Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |       
Autore: asyouwishmilady    19/02/2014    4 recensioni
11 anni prima.
La appena diciottenne Emma è sul punto di essere arrestata (2x06), quando si ritrova di fronte ad un misterioso e bellissimo uomo in giacca e cravatta, disposto ad aiutarla, a patto che lei lo segua. L'uomo dice di chiamarsi Killian Jones, e sostiene di averla cercata per anni ed anni. Ma cosa vorrà veramente da lei? Emma starà ad ascoltare quello che ha da raccontarle?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
11 anni prima.
Portland, Oregon.
 
Senza riuscire a trattenere un sorriso, sollevai la manica della mia giacca di jeans, scoprendo il bellissimo e pregiatissimo orologio che mi aveva dato Neal in regalo. In realtà, quello che rendeva quell’oggetto tanto prezioso, era la promessa che sigillava: una promessa d’amore, di un nuovo inizio.
Ci saremmo trovati un lavoro, ci saremmo sposati e - perché no? – avremmo messo su famiglia, un giorno.
Era quella, la tanto attesa seconda possibilità in cui confidavo da quando avevo memoria. Ero felice come non ricordo di essere mai stata, e sentivo che il meglio doveva ancora venire.
Mi lasciai andare ad un sospiro di sollievo, decisa a raggiungere l’auto, in attesa del ritorno di Neal, quando mi accorsi di non essere sola.
Sobbalzai ed indietreggiai di un passo, quando misi a fuoco la figura che, a pochi metri da me, mi osservava con un’espressione illeggibile in volto.
Il cuore prese a battermi all’impazzata e, d’istinto, aumentai il passo.
E se fosse stato un poliziotto in borghese? Un malintenzionato? Un maniaco?
Dov’era Neal?
«Non così in fretta» la voce dell’uomo rimbombò, roca, nel parcheggio, facendomi raggelare il sangue.
Avevo paura, ma non avrei lasciato che quel tipo rovinasse la mia occasione di essere finalmente felice.
Controllandolo con la coda dell’occhio, mi misi a correre più veloce che potevo, anche se le gambe tremanti m’impedivano di muovermi fluidamente.
Pochi secondi dopo, mi ritrovai faccia a faccia con l’asfalto freddo.
Neal, dove sei? Devi aiutarmi.
«Non avere paura» l’uomo mi raggiunse, con il suo passo calmo ed arrogante «Sono qui per aiutarti, Emma».
Perché diavolo sapeva il mio nome? Cosa voleva da me?
Indossava quello che sembrava un costoso completo sartoriale nero, con una camicia grigia sbottonata, che lasciava intravedere qualche pelo sul petto.
Mi porse la mano ed io, dopo qualche istante d’indecisione, l’afferrai.
«Devo portarti via di qui» mormorò, preoccupato, dopo aver controllato l’ora dal suo orologio da polso.
Corrugai la fronte, cercando di ricordare se l’avessi mai visto. Aveva i capelli neri, lievemente spettinati, un paio di occhi azzurrissimi, cerchiati di nero, e una barbetta nera che gli conferiva un’aria da ragazzaccio, nonostante la mise impeccabile.
Ma, in realtà, quello che gli conferiva quell’aria ribelle, era l’espressione beffarda in cui era contratto il suo viso.
Era bellissimo, ma non lo avevo mai incontrato.
Me ne sarei ricordata, pensai, maliziosamente.
«Credo che tu abbia sbagliato persona» feci spallucce, sentendo le guance andare a fuoco: dovevo averlo fissato per più tempo di quanto non pensassi.
«Lo escludo» sorrise, ironico «Adesso faremmo meglio ad andarcene, a meno che tu non voglia passare il tuo prossimo anno in gattabuia»
Rimasi immobile un istante «Come, scusa?»
L’uomo sospirò e mi afferrò delicatamente da un polso, trascinandomi nel profondo del parcheggio.
«Ti ha incastrata» disse in un fiato, senza smettere di camminare.
«Non capisco» biascicai, confusa, mentre continuavo a seguire quel bellissimo sconosciuto «Io sto aspettando il ritorno di…»
«Del tuo ragazzo» m’interruppe lui «Bael… Neal. Ti ha incastrata. Ha chiamato la polizia per farti arrestare al posto suo. E’ scappato»
«No» mi liberai dalla sua presa, e sentii la terra crollarmi sotto i piedi.
Neal mi amava, mi aveva fatto una promessa, non mi avrebbe mai incastrata.
«Sei sconvolta. E’ comprensibile» l’uomo mi tese la mano, in attesa che l’afferrassi di nuovo.
Scossi la testa: non poteva essere vero. Doveva essere un incubo. Sì, un incubo. Quando mi sarei svegliata, avrei trovato Neal al mio fianco, pronto a partire per Tallahassee.
Ma, quando le assordanti sirene delle auto della polizia risuonarono fuori dal parcheggio, mi resi conto che non era solo un brutto sogno: era il crudele destino che sembrava non smettere mai di seguirmi.
«Portami via» ordinai allo sconosciuto, afferrando la sua mano calda, mentre scoppiavo in lacrime.
Quando raggiungemmo la sua auto, avevo gli occhi completamente appannati dalle lacrime.
Tenevo lo sguardo basso, così come l’attenzione, perché ormai non mi importava più di niente: qualsiasi cosa mi avrebbe fatto, in qualunque posto mi avrebbe portata, non sarebbe mai stato peggio del tradimento di Neal, di tutte le speranze buttate al vento.
«Sali in macchina» mi ordinò, con voce autoritaria ma gentile, ed io obbedii senza pensarci.
Lui entrò a sua volta e, quando mise in moto, la macchina emise un rombo cupo, che mi fece sobbalzare.
«Non avere paura, Emma. Ti porterò in un posto che ti piacerà» lo udii ridacchiare al mio fianco, mentre uscivamo, svelti, dal parcheggio.
Mi abbracciai, cercando di scacciare gli spettri del dolore.
Portami a Tallahassee, allora. Con il mio Neal. Con il Neal che pensavo di conoscere.
Si voltò verso di me, osservandomi sotto la luce fioca dei lampioni «Solo diciotto anni e così tanta sofferenza. Se solo loro sapessero…»
«Loro chi?» scostai la sua mano, di scatto, accorgendomi che era sul punto di poggiarla sul mio ginocchio nudo.
«I tuoi genitori» fece d’un fiato, girando la testa, di tanto in tanto, per controllare la mia reazione.
Ma chi diavolo era? Io non avevo genitori. Io ero stata abbandonata sul ciglio di una strada.
Deglutii, spaventata anche solo all’idea di quell’incontro «Chi sei tu?»
Lo vidi sorridere con la coda dell’occhio e, solo in quel momento, mi resi conto che aveva una protesi al posto della mano sinistra.
«Killian Jones, ma molti preferiscono chiamarmi… Aspetta» ridacchiò e mi scoccò un’occhiata divertita, che mi raggelò «Non sei ancora pronta»
«Dove stiamo andando?» domandai, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Iniziavo ad avere paura. E se il tradimento di Neal fosse stato tutta una montatura?
«Al mio appartamento. A Boston. Tu rimarrai lì al sicuro, mentre io andrò a parlare con una persona» rispose, pacato.
«Te lo puoi scordare!» non mi sarei lasciata rapire come una qualsiasi sprovveduta.
Con le mani che mi tremavano, frugai nella borsetta, per poi estrarre vittoriosa uno spray al peperoncino che Neal aveva rubato in un bazar.
«Fermati» lo intimai, minacciandolo con lo spray a pochi centimetri dal suo viso.
«Metti giù quel coso, Emma. O ci farai ammazzare entrambi» sussurrò calmo, come se avesse avuto a che fare con un pericoloso animale selvatico.
«Lasciami andare» gli ordinai, anche se suonò più come una supplica.
«No» fece, risoluto, inserendo la sicurezza delle portiere, con un gesto rapido.
«Perché? Cosa vuoi da me?» piagnucolai, spaventata. Ne avevo lette di storie terrificanti che iniziavano così, con il rapimento di una giovane ragazza.
«Ascolta» frenò bruscamente di fronte ad un semaforo rosso, per poi voltarsi verso di me.
 La sua espressione era supplichevole e frustrata tanto quanto la mia «Ci ho messo anni a trovarti. Tu… Tu non hai idea di quanto questo mondo sia grande. Non ti lascerò andare così facilmente»
Una volta che il semaforo divenne verde, premette forte sull’acceleratore e mi ritrovai appiccicata allo schienale della macchina.
«Cosa vuoi da me?» domandai, con la voce tremolante, sul punto di scoppiare di nuovo a piangere.
«Ogni cosa a suo tempo, Emma. Fidati di me. Non voglio farti del male»
Annuii e mi rilassai sul sedile, perché mi sembrava sincero. Ma non mi bastava: volevo più risposte.
«Con chi devi parlare, mentre io rimango nel tuo appartamento?»
Fece spallucce e sorrise, divertito «Lei si chiama Regina Mills. Regina di nome e di fatto».


Ad essere sinceri, non so nemmeno da dove mi sia uscita questa idea. Comunque spero vi piaccia almeno un po'. Io l'ho trovata intrigante e ho deciso di buttare giù un prologo. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato Hook, se anche lui fosse stato trasportato nel mondo moderno dal sortilegio di Regina. E qui, anche se non grazie a Regina, si trova alle prese con la modernità ed una giovane e sofferente Emma. 
Vedremo se lei lo starà ad ascoltare, e scopriremo perché lui l'ha cercata per tutto questo tempo - non si conoscevano nemmeno -, e cosa si diranno Killian e Regina.
Ripeto, spero vi piaccia almeno un po'. Grazie di aver letto!
Claudia
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: asyouwishmilady