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Autore: Gipsiusy    17/02/2014    4 recensioni
Stiles non ha più il controllo del suo corpo. E' costretto dalla Nogistune a vagare nella propria mente e sceglie un posto ben preciso per fermarsi, il Nemeton.
L'unico che riesce a raggiungerlo lì, nella sua pseudo vita sotto forma di sogno, è Derek, legato al l'albero più di chiunque altro.
E sarà proprio lui a tirarlo fuori.
Sterek. Pre-slash. Ambientata dopo la 3x18- Riddled
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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see you in a dream

First night

Derek aprì gli occhi di scatto.

Non era a casa sua. Non era neanche in una casa, a dirla tutta.

Era all’aperto.

Provò a tirare fuori gli artigli ma non ci riuscì.

Si guardò attorno, ma esclusa la nebbia e il freddo non c’era nulla.

Un rumore, un lamento, si fece alto nell’aria. Provò a seguirlo, ma la nebbia rendeva impossibile capire dove andare. Cominciò ad arretrare finché non finì su qualcosa.

Improvvisamente la nebbia sparì, e la radura era rischiarata dalla luce della luna.

Alzò il volto e si guardò intorno, fino a individuare la figura rannicchiata tra le radici dell’albero.

“Stiles..” mormorò, e si affrettò a raggiungerlo. Il ragazzo alzò il volto, stupito, e lo seguì con lo sguardo finché non fu di fronte a lui. Il volto portava i segni della stanchezza e delle lacrime, sembrava allo stremo.

“Stiles, cosa succede, che ci facciamo qui?” l’uomo allungò una mano verso il giovane, ma quello la ignorò.

“E’un sogno. Non vedi? E’ tutto un sogno. La mia vita d’ora in poi sarà questa. Un sogno.


“Stiles, no, cosa dici, troveremo un modo per salvarti.. Stiles.. STILES!” ma non importava quanto urlasse, il ragazzo si stava già dissolvendo.

“Vieni a trovarmi qualche volta, Derek Hale.”

Derek si svegliò completamente sudato e tremante.

Non poteva lasciare che Stiles si arrendesse. Non se lo sarebbe permesso.
 

***

Second night

“Sei tornato!” il tono di Stiles era tra il sorpreso e l’entusiasta.

“Certo che sono tornato. Stiamo cercando un modo, Stiles, ti salveremo.”

Era difficile parlargli. Nonostante fossero uno di fronte all’altro era come se il volto di Stiles sfuggisse al suo sguardo. Non volontariamente, come se fosse sfocato.

“Perché qui, ad ogni modo?”

“Ha paura di questo posto.” Non c’era bisogno di specificare chi. “E’ da qui che sono uscite le lucciole. E’ qui che tutto è cominciato. Tu c’eri, no?”

“Quando avete salvato i vostri genitori io no-“

“No, non mi riferivo a quello. Parlo di Paige”

Aveva un sorriso storto mentre lo diceva, e Derek capì cosa intendeva. Era lì che tutto era cominciato. Lì tutto sarebbe finito.
Avvertì che tutto si stava dissolvendo e provò a lottare per restare ancora un po’, ma senza riuscirci.

“NON TI LASCEREMO!” urlò, e poté giurare di aver visto un mezzo sorriso sul viso di Stiles prima che tutto ritornasse alla normalità.

 

***

Third night

Quella volta Derek era pronto. Sapeva dove andare.

“Stiles.” lo chiamò fermamente, ma non si palesò nessuno. Non capiva. Stiles era sempre lì. Così come il demone era fuori.

Derek riusciva a capire la differenza. Nell’odore, nel comportamento, nel suo non essere Stiles.

Dopo che si erano salvati la vita a vicenda più di una volta erano cose che semplicemente sapevi.

Si sedette sul tronco, non realmente stanco, ma in qualche modo esausto. Come se avesse corso per chilometri.

“Qui sei in un sogno. Tutta la fatica che provi è data da quanto pensi. Devi fare pensieri davvero pesanti.”

La voce di Stiles lo riscosse. Era seduto accanto a lui ora.

“Dov’eri?”

“A cercare un passaggio, uno spiraglio, un modo per tornare.”

“Stai lottando.” Era una costatazione che fece sorridere Derek. Era quello lo Stiles che ricordava.

“Certo. Non posso mica lasciar fare tutto a voi.” Nonostante l’entusiasmo che cercava di far trapelare dalle parole, la sua voce suonava piatta. Come tutto, lì, sembrava fatto solo perché doveva esserci.

“Abbiamo parlato con la nonna di Kira. E’ una Kitsune anche lei, ma soprattutto ha sconfitto la Nogistune che... Che ha fatto tutto questo già una volta. Lei..”

“No. Non dire nulla. Non sono sicuro che non possa sentirci. Non parlare. Non dirmi nulla. Mi fido di voi. Mi fido di te. Non voglio che vi accada qualcosa solo perché cerchi di rassicurarmi.” Sembrava davvero terrorizzato alla prospettiva. Gli occhi gli si allargarono come Derek aveva visto accadere poche volte in vita sua.

Derek annuì, solenne. “Ce la faremo, Stiles.” Non poteva fare a meno di ricordaglielo perché sapeva che se il ragazzo avesse perso anche quel poco di forza di volontà, la Nogistune avrebbe preso il sopravvento.

Il sogno cominciava a svanire, gli effetti erano chiari.

Derek allungò un braccio e strinse la spalla di Stiles, avvicinandolo un po’ a se. Era il loro modo di comunicare, il loro gesto di conforto.

Stiles non abbassò gli occhi.

***

Fourth night

“Cosa è successo, Derek? Cosa ho fatto? Cosa ha fatto?”

Derek sembrava più serio del solito e non accennava a parlare.

“Derek!” Stiles lo prese per le braccia, cercando di scuoterlo. Derek per tutta risposta lo allontanò.

“Oggi lui ha cercato di attaccare Kira. Scott si è buttato in mezzo, ma questo non lo ha fermato.”

“Scott.. Lui..”

“Sta bene. Stiamo bene. Stavano bene quando li ho lasciati. Stiles, devi prendere il controllo di te stesso. Devi farlo ORA. Anche solo per un momento. Sarà abbastanza. Devo portarli fuori da qui.”

“Aspetta, vuoi dire che stanno combattendo..”

“E stanno per essere uccidi. Gli Oni non fanno nulla, non vogliono – non vogliamo - colpire perché è il tuo corpo e sentiresti il dolore. Ci sta massacrando. Devi prendere il controllo. PRENDI IL CONTROLLO.”

Erano praticamente faccia a faccia. Derek aveva le mani attorno alla testa di Stiles, la stava avvicinando alla sua cercando di fargli capire la gravità della situazione.

“Non so come fare..”

“Non lo so neanche io. Ma tu sei Stiles. Sei quello che può tutto. Sei quello che mi ha tenuto per ore a mollo in una piscina. Sei quello che avrebbe affrontato un licantropo gigante con una mazza da baseball pur di salvare il padre. Tu puoi, lo sai.”
Stiles non rispose, ma tremava.

“Pensa alle conseguenze di ciò che accadrebbe se non lo facessi. Puoi fermare tutto, anche solo per pochi attimi. Per favore Stiles, credici.”

Così come era venuto, Derek scomparve. Probabilmente qualcuno lo aveva svegliato.

Stiles urlò e urlò ancora, finché in qualche maniera non aprì gli occhi e anziché la radura, vide attorno a sé il cortile della scuola.
Aveva qualcosa tra le mani. Con sgomento realizzò che era Isaac, pesto e sanguinante.

Lo lasciò cadere, all’improvviso, e individuò lo sguardo di Derek che annuì, comprendendo. Sapeva che lui avrebbe capito.
In pochi attimi tutti sparirono, aiutati anche da Peter che non riportava alcuna ferita, come se fosse appena arrivato. O come se non avesse semplicemente preso parte al combattimento.

Tornò tutto nero in poco tempo, ma era diverso.

Stiles sapeva di poter fare qualcosa ora.

 

***

Fifth night
 

“Ho parlato a Deaton di questa.. Cosa” esordì Derek quella sera.

“Cosa ne pensa?”

“Che è singolare, ma non impossibile. Conclusione a cui sarei arrivato da solo, tra l’altro. Considera un buon risultato che, ad esempio, Lydia non riesca a raggiungerti, perché vorrebbe dire che saresti spacciato, o qualcosa del genere.”

“Confortante.”

“Già.”

Rimasero in silenzio.

“Come sta Scott?” chiese dopo un po’ il ragazzo.

“Bene. E’ infuriato e vuole distruggere la cosa dentro di te più di prima, ma in generale non è ferito.”

Stiles conosceva Derek. C’era qualcosa di non detto nell’aria. Qualcosa che preoccupò Stiles più del resto.

Non appena espresse questo pensiero si sentì esausto. Perse l’equilibrio e inciampò sulle radici, cadendo all’indietro. Derek fu immediatamente accanto a lui per rimetterlo in piedi.

“A cosa stai pensando?” chiese semplicemente.

“Mi stai nascondendo qualcosa. Ma va bene, se non puoi parlarmene. Potrebbe essere pericoloso. Si, è meglio così.”

Derek fece un sorriso triste. “Sei stato grande ieri. Sapevo che potevi farlo.”

“Si beh, vorrei poter dire ‘quando vuoi’ ma sappiamo entrambi che non è così..” fece un sorriso amaro.

“E’ stato abbastanza per salvarci tutti, ancora una volta. E’ tipo, il tuo lavoro, a questo punto. Non credi?”

Ancora, Derek cercava di farlo sorridere. Quella era, di solito, la tattica di Stiles. Far sorridere le persone nei momenti peggiori, in attesa che passasse.

Questa volta non sarebbe stato così semplice, però.

 

***

The last night

Derek arrivò tardi quella sera.

Non si trattenne a lungo, in effetti.

Sembrava non voler essere neanche lì. Cosa che addolorò Stiles più di quanto avesse mai immaginato.

“Se avete intenzione di uccidermi, fatelo. Non voglio fare del male a qualcuno, quindi non..”  ma non riuscì a terminare la frase. Qualcosa, tra la gola e lo stomaco, gli impediva di finirla, e Derek gliene fu grato.

“Ho detto che non ti lasceremo, e non lo faremo.” Poi fece un gesto totalmente inaspettato, per entrambi a dirla tutta. Lo abbracciò, e Stiles poté giurare che sentiva in quel gesto, tutti gli abbracci dei suoi amici.

Quello familiare, di Scott.

Quello leggero, ma presente, di Allison.

Quello quasi imbarazzato di Isaac.

Quello delicato e caldo di Lydia.

Ma anche altro.

Sentiva quello di suo padre; preoccupato, forte e sicuro.

Era stato il suo riparo per tanto tempo.

E c’era quello di Melissa McCall. La donna che per un po’ era stata anche sua madre, in un certo senso.
Infine, ma non per importanza, c’era Derek.

L’uomo che aveva imparato a rispettare e apprezzare. L’uomo che era dovuto crescere davvero troppo in fretta, devastato da qualcosa che pochi potevano capire. L’uomo che si era costruito una corazza attorno, distrutta poco a poco da alcuni ragazzini che nulla avevano di meglio da fare che cercare cadaveri.

Era stato la sua ancora, il motivo per cui non era uscito completamente di senno. Una parte di lui esisteva ancora perché aveva qualcosa di sicuro a cui aggrapparsi.

Non voleva piangere. Né voleva dirlo ad alta voce.

Ma quello aveva tutta l’aria di essere un addio.

***

Derek si svegliò. Il tramonto non era ancora completo, alcuni raggi di sole ancora illuminavano il cielo.
Stiles non aveva notato che non era passato abbastanza tempo da essere nuovamente notte, ma era meglio così.
Se lui non lo sapeva,c’erano meno possibilità che la creatura capisse.

Scott lo guardava, ma non osava aprire bocca. Sapevano che non c’era altro modo.

Peter aveva provato a dissuaderlo, ma anche per lui era bastata un occhiata per farlo zittire. Sebbene non lo avrebbe mai ammesso in vita sua, anche lui teneva a Stiles.

O, per dirla dal suo punto di vista, ne riconosceva le potenzialità.

Senza altri indugi, si recarono da Deaton, che li accolse con un espressione grave.

“In altre circostanze, questo si fa in modo molto più lento e graduale, ma in questo caso ricorreremo alle maniere pesanti.
Dovrò drogarti, Derek, affinché tu raggiunga quasi lo stato di coma. Scott sarà costantemente attorno a te, per monitorare il tuo battito e, soprattutto, per riportarti indietro quando sarà il momento.”

“Come farò a capirlo?” chiese il ragazzo.

“Sarà un momento quasi impercettibile. Un cambio nell’odore, un battito leggermente diverso. Per questo non posso lasciare che Isaac o un altro beta lo faccia. Devi essere tu perché solo tu hai abbastanza potere da poterlo riportare indietro.”

“Aspetta un momento.. Dovrò ordinargli di tornare sveglio?”

Deaton annuì. “In pratica”.

Mentre questa conversazione avveniva, Derek si era già steso sul lettino e attendeva la siringa riempita con così tanto sedativo che avrebbe ucciso chiunque.

“Adesso ascoltami bene. Chiudi gli occhi e attendi che il sedativo entri in circolo. Quando sarai certo che non potrai più svegliarti, usa quel poco di te che rimane cosciente per immaginare una porta. Non curarti di nient’altro escluso il fatto che deve essere familiare sia a te che a Stiles. Io ti legherò a lui in quel momento, e da lì dovrai percorrere la strada che ti condurrà a lui. Il Nementon è il vostro punto di incontro. Da lì sarai nella sua mente.

Ricorda bene il tuo compito, e se lo porterai a termine Stiles sarà salvo.”

Derek si scambiò uno sguardo con Scott. Lo sceriffo non era presente, ma aveva chiesto espressamente a Scott di riferire a Derek che, comunque sarebbe andata, gli sarebbe stato sempre grato.

Evidentemente Scott doveva avergli spiegato tutto, a grandi linee, perché sembrava sapere a cosa Derek stata andando incontro.
Le possibilità erano due: o la vita di Stiles, o la morte di entrambi.

Non esisteva una via intermedia.

Non per Derek almeno.

***

Derek non aveva idea del perché avesse scelto proprio quel punto per iniziare. Ma era una porta che in qualche maniera c’entrava con tutta la storia.

La scuola superiore di Beacon Hills era immobile quando attraversò la porta principale, proprio come tutto attorno a lui.
Sapeva che il Nementon non era lontano, secondo Deaton ne avrebbe avvertito la presenza, sarebbe stato quasi attirato da quel punto. Risucchiato, sarebbe il termine esatto.

Il cammino non fu difficoltoso, né gli costò molta fatica. Anzi, gli venne stranamente naturale arrivare lì, al limitare della radura.
Radura, al momento, vuota.

Il Nementon. Il Nementon era il loro punto di contatto.

Si affrettò a raggiungerlo e fu’ come quando sogni di cadere. Lo stomaco aveva fatto una strana mossa, quasi si fosse ristretto attorno all’ombelico, per poi espandersi nuovamente.

Alzò lo sguardo, cercando il motivo per cui era lì. Stiles.

“Hey, cosa..”

Derek cercò di sorridere, ma gli venne piuttosto difficile.

“Pronto per farti un giro?” domandò invece, provocando in Stiles un’occhiata confusa.
“Prego?”


“Ti fidi di me?”

“Certo, ma cosa..?”

L’uomo si mise di fronte a lui.

“Dobbiamo farti uscire da qui. Abbiamo affrontato il problema nella maniera sbagliata. Non siamo noi a doverlo tirare fuori da te, non è così che funziona la possessione Nogitsune. Devi essere tu a cacciarlo. La tua umanità.”

Il ragazzo annuì, mostrando che seguiva il discorso.

Bene, adesso arrivava la parte difficile.

“La cosa che ti rende più umano è- -“

“Il dolore.” Stiles gli lanciò un’occhiata significativa. Lui sapeva, dunque.

“Si, qualcuno dice che è ‘l’amore’,ma non siamo in un romanzetto. Dovrai ripercorrere ogni momento doloroso della tua vita e superarlo. I Nogistune si nutrono di questo, se riesci a superarle lo indebolirai abbastanza da cacciarlo, se lo vorrai davvero.”
Stiles annuì.  Non sembrava riuscire a parlare. Dopo minuti, o forse erano stati solo attimi, tornò a guardare Derek.

“Tu verrai con me?” domandò con un filo di voce.

Derek fece un ghigno storto. “Sono la tua ancora, no?”

“Oh, sapevo che non avrei dovuto dirtelo.. Un momento, io non te l’ho detto!”

Derek roteò gli occhi. “Sono nella tua mente, tutto quello che tu pensi mi arriva quasi per filo diretto.”

Oh.

Non pensare nulla di imbarazzante. Non pensare nulla di imbarazzante. Non pensare nulla di imbarazzan—

Quindi ti piace davvero tanto il mio tatuaggio..” commentò Derek, prendendolo in giro. Fantastico.

Stava quasi per mandarlo a diavolo, ma poi ricordò il motivo per cui era lì, ed entrambi divennero seri.
Era il momento.

“Quindi, una passeggiata nei boschi?”

“All’incirca. Fino all’esperienza più traumatica della tua vita.”

Sarebbe stato divertente.

***

Derek non voleva quasi crederci quando vide la porta della scuola nel bel mezzo del corridoio dell’ospedale, lì dove doveva esserci l’ascensore.

Ormai portava Stiles a peso morto su di sé. Il ragazzo aveva appena assorbito tutto il dolore affrontato nell’arco di diciassette anni.
La perdita della madre, il timore di deludere il padre, la solitudine, il sentirsi inadeguato, il timore di perdere gli amici.

In particolare,  rivedere la morte della madre, riviverla, lo aveva portato allo stremo.

Aveva pianto, aveva perso ogni appiglio con la realtà. Non aveva riconosciuto Derek, quando lo aveva portato fuori di lì, né aveva realizzato che erano passati dieci anni da quel momento.

Nella sua mente era fresco come se accadesse tutti i giorni.

Questo smosse qualcosa in Derek, un senso di protezione più pressante lo spinse a mettere fine a tutto quello.

Pregò con tutto se stesso che avesse funzionato.

Quando attraversarono le porte Stiles non era più con lui.

La luce bianca dello studio veterinario lo accecò per un momento.
Poi tornò il buio.



 

The morning after

(the first of many)

L’alba non era ancora sorta quando Stiles aprì gli occhi dopo una settimana. Letteralmente.

Ma non fu un risveglio dolce. Fu come cadere dal letto dopo aver avuto un incubo.

E la folla attorno a lui non aiutava. Voci concitate che dicevano qualcosa di imprecisato, confuso, difficile.

“Cerca di rimanere cosciente, Stiles”, era stato Deaton a parlare, più chiaramente degli altri. Lo aiutò a mettersi seduto, mentre la stanza turbinava attorno a sé.

“C’è un problema con Derek, non si sveglia, non capisco!” Era.. Isaac,giusto? Cosa stava succedendo a..
Derek. Derek.

I pensieri di Stiles si rischiararono in un attimo, individuando alcuni punto fermi a cui aggrapparsi.

Era di nuovo umano.

Era con i suoi amici.

E l’uomo che lo aveva salvato non si stava svegliando.

“Cosa.. Cosa sta succedendo a Derek..” Provò ad alzarsi ma le gambe non reggevano il suo peso. Trovò un braccio sconosciuto a sorreggerlo, uno dei gemelli. Ethan? Aidan?

Che importava, voleva solo raggiungere il lettino attorno a cui tutti si stavano raccogliendo.

Non doveva svenire, non voleva svenire. Aveva dormito per sin troppo tempo.

“Cosa gli è successo? E’ stato il Nogitsune? Sono.. Sono stato io?” Sperava davvero che la risposta all’ultima domanda fosse negativa.
“Quando il Nogistune si è visto sottrarre il tramite umano ha usato le sue ultime energie per vendicarsi. I battito è sempre più lento e sta diventando sempre più freddo..” spiegò Deaton con fare grave.

Stiles sentì gli occhi inondarsi di lacrime.

Era tutta colpa sua.

Si guardò intorno. Isaac aveva un braccio fasciato, Allison era piena di graffi, il gemello che lo sorreggeva aveva una fasciatura al polso.

Non volle incontrare lo sguardo che sentiva pressare su di sé. Lydia non aveva detto ancora una parola, ma sapeva cosa avrebbe letto nei suoi occhi.

Disprezzo. Pena. Odio.

Proprio quest’ultima prese la parola. Era poco più che un sussurro.

“Sento di voler urlare.”

Fu come se avesse fatto una doccia ghiacciata a tutti.

Scott prese Stiles per l’altro lato quando si accostò al lettino che sorreggeva il corpo di Derek. Doveva vedere, doveva sentire.

Non poteva morire. Non adesso. Ti prego non morire. Ti prego.


“In questi casi, in ospedale, usiamo il defibrillatore. Qui non ne avete uno?”
Melissa uscì dall’angolo in cui era per ricevere da tutti un’occhiata stranita.

“Beh, no. E’ uno studio medico veterinario dopotutto, non ne abbiamo mai avuto bisogno..”

Quel lieve barlume di speranza si spense crudelmente, lasciando l’intero gruppo a scrutare il pavimento, impotente.

“Aspettate un momento. Kira!” Allison alzò il capo di botto. “Non sei praticamente un defibrillatore ambulante?”

La mora guardò la ragazza come se avesse appena detto una pazzia. “Ma non posso controllarlo! Potrei ucciderlo!”

“Se non facciamo niente morirà lo stesso” mormorò Isaac.

“Puoi farlo, fidati di me.”

La conversazione andò avanti, ma Stiles non la seguì. Voleva solo vedere quel lupo acido e antipatico aprire gli occhi e guardarlo con la sua solita aria di sufficienza. Anche se dopo non avesse più voluto parlagli, non gli interessava. Voleva solo che stesse bene.
“Fatelo.” sentì se stesso dire. “Se Scott si fida anche io mi fido. Dobbiamo tentare tutto”

Lo fecero. Stiles osservò il corpo semi-nudo di Derek animarsi leggermente alle piccole scosse che riceveva, per poi svegliarsi del tutto.

Gli occhi verdi si aprirono e la prima cosa che fecero fu cercare quelli di Stiles.

Il più piccolo sentì se stesso sorridere, in risposta a quello sguardo.

Adesso poteva venire tutto il resto.

***

“Voi mi state dicendo che abbiamo risolto tutto semplicemente buttando in acqua il contenuto di questa.. Cosa?”

Stiles era incredulo, spiazzato, mentre si rigirava tra le mani una sfera con un diametro di non più di dieci centimetri, fatta di un materiale che non era facilmente individuabile. Vetro? Cristallo? Diamante?

Su di essa vi erano alcuni simboli giapponesi che secondo Kira erano una preghiera alla dea Inari, padrona di tutte le Kitsune.
“Quella è una sfera stellata. Qualsiasi Kitsune ne ha una. Raccoglie tutto il potere della volpe, e chi la possiede può governare la volpe. La mia bisnonna, sessant’anni fa, aveva rinchiuso qui la volpe, sotto il Nementon, che altri non è che la porta che conduce al mondo delle anime e dello spirito. Il suo potere era immenso, ma nascosto, proprio perché doveva custodire il Nogistune. Sfortunatamente per noi Derek gli ha ridato potere, e questo ha portato Jennifer a sfruttarlo, indebolendo i sigilli e lasciando che la Kitsune potesse liberarsi, assieme ai suoi guardiani.” Deaton spiegò tutto con la solita flemma, mentre sorseggiava un caffè. Dopo le esperienze passate tutti convenivano di aver bisogno di una colazione ristoratrice prima di affrontare il resto.
“Ma era più forte di loro” osservò Allison.

“Questo perché ha attinto potere dalla casa di cura in cui era rinchiuso Barrow. Non appena è stata liberata ha cercato il punto con più linee di potere. Queste linee sono formate dal sangue versato e quella casa di cura, negli anni cinquanta, era un manicomio in cui si praticava l’elettroshock. Il sangue di molta gente è stato versato lì.”

“Ma perché tornarci dopo? Cos’altro poteva prendere da lì?” questa volta era stata Lydia a parlare, seduta sulle gambe di Aidan. Purtroppo stavano un po’ stretti in casa Stilinski, ma sembrava non importare a nessuno. Scott era seduto sul pavimento accanto a Isaac, Stiles occupava il divano assieme a Allison e Derek, che aveva dovuto lottare a lungo con lo sceriffo perché non rinunciasse alla sua poltrona per cederla a lui.

“Sono un licantropo, mi riprendo in fretta. Lei invece ha una pessima cera, se permette.”

A quel punto era intervenuta Melissa che fece sedere di forza John sulla sua poltrona, mettendo fine alla conversazione.

“Come avete fatto a prendere.. Questa?” Chiese Isaac dopo aver recuperato la sfera da Stiles.

Deaton fece per parlare ma Lydia lo anticipò.

“Questa è una lunga storia che mi riserverò per quando mi servirà un favore da Stiles o dal tuo.. Lupo.” Tutti fecero finta di non sapere a chi si stesse effettivamente riferendo. E allo stesso modo attesero la reazione dei due diretti interessati ma, purtroppo per loro, non la ebbero.

Derek e Stiles, infatti, si erano addormentati placidamente.

***

 

Another (kind of) night

Derek cercò di fare il più piano possibile. Erano le tre del mattino, non voleva per nessuna ragione al mondo svegliare gli abitanti di quella casa.

Anche perché altrimenti avrebbe dovuto spiegare il motivo della sua presenza, e non ne aveva davvero voglia.

“Sai, potresti anche usare la porta. Credo che mio padre ti aprirebbe anche se ci avessi svegliati per dello zucchero.”

Ecco, appunto.

“Il tuo ritrovato uso del sarcasmo è un indizio di buona salute o sbaglio.”

“Dimmelo tu, sai riconoscere le malattie dall’odore, dopotutto.”

Quasi istintivamente Derek prese un respiro profondo, assorbendo tutto il profumo di Stiles.

“Si, stai decisamente meglio.” Non c’era traccia di nulla, nel suo odore, che facesse pensare a un qualsiasi tipo di malattia.

“A cosa devo la tua presenza?” chiese quindi il ragazzo, accendendo la lampada sul comodino. “Aspetta non è che facevi quella cosa strana del guardami mentre dormo tipo Twilight? E’ inquietante!”

Derek dovette trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.
“Ero venuto a ridarti questa!” Lanciò al ragazzo la sua mazza. “Ho pensato che ti sarebbe tornata utile.”

“Uh, considerati gli ultimi avvertimenti, avrei da ridire, ma va bene. Si, preferisco averla con me.” La poggiò su un mobiletto accanto al letto.

“Quindi.. la mazza te l’ho ridata.. immagino che posso andare..” Il lupo si avvicinò alla finestra, preparandosi a saltare.

“Derek,aspetta.” Lo richiamò Stiles. Si voltò.

“Cosa?” non voleva apparire così burbero. Il ché per lui era una novità, non si era mai curato di apparire burbero. Non con Stiles, almeno.

“Grazie mille!” l’umano gli sorrise.

“si beh, non potevo tenerla a casa a prender polvere..” si grattò leggermente la nuca, mentre Stiles non si trattenne dall’alzare gli occhi, anzi l’intero capo, al cielo.

“Non per la mazza, idiota. Mi riferivo a tutto il resto. Potevi non farlo, nessuno ti avrebbe obbligato. Così come tutte quelle notti. Non dovevi, ma sei venuto, perciò grazie.”

Si scambiarono un lungo sguardo.

Derek non gli disse che non poteva non farlo.

Non gli disse che ormai le cose tra loro erano oltre i favori da ricambiare.

Non glielo disse, ma era certo che Stiles avrebbe capito.

“Dormi, Stiles” rispose semplicemente, saltando giù dalla finestra.

Era certo di aver sentito la sua risata mentre correva nella foresta.

 


Quindi, questa cosa.
Sono rimasta particolarmente colpita dal fatto che solo Stiles e Derek avessero visto il Nemeton. Nemeton da cui sono uscite le lucciole, quindi immagino che la Nogistune non volesse starci attorno. 
Poi si aggiunge il fatto che in teoria la volpe ha preso totalmente il controllo di Stiles, e questo, mischiato a un po'di Supernatural, Il diario del Vampiro e la tag delle teorie di Tumblr ha dato vita a..questo.
Non so come definirlo. Mi facevo paura da sola. La mia Beta mi ha definita la figlia del demonio aka Jeff.
Quindi davvero, sta a voi.
Se volete delucidazioni su cosa abbiano effettivamente fatto Lydia e Co, sarò felice di dirvelo. Perché si, ovviamente ci ho pensato.
Ringrazio di cuore Andy aka the shippinator per la consulenza <3
E ovviamente la mia adorabile beta Sara per salvarmi da me stessa quando affogo nel mio cervello nebuloso :3
a voi l'ardua sentenza!
Fatemi sapere che ne pensate!
Baci. 
Gip.
 
Ps. HAPPY MOONDAY, MAY THE STEREK BE IN OUR FAVOR!
   
 
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