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Autore: Ashihei    19/02/2014    2 recensioni
Nel bosco vicino alla città di Berville c’è una casa abbandonata.
Una villa semi-diroccata, dentro la quale si dice dimorino dei fantasmi, dati i vari rumori che si sentono all’interno di essa.
Quello che nessuno sa, però, è che vi abitano due ragazzi molto particolari. Due vampiri.
Tra loro sembra esserci una strana relazione, oltre al fatto di essere immortali.
-
"I rami sporgenti e i cespugli spinati continuavano a graffiarlo e a procurargli ferite, mentre correva a perdifiato tra la fitta vegetazione del bosco.
Dietro di lui, qualche metro più lontano, si sentivano gli urli e le imprecazioni dei suoi inseguitori, che non avevano la minima intenzione di lasciarlo andare.
Non ce la faceva più, era sfinito.
La vista cominciava ad affievolirsi e sentiva la sua milza esplodere: tra poco sarebbero arrivati i crampi e per lui sarebbe stata la fine.
Lo avrebbero trovato e non si sarebbero fatti scrupoli a togliergli la vita. "
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I rami sporgenti e i cespugli spinati continuavano a graffiarlo e a procurargli ferite, mentre correva a perdifiato tra la fitta vegetazione del bosco.
Dietro di lui, qualche metro più lontano, si sentivano gli urli e le imprecazioni dei suoi inseguitori, che non avevano la minima intenzione di lasciarlo andare.
Non ce la faceva più, era sfinito.
La vista cominciava ad affievolirsi e sentiva la sua milza esplodere: tra poco sarebbero arrivati i crampi e per lui sarebbe stata la fine.
Lo avrebbero trovato e non si sarebbero fatti scrupoli a togliergli la vita.
Il suo cuore batteva più forte che mai, pompando adrenalina nel sangue, quando inciampò improvvisamente su una roccia e cadde rovinosamente.
Si ricoprì di polvere e terriccio dalla cima ai piedi, mentre giaceva a terra, ansimando.
- Accidenti! Ah! AH! - esclamò, stringendosi il ginocchio slogato al petto.
Intanto le presenze nell’oscurità della foresta si stavano avvicinando sempre più, inesorabilmente.
Stava quasi per arrendersi, ma poi alzò la testa e guardò dritto davanti a lui.
Non riusciva a crederci.
A quanto pareva la Fortuna stava sorridendo a lui in quel momento.
Vicino a dove era piombato, in un piazzale in cui erano stati rimossi tutti gli alberi, si trovava una vecchia casa malandata a tre piani.
Si avvicinò, barcollando sulla gamba sana.
Salì i pochi gradini di legno, fino ad arrivare alla veranda, poi, osservando la porta, bussò.
Nessuna risposta.
Pensò di controllare se la porta poteva essere forzata, quando si aprì lentamente davanti a lui.
Dall’altro lato dell’entrata gli aveva aperto un ragazzo piuttosto giovane.
Lo guardò bene, non poteva avere più di venti anni, al massimo.
I suoi lineamenti erano perfetti, armonici, e la sua pelle era più bianca della neve.
Aveva i capelli neri corvini, che facevano contrasto al colore chiarissimo della pelle.
Li portava pettinati verso il lato sinistro della testa.
Dalla bocca sinuosa, vennero pronunciate poche parole, con franchezza.
- Posso esserle utile? - disse il ragazzo misterioso, senza scomporsi minimamente.
- Ti prego, fammi entrare! Vogliono uccidermi! - strillò lui, guardando verso gli alberi dietro di loro.
- Oh. E per quale motivo? -
- È una lunga storia! - rispose il fuggitivo.
Ma poi, vedendo che il ragazzo non si schiodava dall’ingresso, decise di spiegarglielo il più velocemente possibile.
- Ho fatto un torto ad uno di loro... - bofonchiò - Gli ho rubato la droga. E ora vuole farmela pagare, insieme alla sua banda. E per “farmela pagare” non intendo la cocaina! -
Il ragazzo sull’entrata tremava come una foglia, mentre la pioggia scrosciante sfiorava la sua pelle.
Era una notte senza stelle. Non una delle migliori in cui morire.
- Ho capito. - la voce del padrone di casa ruppe il suono del temporale - Su, entra. -
Il ragazzo fradicio fece un sorriso da orecchio a orecchio ed entrò senza fare troppi complimenti, ma guardandosi subito intorno, rimase sbalordito.
Vista dall’interno, la casa non era niente male.
Al centro dell’ingresso si ergeva una lunga scalinata in marmo che portava ai piani superiori e tutt’intorno si snodavano molti corridoi.
L’arredamento era lussuosissimo.
Ovunque c’erano tappeti color oro, stendardi scarlatti e lampadari di cristallo.
Guardando da fuori l’abitazione, che sembrava dover cadere a pezzi da un momento all’altro, nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa simile.
- Ma come... - sussurrò lui, incredulo.
- Ci sono domande che non dovrebbero essere poste, se si ha paura della risposta. - sibilò il ragazzo dalla pelle bianca come il latte, mentre si sistemava la camicia nera e chiudeva la porta.
Il fuggitivo non avrebbe saputo dire il perché, ma non provava altro che terrore, guardando negli occhi del padrone di casa, anche se a prima vista sembrava innocuo.
Era come se fosse al di sopra di tutto, di ogni persona,  di ogni cosa, di ogni evento.
Poi, un’ altra persona fece la sua comparsa.
Stava scendendo le scale con tranquillità, mentre guardava i due dall’alto dei gradini.
Al contrario dell’altro abitante della casa, era robusto e abbastanza muscoloso.
Aveva dei capelli neri anch’esso, ma erano più corti di quelli dell’altro.
Sembrava avere almeno ventotto-ventinove anni e non aveva un’espressione estremamente felice.
- Oh,caro. - cominciò il più giovane - Ma dov’eri finito? Guarda, abbiamo un ospite. -
- Già, ho visto. Ho notato anche che là fuori lo stanno cercando. - rispose lui, con voce roca.
- Per favore, non fatemi trovare da loro! - esclamò il ragazzo malandato, che fino a quel momento aveva assistito al dialogo, confuso.
- Oh, no. No no no. Non preoccuparti. Sei al sicuro da loro qua dentro. - disse quello più vicino a lui - Deryl, tesoro. Ti dispiace occupartene? -
A quanto pareva erano in due ad abitare lì.
- Uff, va bene. - rispose l’altro padrone di casa, sbuffando, e subito corse su per la scalinata.
Si sentì il rumore dei suoi passi farsi sempre più lontano, poi si udì il suono di una finestra mentre veniva spalancata, e dopo tornò il silenzio, fino a quando il moro non riprese a parlare.
- Bene. Ora vediamo un pochino...cosa posso fare con te? -
- ...Come? - disse la vittima, mentre continuava a tenersi stretta la gamba ferita.
Dunque, l’altro gli accarezzò la guancia col dorso della mano gelida, per poi afferrargli dolcemente la parte inferiore del mento.
- Io riesco a vedere la verità, anche solo guardando negli occhi qualcuno. - sussurrò lui, avvicinando il volto al suo - Non hai solo rubato una dose, vero? No. Hai fatto qualcosa di peggiore. -
Il ragazzo malandato cominciò a sudare freddo.
Cercò di sottrarsi alla presa, ma invano.
Quel ventenne gracilino era più forte di quanto potesse sembrare in realtà.
- Io...- balbettò, poi si sentì graffiare sul collo.
Guardò meglio, dove una volta erano posate le unghie dell’altro, ora erano comparsi degli artigli.
- Io... io... mi avevi detto che sarei stato al sicuro, qui! - riuscì a pronunciare solo queste parole. Il terrore ormai l’aveva paralizzato.
- Ho detto che ti avrei protetto da loro. Ma non ho promesso nulla riguardo a me. -
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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