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Autore: coldcoffee    19/02/2014    3 recensioni
Days. Giorni.
Scorrono lenti, tristi.
Le parole non dette, la sofferenza.
L'amore, l'amicizia.
La solitudine.
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Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAYS.
 

Non è un giorno speciale, anzi.
È un'altra giornata scolastica, come molte altre.
Io mi sono alzata con gli occhi gonfi e le occhiaie più profonde del solito.
Ho eluso le domande dei miei rispondendo che sono solo un po' stanca, perché non ho dormito bene.
Loro ci hanno creduto, sono brava a dire bugie. Ormai ho fatto tanta pratica.
Ad ogni “come stai?” ho risposto mentendo. Io non sto “bene”, è inutile prendersi in giro.
Ogni cosa sembra essere fuori posto, sbagliata.
Mi sento inutile ed è come se non appartenessi a questo mondo.
Nonostante con gli altri mi sforzi di essere simpatica, di sorridere e chiacchierare,
dentro sto morendo, ogni minuto di più.
Non so nemmeno perché, è come se tutto fosse contro di me.
La scuola mi sta uccidendo, non resisto più alle ore noiose,
ai pomeriggi passati sui libri per qualche misero voto... è troppo.
Non ce la faccio a fingere che mi piaccia stare con i miei amici.
Ecco perché non esco quasi più.
Preferisco passare il mio tempo libero piangendo o cercando un po' di pace nei libri,
illudendomi che andrà meglio.
In fondo non chiedo molto. Solo un ragazzo che mi faccia stare bene,
che smetta di farmi pensare alla morte come l'unica via di scampo dalla mia vita di merda o 
a farmi del male per una sorta di vendetta personale.
Mentre penso tutto questo mi vesto. Sempre i soliti jeans con le stesse felpe e le blazer,
che non mi fanno sentire “diversa”.
Vorrei solo starmene in pace a singhiozzare, chiedo troppo?
Cos'ho sbagliato? Perché sto così male? Perché a nessuno importa di me?
Mamma, perché continui a rompermi con richieste stupide,
come “vai a farti i letto subito!” oppure “apparecchia!”, non vedi come sto?
Perché voi due non fate altro che scontrarvi contro di me?
Intanto metto una riga di eyeliner ed un po' di mascara, sperando che nessuno noti i miei occhi troppo rossi.
Chissà come ci si sente ad essere talmente belle da attirare lo sguardo dei passanti il sabato mattina,
mentre vai a comprare il pane, con i capelli legati e senza trucco.
Chissà come ci si deve sentire ad essere pieni di amici,
di quelli veri però, quelli alla quale dici “sto male” e che si ripresentano a casa tua un quarto d’ora dopo.
Chissà come ci si deve sentire ad essere sempre la prima scelta,
a non sentirsi mai esclusi, mai messi in disparte, mai inutili.
Chissà come ci si sente ad avere fiducia in sé stessi,
a consegnare un compito con la certezza di aver preso un nove,
a svolgere i sudoku con la penna.
Chissà come ci si sente ad essere amati, ma amati sul serio,
di quegli amori che non vengono scritti sui muri, ma sulle pagine di un libro,
quegli amori che ti mettono a soqquadro lo stomaco e che non ti fanno battere
solo il cuore, ma tutta la gabbia toracica.
Già, chissà. Mi domando, mentre sorseggio la mia solita tazza di caffellatte,
ricordando quella citazione letta da qualche parte.
Mi sento così sola la maggior parte del tempo.
Almeno ci sono i film, i romanzi e la musica. Come farei senza i nostri, i miei, ragazzi?
Senza Harry, Liam, Louis, Niall e Zayn?
Gli unici che mi fanno sentire viva, bella e importante.
Poi la gente mi domanda perché li amo così tanto, con tutto il mio cuore.
Dicono che li scorderò.
Ma come si può dimenticare chi ti ha salvata?
Lo ammetto, due anni fa per me loro erano un passatempo, una band che mi piaceva.
Ora sono il mio faro nel buio. Perché non lo capite?
Riescono ancora a farmi ridere dentro. Perché a falsificare un sorriso o una risata non ci vuole niente,
ma a rallegrarti l'anima ci vuole ben altro.
Come anche se avessi una giornata orribile, di quelle da cancellare,
loro riescano a risollevarla in un attimo.
Ma, talvolta, mi fanno piangere perché mi mancano.
Perché sogno ogni fottuto minuto come sarebbe abbracciarli.
Eccoci, di nuovo. Sono appena scesa dalla macchina di mio padre e mi avvio verso la scuola,
ad ogni passo vedo studenti che si godono la vita, ragazzi che pomiciano noncuranti degli altri,
adolescenti col sorriso sulle labbra.

Non mi manca niente, ho una bella famiglia, viaggiamo spesso, ho anche degli amici.
Ma è come se mi sgretolassi, come se mi mancasse qualcosa di molto, molto importante.
Ho avuto qualche ragazzo. Vorrei poter baciare qualcuno di nuovo.
Vorrei che qualcuno mi abbracciasse tutte le mattine, sussurrando “va tutto bene. Sono qui con te”.
Qualcuno che non esitasse a mandare messaggi di buongiorno e buonanotte.
Sarebbe bello. La verità è che nessuno si immagina come sto in questo periodo.
Credono che sia abbastanza forte da non piegarmi per queste cose apparentemente inutili, ma non è così.
Sono debole e stanca.
Le ore passano. L'intervallo, sempre troppo corto, lo trascorro mangiando un panino seduta al mio banco,
ripassando la materia dell'ora successiva.
Nessuno viene a chiamarmi o semplicemente si interessa al mio stato d'animo.
Questo mi ferisce, scava dentro di me un vuoto incolmabile.
Poi il suono della campanella mi libera da quella sofferenza.
Perché le persone piangono? Mi chiedo, mentre mi avvio verso casa.
Che domanda idiota, mi rispondo. Perché siamo umani. Perché siamo fatti di emozioni belle e brutte, dopotutto.

E allora perché mi sembra che ogni volta che stringo forte il cuscino di notte e soffoco i singhiozzi perdessi un pezzo di cuore?

Ho finito di pranzare. Mi lavo i denti e apro il libro di matematica, senza riuscire a concentrarmi
sulle epressioni troppo lunghe e contorte.

Posso trattenere il fiato, posso mordermi la lingua, ma non riuscirò a reggere per sempre.
Ho il diritto ad una cazzo di storia d'amore? Non voglio chissà cosa.
Ho solo bisogno di qualcuno a cui donare il mio cuore, in modo che lo custodisca meglio di
quanto ci stia riuscendo io stessa.

Mi serve un ragazzo che mi si presenti a casa mia solo per vedere come sto, perché gli manco.
Non essere sciocca, mi rimprovero. Intanto cerco di ripassare inglese, dato che domani ho una verifica.

Ma è tutto inutile. Non ho voglia di fare niente.

Sono stanca e depressa. Lo schermo del telefono segnale sei. Mi distendo sul letto.
I miei pensieri si fanno ancora più cupi. Il giorno dopo sarebbe ricominciato tutto.
E non sono in un cazzo di film, mi ricordo. Nessuno verrà a salvarmi, non sono una principessa.
Nessuno si batterà per me. Devo farlo io.

Vado a cena, ma sembro avere un velo sugli occhi. Vorrei essere altrove.
In un altro paese, con una vita felice a godermi “i miei anni più belli”. Belli un cazzo, mi dico.
Metto della finta enfasi nel raccontare ai miei com'è andata la giornata.
Dico qualche stupidaggine per rassicurarli sul fatto che, come già ho mentito, sono solo stanca e non pazza.
O strana.
Mi obbligano a stare con loro alla televisione.
Ma io, da idiota, dirigo la mia mente al giorno del mio compleanno, passato da poco.
È stato il peggiore della mia vita.
Pochissimi mi hanno fatto gli auguri, tutti se ne sono scordati.
Cosa mi aspettavo? Che tornassero? Le persone se ne vanno sempre e non tornano mai.
In più stavo male, avevo voglia di vomitare.
Sono uscita dopo la prima ora a scuola ed ho preso parte al pranzo con la famiglia,
solo perché sembrava la cosa più giusta da fare.
Per burocrazia, diciamo.
Abbiamo parlato solo della scuola e dopo un po' sono passata in secondo piano.
Fingo di essere interessata e che mi vada bene.
È l'ora di andare a dormire. Mi metto il pigiama e mi infilo sotto le coperte.
Piango, di nuovo. Chiedo aiuto, ma nessuno può sentirmi.

Siamo soli, io ed il mio dolore.
 

*****
 

Nota dell'autrice:

Questa è la mia prima One-Shot e l'ho
scritta in un giorno particolarmente
funesto, infatti qualcosa è tratto dalla
mia vita, non tutto, però.

Ha lo scopo di "denunciare" come si
sentono molte ragazza nella società di
oggi ed i periodi di tristezza che noi
tutti abbiamo. Mi farebbe molto piacere
sapere che ne pensate, sarebbe fantastico.

Un bacione. 

 

 

   
 
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