Remake di Una poesia anche per te.
Dedicata a Ka93 che l'avevano recensita.
Scritta sulle note e in riferimento al testo Una poesia anche per te di Elisa.
La
nostra
speranza è nel mio grembo
Bulma
si
appoggiò la mano sul ventre, sentendo un dolore provenire da
esso e si leccò le
labbra.
“Ancora
non
si vede che sono incinta” sussurrò.
Avanzò, raggiunse la vasca e si piegò.
Chiuse il tappo, i capelli azzurri gonfi le oscillarono ai lati del
viso.
Sentiva delle urla ripetitive provenire dal giardino, scandita da dei
tonfi e
da delle esplosioni.
“Vegeta
si
sta ancora allenando, tra un po’ però
avrà finito” biascicò. Si
rizzò e aprì il
rubinetto della vasca, girò la manopola verso il simbolo
rosso. Si voltò,
raggiunse il mobiletto bianco e lo aprì, afferrando un
contenitore vermiglio a
forma di mela.
“Darei
l’anima
e il corpo per farlo diventare supersaiyan, almeno la smetterebbe di
essere
infelice solo perché non riesce a diventare
biondo” sussurrò con voce rauca.
Tornò indietro, svitò il tappo e
rovesciò il bagnoschiuma denso e giallastro
dentro la vasca. Richiuse la mela e si voltò, rimettendola
al suo posto.
“Perché
mi
sono innamoro sempre di quello sbagliato? Un guerriero per cui contavo
quanto
mille altre non mi era bastato? Ora devo fare da servetta al signore
degli
scimmioni per cui valgo anche meno degli altri”
sussurrò. Si leccò le labbra
sentendole screpolate, si grattò la guancia e socchiuse gli
occhi ispessendo le
occhiaie. Aprì il cassetto del mobile, aprì un
cofanetto e si voltò. Raggiunse
la vasca e versò all’interno il contenuto della
scatolina di legno: dei sali
rosa e blu. Richiuse la scatolina e si girò, raggiunse il
cassetto, richiuse la
scatolina e la rimise al suo posto.
“Sarebbe
sciocco sperare di caricarmi del suo dolore. Forse l’unico
modo sarebbe
rinascere anche io saiyan e vivere la sua vita al suo posto, ma
significherebbe
morire … decisamente ormai sto delirando”
bisbigliò.
“Se
sale
ancora con la gravità farà esplodere anche
questa! La prossima volta nei suoi
incidenti mortali potrebbe coinvolgere uno di noi!”.
Sentì gridare suo padre e
la voce dell’inventore fu seguita da una trentina di miagolii
acuti.
“Su,
su,
calmati. Mangia un po’ di dolci e perdonalo. E’ un
così bel ragazzo!”. Urlò
Bunny e Bulma sbuffò. Bulma si avvicinò alla
finestra, prese dal davanzale in
marmo una spugna. Strappò la plastica trasparente che la
avvolgeva e accarezzò
con il pollice la superficie porosa di colore violetto.
Sospirò, appoggiò la
fronte sul vetro gelato e chiuse gli occhi. Il suo fiato si
condensò sul vetro,
appannandolo.
“Non
sei
solo un bel ragazzo, sei un animo dannato. Vorrei essere
l’angelo che riesce ad
asciugare le tue invisibili lacrime di aria. Però, per te,
non esiste altra via
per spazzarle via che finire di distruggerti inseguendo un sogno
irrealizzabile.
Morirai per un rimpianto nonostante il drago ti abbia dato una seconda
occasione” disse con voce roca. Si girò, raggiunse
la vasca e gettò sopra degli
agglomerati biancastri di schiuma la spugna. Chiuse il rubinetto e si
abbassò.
Si sfilò le scarpe, si tolse le calze e le gettò
accanto alle calzature
appallottolate.
“Ti
sto
offrendo i miei anni migliori, ma tu di queste rose raccogli solo le
spine”. Si
sfilò i vestiti e li lasciò cadere sul pavimento.
“Mia
sorella
maggiore mi diceva che aldilà dell’orizzonte
ognuno ha la sua piccola poesia.
Mi chiedo se capirai che la tua è dentro di me, che la
nostra speranza sta
crescendo nel mio grembo” mormorò. Si
sganciò il reggiseno e lo sfilò,
lasciandolo cadere sopra gli slip sul pavimento. Il corpo nudo era
roseo, alzò
il capo e allungò la gamba. Infilò il piede nella
vasca e ripeté l’operazione
con l’altro piede. Si mordicchiò il labbro, si
girò su un fianco e si massaggiò
il seno. I capezzoli rosati erano sporti in fuori e gli occhi le
pizzicavano.
“Maledetto
saiyan, guardami, invece di tessere assurdi sogni di cristallo, troppo
fragili
e coraggiosi. Nessuno riuscirà a sconfiggere Goku, nemmeno
tu, testa dura”
ringhiò. Immerse la spugna nell’acqua, se la
strofinò sulle gambe lisce.
Inspirò, chiuse gli occhi e infilò il capo
nell’acqua aprendo un buco nella
schiuma. La sostanza biancastra semi-trasparente gli aderì
ai capelli che le
aderirono al viso gocciolando. Tirò fuori la testa e
ansimò, si tolse le
ciocche dal viso.
“Idiota,
tu
per me sei il migliore a prescindere della forza in
battaglia”. Si passò la
spugna sui piedi, sulle braccia e sulle spalle. Un ululato di rabbia
risuonò
dal giardino, i vetri e le finestre vibrarono.
“Perdona
e
dimentica, sciocco, sciocchissimo
amore mio” mormorò con voce rauca. Strinse le gambe e si
passò la spugna sui seni
sodi, tra di essi e sul ventre.
“In
me, il
tuo segno è già rimasto in eterno”
sussurrò.