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Autore: lookwhatyouhavedonetome    18/02/2014    2 recensioni
Louis entra in una pasticceria nel centro di Londra con l'intenzione di cercare qualcosa da mangiare per iniziare la giornata. Tutto pensava di trovare, tranne che l'amore di un ragazzo ricci e sbadato.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un armonioso viversi.





Il profumo di pane caldo, dolcetti e caffè aromatizzato mi avvolge alle sette  e trenta di mattina. Il colore rosa pastello mi circonda creando in me uno strano senso di serenità. E’ strano che mi ritrovi a sorridere così presto la mattina. Salgo con calma studiata gli scalini che mi separano dal bancone pieno di prelibatezze,attorno a me tutti piccoli tavolini gremiti di persone silenziose che iniziano la mattina con una di queste leccornie. Mi porto un dito alla bocca come un bambino, intento a scegliere qualcosa da prendere. Poso distrattamente lo sguardo su un muffin ai frutti di bosco . “Vorrei uno di quelli da mangiare e uno da portare, e anche  un latte macchiato da bere qui.”Elenco distratto ad una ragazza mezza dormiente che con cura prepara la mia colazione e me la porge.
Le porgo i soldi e prendo il mio cibo ,cercando con lo sguardo un tavolino libero. Mi siedo in uno vicino alla vetrata che dà sulla strada affollata di Londra. Questa pasticceria sembra essere fuori dal centro, ti catapulta per un momento lontano dalla città caotica che rumoreggia fuori. Questo per me, è un toccasana. Lo sarebbe per chiunque che si sia appena trasferito da un paesino fuori mano. Controllo distratto l’orologio, preoccupato di non far tardi al primo giorno di lavoro come apprendista in un piccolo giornale della capitale. Rassicurato dall’avere ancora abbastanza tempo, mi guardo attorno , posando lo sguardo su un ragazzo seduto al tavolo alla mia destra. Si tiene una guancia con la mano e sfoglia un libro dall’aria noiosa. Al centro del tavolino un bicchiere di succo e una fetta di torta mezza distrutta.
Come se si sentisse osservato, alza lo sguardo su di me che imbarazzato torno al mio muffin.
Un paio d’occhi perfettamente verdi, è tutto ciò che ho notato.
Mi concedo qualche altro sguardo ai capelli perfettamente ricci e morbidi o alle gambe magre e lunghissime, quando alle sette e cinquantaquattro , lo vedo bere il suo ultimo sorso di succo, lasciare una mancia sulla lastra di legno, impugnare il suo zaino per metterlo in spalla e scomparire nella folla londinese.
Quando mi alzo mi sento un po’ più curioso e un po’ grato a questo vecchio posto tranquillo.

 

E’ oramai una settimana che ogni mattina  corro fuori dal mio appartamento per far colazione alla solita backery. Ogni giorno ormai arrivo qualche minuto prima per poter passare qualche tempo in più accanto al ragazzo riccioluto che ordina sempre la stessa colazione, si siede tranquillo e sfoglia qualche libro. Alcune mattine sembra non notarmi per nulla, altre sembra non riuscire a far a meno di guardarmi.
Questa ad esempio,è una delle mattine in cui ignora completamente la mia esistenza.
Se ne sta lì, seduto in silenzio a mangiucchiare confuso, anche abbastanza scocciato.
Ma alle sette e trentatré si alza improvvisamente, attirando la mia attenzione. Perché è veramente troppo presto. Fa uno scatto in avanti e inavvertitamente colpisce il bicchiere di succo che si rovescia tutto sul tavolo e sulle sue scarpe. “Vaffanculo!” Urla facendo girare tutti. Con calma studiata prendo un pacchetto di fazzoletti e mi alzo dal mio posto, avvicinandomi a lui. Prendo a pulire il tavolo senza dire nulla, concedendogli solo un sorriso distratto. “Grazie.” Mormora imbarazzato. “Figurati.” Affermo io più sicuro, prendendo a pulire ogni parte della lastra e le goccioline finite anche a terra e sui suoi piedi.
“Oh, non preoccuparti per le scarpe, tanto facevano già schifo.” Dice lui gesticolando confuso e nel pallone.
“No, mi piacciono.” Dico sorridendo. Lui sta in silenzio. “Credo che dopo questa potrebbero assumerti anche come cameriere.” Mormora lui cercando qualcosa da dire. Ridacchio annuendo. “Quanto a me potrebbero cacciarmi, combino sempre questi casini.” “Non è nulla di grave.” Gli dico. Lui annuisce sparendo dietro una porta poco distante da noi, quella del bagno.
Senza pensarci due volte, mi avvio al bancone e ordino lo stesso succo che il ragazzino aveva rovesciato. Ai lamponi, si direbbe dal sapore.
Poggio la bevanda sul mio tavolino e mi siedo. La testa riccioluta si avvicina al tavolo di nuovo.
“Ti ho preso il succo, non lo avevi nemmeno toccato.” Lui pare sorpreso, fa una faccia strana, ma piacevole.
“Oddio non dovevi.” Dice. “Ti restituisco subito i soldi.” Gesticolo con la mano. “Non serve..”
“Harry, mi chiamo Harry.” Sorrido compiaciuto. “Sono Louis.”

 

 

I giorni seguenti sono un parlottare continuo che sa di risate, muffin, torte e bevande fredde.
Un’ora piena prima che inizino le lezioni all’università e prima che apra l’ufficio.
“Non vedo l’ora di laurearmi.” Afferma Harry sorridendo. “Ti capisco,ma lavorare non è tanto meglio.” Commento mentre lui pare sovrappensiero. “Io cambierei posto in cui stare ogni giorno, vorrei fare questo per tutta la vita.” “Sembri abbastanza abitudinario però.” Commento. “Questo posto è un’altra storia. Ci vengo da quando ero un bambino.” Annuisco sovrappensiero. “Lo porterei con me.”
“E tu?” Mi   chiede curioso. “Che faresti da ora fino all’eternità?” Faccio le spallucce, confuso. “Probabilmente osserverei fino alla fine dei miei giorni.” Harry sembra soddisfatto della mia risposta, poi però cambia espressione, piazzandone una su, tanto bella quanto divertita. “Ed io che pensavo che volessi pulire i disastri e ricomprare succhi a tutti i bei ragazzi di Londra.” Afferma piccato.
“Magari anche.” Dissi alzandomi di scatto, sporgendomi verso Harry e lasciandogli un bacio sulla guancia.
“Sono le otto, ricciolino. Abbiamo tardato.” Lo informo uscendo dalla pasticceria con un sorriso sincero e vendendolo di sfuggita rimettere ogni cosa dentro lo zaino e correre via.

 

Sono passate tre settimane uguali alle altre, piene di chiacchiere e caffè. Con l’ora buona della giornata a nascondere le altre ventitré, fatte di sonno e di lavoro.
Corro stanco e in ritardo , fuori dal mio ufficio. Harry dovrebbe uscire dall’università tra dieci minuti.
Cammino a passo svelto riflettendo che in realtà è la prima volta che tento di vederlo fuori da quell’angolo di paradiso. Arrivo giusto in tempo all’imponente palazzone, da dove una fiotta di ragazzi e ragazze escono, stanchi e appesantiti.
Mi poggio insicuro ad un muretto, in attesa di vedere quel dolce visino tra gli altri. I capelli ricci saltano subito ai miei occhi e in un attimo ci siamo incontrati. Lo sguardo è incatenato, poi un sorriso.
Harry dà una gomitata ad un ragazzo accanto a lui che gli chiede qualcosa, gli fa un occhiolino e sparisce con altre persone. Due passi ed Harry è di fronte a me.
“Ciao.” Mormora dolce. “Non ti aspettavo.” Faccio le spallucce. “Non mi aspettavo di venire.”Mi convinco io. “Facciamo due passi?” Chiede. “Ti accompagno a casa.” Ridacchio divertito. “Io vengo da te,tu mi accompagni?” Lui annuisce tranquillo e si mette a camminare al mio fianco.
“E’ strano vederti fuori dalla pasticceria. Strano..piacevole.” Mormora facendomi sorridere.
Gli afferro la mano e lui non oppone resistenza. “Ti ho preso un regalo. Stamattina mi sono dimenticato di dartelo.” Lui sembra sorpreso. “Un regalo?” Annuisco. “Un libro di poesie, è il mio preferito. E’ sicuramente meglio di tutti quei mattoni vecchi che leggi la mattina.” “Gibran.” Annuisco. “Grazie.”
“Dentro..ti ho segnato qualche poesia che mi piace particolarmente.”
Harry arrossì ingiustificatamente. “Siamo arrivati.”Mormorai. “Allora ciao.” Disse baciandomi un angolo della bocca. “A domani.” Dissi io,prendendo tutte le sue labbra per me.

 

Il mattino seguente in pasticcerie Harry non c’era. Sovrappensiero giravo il mio caffè. Il tintinnio della campanella sulla porta mi fece sobbalzare. Un ragazzo trafelato fece la sua entrata. Era il ragazzo che ieri era con Harry. Si guarda intorno, poi mi osserva e corre verso di me.
“Louis?” Chiede, io annuisco. “Io sono Niall, Harry è malato..ma voleva che ti dessi questo.” Sorpreso aspettai che estraesse dalla sua sacca un cartoncino bianco. “Dio, credevo di aver fatto tardi. Mi avrebbe ucciso.” Ridacchiai. “In perfetto orario.” Mormorai salutandolo.
Aprii il cartoncino e osservai un bellissimo disegno. Il disegno. Aveva messo su carta la mia poesia preferita.
Un grande, immenso uccello..una bellissima rondine che volava verso il cielo. Al lato , scritta la poesia nella sua calligrafia elegante e in piccolo il suo numero con la firma.

Dal più profondo del mio cuore un uccello si alzò in volo verso il cielo
Saliva in alto,sempre più in alto eppure era grande, sempre più grande
All’inizio come una rondine,poi allodola, poi aquila,
poi divenne grande quanto una nuvola primaverile e poi colmò
il cielo stellato.
Dal mio cuore un uccello in volo verso il cielo.
E volando divenne sempre più grande
E tuttavia non si distaccò dal mio cuore

A Harry:

Grazie per il disegno; oggi niente lavoro..vengo a farti compagnia


Il tempo seguente non è racchiuso più solo in una pasticceria, ma in casa, al sole,in biblioteca, in ufficio e al ristorante. Il tempo trascorso dopo è l’ora di pace diventata una vita d’amore.
“Lou?” Mi cerca la voce roca di Harry appena svegliata. I piedi scalzi vanno a cercarmi in cucina e in un attimo una figura slanciata e dormiente si avvicina a me. “Ecco cos’era l’odore di focaccia dolce.” Mormora lui abbracciandomi e posando il viso nell’incavo del mio collo. “Buongiorno sunshine.” Affermo io sorridendo. Il suo volto si illumina mentre si avvicina a me e mi sfiora lentamente le labbra.
Ci scambiamo il primo bacio della giornata : dolce e pieno di desiderio.
“Ora può iniziare bene la giornata.” Sussurro io mentre lui annuisce allontanandosi da me.
“Credo possa migliorare.” Dice lui allargando le braccia e lasciando che io mi stringa tra queste.
Il tempo successivo è tutto un bacio dolce, uno scoprirsi ancora sereni. Un armonioso viversi.
“Lou?” E’ un mormorio lontano sussurrato tra i baci sulla testa. “Ti amo.” Con un filo di voce mi dice, per la prima emozionante volta. “Ti amo.” Rispondo di rimando io, con cuore a martellare nel petto. Con la rondine che si allontana dal cuore,verso il cielo.

“Dio, non è cambiato per niente questo posto.” Afferma entusiasta Harry. “Due anni di assenza, nessun cambiamento.” Ammetto io stringendo la mano al mio ragazzo. Alla fine io ed Harry abbiamo accontentato i nostri piani per un po’. Cambiare un posto nel mondo al giorno, vagare in giro per le cittadine più sperdute e osservare. Un bel piano per conoscersi, viversi e scoprire il mondo.
“Allora, amore..vuoi dirmi perché tutta questa fretta di tornare a Londra?” Chiedo io incuriosito da tutto il mistero che aveva avvolto Harry in queste ultime settimane. “Avevo urgenza di tornare in questa pasticceria.” Dice lui vago mentre prende le solite colazioni e si avvia al nostro tavolino.
Mangiamo in silenzio quel che abbiamo comprato : succo e torta, muffin e latte macchiato.
Harry disegna cerchi immaginari sul palmo della mia mano. Con  lo sguardo accarezzo la scritta che gli incornicia il braccio, tratta proprio dalla poesia di Gibran. “Out of my heart a bird flew skyward, And it waxed larger a sit flew. Yet it left not my heart.”
Poi osservo il suo disegno , tatuato ormai sul mio avambraccio. “ Pentito forse del tatuaggio?” Chiede lui sorridendo. Scuoto piano la testa. “Riflettevo sul fatto che ormai siamo legati da una poesia.” Lui mi sorride baciandomi le nocche. “Mica solo quello.” Mormora prendendo la mia mano tra la sua, completamente.
“Vedi Lou, ti ho portato qui perché a questo tavolino eri seduto anni fa, con la stessa colazione di oggi. Io ero accanto a te e appena incontrato il tuo sguardo ho capito quanto tu potessi diventare importante nella mia vita.” Stringo forte la sua mano. “Sia benedetta la tua sbadataggine,amore.” Dico facendolo ridere. “Insomma si,questo posto ci ha uniti..vorrei lo facesse ancora di più. Più di un tatuaggio o di una promessa. Voglio sposarti e a testimone di ciò..ci sono il mio succo di frutta preferito e una buonissima Angel cake.”
Porto istintivamente le mani agli occhi e scoppio furiosamente a ridere. “Dio quanto ti amo.” Affermo io stringendo la sua mano. Mi alzo istintivamente dalla mia postazione e gli salto in braccio baciando le sue labbra gonfie, gli occhi tremolanti e pieni di lacrime, le guance rosse, gli zigomi sporgenti , i capelli profumati e bacio il suo amore e la sua felicità.
“Oh mio Dio, grazie.” Dice scoppiando a ridere di rimando e stringendomi forte a sé.






Salve a tutte, ancora qui a scrivere dei miei pensieri. Io ascolto una canzone e il resto vien da sè. Non mi viene da dir nient'altro se non..leggete Gibran, è un gran poeta, a volte sottovalutato ma davvero molto bravo e profondo.
Mi piacerebbe sapere che ne pensate, un bacio.

 

  
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