Libri > Il ritratto di Dorian Gray
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Autore: Anor    17/02/2014    2 recensioni
Basil riflette sulla trasformazione di Dorian. Ha paura.
Riflette su quanto Henry abbia influenzato il giovane. Si arrabbia.
Dorian e Basil hanno una discussione, che li porterà in una stanza umida e buia. E poi la morte.
Questo testo ripercorre gli ultimi momenti della vita di Basil secondo il suo punto di vista e le sensazioni che prova alla vista del quadro, ormai deformato.
Introspettivo, assolutamente melenso, originariamente scritto in inglese, slash solo se ce lo volete vedere.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Basil Hallward, Dorian Gray, Lord Henry Wotton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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N.B. Originariamente scritta in inglese per un progetto scolastico (sì, ho anche il coraggio di far leggere al mio povero professore d'inglese 'sta roba) è una traduzione di un mio lavoro. Probabilmente è meglio in inglese, perché con la traduzione si perde un bel po' della musicalità del testo, su cui mi ero impegnata abbastanza. Vi lascio quindi anche il testo in "lingua originale", per chi lo volesse leggere (accetto consigli e correzioni sia per la traduzione che per il testo originale, non parlando/scrivendo fluentemente inglese. Comunque non ci dovrebbero essere orrori clamorosi, almeno in inglese, visto che è stato già corretto dal prof).  

Ho avuto paura
Ho avuto paura.
Sin dal momento in cui Henry espresse il desiderio di incontrare Dorian, un sentimento che non potevo comprendere ha oppresso il mio cuore. Gelosia, credevo. Credevo fosse invidia per ciò che i miei amici potevano condividere quando io non ero con loro e non potevo controllare la sciocca immoralità di Herny. Ero sicuro che la mia ansia derivasse solo dalla possibilità che Henry potesse rovinare l’immensa bellezza del mio giovane modello: ero sicuro che fosse perché volevo Dorian esclusivamente per me stesso, che lottai per impedire la loro amicizia.
Poi mi resi conto che non era della sua bellezza di cui ero preoccupato, e la mia paura diventò sempre più grande. Una piaga, una terribile piaga cominciò a contagiare il mio giovane con carne putrida e acidi fumi d’oppio. Ed Henry continuava a ripetere che era giusto che un bel ragazzo come Dorian provasse tutte le esperienze che poteva, finché la bellezza non avrebbe lasciato il suo corpo —come un albero svestito dai suoi fiori e dalle sue foglie— e non potetti evitare di biasimarlo, per l’angelo dannato che aveva creato.
Non c’era niente di giusto nella nuova vita di Dorian. Lo sapevo, ma non potei far niente per evitare la sua caduta. Henry era stato l’inverno di Dorian, strappando le sue verdi e rigogliose foglie.
E io, cos’ero io?
Ero il pittore, il preservatore della bellezza. Nient’altro.
Non potevo salvare la sua anima, e quando me ne accorsi, ebbi paura. Ebbi paura e non feci niente per salvare il suo candore, rincuorato dalla sua bellezza incorrotta.
Quando Dorian cominciò a comportarsi e a parlare come Henry capii che eravamo giunti al punto di non ritorno. Provai ad allontanarmi da lui, provai a odiarlo, provai persino a dimenticarlo —senza alcun successo.
Andavo da lui ogni volta che mi chiamava, disapprovando ogni singola parola che lasciava le sue labbra. Ho odiato la voce di Henry nella bocca di Dorian, ma non riuscivo a odiare il mio giovane modello.
Non ho mai desiderato rimpiazzare Dio, guardando l’anima di Dorian, ma dopo la nostra aspra lite avevo bisogno di sapere. Dorian ha cominciato ad essere ansioso: c’era qualcosa di strano nei suoi gesti, qualcosa di strano nel suo sguardo, qualcosa di strano nel suo sorriso. Mi ha portato al piano superiore, in una piccola e buia stanza inutilizzata, piena di muffa e ragnatele.
 
«Quindi pensi che sia solo Dio che può vedere le anime, Basil? Scosta le tende, e vedrai la mia.» La sua voce mi raggiunge e mi sveglia come uno schiaffo sul viso.
Nei suoi occhi c’è tristezza e pazzia; nei miei solo paura.
 Non voglio vedere, adesso non voglio sapere. Voglio solo scappare da questa stanza, voglio dimenticare la discussione di oggi, voglio dimenticare i suoi occhi e la mia paura.
«Non vuoi farlo? Lo farò io stesso».
Sento un grido lasciare le mie labbra: ho sempre sentito qualcosa di strano in quel dipinto, e adesso vedo cos’è.
Una volta dissi a Henry che non volevo che il mio quadro fosse esposto in nessuna galleria perché ero certo di averci messo troppo di me. Non potevo essere più distante dalla verità: quel dipinto non ha troppo di me, ha troppo di lui.
Mi sento colpevole, perché ho rubato la sua anima, fissandola nel ritratto.
Ma quando lo guardo adesso, vedo quell’uomo: quello con un orribile ghigno che sfigura il bel viso, quello con un oscuro luccichio nei magnifici occhi —e ho paura.
Provo a pregare.
«È troppo tardi, Basil» balbetta.
Mi piego sul tavolo, non pensando ad altro che ai miei peccati. Quando i passi di Dorian si avvicinano troppo a me, alzo la testa. L’unica cosa che vedo con la coda dell’occhio è un bagliore metallico. E poi dolore, e paura.
La sua mano sulla mia testa, spinta sul legno, la moltitudine dei baci dell’acciaio sul mio collo vulnerabile. Voglio chiamare il suo nome, voglio toccare il suo bel viso un’ultima volta, ma non posso.
Un’oscurità più grande copre ogni cosa*.
Non ho paura.


 
I've had fear

I’ve had fear.
Since Henry expressed the desire to meet Dorian, my heart was burdened with a feeling that I couldn’t understand. It was jealousy, I thought. I thought it was only envy for what my friends could share when I wasn’t with them, trying to control Henry’s foolish wickedness. I was sure that my anxiety hailed only from the chance that Henry would spoil the terrific beauty of my young model: I was sure that was because I want Dorian exclusively for myself, that I fought in order to prevent their friendship.
            Then I realized that wasn’t his beauty I was worried about, and my fear soon became greater and greater. A plague, a horrible plague started infecting my young man with rotten flesh and acrid opium smoke. And Henry kept repeating that was fair that a handsome young man like Dorian experienced everything he could before the beauty left his body —like a tree disrobed from his flowers and leaves— and I couldn’t avoid to blame him for the damned Angel he created.
            There was nothing fair in Dorian’s new life. I knew it, but I couldn’t do anything to prevent his downfall. Henry has been Dorian’s winter, ripping his thriving green leaves.
            And I, what was I?
            I was the painter, the preserver of beauty. Nothing else.
            I could not save his soul, and when I realized it, I’ve had fear. I’ve had fear, and I’ve done nothing to save his candour, heartened by his untouched beauty.
            When Dorian started acting and speaking like Henry I understood that it was the point of no return. I’ve tried to distance myself from him, I’ve tried to hate him, and I’ve even tried to forget him —with no success.
            I came every time he called, disapproving every single word that left his mouth. I hated Henry’s voice in Dorian’s mouth, but I didn’t manage to hate my young, beautiful model.
            I’ve never desired to replace God in watching Dorian’s soul, but after our hard argument I wanted to know. Dorian started being anxious: there was something strange in his manner, something strange in his look, something strange in his smile. He brought me upstairs, in a small, dark, unused room full of webs and mould.
 
« So you think that it’s only God who sees the souls, Basil? Tear the courtain open, and you’ll see mine». His voice reaches me and wakes me up like a slap in the face.
In his eyes there is madness and sadness. In mine only fear.
I don’t want to see, now I don’t want to know. I only want to run away from this room, I want to forget today’s quarrel, I want to forget his eyes and my fright.
            «Don’t you want? I’ll do it myself».
            I hear a scream leaving my mouth: I’ve always felt something wrong in that painting, and now I see what it was about.
Once I told Henry that I didn’t want my painting to be exposed in any gallery, because I was certain that I’ve put too much me, in that picture. I couldn’t be more far from the truth. That painting has not too much of me, has too much of him.
I feel guilty because I stole his soul, defining it in the picture.
But when I look at him now, I see that man: the one with the horrible grin disfiguring the beautiful face, the one with the dark shimmer in the magnificent eyes— and I have fear.
I try praying.
«It’s too late, Basil» he stammers.
            I bend over the table, thinking nothing but my sins. When Dorian’s steps are too near to me, I raise my head. The only thing I see with the corner of my eye is a metallic shimmer. And then pain, and fear.
            His hand on my head, pressed down on the wood, the multitude of kisses of the steel on my vulnerable neck. I want to call his name, I want to touch his beautiful face one last time, but I can’t.
A greater darkness covers everything.*
I have no fear.
Note dell'autrice
* Da "A Greater Darkness" dei Moonspell.
Ringrazio di cuore tutti voi che avete letto (ed eventualmente corretto e commentato).
Baci, Anor

 
   
 
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