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Autore: angelo_nero    19/02/2014    3 recensioni
L'infanzia di un bambino, passata tra torture e angherie. Torturato, svilito, usato. Un ricordo lo spinge a fuggire. "Cosa si è disposti a fare per ottenere la libertà?"
Flashfic di esattamente 350 parole.
La storia partecipa al contest "About spoiled children and pretty girl" indetto da M4RT1
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Stolen childhood

 

Correva. Correva a perdifiato per quei lunghi corridoi infiniti.

Quel senso di oppressione al petto non lo faceva respirare, gli mancava l'aria. Doveva uscire di lì, sarebbe impazzito. Quell'immagine continuava a tornagli alla mente: una donna, seduta davanti un camino, con in braccio un bambino di pochi anni. Cosa significava?

Voleva urlare ma non una sillaba uscì dalla sua bocca.

Il cuore batteva forte nel petto. Le gambe tremavano, ma lui continuava a correre, sempre più veloce.

Nessun rumore intorno a lui, pensava di essere sfuggito alla sorveglianza. Solo la voce di quella donna che cantava, il rumore di quel fuoco scoppiettante. Sempre più forte.

La ninna nanna sempre più ripetitiva, angosciante quasi.

Gli girava la testa, gli manca il respiro, voleva che tutto si fermasse. Volava fermarsi. Ma non poteva. Il cuore sembrava scoppiargli nel petto. Non era vero, tutto ciò che gli avevano detto era tutto solo una bugia.

Non poteva fermarsi. Se l'avesse fatto, la pazzia avrebbe preso il sopravvento. Doveva continuare a correre. Non sapeva dove stesse andando, non vedeva niente. Davanti a lui solo una massa informe che si muoveva con lui, contro di lui.

Il respiro si fece affannoso, gli occhi appannati. Le lacrime scendevano. Sentì un urlo straziante, lacerante, disperato. Era inquietante.

Non si accorse che quel suono proveniva dalla sua bocca, lui continuava solo a correre. Non sapeva in quale parte di quella galera si trovasse.

Il vuoto allo stomaco gli diede un senso di vertigine, era stanco, affaticato, impaurito. Aveva fame e non aveva la minima idea di dove si trovasse. Quasi rimpiangeva la propria cella.

Qualcosa fermò la sua disperata corsa, la testa girava dopo il brusco impatto. -Dove credi di andare, principino?- non conosceva quella voce ma rabbrividì ugualmente: qualsiasi individuo in quel posto era fonte di paura.

Venne alzato di peso e portato via dalla sua meta. Continuò a fissare il buio davanti a sé, consapevole di non poterlo raggiungere, né ora né mai. E mentre l'immagine della madre riaffiorava nella sua mente, la sua speranza di salvezza venne brutalmente strappata via come la sua infanzia.

  
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