la pena preoccuparsi. Andiamo Ran, chi sarebbe in grado di prevedere il futuro dormendo! Hai solo mangiato troppo pesante. Ora dormi e domattina starai meglio.-

Non aveva mai creduto in queste cose, anzi non aveva mai creduto a nulla di irrazionale, ma che la sua Ran facesse sogni del genere lo lasciava perplesso. Lasciò la camera di lei per dirigersi nella sua e prima di chiudere la porta sbirciò ancora la figura accovacciata sul letto, la sentì mormorare -Ho paura di addormentarmi. Shinichi, dove sei? Ho paura che ti sia successo qualcosa.-

Conan pensò “Sono qui, Ran. Non mi è successo nulla. Sono qui. Non avere paura. Non succederà nulla.” Mai una sua frase si rivelò più erronea.

 

Il giorno seguente era festa quindi le scuole erano chiuse con grande gioia di tutti. Ran si era alzata di pessimo umore, ma si sforzava di non sbraitare contro il primo che passava mentre camminavano per le strade di Beika. Tutti i negozi erano chiusi, ma Conan aveva insistito perché uscissero a fare una passeggiata convito che le avrebbe giovato. Si sbagliava, invece. La ragazza stava quasi facendo la marcia per tornare a casa il prima possibile; voleva chiamare a tutti i costi quel suo amico detective fanatico prima che si cacciasse nei guai come aveva sognato. La sera prima si era fatta quasi convincere dal suo quasi-fratellino a lasciar perdere, ma ci aveva rimuginato sopra tutta la notte non avendo chiuso occhio ed aveva concluso che almeno un tentativo avrebbe dovuto farlo.

Il bambino la scrutava di tanto in tanto cercando qualcosa da dire per distrarla quando notò una locandina appesa ad un muro con dei pesci colorati stampati sopra. Non fece in tempo a leggerla tutta, ma gliela indicò pensando che magari le sarebbe venuto in mente altro.

Ran lesse -Tropicaland... nuova attrazione.-

“Cosa?! Tropicaland?! Accidenti!”

La cosa non fece che peggiorare la situazione e accelerare il loro passo già veloce.

-Ran, aspetta. Ehm, ho un idea!-

-Dimmi.- rispose senza fermarsi.

-Giochiamo a calcio?-

-Magari dopo, eh?-

Ormai erano quasi sotto casa e nulla gli avrebbe impedito di fare, nelle vesti di Shinichi, la più grande figura da stupido insensibile della sua vita, ma non poteva certo rispondere dopo che aveva scoperto che Amuro intercettava le sue telefonate. Decise di giocarsi il tutto e per tutto sperando che nessuno che lo conoscesse fosse nei paraggi.

-Voglio il gelato!- esclamò tirandole la manica.

-Dopo...- lo liquidò lei concentrata su altro.

-Ma io lo voglio adesso!- strillò attirando l'attenzione di qualche passante e fortunatamente anche quella di Ran.

-Conan... io...-

-Gelato! Gelato! Gelato! Voglio il gelato!-

-Ma...-

-Se lo mangio più tardi mi verrà mal di pancia! Adesso è perfetto! Voglio il gelato! Ran, sorellona, il gelato!-

Si era messo a saltare e la stava tirando sempre più forte verso la gelateria più vicina.

-Ma dai, Conan! Non fare i capricci!-

-Sei cattiva se non mi compri il gelato!-

Ran sospirò e guardò implorante verso casa, ma acconsentì cercando di non sembrare spazientita.

-Che gusto vuoi?-

-Allora, stracciatella, pistacchio... no, pistacchio no, cioccolata... forse, limone... no, maraschino? No, no, è alcolico. Uhm, voglio il gelato... alla fragola, no anzi è da femmine, facciamo menta e cioccolato!-

Si presero entrambi un cono e si sedettero su una panchina prendendo a mangiarlo con gusto in silenzio. Il venticello sferzava tra i loro capelli scompigliandoglieli e smuoveva i rami con le gemme ormai sbocciate della primavera. In quel momento la ragazza parve dimenticarsi del malumore, chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dal vento. Come era bello sentire l'aria fresca sfiorarle il volto; le ricordava... la mano gelida che in uno dei suoi recenti incubi le afferrava la guancia. Sussultò a quel pensiero e si irrigidì aprendo gli occhi di scatto, si voltò verso Conan che pareva ancora assorto nel suo gelato e fu lieta di constatare che andava tutto bene. Magari aveva ragione lui, si stava preoccupando troppo: erano solo sogni dopo tutto.

Da lontano i due scorsero delle piccole figure allegre correrli incontro vivaci; i detective boys stavano saltando di qua e di là giocando a rincorrersi senza pensieri. Genta reggeva in mano un pallone da calcio e tentava di acchiappare Mistuiko che correva dietro ad Ayumi in tenuta sportiva. Erano seguiti da un'altra bambina con sguardo severo e svogliato, Ai, che indossava un capello dei Big Osaka calato sugli occhi che la incupiva ancora di più. Camminava a passo lento e regale con le braccia incrociate al petto e di tanto in tanto alzava la testa per sincerarsi che nessuno fosse sparito. Ai Haibara non si fermò nel piazzale con gli amici, si diresse verso la panchina sotto l'albero dove sedevano Conan e Ran e si accomodò accanto a loro senza degnarli di uno sguardo.

-'Giorno...- salutò trattenendo uno sbadiglio.

-Ciao.- mormorò il giovane detective finendo di mangiare il suo cono in modo infantile.

-Ciao, Ai. Come stai?- chiese Ran con la sua immancabile gentilezza.

-Bene, grazie.-

-Come mai non giochi anche tu?-

-Perché non ne ho voglia.- tagliò corto.

Conan pensò che fosse stata un po' maleducata a risponderle in quel modo e la squadrò male, ma la bambina si limitò ad alzare le spalle e fissare gli amici che ridevano.

Dopo un paio di minuti i giovani detective urlarono -Conan! Vieni a giocare a calcio con noi!-

-Arrivo!- esclamò alzandosi -A voi non dispiace, vero?-

Ai gli fece solo cenno di andarsene e Ran gli sorrise acconsentendo; rimasero così da sole.

Seguirono alcuni momenti di silenzio tra le due fino a che Ai non notò le occhiaie di Ran; sembrava non dormisse da parecchio e appariva piuttosto turbata anche se faceva del suo meglio per non darlo a vedere. La giovane scienziata allora chiese tanto per fare conversazione -Non hai dormito bene?-

-Non molto... ho avuto... degli incubi.- ammise la karateka sperando di non sembrare infantile agli occhi di quella bambina così adulta.

-Che genere di incubi?-

-Ecco... ho sognato varie cose, ma non è importante. Sono preoccupata che qualcuno sia in pericolo.-

-Qualcuno chi?-

Ran non rispose.

-Secondo me ti sei fatta suggestionare, ma se vuoi sentirti più sicura controlla che vada tutto bene.-

La ragazza la guardò grata e disse -Sì, farò così senz'altro. Grazie.- Si alzò e se ne andò di corsa a casa senza voltarsi indietro per vedere il gol che Conan aveva appena fatto con superba maestria.

Guardando la faccia felice e soddisfatta del giovane detective Ai non poté fare a meno di pensare “Stai tranquilla, il tuo Shinichi sta benone.”

 

 

-Ho eliminato l'impiccio, Gin. Hai altri ordini?- chiese con la sua voce stridula Chianti mentre lucidava amorevolmente la canna del suo fucile di precisione. L'uomo dai lunghi capelli platino si limitò ad annuire e le tese una busta bianca sigillata.

-Un nuovo incarico? Non me ne avevi mai assegnati due di seguito.- La sua voce tradiva una nota di sospetto, ma Gin fece finta di non accorgersene e le disse -Ascoltami, Chianti. Questo non è un compito come gli altri. Non sarà affatto facile per te, ma al momento non ho altri uomini disponibili. Verrai sollevata dall'incarico non appena Vermouth tornerà.-

Al solo nome della rivale l'assassina trasalì offesa.

-Posso farlo benissimo io, senza quella là.-

-No. Vermouth è l'unica che è in grado di darmi la garanzia della buona riuscita della cosa.- si accese una sigaretta -Il tuo compito è quello di eseguire alla lettera ciò che troverai scritto in quella busta e attendere il suo ritorno.-

Chianti annuì. Non le piaceva granché essere seconda a quella là, ma doveva eseguire gli incarichi che le venivano affidati e in tutta onestà era persino curiosa di sapere di cosa si trattava. Si caricò il fucile in spalla e aprì la busta scorrendone velocemente il contenuto.

-Ma... Gin! Non è il mio campo! E poi...-

-Gli ordini non si discutono. E poi non avevi detto che potevi farlo tu senza Vermouth?- la schernì espirando una nuvola di fumo grigio -Non voglio discussioni né errori. Dovrai prepararle il terreno come si deve.-

-Io non conosco nemmeno queste persone!-

-Esegui e basta. E tieni il fucile a portata di mano. Ne avrai bisogno.-

La donna annuì gelida guardando torva Gin che stava fumando sul sedile del passeggero della sua porche d'epoca.

-Bene. Ora va.- ordinò Gin.

Dopo che Chianti ebbe alzato i tacchi, Vodka si rivolse all'altro -Ehi, capo, avremo fatto bene a fidarci di lei? Non mi sembra una adatta per lo scopo. È troppo chiacchierona.-

-Non ti preoccupare. Ho tutto sotto controllo. Bourbon non se ne avrà a male se intervengo anche io. Questa storia sta andando troppo a rilento. Se tutto va come abbiamo previsto, e ci andrà, sono sicuro che metteremo la parola fine una volta per tutte al capitolo Sherry.- Gin espirò l'ultima boccata e spense il mozzicone; il suo sguardo di gelo non lasciava dubbi: avrebbe posto lui fine alla sua vita.

 

 

Ran era a casa sua con il telefono in mano da ormai più di mezz'ora. Era scappata via dai giardini pubblici lasciando Conan a giocare con gli amici per chiamarlo e ora non riusciva nemmeno a comporre il numero. Si sentiva già le sue battute di scherno nelle orecchie “come hai fatto a pensare una cosa simile! Sei proprio una credulona. I sogni solo rielaborazioni della realtà, niente di preveggente.” Sarebbe sembrata troppo invadente e probabilmente stupida, ma in fine dei conti non doveva per forza raccontargli i sogni che aveva fatto, gli sarebbe bastato sapere che stava bene e novanta su cento non avrebbe risposto perciò tanto valeva rischiare. Digitò il numero rapida e premette invio. Nessuna risposta. Riprovò per ben cinque volte fino a che qualcuno che non era Shinichi premette il tasto sbagliato perché partì la conversazione.

-Ehi, il tuo cellulare squilla!- disse una vocina femminile, ma subito venne interrotta e poco dopo si sentì Shinichi rispondere -Pronto?-

-Ciao Shinichi! Hai risposto!- non le pareva vero.

-Bhè, sì... certo, no?-

La karateka notò che la sua voce sembrava stanca ed affaticata e soprattutto dal tono urgente -Shinichi, tutto bene? Hai il fiatone?-

-Eh, no... non proprio. Ho corso perché... non trovavo il telefono.- in realtà aveva appena smesso di giocare a calcio e di far ammirare la sua bravura ad ogni passante.

-Ma se ha risposto un altro?-

-Quello? Ah, mi stava aiutando a cercare... non preoccuparti, è solo una bambina figlia di amici.-

-Ah, ok. Stai bene?-

-Certo perché dovrei stare male?-

-Bhè, ecco... io...-

-Ran, sono piuttosto impegnato.-

-Scusa... solo...-

-Dimmi.-

-No, no, niente.-

-Sicura?-

-Sì.-

-Bhè, ora devo andare. Ciao.-

-Ciao... ehm, Shinichi?-

-Sì?-

-Fa attenzione.-

Shinichi sorrise e sussurrò -Certo.-

Quando la chiamata si chiuse, Ran si sentì più leggera; forse aveva ragione Ai, era solo suggestione andava tutto bene, tutto bene. Rasserenata la ragazza si accasciò sul cuscino del suo letto e si addormentò immediatamente senza più la paura degli incubi.

 

Quando Conan chiuse la chiamata si guardò intorno per vedere se qualcuno l'aveva visto o sentito. Per fortuna si era allontanato in fretta, sperava solo che la chiamata fosse durata così poco che Bourbon non avesse fatto in tempo a rintracciarla, altrimenti sarebbe stato nei guai. Non aveva nemmeno detto ad Ai che un membro dell'organizzazione si era praticamente insediato a casa sua per non farla preoccupare, ma se fosse stato necessario era certo che si sarebbe preso dell'idiota seduta stante. Con questa consapevolezza si avviò verso casa pensieroso mentre il venticello primaverile scuoteva le calme fronde. La quiete prima della tempesta.

 

 

-Dunque quello è il soggetto?- domandò Chianti a Gin mentre scrutavano la zona semi-deserta.

-Sì, proprio lui. Fa quello che ti ho detto e non cambiare una virgola. Se falliremo sarà colpa tua.-

Appena Gin se ne andò la donna ne approfittò per schernirlo; chi si credeva di essere? Raccolse il suo piccolo bagaglio e si diresse a passo, a suo parere disinvolto, verso il Beika Hotel per eseguire gli ordini. Una volta nella sua camera d'albergo scrutò fuori dalla finestra il quartiere sottostante. Stava per entrare in scena con un nuovo ruolo e per quanto le riguardava avrebbe fatto del suo meglio per adempiere il suo compito. -Hai le ore contate, Sherry.-



Angolo Autrice:
Buonasera (o giorno dipende da quando leggete xD)
Chiedo scusa per essere stata tanto assente da efp in questo periodo, ma ero davvero sommersa di cose xD
Cmq ho letto tutto, eh, state tranquilli...
È da tempo che progetto questo ipotetico scontro finale e spero che non vi risulti noioso...
Questo è solo l'inizio di quel ragionamento che porterà il piccoletto a scontrarsi con gli M.I.B. e chi lo sà magari anche a tornare grande...
Spero vi piaccia!
Adler_kudo =)
P.S. A breve ci sarà anche l'aggiornamento per la raccolta di misteri... non temete non ho smesso di essere sadica xD anzi ho raccolto nuove nozioni MUHAHAHAH!

  
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