Piove nei dintorni silvani,
e piove sulle nostre mani
aride, vuote, incapaci
di carezze e di abbracci
che non trovano posto.
Piove dal cielo di agosto.

Vivendo momenti passati:
noi, sotto cieli stellati
di luci e sorrisi,
ed i nostri giovani visi
confusi in giochi d'amore,
nel languido dolce tremore

perduti, distesi, lontani;
tra calde carezze le mani
cercavan brividi e oblio
nei corpi celati nel buio,
nell'ombra, nell'erba discreta,
nella notte silvana, quieta.

Teste fu una stella silente
per suggellar eternamente
l'amor sì tenue e nascosto,
fiorito nel complice bosco.
Vissuto nel mondo penoso.
Ucciso dall'Io impietoso.

Per noi or immense barriere,
non ci son più notti nè sere
vissute tra i boschi, sui prati.
Il fuoco dei baci passati
assale lo sterile cuore
vuoto, incapace d'amore.

E piove sul nostro passato,
piove sul bosco e sul prato,
piove su 'sti corpi vestiti,
piove su amori finiti
nell'oggi, nel tempo, nel vento,
nell'io, nell'eterno scontento.

Ma sotto il cielo d'agosto
non sempre rimane nascosto
il bisogno del giovin oblio
e muti volgendoci a Dio
diciam la preghiera più bella:
ridonaci la nostra stella.