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Autore: Shinkocchi_    17/02/2014    1 recensioni
Si lasciò quindi andare ad una preghiera, fragile e flebile mormorio che si accorse non aveva destinatario. Se Dio esisteva, pensò Masaki, l'avrebbe indirizzata a Lui, per quanto lontano o indaffarato fosse, e avrebbe atteso silenziosamente.
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kariya Masaki, Minamisawa Atsushi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Natale 1914, fronte occidentale
 

 
 
Faith:.
 
Con gli scoppi delle bombe nelle orecchie e la canna gelida del fucile stretta al petto, Masaki cercava ogni tanto disperatamente di dare ancora forma concreta e palpabile a quanto aveva trascorso nell'ultima settimana, per convincersi non fosse stato un sogno. Semplicemente chiudeva gli occhi e ripensava a quanto era stato piacevole sentir echeggiare i canti di Natale, che forse erano stati un po' fuori luogo su un campo di battaglia, in assenza dei superiori, ma che gli risultavano senza dubbio più familiari di ogni canto militare; rievocava alla mente il tremolio fragile del fuoco, quando stavano tutti stretti a riscaldarvisi attorno e a raccontarsi storie e aneddoti fra i più vari, poco importava in quel momento se le lingue che parlavano erano diverse, la nazionalità anche, e se la maggior parte di loro non riusciva nemmeno a comprendere una parola l’uno dell’altro; tentava quindi di richiamare a sé il gusto amaro della birra che Hamano era riuscito a farsi passare sottobanco da qualche superiore di manica larga -pensarono fosse loro dovuto, almeno per le festività- e il sapore di quel tozzo di formaggio che gli aveva regalato quel soldato inglese con un ciuffo altezzoso sugli occhi e il sorriso sghembo.
Con il freddo che gli consumava le ossa fino al midollo, tentare di rendere nuovamente reali quei momenti era l'unica cosa che poteva evitargli di morire assiderato in attesa del cambio turno, perché erano ricordi caldi, e in vero non sapeva quand’era stata l'ultima volta che ne aveva definito uno tale.
Lo scoppio di una cannonata in vicinanza gli rimbombò dentro e Masaki serrò le labbra mentre tentava di ricordare come respirare, perché era tutto ciò che gli serviva, era quello che doveva fare per continuare a vivere, giorno per giorno, ogni ora, ogni minuto, ciascun singolo secondo. Solo sopravvivere.
Con una punta di rammarico, pensò che ad averlo scombussolato non era stato solo il donare le proprie razioni di cibo agli inglesi, scambiarsi vestiti con loro, piccoli doni, condividere esperienze e gesti, dare sepoltura ai compagni caduti sotto il mutare ciclico dello stesso cielo; probabilmente, ragionò, era stato guardare per la prima volta davvero negli occhi qualcuno che non apparteneva al suo stesso fronte: voleva dire entrare in contatto con chi fino a quel momento si era chiamato "nemico", voleva dire dar a questo stesso nemico un volto, un'identità, una storia, un nome scarabocchiato su carta lasciata marcire sotto il fodero della manica; implicava concedere loro degli affetti, qualcuno da cui tornare, qualcuno a cui strapparli; significava rivolgersi parole al posto di puntarsi contro un fucile e condividere tutto ciò che ancora li teneva in vita nel tentativo goffo di non restare soli a combattere quella guerra -perché poi, cosa restava dopo?
Significava creare legami e subito rinnegarli.
Anche nella confusione ordinata della retroguardia, con la mente satura di congetture a catena a cui potersi aggrappare per non pensare alla morte -chi avrebbe potuto biasimarlo?-, Masaki pensò fosse tutto assolutamente stupido, soprattutto se considerato a posteriori.
La canna del fucile gli si gelò contro la guancia congestionata e tremò mentre un dolore lancinante pungeva le estremità dei piedi, che immaginò avessero assunto una tinta cianotica nel clima rigido di quell'inizio gennaio.
Si lasciò quindi andare ad una preghiera, fragile e flebile mormorio che si accorse non aveva destinatario. Se Dio esisteva, pensò Masaki, l'avrebbe indirizzata a Lui, per quanto lontano o indaffarato fosse, e avrebbe atteso silenziosamente. Non sapeva se poteva chiamarla fede, se tale fede fosse vera, o se anche solo avesse un nome qualsiasi quel sentimento, ma lo faceva sentire meno solo e perduto, meno rassegnato a cadere su un campo o marcire nella terra di nessuno -da cui fuori alcun’anima viva lo avrebbe probabilmente trascinato a sepoltura.
Forse, ragionò Masaki, pregare in maniera così egoistica e superficiale non aveva poi vero valore -magari nemmeno ne era degno, lui-, ma, davvero, anche nella devastazione più totale della guerra, una misera e disperata parte del suo inconscio non poteva far a meno di chiedersi se lo avrebbe mai incontrato di nuovo quel soldato di cui aveva capito quasi esclusivamente il nome, nel suo inglese marcato e cantilenante, mentre si era scostato il ciuffo prugna dal viso e l’aveva guardato con quegli occhi supponenti e divertiti ogni qual volta Masaki aveva chinato il capo interdetto, nel tentativo vano di comprendere qualcosa di più di un "hello" o "how are you?", finendo quasi sempre a borbottare qualche parola nel suo tedesco scontroso e imbarazzato, che probabilmente neppure l'altro riusciva a capire, dato che non aveva mai fatto una piega quando Masaki gli aveva rifilato qualche parola certamente poco gentile.
Il segnale di cambio della retroguardia arrivò nitido alle orecchie, insieme alla voce di Tenma, e conoscendolo, probabilmente era intento a offrirgli qualche parola di conforto che tuttavia non comprese.
Poi Masaki pensò che, se finita quella guerra lo avesse potuto incontrare ancora, quel soldato inglese -ancora una sola, minuscola volta appena- allora avrebbe potuto cominciare a credere davvero in un qualsiasi ente superiore che non fosse stato troppo indaffarato in qualunque fossero i doveri di un dio per prestargli ascolto.
Gli sarebbe bastato un rapido cenno, nemmeno un vero saluto, solo un'occhiata da lontano, una lettera, qualsiasi segno, breve eppure inequivocabile certezza che lui c'era ancora -che alla fine di quella guerra era rimasto qualcosa.
Solo –implorò- una volta. Solo una, si perse nel vento.
Avrebbe pregato ancora un po', giusto per essere sicuro di continuare a vivere fino ad allora.
 
 
 
 
 











*
È da tanto che non pubblico nulla -mesi ahimè-, e ultimamente ho avuto tante di quelle cose da fare che scrivere mi è parsa una fatica ulteriore –perché ho sonno, ho sonno, voglia di non fare nulla, e sonno(?)-, però a scrivere questa fic ci tenevo particolarmente, ecco.
Non so esattamente come sia finita a scriverla, so solo che è cominciato tutto a scuola, parlando della prima guerra mondiale e della vita nelle trincee. Il nostro professore ci ha spiegato che nel periodo natalizio del 1914, sul fronte occidentale della prima guerra mondiale, si è verificato un “cessate il fuoco”, una tregua non ufficializzata né permessa dai superiori chiamata “Tregue di Natale”. Le truppe britanniche e tedesche lasciarono le rispettive trincee per incontrarsi nella terra di nessuno e celebrare la festività assieme, scambiandosi regali, fraternizzando, seppellendo i compagni caduti, per poi tornare a combattersi come nulla fosse successo una volta conclusosi il Natale.
Ho pensato subito fosse una stupenda, considerando il clima della guerra, un’azione simile, ma poi ci ho ripesato e ho trovato che in fin dei conti, fosse tutto assolutamente crudele e assurdo, e non riesco davvero a capire come sia possibile tornare a svolgere la propria vita militare e affrontare un nemico senza riluttanza dopo che lo si è conosciuto e si è fraternizzato con esso.
Quindi ho pensato alla mia otp, perché ovvio, sì, certo, facciamoci male ed evviva! (?) e tutto questo è venuto spontaneo. A ben vedere, non è propriamente un’AtsuMasa -solo semplici accenni che possono essere interpretati nella maniera che si preferisce-, ma non ritenevo nemmeno dovessero essere propriamente Atsushi e Masaki il centro della storia -in quanto soldati rispettivamente inglese e tedesco-, quanto piuttosto quanto stava dietro, tutto il retroscena. È un po’ un brain storming di tutto ciò che ho pensato, e ho voluto metterlo per iscritto, tutto qui.
Quindi boh, spero vi sia piaciuta e grazie a chiunque abbia letto o vorrà recensire o qualsiasi cosa idk (?)
 
Fede






 
  
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