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Autore: Darytia Rani    18/02/2014    1 recensioni
Volevo solo dire che non è mia, ma di un mio amico e la consiglio caldamente :D grazie
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ora mi sente”, pensavo tra me e me mentre lo trascinavo
fuori dalla chiesa per andare nel cortile.
“Per caso hai un blocco di ghiaccio nel petto?”, gli dissi
quando mi fermai. Eravamo al centro del cortile, e quando
mi girai lo vidi che stava fermo sul posto, immobile, con le
braccia distese lungo i fianchi. Era a pochi metri da me. Lui
aveva lo sguardo fisso su di me, con quegli occhi cristallini
che rispecchiavano la sua anima di ghiaccio. In quegli occhi
non vi era traccia di dolore per la scomparsa dei suoi
genitori. In quel momento, lo detestavo. Perfino il più
miserabile dei criminali si dispiacerebbe per la morte dei
propri genitori, lui invece era rimasto totalmente
indifferente per tutto il funerale.
“Era il funerale dei tuoi genitori! Come hai avuto il
coraggio di…”, non riuscii a finire la frase perché le lacrime
mi salirono agli occhi in un istante. Poco dopo riacquistai
la calma, e finii la frase.
“Tu non ti sei minimamente dispiaciuto per la loro morte.
Non hai versato neanche una lacrima, non hai dato segno di
dolore, hai avuto perfino il coraggio di far segno al prete
con la mano di non voler andare all’altare a dire delle
parole in loro memoria!”, e quelle parole lo fecero esplodere.
“Si che mi è dispiaciuto che sono morti! Dopotutto sono
un essere umano, non uno di quei zombie che uccidono senza
avere un minimo di raziocinio! Avrei voluto dire un sacco di
cose in loro memoria! E avrei voluto anche versare interi
fiumi di lacrime!”
e allora perché sei rimasto totalmente indifferente per
tutta la cerimonia?!? Se davvero volevi dire delle cose,
perché non lo hai fatto?!?”.
Ormai non riuscivo più a controllare le lacrime. Per tutto il
funerale non aveva dato segno della sofferenza per la
scomparsa dei suoi cari, ma ora il dolore glielo si leggeva
chiaramente in volto.
“Sono rimasto indifferente, perché se solo avessi versato
anche solo una lacrima si sarebbe scatenato il putiferio, la
dentro”, disse con voce tranquilla: stava cercando di
calmarmi.
“Perché, non volevi piangere in pubblico? Ti vergognavi?”,
la mia voce assunse un tono sarcastico.
Lentamente si voltò di spalle, fece un sospiro e disse:
“Vuoi veramente sapere perché non ho pianto?”
“certo che lo voglio sapere”.
“Ebbene sia. Ma prima di dirti il motivo, voglio farti una
domanda: tu, nei diciassette anni che ci conosciamo, mi hai
mai visto piangere?”
“In effetti no, ma questo perché?”
”Perché soffro di una malattia genetica che colpisce gli
occhi, e sono l’unico caso al mondo”.
“Ah si? E cosa provoca questa…”, ma non riuscii a terminare
la frase perché si voltò: ora tutto aveva un senso. I suoi
occhi cristallini erano spariti, rimpiazzati da degli occhi
iniettati di un rosso color sangue. E il sangue era ciò che gli
colava al posto delle lacrime.
   
 
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