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Autore: Fink    20/02/2014    0 recensioni
Per un attimo il viso rattristato della Granger lo riportò indietro di diversi anni. La scena si presentava simile, era inverno e il lago era ghiacciato, cambiava solo il soggetto: un giovane mago dalla pelle chiara come la neve ai suoi piedi e la divisa nera come la notte che lo circondava sedeva sulle sponde del lago, aveva appena ceduto la sua anima al Signore Oscuro e aveva perso la sua unica amica.
Storie estratte da "Crescendo e Cercando", che è stata cancellata, e inserite singolarmente. Mi scuso con quanti avevano lasciato un commento alla storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Armati di carta, penna e fantasia'
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Una serata insolita






Titolo: una serata insolita
Challenge: sfida dei suecento prompt
Prompt: 14. Ira
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Contesto: II Guerra magica/libri 5-7 (possibile missing moments)
Raiting: verde
Tipologia: one-shot
Parole: 1298




Novembre 1996 - Hogwarts





Il mago scese le scale che conducevano all’ufficio del preside e fece scostare il gargoyle con parole poco gentili.
“Che modi!” esclamò indignato il mostro di pietra. “Sei fortunato che non possa muovermi altrimenti…”
Ignorando i borbottii e le imprecazioni che gli venivano rivolti, Piton svoltò l’angolo e si diresse verso il cortile del castello. Il suo umore era nero quasi quanto il mantello che fluttuava minaccioso alle sue spalle.
Come aveva potuto Silente solo pensare ad una cosa simile?
Aveva accettato di fare il doppio gioco, di essere una spia dell’Ordine al servizio del Signore Oscuro; era disposto a farsi odiare, torturare, perfino a morire se tutto ciò fosse servito in qualche modo a Potter per sconfiggere Voldemort.
Lo faceva per Lily. Era il suo modo per chiedere perdono, per espiare le sue colpe; ma ciò che gli aveva appena chiesto Silente era troppo perfino per lui, un ex Mangiamorte.
Sarebbe stato in grado di alzare la bacchetta contro Albus e pronunciare quelle due parole? Davvero avrebbe potuto uccidere la persona che gli era cara come un padre? L’unica persona che gli dava fiducia, completamente.
La maledizione sprigionata dall’anello di Gaunt doveva essere più potente di quanto avesse immaginato, perché oltre a rendere inutilizzabile la mano gli aveva anche messo fuori uso le facoltà mentali – pensò Severus.
Senza rendersene pienamente conto aveva varcato il portone uscendo dalle mura del castello.
Faceva freddo e aveva da poco smesso di nevicare; il declivio che conduceva alla capanna di Hagrid era una distesa che riluceva perlacea alla luce della luna. Spirali di fumo grigio uscivano dal comignolo della capanna dove il mezzo gigante era intento a prepararsi uno spuntino di mezzanotte.
Oltre i gradini ghiacciati del castello Severus notò una serie di impronte dirette verso il Lago, ma nessuna che faceva ritorno al maniero; qualcuno era uscito dopo il coprifuoco e si trovava ancora oltre le mura.
Erano impronte piccole e poco profonde.
Un ghigno increspò le labbra sottili del mago: si trattava di sicuro di uno studente e chiunque fosse stato, Serpeverde compreso, non l’avrebbe di certo passata liscia con poco.
Seguì le tracce giù per la collina, mantenendosi dietro la linea degli arbusti che costeggiavano il lago. Se fosse sceso lungo il versante opposto sarebbe stato perfettamente visibile, dando così la possibilità a chiunque di allontanarsi indisturbato. Da quel lato, invece, poteva arrivare a pochi metri dal malcapitato e godersi la sua espressione di sorpresa e terrore qualora si fosse reso visibile.
Aveva appena raggiunto la sponda quando sentì alcuni singhiozzi e borbottii sommessi; qualcuno stava piangendo e non ci mise molto a riconoscere la chioma ribelle della Granger al di là di alcuni cespugli di pungitopo un po’troppo cresciuti.
Un voluminoso tomo era aperto sulle sue ginocchia, illuminato dalla luce sprigionata dalla punta della bacchetta.
“Ron è un’idiota.” La udì sentenziare sottovoce mentre sfogliava una pagina e si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Alla luce fioca della bacchetta Severus notò gli occhi arrossati e il viso rigato dalle lacrime; qualcosa lo fermò dall’uscire allo scoperto e fiondarsi sulla grifondoro come un cacciatore sulla preda.
Da settimane aveva notato dei cambiamenti nella So Tutto Granger. Il fatto di essere ritenuto un cinico bastardo non gli impediva di ammirare le doti dei suoi studenti e di preoccuparsi per loro.
Seppur continuasse ad essere eccellente, il suo rendimento era calato. Era distratta, il suo volto era teso, l’espressione triste; passava sempre più tempo in biblioteca da sola o, in rari casi, in compagnia di Potter, mentre rifuggiva la presenza di Weasley. Non era la solare Grifondoro dei primi anni che spesso le riportava alla mente Lily, per allegria e intelligenza. Sospettava che il nuovo stato d’animo della ragazza dipendesse dal suo amico e ora, dopo averle sentito pronunciare con rabbia il suo nome, ne ebbe conferma.
Per un attimo il viso rattristato della Granger lo riportò indietro di diversi anni. La scena si presentava simile, era inverno e il lago era ghiacciato, cambiava solo il soggetto: un giovane mago dalla pelle chiara come la neve ai suoi piedi e la divisa nera come la notte che lo circondava sedeva sulle sponde del lago, aveva appena ceduto la sua anima al Signore Oscuro e aveva perso la sua unica amica.
Provò un moto di compassione per la ragazza e parte della collera iniziale svanì.
“Sull’idiozia del signor Weasley non ci sono dubbi.” Severus fece un passo avanti uscendo dai cespugli ed entrando nel cono di luce lunare.
Immediatamente Hermione balzò in piedi impugnando con decisione la bacchetta e puntandola verso l’uomo che aveva di fronte; il libro le scivolò dalle ginocchia finendo a terra nella neve. “Ma credevo che lei fosse più accorta signorina Granger o perlomeno che avesse più cura dei volumi della biblioteca.” Si chinò a raccogliere il testo e le sorrise beffardo. “A quanto pare mi sbagliavo.”
La sorpresa sul volto della giovane Grifondoro era evidente, aprì la bocca come per rispondere ma non sapendo cosa dire la richiuse.
“Mi dia almeno una buona ragione per non metterla in punizione.”
Hermione sollevò gli occhi e li puntò sul suo professore. Due occhiaie scure le contornavano il viso pallido e tirato.
Si era aspettata un rimprovero più duro e il tono eccessivamente calmo del professore la spaventava, sapeva che il fare pacato di Piton era da temere più della sua ira.
Ma non era dell’umore giusto, era in collera con Ron, era preoccupata per Harry, per l’effetto che il libro del Principe Mezzosangue stava avendo su di lui, e voleva saperne di più delle lezioni private con Silente. Questo, aggiunto al fatto che non si concedeva un sonno decente da giorni stava influenzando negativamente il suo umore oltre al suo rendimento e i risultati in Pozioni ne erano un esempio evidente.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno era un rimprovero per volersene stare da sola in un posto tranquillo, perciò senza pensarci troppo gli rispose a tono.
“Cercavo un posto silenzioso per leggere.”
Piton inarcò un sopracciglio, meravigliandosi della sfrontatezza della Granger.
“La sala comune di Grifondoro o la biblioteca non sono più di suo gradimento, per caso?”
“Troppo affollate.” Rispose con una nota di tristezza nella voce. L’ultima volta che era sgattaiolata in biblioteca con addosso il mantello di Harry aveva trovato Ron e Lavanda che si scambiavano tenere effusione a ridosso di uno scaffale. Non aveva nemmeno oltrepassato la porta, si era voltata ed era ritornata sui suoi passi, rinunciando alle ricerche sul Principe.
Una folata di vento li sfiorò entrambi, l’aria si era fatta più fredda ed Hermione si strinse nelle spalle rabbrividendo. Solo in quel momento Piton si accorse che sotto la giacca indossava un semplice pigiama e che si stava massaggiando le braccia nel tentativo di scaldarsi. Le sue labbra stavano assumendo una pericolosa sfumatura violacea.
Un’altra goccia di collera sfumò dal corpo di Severus.
“Trenta punti in meno a Grifondoro." Rispose seccamente.
Gli occhi della strega mandavano scintille di sfida, ma prima che potesse dire qualcosa il professore aggiunse: "Le consiglio di rientrare. Ringrazi che non la metto in punizione a vita, ma se la ritrovo a girovagare per il castello o fuori, non sarò così tenero.” Allungò la mano porgendole il tomo che ancora stringeva nella sua. Estrasse la bacchetta e fece comparire una piccola fiala con un liquido ambrato. Poi, prima di lasciarla andare, si rivolse nuovamente a lei. “Prenda anche questa. La beva. La aiuterà a scaldarsi.”

Hermione lo spostò gli occhi dalla fialetta al professore ma non si mosse, incerta se accettare l’ampollina o rifiutare, poi allungò la mano. Senza volerlo sfiorò la mano di Severus e un formicolio percorse le dita ad entrambi. Ritrasse velocemente la mano, come se si fosse scottata.
“Grazie” sussurrò appena prima di voltarsi incamminarsi verso il castello, le gote improvvisamente arrossate.
Piton la seguì con lo sguardo finchè non scomparve oltre il portone, poi si voltò verso il lago.
Un soffio di vento gli scompigliò i capelli, portando via anche l’ultima traccia di collera.
   
 
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