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Autore: GabrieleC    19/02/2014    0 recensioni
Mutatur in spiritum hominis: le parole incise sull’amuleto della nebulosa. Isabelle ha ereditato l’amuleto da sua nonna: esso le dona incredibili poteri! Possedere il dono della magia è fantastico, certo, finché non ci si mettono in mezzo gli spiriti! E sembrano non avere scrupoli.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre la cerimonia d’addio proseguiva, Isabelle non poteva far altro che piangere. Mentre la maggior parte dei parenti ricordava Margaret, Isabelle rammentava tutti gli anni passati insieme, i giochi fatti, le giornate che passava correndo mentre la nonna, preoccupata, le gridava di fare attenzione (anche sapendo che non sarebbe stata ascoltata). La cerimonia finì con il discorso di Kate, la figlia, che, con tono di rammarico, si assentò concludendo il suo addio: «addio mamma». Il viaggio di ritorno fu quasi più triste del funerale stesso: Gordon e Kate davanti in lacrime, Isabelle, dietro, con la testa appoggiata al finestrino e gli occhi semi chiusi. Giunta a casa Isabelle corse subito in camera: «odio essere vestita di nero» disse arrabbiata salendo le scale. Dieci minuti dopo scese nuovamente in salone; si sedette accanto ai genitori, in silenzio. 

Il giorno successivo, fu letto il testamento. A Gordon fu lasciato un piccolo pupazzo d’orso rosa chiaro: «era di mio figlio. Con la sua morte è venuta a mancare una parte di me, ma da quando sei sposato con Kate, per me sei sempre stato come un figlio». A Kate, invece, fu lasciato l’atto di proprietà della casa di vacanza preferita di Margaret, vicino a New York: «te la meriti. Grazie per essere stata una figlia meravigliosa». 

Ad Isabelle, invece, fu lasciato un oggetto bizzarro: un amuleto; di legno chiaro, con dei diamanti incastonati al suo interno. Guardandolo Isabelle sorrise: sapeva che la nonna era bizzarra, certo, ma non fino a questo punto! Lo prese delicatamente, e lo indossò. In quel preciso momento accadde qualcosa di strano: Isabelle percepì un’intensa pulsazione, proprio come quelle del suo cuore, ma molto più intensa, esattamente sotto l’amuleto. Inizialmente rimase stupita, quasi basita da quell’esplosione di energia avvenuta in lei, ma dopo qualche secondo si ricompose. «Tutto bene?» chiese Kate. «Certo mamma» rispose lei. Isabelle salì in camera; si sedette sul letto e cominciò ad osservare attentamente l’amuleto: sembrava che vi fosse incisa una scritta, a quanto pare antica, ormai sbiadita. Riuscì a distinguere una “m”, una “s” e una “h”, il resto era quasi del tutto illeggibile. Rimase un poco anche ad osservare i piccoli diamanti incastonati nel legno, che parevano brillare. «Ora vedo anche i diamanti risplendere. Meglio dormire, la morte della nonna mi sta facendo impazzire» dedusse. Si sdraiò sul letto, spense la luce e chiuse gli occhi. 

Fu svegliata un’ora dopo da Kate: «la cena è pronta, scendi?» urlò dalla cucina. Senza tergiversare Isabelle si alzò, si pettinò i capelli scompigliati dal breve sonno e scese in cucina. Durante la cena si parlò a lungo della casa a New York appena ereditata: «e se ci trasferissimo lì?» continuava a proporre Gordon. «Si, certo, lasciamo il lavoro e buttiamo al vento tutti i nostri progetti, no?» rispose Kate con tono di rimprovero. «Lasciamo? Qui a lavorare sei solo tu! Ormai è un anno che sono disoccupato, forse è davvero ora di cambiare aria» ribatté Gordon. Isabelle si alzò e si diresse verso le scale: «stasera proprio non mi va di sentirvi discutere, vado in camera». Da lì continuò a sentire i genitori litigare, fino a tarda notte: «per me mio padre può anche trovare lavoro a New York e obbligarci a trasferirci, basta che stiano zitti» disse Isabelle tra sé e sé. Spense la luce e si stese sul letto, dimenticando di togliersi l’amuleto. 

Il mattino seguente, al suo risveglio, Isabelle vide l’amuleto diverso rispetto al giorno precedente. Ora si potevano leggere chiaramente le lettere “mu”, “i”, “spi” e “hom”. «Strano che ieri non le abbia viste…ultimamente sono un po’ troppo distratta». Scese le scale, e vide una valigia appoggiata sull’uscio della porta; «mamma, parti ancora per lavoro?» chiese. «No. Partiamo tutti, per New York. Oggi papà è stato richiamato dalla banca alla quale aveva fatto richiesta di lavoro un mese fa, lo hanno assunto!» rispose Kate. «M-ma…non possiamo lasciare tutto, perlopiù senza alcun preavviso! I miei amici, la nostra casa, il tuo lavoro: non possiamo!». «Mi dispiace tanto, ma col mio stipendio arrivavamo appena a fine mese, questa casa è vecchia e malandata, e forse tuo padre aveva ragione: è ora di cambiare aria». La discussione si concluse, e Isabelle tornò in camera, questa volta sbattendo energicamente la porta. Pochi minuti dopo sentì Gordon bussare alla porta: «volevo solo dirti che domani mattina partiamo, devi preparare le tue cose, tra una settimana il mio nuovo lavoro comincia. Domani stesso ti iscriverò a scuola. Non pretendo che tu sia entusiasta ora, ma vedrai: New York ti piacerà.» Isabelle assentì, anche se in realtà voleva solo restare in camera sua, da sola. Passò la giornata a salutare gli amici più cari, promettendo di tornare a trovarli il più spesso possibile. Quasi al crepuscolo, prima di tornare a casa, passò dal cimitero. Lasciò un mazzo di ciclamini alla nonna che da sempre l’aveva divertita e rallegrata, poi, toccando l’amuleto che portava al collo, sussurrò: «è l’unica cosa che mi rimane di te, nonna. Ti prometto che non me ne separerò mai. Grazie. Grazie davvero.»

Il giorno successivo, alle nove e mezza circa, cominciarono a caricare le numerosissime valigie in macchina. Nel contempo il camion addetto al trasloco caricava gli ultimi mobili e, in un angolo molto stretto, le scatole sulle quali, a caratteri cubitali, era scritto “FRAGILE! MANEGGIARE CON CAUTELA!”. Una volta che il camion fu chiuso, la famiglia Wright fu pronta a partire. Arrivarono a New York in sette lunghe ore di viaggio, che Isabelle trascorse ascoltando la musica e cercando di decifrare le altre lettere incise sull’amuleto, invano. Arrivarono presso la nuova casa alle cinque del pomeriggio: per la notte si stabilirono in un hotel distante circa cinquecento metri, in quanto i mobili sarebbero stati trasportati in casa il giorno successivo. 

Il giorno dopo, appunto, tutti i Wright si impegnarono a sistemare i mobili principali, i letti, le posate e i vestiti; tutto il resto rimase negli scatoloni. I tre giorni successivi furono interamente dedicati alla sistemazione della casa, finché Isabelle dovette cominciare a frequentare il nuovo liceo locale. Con suo stupore fu accolta molto meglio del previsto: appena entrata una certa Sarah le indicò tutte le aule nelle quali sarebbe dovuta recarsi durante la giornata, inoltre le mostrò il suo armadietto e l’orario settimanale. Appena entrata nella nuova classe fu accolta da ogni singolo studente, tranne uno: dai capelli neri, alto e magro, la guardava intensamente negli occhi. Guarda caso, l’unico posto libero era accanto a lui: «la fortuna della nuova arrivata» disse sarcasticamente Isabelle (facendo attenzione a farsi sentire). «Oh, scusa tanto se non mi sono alzato. Beh…io sono Nick. Tu sei?…» «Isabelle» «Molto piacere». Sorrisero entrambi, e la lezione cominciò. Sul suonare della campanella entrò in classe anche Sarah, che, quasi mettendosi a correre, si recò al suo posto (esattamente dietro Isabelle). «A proposito: bello il ciondolo» disse Nick sorridendo. «So che è strano. Beh, era di mia nonna» «non lo trovo strano» ribatté il ragazzo. Isabelle annuì, e la lezione proseguì. Così passò l’intera giornata. Isabelle tornò a casa con Sarah, che abitava proprio vicino a lei, giusto una via più indietro. Mentre percorreva l’ultimo tratto da sola, Isabelle sentì un rumore di passi. Si girò e vide un uomo passarle accanto, con passo spedito. Sentì l’uomo parlare, e poi lo vide andarsene. Ricominciò a camminare, ma cominciò a vedere sfocato, poi cadde a terra. Rimase così per circa un minuto, prima di essere rialzata da Nick: «ero venuto a riportarti il libro che avevi dimenticato in classe e ti ho trovata a terra…cosa è successo?» «non lo so. Sarà stato un capogiro. Meglio che vada a casa.» Nick si assicurò che entrasse in casa, poi tornò a casa. Isabelle salì in camera e si tolse l’amuleto. Facendolo notò che si potevano leggere chiaramente altre lettere: “mutat”, “in”, spirit” e homin”. Era sicura che prima non ci fossero, ne era certa. Appoggiò l’amuleto sul comodino e cominciò a cercare in internet qualche indizio a riguardo: senza alcun risultato. 

  
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