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Autore: SamantaBiersack    19/02/2014    1 recensioni
Una famiglia, una famiglia con i suoi pro, i suoi contro e perché no...con le loro eccezioni.
Non sanno dire chi tra i due muore dalla voglia di sentire quel vecchio calore, quel vecchio calore capace di lasciarti un brivido in tutto il corpo.
Tante bugie, tanti segreti. Il loro rapporto è costantemente messo alla prova. Ma riusciranno due giovani fratelli -e forse anche più di semplici "fratelli"- a costruire giorno per giorno la loro vita?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: OOC | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
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And i lost who i am








And i lost who i am, and i can't understand why my heart is so broken.






Se c'era una cosa che Dean Winchester, in quanto fratello maggiore, proprio non riusciva a sopportare era l'espressione arrabbiata di Sam, quell'espressione che lo confondeva e lo irritava.
“Ho fatto qualcosa di male?” Si chiedeva mentre con estrema lentezza poggiava due pesanti cartoni sopra al tavolino del medesimo hotel, stringendo le labbra quando delle gocce d'acqua minacciarono di scivolare nella sua bocca schiusa per la confusione che aleggiava in lui in quel momento.
Fuori ormai pioveva a dirotto e stava continuando così da qualche ora, da quando più o meno avevano raggiunto Ohio, Cincinnati.
«Potresti aiutarmi a sistemare le armi?» Chiese alla fine il maggiore esibendosi in un colossale sospiro. Si tolse di dosso il pesante giaccone e lo lasciò cadere sulla sedia, sventolando un po' la camicia anch'essa zuppa. La sua attenzione stava gravitando sopra ai due scatoloni e in quel preciso momento, ad essere onesto, pensava a quello che sarebbe potuto succedere se qualcuno del personale dell'hotel avesse visto quel che quei due avevano introdotto all'interno della stanza. «Dobbiamo nascondere tutto quanto, la macchina non sarà pronta fino a domani.» Continuò a parlare anche se l'altro non aveva ancora spiaccicato parola. Si sedette sulla sedia e si avvicinò maggiormente al tavolo, incominciando a tirare fuori vari tipi di esplosivi, pistole e fucili.
Sam si mosse un po' sul letto, ma anziché parlare e rispondere al fratello, cosa alla quale non pensò minimamente, afferrò il libro dal comodino. La sua attenzione e le sue mani corsero sopra a quel tomo che sembrava avere l'aspetto di essere stato realizzato con pelle di drago, dilettandosi a passare il polpastrello sopra alla scritta
Game of Thrones messa un po' più in rilievo.
Sì, probabilmente Sam Winchester avrebbe sprecato tutto il giorno, e probabilmente parte della notte, a leggere e ignorare Dean. Probabilmente se ne sarebbe anche uscito a bere qualcosa nel bar dell'hote, insomma...tutto pur di far imbestialire maggiormente il fratello.
Per qualche secondo regnò il silenzio, ma fu solamente quando Sam prese a sfogliare la pagina del libro che Dean si voltò di scatto, quasi come se fosse un automa; i suoi occhi avevano preso a fissare interdetti e stupiti il corpo del fratello steso sopra al letto, le mani che reggevano quel pesante libro e l'espressione menefreghista che l'altro si era stampato in volto.
«Ma dico, Sam, mi prendi per il culo?» Domandò ancora del tutto incredulo. Si inumidì di sfuggita le labbra e passò a scrutarlo da capo a piedi, chiedendosi cosa ci fosse di maledettamente sbagliato in lui. «Ti ho chiesto di venire a darmi una mano. E tu che fai? Cazzeggi con quel maledetto libro?!» Prese una pistola e la schiacciò sulla superficie liscia e fredda del tavolo.
“Ah, che sia ringraziata la sicura.”
Sam si limitò a sollevare un sopracciglio, quasi confuso dal comportamento del fratello e con molta calma appoggiò il libro, aperto, sopra alle proprie cosce fasciate dai jeans in pelle.
«Se fossi Sam Lannister, figlio di Robert Batheon e erede del trono, a quest'ora, avrei già fatto conficcare dal buon e “fedele” Mastino la tua testa su una forca. Ma...» Sollevò le spalle, intrecciando le mani. «Dal momento che sono
solo Sam Winchester: che vuoi?»
Dean sbuffò una mezza risata infastidita, una di quelle che volevano stare quasi a dire “Fai poco il simpaticone, Sammy, ti ho in pugno.” Ma con tutta la calma di questo mondo -e magari con la forza di qualche altro pianeta-, Dean, riprese a parlare.
«Ti ho chiesto di venire ad aiutarmi con le armi e tu tieni il broncio come una fottuta donnicciola. Andiamo, Sammy! Smettila di fare il bambino.» Scosse il capo e si alzò dalla sedia; prese alcune delle armi e incominciò a posizionarsele tra le braccia, guardandosi attorno per cercare un buon luogo che avrebbe potuto fungere come nascondiglio provvisorio. L'armadio? No, troppo pericoloso. Quella bionda tettona (decisamente perfetta per Dean) passava ogni mattino per portare gli asciugamani nuovi, da quanto aveva sentito, quindi... Scosse il capo, lasciando ricadere le armi sopra al letto, fissando ora Sam. «Grande e grosso come sei perdi ancora il tempo a fare il bambino. Si può sapere che c'è? Che ti ho fatto?» Ora il tono della sua voce era stanco, quasi sconsolato.
Gli occhi di Sam, nel frattempo, non ebbero lasciato nemmeno per un secondo Dean. No, continuava a fissarlo con curiosità, profondamente deliziato da ogni suo movimento sebbene non lo avrebbe mai e poi mai ammesso.
«Non mi hai fatto niente, figurati.» Commentò allora con fare tranquillo. Afferrò un pezzetto di foglio con la scritta “Sono arrivato qui” e la infilò tra le due pagine del libro, chiudendolo. Posizionò il tomo sopra al comodino e si tirò un po' più in su, assottigliando lo sguardo su Dean. Un flebile e stanco sorriso delineò delicatamente le sue labbra. «Mi chiedi seriamente che ho?» Domandò con un tocco di curiosità nella sua voce.
Fu il turno di Dean, ora, a stare fermo e zitto. Semplicemente il maggiore tra i due si mise a braccia conserte, fissando di traverso l'altro.
Per qualche secondo Sam fu maledettamente indeciso se parlare o meno, se far uscire qualche parola dalla sua bocca oppure parlare a sproposito come alle volte sapeva fare anche lui.
«E' per come ti sei comportato ieri, l'altro ieri e il giorno prima ancora e quello prima ancora!» Esclamò con decisione. I suoi occhi, che fino a quel momento rimasero infiammati, ora sembravano rattristarsi nel momento esatto in cui la sua bocca andò a delineare una smorfia di puro e semplice dolore. Ah, ora non vi era più divertimento nel suo volto, nemmeno la più piccola traccia.
Sam scivolò di lato, rimanendo sempre sul letto, e dopo qualche secondo, perso a pensare a come agire, scese dal materasso e si avvicinò al fratello. I suoi occhi entrarono in stretto contatto con quelli di Dean, così come il suo animo.
«Voglio sapere perché lo hai fatto. Voglio sapere perché hai smesso di essere
Dean Winchester
Il diretto interessato si ritrovò a muoversi sul posto, facendo spallucce. «Non so di cosa tu stia parlando.» Sentenziò allora, sbuffando in un secondo momento. Ora prese a sciogliere le braccia incrociate al petto, lasciandole stendere lungo i fianchi in un tentativo di acquistare un po' di coraggio.
«Hai smesso di combattere, di cacciare. Non credere che Garth non mi abbia detto nulla e...a tal proposito...» Lo indicò con l'indice della mano destra, sistemandosi alcune ciocche dei capelli oltre all'orecchio con la mano libera. «Garth? No, seriamente: Garth?! Da quando ti confidi con lo
scemo del villaggio, come lo chiami spesso tu, anziché con tuo fratello?» Si guardò attorno, come se stesse dando mostra dei suoi movimenti a centinaia e centinaia di persone che assistevano alla loro discussione. «Prima un angelo, poi un vampiro e ora un “Garth.”»
A Dean sfuggì un mezzo sorriso. «”Un Garth?” E' una specie in via di estinzione, eh?»
“Dai, dai Dean, certo! L'ironia è l'arma migliore.”

Sam sbuffò. «Non scherzare, non ora. Voglio che tu sia sincero. Almeno per una volta, nella tua vita, cerca di essere sincero con Me. Ne ho bisogno, davvero.» Quelle parole uscirono con una certa nota incrinata nella sua voce mentre la tonalità di essa parve ancor più bassa del normale. «Ti prego. Tu sei il primo che si arrabbia quando non sono sincero, quando ti nascondo qualcosa. E tu che fai, eh? Tu mi ricambi con la medesima moneta.» Ora incominciava ad essere impaziente, Sam, e lo si poteva capire dal momento che passava da un piede all'altro. Si indicò il petto con una mano. «Tu ti vanti di quanto sia bella la tua famiglia nonostante tutto, quindi ti scongiuro, ti prego, in quanto membro della tua famiglia rendimi partecipe di tutto, tutto! Ogni momento felice, triste o brutto. Dovresti dirlo a me, a me soltanto! Così come quando hai bisogno d'aiuto, dovresti chiedere a Sammy non a qualche tizio che passa di tanto in tanto. Mi spi---» Forse aveva parlato troppo, forse semplicemente, Dean, non aveva resistito. Fatto sta che le mani del fratello furono subito sopra al volto di Sam e le loro bocche congiunte, così come i loro corpi.
In un primo momento, Sam, stizzito, ebbe quasi voglia di scansare vi Dean, ma quando questi scivolò via dalla sua bocca e rimase con la fronte appoggiata alla sua, si calmò.
Entrambi i Winchester rimasero fermi, quasi attaccati al pavimento mentre Dean si esibì in un vago sorriso.
«Lo so Sam, lo so. So cosa provi quando mi comporto da stronzo, perché è lo stesso che succede a me, credimi. Vorrei chiedere il tuo aiuto sempre, sempre! Ad ogni minimo problema. Ma ho la netta sensazione di soffocarti, di spingerti ad allontanarti come fece papà.» La sua voce si incrinò per il ricordo dell'uomo e spinto dal momento, usandolo come incentivo, circondò la vita del più piccolo. Strinse il proprio corpo al suo e sollevò un po' il capo per posare le labbra sopra alle sue.
Rimasero in silenzio fin quando Dean, con un movimento veloce, non spinse Sam sopra al letto e si piazzò all'istante su di lui, guardandolo con un vago sorriso sulle labbra.
«E ora...che fai?» Domandò vagamente il minore, un po' confuso. Ah, forse la sua mente correva troppo, perché al momento sapeva bene cosa voleva. Strinse le labbra e guardò il fratello piegarsi un po' fino ai piedi del letto dove aveva scaricato grottescamente le armi, afferrando delle manette grige che si portavano appreso. Sì, insomma...nei casi di emergenza e questa lo era, decisamente!
Sam strabuzzò gli occhi mentre Dean si chinò a lasciare un bacio sopra alle labbra del fratello.
«Fidati di me.» Mormorò quelle parole a fior di labbra. Afferrò i polsi del fratello e li imprigionò entrambi con le manette, dietro alla tastiera del letto in modo da immobilizzarlo. Fu a quel punto che senza troppo problemi, senza troppi preamboli, scivolò dalle sue gambe e andò alla sua vita.
Il maggiore tra i due prese ad armeggiare con i pantaloni e quando glieli ebbe abbassati tirò giù anche i boxer, sorridendo con tranquillità.
«Che fai?!» Sbottò Sam, confuso e un po' alterato ma non nel senso letterale della parola, diciamo.
Dean ridacchiò, sistemandosi in mezzo alle gambe divaricate del fratello. «Mi sdebito con te.» Disse mentre alcune gocce scivolarono dai capelli fino al suo viso, inducendolo a passarsi una mano sul volto. «E lo sai bene, no?
I Lannister pagano sempre i loro debiti.»
Sam soffocò una sottospecie di gemito mentre si inarcava sopra al letto, socchiudendo gli occhi.
«Comunque...» Prese a parlare con un tono di voce anche fin troppo basso. «Non è il loro motto ufficiale.»
Dean si mise a ridere prima di dedicare anima e corpo al suo fratellino.
Quella notte i due Winchester rimasero insieme minuto dopo minuto, ora dopo ora, mentre i loro corpi sudati e accaldati sembravano non averne mai abbastanza.
E chissà, magari ora sarebbe riusciti ad essere seriamente una famiglia, con i suoi pro, i suoi contro e le loro
eccezioni.

  
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