Una tazza di tè
«Tu come l’hai capito?»
Soffia
un vento leggero dalla collina davanti a casa, quasi piacevole in una
giornata che si preannuncia particolarmente torrida. Le fronde erbose
sobbalzano come strattonate da una mano invisibile, il cancelletto di
legno dell’orto sembra voler interpretare un’antica nenia
sfregando contro il chiavistello arrugginito. Dalla finestra del quarto
piano intravede una sagoma ancora inzuppata nelle tenebre di
un’alba primaverile. La figura ha folti capelli rossi e un passo
claudicante ma Harry non lo riesce a riconoscere. Si sporge leggermente
fuori dalla finestra e aguzza lo sguardo: intravede una maglia a righe
gialle e verdi. La sagoma raggiunge la parte del prato illuminato dal
sole e si ruota leggermente lasciando intravedere gli occhi verdi e
labbra carnose. Riconosce subito il viso di Ron ma fatica a capire la
sua espressione, immagina ciò che stia pensando e decide di
tornare nella stanza e lasciare l’amico ai suoi pensieri.
Harry
si appoggia a un mobile per metà logorato dal tempo che,
chissà come, si è ritrovato a essere messo nel corridoio.
Passa una mano sul volto e stringe forte le dita attorno alle tempie.
Non dorme da giorni e non riesce ancora nemmeno a socchiudere le
palpebre per più di mezzora prima di sentire una fitta
lancinante alla bocca dello stomaco e svegliarsi di soprassalto. Nella
mente ha ancora, marchiato a fuoco, il viso di Lupin o quello di Fred,
terrorizzati, qualche attimo prima di morire.
Sente
degli scricchiolii dalle scale e poco dopo affiora dalla rampa del
piano superiore Hermione, vestita con un abito lungo fin sotto al
ginocchio, scuro come la pece con piccole balze al fondo, copre le
spalle con una sciarpa piuttosto consunta ma che adorava indossare
perché l’aveva comprata un giorno poco dopo Natale assieme
ai suoi genitori.
Entrambi
hanno uno sguardo stanco e teso allo stesso tempo. Si sorridono appena,
la ragazza lo fissa quasi fosse un animale raro da esaminare. Sospirano
entrambi senza parlare, Hermione schiarisce la voce, trattiene la
voglia si tornare a piangere e si appoggia al mobile di fianco a lui.
«Sei riuscito a dormire, Harry?»
Il
ragazzo scuote il capo e fa spallucce, non ne voleva parlare in quel
momento, in quella giornata. Come un tacito accordo cambiano subito
argomento. Hermione indica il piano superiore dal quale era appena
arrivata e distoglie lo sguardo.
«So, sono passata da Ron ma non mi ha risposto, forse lui è riuscito a riposare..»
Harry
scuote il capo prima ancora che sia finita la frase. Indica la finestra
dalla quale, pochi minuti prima, aveva intravisto l’amico. La
flebile luce di speranza che era sorto sul volto di Hermione,
prospettando una notte di sonno per almeno uno di loro, lascia il passo
all’espressione di sconforto. Fa qualche passo per vedere meglio
al di là e riconosce una sagoma fulva che cammina per il
giardino.
«Dici che dovremmo andare da lui?»
Non
si guardano in faccia ma Harry immagina che nel dire quella frase gli
occhi color caramello si sono tersi nuovamente di lacrime salate, lo
capisce dal tono soffocato della sua voce.
«Temo che ora non ci voglia o sarebbe venuto da noi»
Non aggiungono altro perché sentono dei rumori, brusii e poi qualcuno che scende più rampe di scale.
Ginny
sembra interdetta nel vederli, rallenta il passo e sorride solo dopo,
quando teme di poter essere troppo scortese se non lo facesse. La
più giovane dei Weasley indossa un vestito sancrato sui fianchi
che gli arriva fino alle ginocchia e delle scarpe con un leggero tacco,
tutto sui toni di un grigio scuro e una giacchetta che le copre le
spalle a mezzemaniche nere. Il viso bianco è incorniciato dai
lunghi capelli vermigli, solcato da profonde occhiaie corvine e
impreziosito da dolci occhi mori.
Nel
vederla Harry si stupisce di come sembri una donna adulta, quasi fosse
maturata nella giornata in cui non si sono visti. Vorrebbe parlarle e
stringerla forte, non farle sentire il dolore che deve provare in quel
momento ma non si muove. Nessuno fiata per qualche secondo e poi
vengono raggiunti da Percy e Charlie. Indossano entrambi un completo
scuro con delle camice dalle tinte piuttosto splendenti. Educatamente
si salutano e Charlie fa i suoi complimenti a Harry per la battaglia.
Il secondogenito della famiglia ha il naso regolare solcato da alcune
ferite in via di guarigione e un profondo livido tutto attorno
all’occhio destro, una macchia violacea che risalta ancora di
più sugli occhi cristallini. La battaglia di Hogwarts la conosce
già tutta la comunità magica ma non è
l’unico posto in cui c’è stata battaglia. Bucarest
è stata dilaniata da una sanguinolenta guerra a cui Charles ha
potuto dare poco conto, impegnato com’era a cercare di tornare
dalla sua famiglia. Quelle ferite se l’è procurate in
parte tra le Alpi in Italia, mentre combatteva assieme ai maghi alleati
all’Ordine, e in parte a Hastings al fianco di Kingsley, pochi
giorni prima della Battaglia Finale. Le ferite procurategli da Augustus
Rookwood l’hanno tenuto a letto fino a quel giorno. Il dolore
allo stomaco ancora lo dilania ma non può stare rannicchiato tra
le coperte, non per colpa di quello stesso essere che ha portato via la
luce da suo fratello.
Percy si schiarisce la voce poggia una mano sul braccio del fratello e guarda Ginny.
«Non facciamola aspettare»
Si
ritrovano nella sala affollata della casa ancora imbevuta nel silenzio,
la luce, i mobili tutto appare assolutamente normale e il ché ha
del paradossale. Ginny si guarda attorno, il lavoro a maglia della
madre, il libro sui babbani del padre. Tutto sembra irreale, come può essere ancora lì se non c’è più Fred? Vorrebbe urlare e non dover fissare negli occhi il viso della madre o sentire i pianti di George.
Si schiarisce la voce e guarda la cucina, vuota anch’essa.
«Volete prepari un tè?»
Nessuno
risponde subito, un po’ stupiti da quella domanda, ma poi
scuotono la testa e vanno ad accomodarsi sulle poltrone dai colori
caldi.
Come
possono non volere del tè? Dovrebbe farlo comunque perché
sicuramente è ciò di cui hanno tutti più bisogno.
La mamma vorrà sicuramente il tè quando si
sveglierà e s’indispettirà sicuramente nel non
trovarlo.
Va
in cucina, scuote la bacchetta per prendere il bollitore e lo mette a
scaldare. Dalle scale affiora la figura dolce e malinconica di Molly,
seguita a pochi passi da quella alta e impacciata di Arthur. Indossano
due abiti con toni neri sbiaditi dal tempo, sono formali e dalle tinte
cupe che sembrano tanto lontani dai calorosi colori della loro
famiglia. La padrona di casa sorride leggermente e allarga le braccia
per stringere le spalle della figlia.
«Ginny, cara, credo nessuno di noi voglia prendere il tè ora, non c’è ne bisogno»
La
ragazza si comporta come se non avesse sentito il commento della madre
e continua a trafficare tra pentolini e padelle per preparare la
colazione. Molly e Arthur si scambiano uno sguardo confuso e poi il
padre prova a prendere la parola ma il rumore delle stoviglie è
troppo alto. Si limita ad alzare le spalle allo sguardo dubbioso di
Molly. In simultanea arrivano nella stanza Percy e Ron mossi da quel
rumore fastidioso di tegami che sbattono uno contro l’altro.
«Cos’è questo rumore?»
Ginny non smette di fare baccano e per poter rispondere è costretta a urlare.
«Preparo il tè»
Dalla
sala affiorano anche gli altri ragazzi che erano andati in sala. Arthur
spinge delicatamente il braccio della consorte verso di sé e si
avviano nuovamente per le scale, devono ancora prepararsi ed è
meglio lasciare i ragazzi ai loro discorsi.
«Non è il tempo da te, direi»
Ron
deve schiarirsi la voce per non sembrare troppo roco, scambia
un’occhiata con Charles e poi con Harry, l’amico non fiata.
Ginny smette di fare tanto fracasso ma non si volta a guardare il
fratello mentre gli risponde.
«Impossibile, è sempre momento per un tè»
Percy stringe forte i pugni della mano e sibila per evitare di alzare il tono di voce
«No! Ora non lo è»
«Io voglio il tè»
«Non m’importa, smettila ora»
Ginny
scatta come un giocattolo a molla quando lo si lascia libero di
rimbalzare. Lancia l’asciugamano in un angolo e va tanto vicino
al muso di Percy da potergli contare tutte le lentiggini sul volto
incavato.
«Il tè è quello che ci serve ora, un po’ di tè aggiusta sempre tutto»
«NO!»
il fratello ora urla e gesticola con forza, sembra quasi voglia colpire
la sorella «Invece non aggiusterà proprio nulla»
Charlie cerca di trattenerlo dalle braccia e Harry si sporge per
allontanare leggermente Ginny «Perché Lui è morto,
non sarà dello stupido tè a riportarlo quì»
Per
quella frase tanto cruda Charlie dimentica della sua presa sul ragazzo
e lo lascia andare dalla stretta. Hermione trattiene il fiato e fissa
Ron con fare pero. Ginny non si muove mentre Charlie sbianca e sibila
contro il fratello minore.
«Percy!»
È Ron a prendere in mano la situazione.
«Basta!»
La
voce è forte e autoritaria, lo stesso tono che aveva avuto
quando aveva discusso con Harry e Hermione nella tenda l’anno
prima. L’attenzione generale è rivolta su di lui. Ginny
vorrebbe ordinargli di non immischiarsi ma nello stesso momento in cui
prova a urlargli di tacere sente nuovamente quel dolore.
Scaraventa
lo strofinaccio a terra e imbocca la porta che da sul giardino dando un
fortissimo colpo alla spalla del fratello. Sente allo stomaco come
qualcosa che si è spezzato e che l’attanaglia dal giorno
della battaglia. Odia crollare, soprattutto davanti agli altri ma non
riesce a frenarsi. Un pianto forte che non le lascia il tempo di
prendere fiato o di pensare su cosa stia facendo. Eccetto le crisi
amorose provocate da Harry stesso l’ultima volta che Ginny aveva
pianto era probabilmente quando Billy aveva inavvertitamente mozzato la
testa alla sua bambola magica appena comprata per il compleanno. Ora la
giovane ragazza sta correndo via dal giardino e non vuole smettere di
fermarsi finche non sente la fitta alla milza e il fiato troppo corto
perché riesca a continuare.
Hermione
porta una mano sul volto. Ron corre alla ricerca della ragazza dicendo
all’amico di aspettarlo lì. Aspettano per quasi mezzora
prima che i due fratelli ritornino, Ginny cammina con fare ancora
alterato, nessuna lacrima le riga il volto.
Mentre
la sorella va a sedersi in un angolo e Hermione le porta un bicchiere
d’acqua Ron passa una mano sulla barba incolta e schiarisce la
voce. Indica le scale e si rivolge a Percy.
«Vai
a cambiarti, per la casa risolvo io» senza aspettare che risponda
guarda fuori dalla finestra rapidamente e questa volta si rivolge a
Charles «Dovresti aiutarlo con la cravatta, sicuramente non si
ricorderà a fare il nodo»
Tanto Charlie quanto Percy non vorrebbero lasciare la stanza ma sono stremati da troppe ore insonni da riuscire a farsi valere.
Harry
propone di andare via ma Ginny fa un flebile segno di negazione con il
capo, Ron le si accosta, stringe una mano con la sua stando appoggiato
sui talloni «In realtà a me un tè farebbe piacere,
ti va se lo preparo io?»
Immediatamente
la sorella si tranquillizza, annuisce con il capo e alza gli occhi quel
tanto da poterlo vedere. Harry e Hermione non sanno che fare e si
guardano incerti. Ron deve averlo intuito perché fa scivolare
dal ripiano al tavolo quattro tazze di tè e sorride a Hermione.
«Vi unite a noi?»
«Quello
è stato il momento. L’esatto istante in cui ho capito che
il ragazzino che amavo al tempo di Hogwarts era diventato l’uomo
con cui poter costruire un futuro. Quando penso alla prima volta che ho
completamente capito che tipo di uomo volevo al mio fianco mi immagino
sempre Ronald, sicuro e leggermente illuminato dal sole del mattino,
che si preoccupa che tu, Harry ed io abbiamo una tazza di te»
Ginny
sorride commossa e passa una mano sulle ginocchia di Hermione, quello
era stato uno di quei giorni speciali nel quale suo fratello aveva
tirato fuori il pragmatismo che nessuno si sarebbe mai immaginato e che
poi aveva dimostrato di aver maturato più e più volte in
futuro. Si rimette a camminare per la stanza, passa la mano attorno al
collo sinuoso e sente la collana di perle prestatagli per
l’occasione da Luna. Torna a guardare Hermione e quella le si
avvicina sorridendo di gioia.
«È
un momento importante, ma sono sicura che andrà tutta bene.
Siete fatti per stare assieme e lo sai!»
Ginny
pensa al volto di Harry che la guarda e ai suoi abbracci quando erano
davanti al camino nella nuova casa appena comprata. Sorride e lascia
che Luna le aggiusti i capelli, un po’ troppo ribelli per le
necessità dello chignon.
Dal
corridoio della Tana affiorano voci concitate nella stanza, ingombra di
oggetti abiti e quant’altro. Spalanca la porta una Fleur
particolarmente tondeggiante e boteriana nelle forme. La ragazza fatica
a fare le scale per l’enorme pancione del secondo figlio e si
è dovuta far aiutare da Molly ad arrivare fino a lì.
Insieme all'affascinante francese dai lunghissimi capelli biondi,
stringendo forte la mano della nonna, affiora la piccola Victoria in un
vestitino blu edue fiocchetti in tinta che le raccolgono i capelli fulvi.
«Teddy dice che se zia Ginny sposa zia Hally lei diventa padlina sua come lo è zio Hally. È velo, maman?»
Prima
ancora di risponderle la donna si butta sul letto della cognata. Ispira
a fondo e poi si rivolge alla bambina massagiandosi le gambe doloranti.
«Semmai può divenir sua madrinà, il padrinò può essere solo maschio»
La
ragazza lascia la presa della nonna e tentenna verso Hermione, la
ragazza la prende in braccio e la fa tamburellare sulle gambe contro il
pavimento.
«Madlina come la zia Elle è con me?»
«Ouì, come zia Gabrielle, ma petit»
La
frenetica furia di poco più di tre anni si lascia scivolare a
terra e si butta sul letto a fianco della madre rubando una risata alle
altre donne nella camera.
Molly
non trattiene una lacrima nel vedere la sua bambina già stretta
nell’abito da sposa. Un bel lilla con delicate elaborazioni in
pizzo viola sul petto. I capelli fulvi li ha acconciati Hermione
raccogliendoli in un alto chignon e Luna ha aggiunto due fiori di pesco
pinzati poco sopra l’orecchio.
«Oh piccola mia!» le
si avvicina e la ragazza china il capo perchè possa baciarle la
fronte come quando da piccola voleva farle un complimento. Si spoge a
stringere il braccio della bruna seduta poco lontano e anche a lei
rivolge un grande sorriso «Hermione, cara, Ron chiede se puoi raggiungerlo in camera sua. Ha dei problemi con il nodo alla cravatta!»
Hermione
e Ginny ridacchiano tra di loro e poi la ragazza si alza dallo sgabello
e sistema le pieghe dell’abito, indossa un vestito piuttosto
corto di più sfumature di verde che le illumina il volto.
Scende
le scale verso l’ex camera di Ron, quante estati avevano speso
tutti e tre tra quelle pareti. Bussa una sola volta contro la porta e
non aspetta la risposta. Ron è sdraiato sul suo letto con la
cravatta ben sistemata attorno al collo e gli occhi socchiusi. Nel
sentire il rumore si riscuote e si alza in piedi.
«Tua madre mi aveva detto che ..»
Ron arrossisce e fa un paio di passi verso di lei.
«Dire a mia madre che volevo baciarti mi pareva sconveniente»
Hermione
si mette a ridere poi gli passa le due braccia attorno al collo con
fare divertito, lui ricambia passando le mani sui fianchi.
«Scommetto che sappia che ci baciamo»
«Lo spero o negli ultimi quattro anni ha pensato fossimo veramente molto affettuosi come amici»
«Ahah! Comunque, considerando che a breve ci sposiamo, sono piuttosto certa sappia che ci baciamo»
Ron spalanca gli occhi e quasi boccheggia.
«Maledizione! Il matrimonio..»
Sembra
completamente sconvolto e Hermione corruga il viso, lui cerca di
allontanarsi ma lei gli stringe le spalle e lo obbliga a guardarla
negli occhi.
«Che ti prende Ronald?»
«Avrei dovuto portare a Harry le fedi più di un’ora fa!»
Hermione
lascia la presa e si metta a fissare il vuoto «Per la barba di
Merlino!» la ragazza inizia a muoversi per la stanza, tinteggiata
d’arancio e ricoperta da poster di Quidditch -nessuno più
con Krum-, si concentrata sui suoi pensieri e li riformula ad alta voce
«Ora sarà già completamente impazzito»
«Non esagerare»
Spalanca
gli occhi color caramello e punta l’indice contro il naso del
fidanzato, Ron si trattiene dall’indietreggiare per lo spavento.
«Harry
scapperà perché non ha le fedi, Ginny avrà il
cuore spezzato e Billy spalleggerà Harry, Fleur no e vorranno il
divorzio. Charles, Percy e George hanno questa relazioni altalenanti!
Nessuno di loro ha dei nipoti. E noi? Noi eviteremo tua sorella
perché ormai sarà diventata acida come zia Muriel e non
vedremo più Harry perché si sarà già
rassegnato all’alcolismo. I tuoi genitori ne saranno distrutti e
vivranno in questa casa silenziosa senza l’ombra di figli o
nipoti che li vengono a salutare»
Ron afferra il polso prima che Hermione corra fuori dalla stanza e spaventi a morte i futuri sposi.
«Stai esasperando la situazione, Herm»
«Moriranno soli!»
Ron
spalanca i grandi occhi verdi e la scuota leggermente. Attende qualche
secondo, la tattica non sembr afunzionare a tranquilizzarla e quindi
decide di adottarne un'altra: accarezza dolcemente la guancia e
l’abbraccia con forza.
«Stai esagerando il problema»
Hermione fa profondi respiri e con lentezza ricambia la stretta del fidanzato.
«Sì, hai ragione»
Quando
si lasciano dall’abbraccio Ron estrae una scatolina dalla tasca e
le sorride facendole un cenno per dirle di scostarsi, ora deve portare
gli anelli all’amico. Hermione lo frena sulla soglia della stanza
con la porta già aperta.
«Potresti aspettare qualche minuto»
Passa
la mano affusolata sulla maniglia della porta e la spinge per
chiuderla, il ragazzo sorride divertito e fa girare la chiave della
serratura. Le afferra il volto con le mani e la bacia con vigore, lei
ricambia ed energicamente gli allenta la cravatta. Ron passa le dita
sulla sua schiena e le abbassa la lampo.
«In fondo è più di un’ora, cosa saranno dieci minuti in più?»
Hermione
sbatte a terra la cravatta, sbottona il colletto e poi gli fa una
leggera pressione sul petto per allontanarlo lievemente.
«Facciamo pure venti minuti!»