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Autore: Gnocconana    18/02/2014    0 recensioni
C’era una volta, in un futuro non molto distante, una terra pregna di magia, guidata dal grande e onnipotente Sybil. Un mago, questo Sybil, non il più potente, ma il più ricco tra gli stessi maghi e maghe che adesso chiamava sudditi, e che a loro volta chiamavano lui ‘re’. E Sybil aveva paura, aveva paura della sua gente, aveva paura dei loro talenti, temeva che uno di loro arrivasse a sfidarlo per un trono che il suo potere soltanto non riusciva a mantenere saldo. Decise quindi, un giorno, di addormentare le menti di tutti, di inibire le loro volontà.
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L’intero regno cadde nel sonno, le anime del popolo erano intorpidite e a camminare, parlare, mangiare e dormire erano solo i loro corpi. Un bel sogno per il re…
Un incubo per chi era riuscito a sfuggire alla maledizione.

{ Yayoi/Shion fantasy AU. }
Genere: Angst, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Shion Karanomori, Yayoi Kunizuka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta, in un futuro non molto distante, una terra pregna di magia, guidata dal grande e onnipotente Sybil. Un mago, questo Sybil, non il più potente, ma il più ricco tra gli stessi maghi e maghe che adesso chiamava sudditi, e che a loro volta chiamavano lui ‘re’. E Sybil aveva paura, aveva paura della sua gente, aveva paura dei loro talenti, temeva che uno di loro arrivasse a sfidarlo per un trono che il suo potere soltanto non riusciva a mantenere saldo. Decise quindi, un giorno, di addormentare le menti di tutti, di inibire le loro volontà. Si servì dei maghi che riceveva nel suo grande palazzo e dei criminali rinchiusi nelle prigioni, tenendoli sempre vicini a sé e cibandosi della loro magia, conservando delle fiale col loro sangue per rintracciarli e, eventualmente, abbatterli nel caso decidessero di scappare.
L’intero regno cadde nel sonno, le anime del popolo erano intorpidite e a camminare, parlare, mangiare e dormire erano solo i loro corpi. Un bel sogno per il re…
Un incubo per chi era riuscito a sfuggire alla maledizione.


 
Yayoi era una maga talentuosa, ma priva di ambizioni. Accidentalmente, venne risparmiata dal sonno forzato del re. Intenta a vivere una vita pacifica, non aveva intenzione di creare una minaccia per il controllo del re sul suo regno. Le piaceva esistere senza dare nell’occhio, e sapeva sopportare la solitudine. Quando era triste, cantava, e accompagnava la sua voce con gli sfrigolii del fulmine, o lo scroscio dell’acqua. Gli elementi le facevano compagnia.
Fino a quando una seconda voce si unì al suo coro. Una menestrella, una maga, un’amica, una rivoluzionaria: si chiamava Rina, e piantò in lei il seme della rivolta. Visitarono ogni città, cantarono in ogni angolo della strada, cercarono di raggiungere i cuori congelati della loro gente, ma invano. La magia che il re aveva rubato era troppo potente.
Un giorno, improvvisamente, Rina scomparve. E Yayoi capì, capì che il loro vagabondare le aveva rese note al re, capì che egli l’aveva rapita, l’aveva sottratta a lei, capì che in quella missione era rimasta sola.
Ma non si fermò, anzi riprese con maggiore convinzione. Aveva deciso di spianare la sua strada fino al palazzo fortificato del re, per liberare Rina e per liberare la sua gente dal giogo del tiranno. Quando le numerose spie del re lo informarono del fallimento del suo piano, egli decise, in un momento di ira, di mettere fine a quella rivolta una volta per tutte. “Assoldate l’assassino più capace del regno vicino!”, aveva sbraitato rivolto ai suoi fidati consiglieri.
Le settimane passarono, e l’ansia del re si era fatta sempre più sentire, e l’aveva costretto a letto. Ma l’assassino era finalmente giunto, il piano a un passo dall’essere messo in atto.


 
Shion era un’eccellente assassina, ma difficile da tenere a bada. Il re la pagò generosamente, e le promise altrettanto oro a missione compiuta. Era tanto, troppo oro, per una singola ragazzina pestifera. La curiosità iniziò a crescere in lei, e ben presto si mise in viaggio per quella che doveva essere la via più veloce per raggiungere il suo obiettivo.
Le due donne si incontrarono all’entrata di un piccolo e sperduto villaggio. La valente assassina si era finta una sopravvissuta alla maledizione, e riuscì ad avvicinare la maga dando corda al suo canto rivoluzionario. Si fece conquistare dai capelli corvini e dagli occhi sempre seri di quella che – ricordiamoci! – era la sua vittima.
“Posso affiancarti in quest’impresa?”, le aveva chiesto.
Shion voleva conquistarsi la sua fiducia, tradirla quando meno se lo sarebbe aspettato. Era il suo modo di fare.
Yayoi aveva percepito l’assenza di magia nel sangue nell’altra, l’aveva riconosciuta come straniera: era inaffidabile. Ma aveva accettato la sua richiesta, sicura della superiorità del suo talento magico. Era il suo modo di fare.
E ora, un indovinello: chi delle due avrebbe fallito?


 
Viaggiarono fianco a fianco e, ad ogni villaggio che superavano, sempre più gente veniva attratta dal canto melodico di Yayoi, e dalle sue parole dure e vere. La sua voce scoglieva i cuori delle persone che la circondavano, e Shion si rese conto con orrore di essere una di loro. Il suo cuore crebbe in grandezza, si colorò di un caldo rosso, riprese a battere non per esistere grazie ai soldi di un re straniero, ma per vivere del suono della sua risata. Shion si innamorò della sua voce, si innamorò dei suoi ideali, si innamorò delle sue labbra. Shion fece sua la causa dell’amata, sinceramente per la prima volta, a Yayoi si accorse del cambiamento nella compagna di viaggio. Ciò di cui non si accorse fu, però, lo stesso cambiamento che stava avvenendo nel suo cuore.
Iniziarono a condividere la tenda con estrema naturalezza, e quelle notti silenziose bastarono a Shion per allontanare e allontanare e allontanare dalla sua mente il vero motivo per il quale seguiva la maga. Il viaggio era quasi concluso, e la fortezza del re era sempre più vicina.


 
(Informato del tradimento del suo assassino, e della sua infatuazione per la maga nemica, il re raccolse tutto il suo coraggio e decise di maledire il sangue della traditrice, che aveva previdentemente raccolto in una fiala, come faceva per tutte le persone di cui non si fidava. Decise di legare la vita della donna alla sua, convinto che ciò gli avrebbe assicurato la sopravvivenza).

 
Il giorno del loro arrivo alla fortezza, il cielo era terso e il ponte levatoio abbassato, invitante, davanti ai loro occhi. Yayoi avanzava senza esitazione, con Shion a coprirle le spalle. Le guardie del re non riuscivano a scalfirle, la loro maestria impossibile da eguagliare. Si fecero strada fino alla sala del trono, dove Yayoi scoprì con orrore la fine che la sua vecchia compagna aveva fatto: incatenata al muro dietro al trono, insieme a decine di altri maghi e maghe, costretta a sostenere con la sua magia il tiranno che aveva tanto voluto spodestare.
Rabbia e odio erano cresciute dentro di lei, insieme alla consapevolezza che avrebbe dovuto interrompere l’afflusso di magia al re, per riuscire a sconfiggerlo.
Doveva ucciderli tutti, perché erano tutti legati a lui.
Il re aveva osservato i loro volti distorti dal terrore a quella macabra vista, e per un attimo ne era rimasto deliziato. Alzandosi dal suo trono le aveva accolte ceremoniosamente, invitandole a scagliarsi contro di lui.
Le due donne si scambiarono un’occhiata piena di significato. Yayoi sapeva cosa doveva fare, e sapeva anche di stare chiedendo all’altra un favore forse troppo grande. Ma Shion le aveva rivolto un mezzo sorriso, ostentando una sicurezza che forse aveva e forse no, prima di allontanarsi da lei e correndo contro il re mago sfoderando le lame. Ciò le bastava, le sarebbe dovuto bastare.
‘Tienilo occupato’.
La giovane maga aveva attivato degli incanti di protezione sull’assassina, prima di rivolgersi ai maghi incatenati di fronte a lei. Con un estraneo magone alla gola alzò le braccia, e dai palmi delle sue mani scaturirono dei fulmini che, singolarmente, posero fine alle sofferenze dei prigionieri.
L’esplosione che ne scaturì la scaraventò indietro, ma non prima di averle permesso di posare lo sguardo sul corpo fumante di Rina. La sua schiena colpì fragorosamente la parete dietro di lei, e la sua visione si oscurò per un attimo.



Un attimo era tutto quello che ci era voluto.
Shion, impegnata un attimo prima nel combattimento disperato contro re Sybil, si era distratta alla vista del corpo inerme dell’amata, e pensò al peggio.
Un attimo era stato sufficiente.
Il re, privato di tutta la sua forza, si era fatto strada tra le macerie e verso l’assassina. Le aveva afferrato un braccio e torto dietro la schiena, le aveva circondato il collo con l’arto libero.



Un attimo, prima che la vista di Yayoi si riprendesse. Barcollante si rimise in piedi, osservando cautamente la situazione davanti a lei, non osando fare un passo falso. La testa le vorticava e le immagini danzavano davanti ai suoi occhi, ma non pensava di essere ridotta così male da indurre il re a sottovalutarla così tanto. Aveva una buona mira. Poteva colpire lui. E poteva salvare Shion.
“Potresti- ma non lo farai!” come se le avesse letto nel pensiero, il re si era rivolto a lei con tono stridulo, il tono di un topo messo alle strette. “Non lo farai, perché se uccidi me- se uccidi me muore anche lei! Le nostre vite sono legate, ormai!” l’ombra della comprensione si era fatta strada nel volto di Yayoi, l’unica maga lì dentro oltre al re.
A Shion era bastato guardarla in volto per comprendere la gravità della situazione. Per capire che l’amata stava esitando. E per rendersi conto che c’era una sola cosa da fare.
Il volto di Yayoi si contorse in una smorfia incredula, disperata, quando vide la bionda estrarre un pugnale dalla manica del braccio libero.


 
Shion conficcò la lama avvelenata nel fianco del re, che con un urlo di dolore la lasciò andare di scatto. Con la gola finalmente libera riprese a respirare con affanno. Fece qualche passo verso Yayoi, debole e dolorante per una ferita non sua, non letteralmente, sorridendole come aveva sempre fatto.
“Tocca a te”. Quelle furono le ultime parole che l’assassina rivolse alla maga. ‘Tocca a te’. ‘Non è colpa tua’. ‘Ti perdono’.
‘Ti amo’.
Ricacciando indietro un urlo, e mantenendo gli occhi lucidi su Shion, Yayoi cercò dentro di sé un rimasuglio di magia. Accumulò l’energia sul suo palmo, la scagliò contro il re ferito,


 
e compié il suo dovere.
Due corpi si accasciarono a terra, ma tre vite erano state spezzate. Le menti degli abitanti del regno si erano risvegliate, ma il cuore di Yayoi era ormai intorpidito.
Osservava il corpo esanime di Shion, non osava avvicinarvisi, non osava disturbarla. Solo un singhiozzo sfuggì al suo ferreo controllo, e le sue labbra si schiusero per dare voce a un sentimento che per tanto, troppo tempo aveva ignorato.


 
“Ti amo anch’io”.



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Nata grazie (o per colpa di) Ask.fm, dove le uniche linee guida erano un'ambientazione simil-disneyana, una relazione eroe/antieroe, e angst, tanto angst. Per un attimo ho pensato di trasformarla in una long, ma dati i precedenti ho preferito lasciarla così. Magari un giorno cambierò idea e deciderò di ampliarla, ma al momento vorrei evitare di impantanarmi con un'altra long che per come stanno le cose ultimamente non concluderei mai >> Quindi sì, senza tanti abbellimenti, eccola qui. Chiunque sceglierà di leggerla e/o magari commentarla sarà aggiunto alla lista delle mie personcine preferite. Ma non lamentatevi se al primo posto troverete sempre e comunque la ormai famosa Elikin, è lei che mi assiste sempre e comunque durante questi parti. Grazie a lei, e grazie a voi.
Gnocconana ~
   
 
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