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Autore: _ M i r a i _    19/02/2014    1 recensioni
[forse una long (ma quand-)][molti accenni di pairings][OOC][età vittoriana, Inghilterra]
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-stia attento: quegli occhi non hanno un'aura-
[...]
-ha ingannato me e ingannerà anche te, perché siamo uguali-
[...]
-facciamo un gioco, ti va?-
_________________________________________________________
...Now, find me.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Minamisawa Atsushi
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Don't worry
I will not hurt
I just want to play
While I start to count
We'll just begin
Because the snake finds you
But you can't protect yourself
Sooner or later the snake finds you
And your death will come long before
As I said, it's just a game
Since I discovered ...
...Now find me







Il cielo: può avere mille colori, sfumature e forme al suo interno. È la meta di qualsiasi persona, ispirazione di poeti, scrittori e pittori e casa degli angeli. Raffigurato dai colori bianco, azzurro e talvolta dorato, nelle sfumature delle nuvole, dai più celebri artisti del pennello.

Allora perché lì era sempre grigio e piatto? Sempre come se da un momento all’altro fosse venuto a piovere, una pioggia lenta e costante. Una pioggia insignificante, che non vale la pena di ammirare, per quelle tre goccioline smorte che cadono incessantemente.

Sebbene l’acqua fosse la principale risorsa di vita per eccellenza, ad Atsushi quell’acqua sembrava totalmente priva di essa. Lui, d’altronde, era dell’opinione che, se proprio doveva piovere, sarebbe dovuto venire un vero e proprio temporale, con tanto di tuoni e fulmini. Uno di quelli che staresti ad ammirare alla finestra per ore, senza nemmeno accorgerti del tempo che scorreva, osservando la furia distruttiva del vento e della pioggia.

Lo ammetteva, gli piaceva vedere qualcosa andare in frantumi. Aveva assaporato ogni più piccolo rumore di qualcosa che si sbriciolava in mille pezzi che gli fosse mai capitato di sentire in vita sua. Provava una sorta di appagamento, di soddisfazione, perché quel qualcosa stava soffrendo, e lui, da bravo menefreghista qual era, la lasciava al suo triste destino. Sorridendo. In modo per gli altri assai inquietante.

Da piccolo, i suoi genitori avevano chiesto ad un qualche dottore laureato in psicologia di visitarlo, per capire il perché del suo essere sadico. Sebbene fossero una delle famiglie più ricche nella zona di Birmingham, il padre e la madre di Minamisawa non erano mai stati dei tipi eccentrici e snob, come la maggior parte delle altre famiglie di sangue nobile inglese. Loro avevano sempre mantenuto un atteggiamento umile ed educato, cosa disdicevole dal punto di vista sociale dell’800, ma corretta da quello umano.

La madre, una donna avvenente e gentile, il padre, un dottore tranquillo e sereno di fama nazionale. I due, costretti a sposarsi dai genitori, dopo qualche mese si sono innamorati seriamente, dando poi in seguito alla luce il ragazzo. Sebbene fosse molto diverso da loro, esso si era abituato a conviverci, e, forse, addirittura provava un minimo di affetto nei confronti delle persone che lo avevano messo al mondo.

Purtroppo, il loro adorato figlio non aveva evidentemente ereditato le giuste caratteristiche, lasciando posto al suo bel caratterino. Il medico lo giustificò con un “Vostro figlio non ha nessun problema mentale. È semplicemente così di suo.”, e allora il viola gli diede ragione. Ovviamente solo per levarselo dalle scatole; non gli erano mai piaciuti i suoi baffi blu coordinati ai capelli, con qualche striscia grigia. E nemmeno il suo sguardo, dal colore marrone scuro quasi nero, che sembrava voler leggerti l’anima gli era andato particolarmente giù.

In ogni caso, Minamisawa crebbe con il carattere che aveva, e tutti furono felici e contenti -nella migliore delle ipotesi.



Mentre era assorto nei suoi pensieri non troppo felici, in quel pomeriggio del diciassette novembre 1864, la pioggia scrosciava sul vetro della finestra in marmo del suo, come lo chiamava lui sebbene avesse appena dodici anni, studio.
In effetti, poteva essere considerato un piccolo studio il suo. Soprannominata da i suoi “Stanza dello studio e dello svago”, la stanza era grande come due camere da letto, al secondo piano della grande abitazione circondata da un boschetto. Lì dentro non vi erano solamente libri in quantità da far invidia ad una piccola biblioteca, mobili e arredamento degni di nota e tutto quel che occorre per avere un’istruzione pari a quella della regina, ma in un angolo, vicino alla finestra, dava mostra di sé l’oggetto preferito dal ragazzo.

Un mappamondo. Un grande mappamondo di legno di cedro, intagliato solo ed esclusivamente a quello scopo. Minamisawa adorava passare enormi quantità di tempo non definite a fissare e far girare quell’oggetto, leggendo i nomi degli stati e immaginando, anche da come gli erano stati descritti e da quello che aveva studiato, come fosse l’India, il Canada, il Giappone o l’Africa. Sebbene fosse una persona che ignorava totalmente qualcosa che non era di suo interesse, amava viaggiare. Scoprire nuove terre e paesaggi visti solo sui libri. Lo trovava eccitante e stimolante.

Aveva deciso che da grande avrebbe viaggiato in tutto il mondo, seguendo magari le orme di Colombo oppure Marco Polo e altri viaggiatori. Voleva vedere oltre quelle nuvole grigie e quella pioggia, da quell’aria spenta e priva di vita. Lui era il capitano di quella nave che era sé stesso, lui avrebbe deciso cosa fare.



La maggior parte delle giornate di Atsushi erano tutte la solita solfa. Sveglia, colazione, noia, studio, noia, pranzo, studio, studio, noia. In pratica le sue settimane erano costituite dal 75% circa da noia. I suoi hobby in questo lasso di tempo erano guardare fuori dalla finestra, scrivere appunti sui posti in cui avrebbe voluto andare oppure immergersi nel suo mondo fatto di tristezza e cattiveria, di cui lui era l’indiscusso padrone.

Il suo modo preferito di annoiarsi era far dondolare il suo pendolo di Newton. Avuto in regalo per i suoi otto anni dal suo insegnante di fisica, quell’oggetto formato da cinque palline di metallo appese a fili che dondolavano sarebbe dovuto servire, a quanto gli era stato detto, per studiare la gravità.
Non che avesse fatto molto caso a quello che avevano detto i suoi genitori a proposito di quella “cianfrusaglia”, come l’aveva definita mentalmente appena entrò nel suo campo visivo. Per lui avrebbero pure potuto dire che quel “coso” misurasse la temperatura dell’acqua, non gli sarebbe importato minimamente.

In ogni caso, gli piaceva ammirare quelle piccole cosette rotonde che ballavano nel palmo di una mano scontrarsi l’un l’altra, emettendo solo leggeri “tic, tac”. Prendeva fra l’indice e il pollice una pallina e la lasciava cadere, facendo alzare al suo impatto quella dalla parte opposta, per poi creare un susseguirsi di su e giù, su e giù.

Al viola sembrò per un momento che la pendola andasse a tempo con le biglie, ma gli parve che forse si stesse per assopire, vista la noiosità di quel momento -che poi lui riteneva quasi tutto noioso. Si alzò quindi dalla poltrona affianco alla scrivania e si diresse alla finestra.
Avrebbe piovuto, come se ogni tanto cambiasse qualcosa. Diede prima uno sguardo al cielo grigio, per poi farlo ricadere sugli arbusti all’ingresso del piccolo bosco attorno alla sua casa. A dirla tutta non ci era mai entrato dentro, gli avevano detto che era abitato da insetti e animali pericolosi e piante velenose. Sospirò scocciato. Stava per andare via dalla finestra, poi, li vide.

Due occhi. Occhi neri e grandi, rotondi. Stranamente sembravano non appartenere a niente, solo due occhi. Che lo stavano fissando, in assoluta immobilità.
Dapprima Minamisawa pensò che fossero un’illusione ottica o un’allucinazione, quindi aspettò che svanissero nel nulla, senza lasciare traccia. Purtroppo questi non si sbrigavano a dissolversi. Dieci secondi, venti, trenta; non accadeva nulla. Nemmeno uno sbattere di ciglia. Provò anche a stropicciarsi gli occhi ma niente, erano sempre lì.
Passarono due minuti buoni, poi quegli occhi si dissolsero come nebbia, così com’erano comparsi, lasciando Atsushi per un momento sbigottito. Cercò di autoconvincersi che era stata tutta una stupidissima allucinazione.








Ω Angolo dell’ottimishmo (?) Ω
Shalve, la vostra Lula è tornata per rompervi le scatoline! :3 e ho anche cambiato nome all’angolo, da ùwù
Diciamo che ho da spiegare delle cose che nemmeno ricordo, quindi ci metteremo poco un po’.
La ginnastica correttiva porta buone idee ^.^ che praticamente fai stretching mentre ti puoi riorganizzare le idee. Una bella trovata genteH, proprio carina (servirebbe a raddrizzare la mia scoliosi ma dettagli ù.ù).
‘sta cosettina era nata come una roba horror  potete capire la trama traducendo la piccola poesia creata da yo a inizio capitolo (tematiche carine e coccolose welcome) sovrannaturale e con accenni di coppie a random (?) e magari anche dei pervertiti qua e là. E alla fine è uscita una roba MOLTO più sovrannaturale e strana dell’idea originale e le coppie si sono materializzate da sole, aggiungendo dettagli su dettagli.
E come protagonista ho scelto quel scassabal-  Atsushi. Perché? Perché gli accenni alla coppia principale (grazie a Winni-senpai che mi ha impresso nel cervello ’sti due) saranno di MinaKura. Una coppia su cui non ho mai scritto, già.
Molto probabilmente Minamisawa sarà un po’ tanto OOC, io l’avvertimento l’ho messo ù-ù a proposito di avvertimenti, potreste dirmi gentilmente quali si debbano mettere? Ceh, le coppie per ora non metto nessuna, ma si deve mettere anche se sono solo accenni? Io ora faccio quello che posso, però fate anche voi il vostro lavoretto di recensioni :D
Diciamo che in questo primo capitolo si ha un quadro della vita del cret- protagonista. Non ce la faccio a non prenderlo per il culo, taskede! Una vita che lui considera noiosa anche se chiunque nella sua situazione sarebbe impazzito di gioia   -u-
Siamo nell’età vittoriana (intorno al 1836 circa), se non sapete cos’è, beh, non hanno inventato Wikipedia mica per le zebre ;) (what?)
Avevo già spoilerato a qualcheduno di questa cosa, eccovi accontentati :D
Ah, non so se avete capito chi è il dottore che ha visitato Atsushi XD ebbene sì, è il papino adorato (ma da quand-) di Shuuya, Gouenji nonricordoilnome! Scusate ma non ce l’ho fatta a non metterlo in quella parte apparizione totale nella storia: quattro righe, mi ispirava troppo ^^
Scusate ma devo proprio andare (che l’angolo tra poco è quasi lungo come metà cappy) :P
Infine, sì, il carattere è piccolo, però l'editor di EFP ormai non mi va più. è già tanto se riesco a mettere il barrato, il carattere ecc. zoommate sulla pagina e non fateci caso pls >.<
Lula






 
  
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