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Autore: Fink    20/02/2014    0 recensioni
Hermione dormiva profondamente distesa su un fianco, le mani strette attorno alla bacchetta sotto al cuscino.
Piton si avvicinò alla strega e le spostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso.
Storie estratte da "Crescendo e Cercando", che è stata cancellata, e inserite singolarmente. Mi scuso con quanti avevano lasciato un commento alla storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Armati di carta, penna e fantasia'
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Può essere letta come proseguo di Una serata insolita, ma anche come storia priva di qualsiasi collegamento con essa o con altre storie inserte in questa raccolta.



La realtà di un sogno

 



 
Titolo: la realtà di un sogno
Challenge: sfida dei duecento prompt
Prompt: 159. Bacio
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, accenno a Ronald Weasley e Harry Potter
Contesto: II Guerra magica/libri 5-7 (possibile missing moments)
Raiting: verde
Tipologiaone-shot
Parole: 800
 
 
Gennaio 1998 – Foresta di Dean
 
 



Celato tra gli alberi della foresta, ombra tra le ombre di un mondo in cui la luce risplende a fatica, Piton osservò la cerva d’argento mostrarsi allo sguardo meravigliato del giovane Potter. Il ragazzo la guardava con occhi sgranati e il vi poté scorgere lo stesso stupore che illuminava gli occhi smeraldi di Lily quando le parlava di Hogwarts, mentre stavano seduti sull’altalena di legno che cigolava al vento. Quando ancora il loro futuro era un sogno che volevano assaporare assieme e le sue mani erano ancora candide.
Le labbra di Lily si piegavano in un tenero sorriso che riservava a lui solo, un sorriso che ora custodiva in fondo al cuore, accanto ai rimpianti e alle parole mai dette.
La cerva parve risplendere con maggiore intensità, indicando a Potter il luogo in cui era nascosta la spada di Grifondoro. Poi il Patronus scomparve.
Vide il ragazzo gettarsi nelle acque ghiacciate del lago, avventato come lo era stato il padre.
 Lo vide annaspare nella morsa gelida e gli occhi di Lily gli apparvero davanti velati e spenti nella consapevolezza della morte; per un momento, per un solo, brevissimo istante, fu tentato dall’uscire allo scoperto e allungare una mano per afferrare il ragazzo; ma sapeva che Weasley era a pochi metri da loro. Aveva visto la sua chioma fulva scendere l’altura verso valle, seguendo il bagliore argenteo del Patronus ed era sicuro che avesse intravisto l’amico gettarsi nel lago.
Aveva fatto tutto ciò che era in suo possesso per aiutare il ragazzo e mantenere la sua copertura, doveva rientrare al castello, ma prima c’era ancora una cosa che doveva, anzi che voleva, fare.
Risalì il declivio seguendo a ritroso le impronte lasciate da Potter nella neve.
Prima di allontanarsi gettò un’ultima occhiata verso la valle: Weasley stava adagiando l’amico a terra, sentì Potter tossire e sputare acqua.
 
Le impronte lasciate da Potter spiccavano come macchie profonde e scure su di un telo immacolato. Piton sollevò un sopracciglio senza meravigliarsi della stoltezza del Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, che non si era nemmeno preoccupato di cancellarle.
Raggiunse uno spazio aperto abbastanza ampio e notò che le impronte si interrompevano, come se qualcuno si fosse smaterializzato all’improvviso, oppure come se un incantesimo di disillusione le celasse alla vista.
Piton estrasse la bacchetta e la agitò davanti a sé, sondando l’aria. Faceva freddo e il fiato gli si condensava davanti al viso ad ogni respiro, mentre con movimenti ampi e precisi individuava i vari incantesimi di protezione messi attorno all’accampamento.
Si trattava di incantesimi semplici, ma molto efficaci; un pallido sorriso di compiacimento gli increspò le labbra riconoscendone alcuni. A volte si chiedeva che cosa avrebbero fatto i due ragazzi senza la Saccente Grifondoro: probabilmente non sarebbero riusciti a superare vivi nemmeno il loro primo anno.
Dopo esservi aperto un varco nelle difese le oltrepassò, trovandosi davanti ad una tenda molto spartana. Le braci di un focolare ormai spento rilucevano come rubini tra le ceneri, come decine di occhi rossi che scrutano nella notte.
Il mago scostò la stoffa ruvida della tenda che chiudeva l’ingresso: come per molte cose appartenenti al mondo magico, l’apparenza era spesso ingannevole. Una tenda che sembrava non potesse ospitare più di una persona rannicchiata su se stessa aveva, invece, al suo interno due ampie stanze con letti a castello, un atrio, un angolo cottura provvisto di tutto il necessario e una zona giorno con due un po’ lise ma comode poltrone.
Oltrepassò l’atrio ed entrò nella stanza alla sua destra. Hermione dormiva profondamente distesa su un fianco, le mani strette attorno alla bacchetta sotto al cuscino.
Piton si avvicinò alla strega e le spostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso.
“Addio Hermione. Perdonami.” Le sussurrò all’orecchio poi, con un unico, semplice ed elegante movimento, posò un bacio sulla guancia della ragazza soffermandosi un secondo di troppo ad ispirare il dolce profumo della sua pelle.
Dalle sue labbra sfuggi un flebile gemito, una parola sussurrata, ma perfettamente udibile, il mago si alzò di scattò.
 
***
 
Contemporaneamente, in due letti diversi e distanti tra loro, un mago e una strega si svegliavano di soprassalto.
Il mago si toccò la fronte con due dita: Horcrux. Le flebili sillabe uscite dalle labbra della Granger gli erano risultate chiare e distinte anche se erano state solo sussurrate. Era questa la missione suicida che affidata a Potter da Albus?
Severus ora ne aveva la consapevolezza.
Hermione spalancò gli occhi nel buio della stanza e accese la bacchetta. La tenda era vuota, ma dall’esterno proveniva lo scricchiolio della neve che si spaccava sotto dei passi; udì la voce di Harry e anche quella di qualcun altro: Ron.
So portò una mano alla guancia nel punto esatto in cui si erano posate le labbra di Severus e le sembrò di sentirla ancora umida per il bacio.
   
 
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