Cap
12
Quando
si svegliò la prima reazione istintiva fu
quella di allungare una mano accanto a sé. Ricordava alla
perfezione ogni
dettaglio del volto di Loki quando era appena sveglio: lo sguardo
assonnato,
l’espressione lievemente imbronciata perché
avrebbe preferito dormire ancora un
po’, e poi quel meraviglioso sorriso sghembo che le faceva
battere il cuore
all’impazzata. Questa volta però la sua mano
incontrò solo la delicata
morbidezza delle lenzuola di seta e il freddo del materasso. Era come
se quel
letto non avesse ospitato nient’altro che lei per tutta la
notte. E forse era
davvero così, magari lo aveva solo sognato.
Affondò il viso nel cuscino. Il
familiare profumo di Loki le invase le narici. No, non era stato un
sogno. Ma
allora perché se ne era andato?
Indossò
la sua vestaglia in broccato e uscì dalla
stanza. Doveva trovarlo, aveva bisogno di parlargli, di capire.
Percorse la
strada che separava le loro stanze a passo di carica, finendo con il
travolgere
un guerriero di passaggio.
-
Come mai tanta fretta? –
Magnifico,
di tanti combattenti doveva incappare
proprio in lui.
-
Sto cercando Loki, lo hai visto? –
Thor
storse il naso, apparentemente contrariato da
quel nome.
-
Perché lo cerchi? –
-
Devo parlargli e, fratello, se sai dov’è ti prego
di dirmelo. – tagliò corto, calcando
sull’appellativo con cui gli si era
rivolta.
Negli
occhi del ragazzo passò un’ombra di tormento.
A quanto sembrava quello era un tasto ancora dolente anche per lui.
Tyra
si pentì di essere stata così brusca. Per
quanto non fosse mai stata interessata a Thor da un punto di vista
sentimentale, gli voleva comunque bene e molto.
-
Per favore, Thor, è importante. –
Thor
annuì, distogliendo lo sguardo da quegli occhi
di ghiaccio che lo fissavano con aria supplicante.
-
È nella sua stanza, immagino che ti ricordi dove
si trova. – aggiunse poi, aspramente.
Annuì,
riprendendo la sua marcia. Aveva fatto un
paio di metri quando si voltò indietro, tornando di corsa
verso il fratello e
attirandolo in un abbraccio.
Thor
rimase immobile, come una perfetta statua di
ghiaccio, come se non sapesse bene cosa fare.
-
Mi dispiace. Sul serio. –
-
Anche a me. – replicò mestamente. Poi si
separò da
lei con risoluta gentilezza e s’incamminò verso le
lizze.
*******
Loki
era seduto sul davanzale della finestra,
fissava il cielo senza vederlo davvero. La sua mente correva alla
scoperta del
giorno precedente. Aveva sempre vissuto ad Asgard, era sempre stato un
principe, figlio di Odino e fratello di Thor. Aveva scoperto di amare
ed essere
ricambiato da Tyra, per poi perderla con la scoperta di essere il suo
fratellastro. Tutte bugie.
No,
si corresse mentalmente, lui e Tyra si amavano
sul serio. Questa era l’unica verità in mezzo a un
mare di bugie. Avrebbe
voluto raccontarle cosa aveva scoperto, ma quando gli aveva chiesto di
restare
non se l’era sentita più. Con quale coraggio
avrebbe potuto guardarla negli
occhi e dirle ciò che era, come avrebbe fatto a sopportare
il disgusto che
avrebbe sicuramente letto nei suoi occhi?
La
risposta era semplice: non avrebbe potuto.
-
Eccoti qui. –
La
voce della ragazza lo fece sussultare. L’aveva
trovato, come sempre del resto.
-
Eccomi qui. –
Tyra
gli si avvicinò, esitante, tormentandosi
nervosamente le mani affusolate.
-
Perché te ne sei andato? – chiese, a voce talmente
bassa che per un attimo Loki si chiese se non si fosse solo immaginato
quella
domanda.
-
È complicato. –
-
E io sono troppo stupida per capire, giusto? –
Lo
fissava con sguardo esigente. Voleva una
spiegazione e non poteva certo biasimarla per quello.
-
Non ho mai pensato che tu sia stupida. – protestò.
-
Eppure mi tratti come se lo fossi. –
-
Io non ti tratto … – cominciò, ma venne
interrotto
all’istante dalla sua mano che gli chiuse la bocca.
-
Allora spiegami, per favore. –
Non
sopportava quando lo guardava in quel modo, come
se il suo silenzio fosse la cosa che la faceva soffrire più
di ogni altra cosa
sulla faccia dei Nove Mondi, ma aveva bisogno di tempo per elaborare
una
spiegazione accettabile.
-
È per stanotte? – domandò, visto che
non sembrava
accennare a risponderle.
-
Stanotte non c’entra, non è stato nulla.
–
Si
pentì immediatamente di quello che aveva appena
detto. Tyra gli rivolse uno sguardo ferito, per poi fissare
ostentatamente il
pavimento.
-
Allora scusa se ti ho disturbato per nulla. –
decretò gelidamente, voltandogli le spalle e incamminandosi
verso l’uscita.
-
Aspetta, per favore. –
Quelle
ultime due parole ebbero il potere di
immobilizzarla. Loki non chiedeva mai per favore, era una cosa che
diceva con
più difficoltà persino delle scuse.
-
Cosa c’è ancora? –
-
Non volevo dire che non è stato nulla, credimi.
Stanotte è stato incredibile, e so che è stupido
perché non abbiamo fatto altro
che dormire, ma vorrei poter vivere altri miliardi di notti come la
scorsa. Il
problema è un altro. Il problema sono io. –
Lo
fissò accigliata, - Non capisco, come puoi essere
il problema se sei anche la soluzione? –
-
Non sono tuo fratello. –
-
Loki … –
-
No, lasciami finire. L’ho scoperto ieri, durante
lo scontro, non sono tuo fratello. In realtà, non sono
nemmeno un Asgardiano. –
ammise.
-
Allora cosa saresti? –
-
Un mostro. –
Quelle
due parole gli uscirono dalla bocca contro la
sua volontà, dando voce a quello che nella sua testa si
ripeteva da
interminabili ore.
-
Sono uno di quei mostri di cui le balie narrano ai
loro protetti la sera, uno degli spauracchi che usano per convincerli
ad andare
a dormire. Sono un Gigante dei Ghiacci … Il figlio di
Laufey. –
Ecco,
l’aveva detto. Fissò risolutamente il
pavimento, aspettandosi di sentire i passi di Tyra mentre fuggiva via
da lui.
Però ciò che giungeva alle sue orecchie era solo
il silenzio; carico di
tensione, aspettativa e domande non fatte, ma pur sempre silenzio.
-
Perché non me lo hai detto ieri sera? –
Sgranò
gli occhi. Si era aspettato mille reazioni,
ma non certo quella.
-
Perché sono un egoista, dovresti saperlo. Volevo
passare almeno un’ultima notte con te e sapevo che non
sarebbe stato possibile
se ti avessi detto cosa ero davvero. – mormorò.
Uno
schiaffo, preciso e potente, si abbatté sul suo
viso; un altro colpì l’altra guancia. Non
reagì, in fin dei conti se l’era
meritato.
-
Sei un vero imbecille, lo sai vero? Credi che mi
importi se sei un Gigante dei Ghiacci, che cambi qualcosa? Ti amerei
anche se
fossi uno gnomo delle caverne, stupido idiota. –
esclamò, fissandolo furibonda.
-
Non t’importa? –
Adesso
sì che era davvero sorpreso.
-
Certo che no. Ti amo e questo mi basta. –
-
Davvero? –
Tyra
si sentì stringere il cuore per il tono
speranzoso con cui le si era rivolto. Sembrava quello di un bambino
spaurito,
di qualcuno che voleva soltanto essere abbracciato e sentirsi dire che
tutto
sarebbe andato per il meglio. Perciò è quello che
fece.
Gli
cinse il collo con le braccia e lo strinse a sé,
fissandolo negli occhi e baciandolo con passione.
-
Non sono mai stata tanto sincera in vita mia. –
assicurò.
Loki
le rivolse una versione leggermente sbiadita
del suo solito sorriso sghembo. La baciò a sua volta,
continuando a farlo
finchè non si separarono per riprendere fiato.
-
Ho una cosa da chiederti. – annunciò.
Tyra
annuì, incoraggiandolo ad andare avanti.
-
Vorresti … Vorresti venire con me? –
Corrugò
la fronte, - Venire dove? –
-
Via da Asgard, lontano da tutta questa gente che
non ha fatto altro che raccontarci bugie. Ho parlato con Laufey,
abbiamo
trovato un accordo. –
Gli
posò le mani sul petto, allontanandosi
leggermente.
-
Loki, io non posso andarmene, non posso tradire la
mia gente. Odino mi ha mentito, è vero, ma è pur
sempre mio padre. E poi c’è
Thor, e Sif, Fandral e tutti gli altri. Sono miei amici, nostri amici,
non
possiamo abbandonarli. – provò a farlo ragionare.
-
Sono tuoi amici, non miei; Asgard è la tua città,
non la mia, e i suoi abitanti non sono come me. –
-
Sei cresciuto qui, è come se fossi uno di noi. –
Loki
scosse la testa, - Non sono mai stato uno di
voi. –, poi aggiunse: - Devi decidere. Io me ne
andrò, ti puoi seguirmi o
restare qui. –
Tyra
abbassò lo sguardo, sconfitta, - Mi dispiace,
ma non posso andarmene, non posso tradirli. Ti amo, ma non posso farlo.
–
-
Anche io ti amo, ma non rimarrò qui. –
sentenziò.
Si
fissarono negli occhi, entrambi sconfitti, per
poi baciarsi un’ultima volta.
-
Ti amo, l’ho sempre fatto e continuerò a farlo.
–
le giurò.
-
Anche io. – sussurrò in risposta, mentre lo
guardava allontanarsi e abbandonare definitivamente Asgard.
Spazio
autrice:
Ok,
mi state odiando, lo so. Lo so, sono perfida u.u
Scherzi a parte, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio
ancora tutti
coloro che seguono, preferiscono, ricordano, recensiscono o
semplicemente
leggono la mia storia (ve se ama, sul serio). Ricordo che il prossimo
capitolo
sarà l’epilogo e vi annunciò che ho
già plottato tutti i capitoli del sequel,
ergo non dovrei farvi attendere troppo per farlo uscire. Spero di
ritrovarvi
tutti lì e, come sempre, vi chiedo di farmi sapere che ne
pensate di questo
nuovo capitolo. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt