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Autore: LightsTurnOff    21/02/2014    1 recensioni
“Siete un branco di bambine,” sentì poi una voce che non conosceva proferire quella frase con tono di grande sufficienza, seguita poi da un rumore sordo e un crack di un naso rotto.
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Si girò su un fianco e affondò la guancia sinistra nel cuscino, la strofinò contro il tessuto e decise che, quella volta, si sarebe addormentato davvero senza troppe storie; il giorno seguente avrebbero dovuto completare la registrazione del video di The Beast And The Harlot e voleva sentirsi riposato, al suo risveglio.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Promise me you'll never feel afraid

 

 

Aveva diciassette anni quando conobbe quello che sarebbe stato un pezzo fondamentale della sua vita, una persona a cui aveva lasciato silenziosamente un pezzo di cuore  senza che nessuno lo venisse a sapere. Non se lo sarebbe mai dimenticato, quel giorno poco soleggiato di Dicembre, quando fu coinvolto in una rissa di quartiere senza sapere neanche lui come.
Erano da poco iniziate le vacanze invernali e Matt passeggiava solitario per uno dei tanti marciapiedi tutti uguali di Huntington Beach con un cellulare in mano, uno di quelli semplici da usare, messaggiando con una ragazza del suo liceo che a quanto gli era sembrato di capire ci stava spudoratamente provando con lui. Non che gli dispiacesse, ma non era il tipo che flirtava così, per sms, con le ragazze preferiva parlarci faccia a faccia, capire quello che da un messaggio non puoi comprendere, non potendo vedere le espressioni, i movimenti incondizionati, insomma tutta quella roba che ti fa capire davvero una persona. Ed infatti era proprio quello che si accingeva a fare, incontrarla. Non che Jessica non l'avesse mai vista, era due anni dietro di lui, l'aveva vista nei corridoi, agli allenamenti per cheerleaders, ma non aveva avuto modo di parlarci davvero, se non poche parole lasciate al caso nei pochi istanti liberi che aveva. Così si erano accordati per vedersi quel pomeriggio in un parco poco frequentato. Diceva che non le piaceva la gente. A Matt non faceva né caldo né freddo invece, ma se lei insisteva per un posto appartato a lui non poteva che far piacere, magari ci scappava una limonata come si deve. Lui non era il tipo che si passava chiunque, era molto più sentimentale e romantico, ma stava attraversando un periodo un po' così nella sua vita e una qualche distrazione pensava potesse fargli bene, per questo anche se Jessica non gli interessava particolarmente, stava andando ad incontrarla: per distrazione.
Fu proprio in quel parchetto dimenticato dal mondo che si trovò accerchiato da cinque colossi che lui non conosceva e che gli si buttarono addosso senza neanche dirgli perchè. Fortunatamente era uno abituato a picchiare, ne stese due con una certa facilità, ma per quanto il fisico di Matt fosse statuario per un diciassettenne, per quanto fosse abituato alle risse, il numero era a suo sfavore e non aveva davanti dei pivelli. Finì per prendere qualche pugno e qualche calcio anche lui. Fu quando un biondo abbronzato lo atterrò con un pugno ben assestato nello stomaco che capì perchè era stato preso di mira.
“Come cazzo ti permetti a provarci con la mia ragazza?”
Ah, ecco. Non si doveva fidare delle ragazze, ci era ricaduto e aveva anche il fiato corto per una bambina, che due palle. Era davvero annoiato dalla situazione, oltre che dolorante, avrebbe voluto rispondere ma un calcio gli arrivò diritto sullo stomaco ancora chiuso per via del pugno. Sapeva che doveva reagire e si stava rialzando, era già in ginocchio quando vide il biondo che doveva essere il ragazzo di Jessica, steso a terra che si teneva fra le mani i gioielli di famiglia.
“Siete un branco di bambine,” sentì poi una voce che non conosceva proferire quella frase con tono di grande sufficienza, seguita poi da un rumore sordo e un crack di un naso rotto. Alzò lo sguardo e vide un ragazzo moro, più magro di lui e anche poco più basso con del sangue sul pugno, che teneva all'altezza della vita, pronto a caricare nuovamente. Nel frattempo Matt si stava riprendendo e insieme a quello sconosciuto finì il lavoro, non ci volle molto a stenderli in due, erano solo forza e sembrava che il moro, invece, piuttosto che la forza, sapesse dove colpire.
Aveva tecnica.
“E tu smettila di fare la troia, che ancora prendi il latte da tua mamma,” disse poi il giovane alla bionda che Matt era andato ad incontrare, e prese quest'ultimo per un braccio, trascinandolo lontano da quel posto. Quando furono abbastanza lontani, il ragazzo lasciò la presa sul braccio di Matt e si fermò, girandosi a guardarlo con occhio preoccupato. Matt notò che aveva dei lineamenti marcati e quegli occhi nocciola erano davvero molto espressivi, di un'espressività che non aveva mai riscontrato in quelli degli altri.
“Tutto bene? Ti ha fottuto un bel calcio quello,” disse poi guardando l'addome del ragazzo dagli occhi chiari, ancora un po' lucidi per lo sforzo, ipotizzò.
“Sì, tutto ok,” disse Matt con un mezzo sorriso, alzandosi la maglietta per controllare se il livido fosse molto grande, “comunque ci sai fare proprio, amico, dovresti insegnarmi qualcosa!”
“Ho fatto qualche anno di thai boxe, ne avevo bisogno,” lo informò sorridendo divertito per poi porgere in avanti il palmo della mano aperto, ancora con qualche traccia del sangue del tipo a cui aveva rotto il naso.
“Mi chiamo Brian.”

Da allora erano passati degli anni, Brian e Matt erano diventati ottimi amici e Matt scoprì anche perchè Brian faceva thai boxe. Decise di raccontarglielo una sera d'estate ad un falò, aveva le gote arrossate dall'alcool e dalla vicinanza del suo amico, probabilmente, quando gli svelò il suo piccolo segreto.
“Ricordi che ti dissi che facevo thai boxe perchè ne avevo bisogno?” gli chiese il moro guardando Matt negli occhi verdi per qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo per dedicarsi al fuoco che ardeva poco lontano da loro.
“Sì, me lo hai detto il giorno che ci siamo conosciuti,” rispose affermativo l'amico, guardando con ingenua curiosità Brian, con quel suo viso infantile che gli conferiva quell'aria così inviolabile e al tempo stesso decisamente da sesso, come pensava Brian ogni volta che Matt assumeva quell'espressione che solo lui, con quelle sue fossette e quegli occhi verdi e carismatici, poteva avere.
“Ho iniziato per difendermi da gente come quelli che ti avevano accerchiato quella volta, che ti vogliono pestare solo perchè non ti scopi le ragazze, così avevo voglia di fargli perdere un po' di sangue,” gli spiegò dedicandogli nuovamente la sua attenzione, assumendo verso la fine un sorriso soddisfatto e a tratti sadico. Matt digerì tutta la questione tranquillamente, non aveva problemi ad avere un amico che si scopava ragazzi, anzi, per lui Brian non era uno dei tanti che poteva perdere così, per una minchiata. Gli diede piuttosto una sonora pacca sulla spalla, che si fece sentire sulla corporatura più sottile del moro che, per quanto potesse avere i muscoli, non erano certo al livello di quelli di Matt.
“Spero che tu gliene abbia fatto perdere un bel po'.”
Non c'era da nascondere che Brian tirò un sospiro di sollievo vedendo Matt sorridergli, aveva azzardato a dirglielo e aveva paura che lo avrebbe abbandonato, ed invece quel sorriso gli stava dicendo che sarebbe rimasto. Il cuore di Brian perse un battito nel constatare come per lui Sanders non era solo un amico, ma quella sera prese una decisione. Avrebbe vissuto il suo amore da lontano, non avrebbe toccato Matt a meno che lui non gliene avesse dato il consenso.
Era mentre celava quella promessa nel suo cuore che venne distratto dalla voce bassa di Matt, che lo fissava mentre il moro pensava e prometteva, nel silenzio della sua mente.
“Bri, hai paura?” chiese semplicemente. Brian si voltò verso l'amico e vide che ora era lui a fissare il fuoco, gli occhi verdi persi fra le fiamme dei suoi pensieri e del fuoco caldo che gli faceva compagnia quella notte.
Aveva paura? Se fosse stato più specifico forse gli avrebbe risposto. Se la domanda si riferiva ai bulli del liceo o in generale a cosa la gente pensava di lui, be' la risposta era no. Aveva invece paura di perdere Matt in futuro, aveva paura che un giorno, prima o poi, avrebbe fatto un passo falso, avrebbe ceduto alle sue ombre come spesso gli capitava e la luce che l'amico aveva portato nella sua vita ne sarebbe stata inghiottita, come un buco nero risucchia i raggi luminosi dell'universo. Sì, di quello aveva una paura incontrollabile, per questo si era fatto quella promessa celata al mondo, con l'unica speranza che fosse abbastanza forte da mantenerla.
Dal canto suo Matt aspettava una risposta che il moro non gli stava dando, così si era voltato ad osservare Brian e lo vide col capo chino a osservarsi le punte dei piedi, sul volto l'espressione contratta di chi aveva tanto da pensare e combatteva allo stesso tempo quei suoi stessi pensieri.
“Promettimi che non avrai mai paura.”
Quella frase era uscita dalle labbra di Matt senza neanche essere pensata, con una voce calda e amichevole, con una musicalità che avvolse un Brian sorpreso come un abbraccio.
“Promesso.”
E così gli anni passarono, e loro da adolescenti divennero adulti, e Brian continuò a tener fede a quella promessa fatta a se stesso, caso strano, lui era così spavaldo che se ne fregava delle promesse, ma non avrebbe mai e poi mai infranto una promessa che riguardava Matt, così come non avrebbe infranto la promessa fatta a Matt.


Il piumone avvolgeva il corpo di Brian completamente, se l'era tirato su fin sopra la testa e aveva chiuso gli occhi tirando un sospiro di sollievo, finalmente rilassato. Prima di riuscire ad addormentarsi davvero i suoi ricordi lo avevano portato indietro di qualche anno, a quando aveva conosciuto quelli che erano poi diventati i suoi compagni di band, gli stessi che lo avevano e lo stavano accompagnando lungo quel percorso chiamato show biz.
Si girò su un fianco e affondò la guancia sinistra nel cuscino, la strofinò contro il tessuto e decise che, quella volta, si sarebe addormentato davvero senza troppe storie; il giorno seguente avrebbero dovuto completare la registrazione del video di The Beast And The Harlot e voleva sentirsi riposato, al suo risveglio.
"Ehi Brian, Brian sei sveglio?"
Uno sbuffo gli si spense in gola. Poteva solo sorridere, quando sentiva quella voce.
"Aspetta, vengo ad aprirti."
Il chitarrista contrasse i muscoli del corpo per farsi coraggio e, con uno slancio, uscì fuori dalle coperte e si diresse verso la porta che aprì. I peli delle braccia si rizzarono per il freddo e, involontariamente, si strinse nelle sue stesse braccia.
"Scusa amico, non riesco a dormire e mi annoio."
"E ovviamente vieni a rompere le palle a me." concluse Brian ridendo, di nuovo sotto la protezione delle coperte. Senza nessun invito Matt seguì l'amico e in poco tempo si trovarono entrambi su un fianco a guardarsi negli occhi con una cupola bianca sulla testa; avevano tentato di sistemarla per avere più aria, ma in poco tempo il tessuto era scivolato su se stesso fino a disegnare con tante pieghe i lineamenti dei loro corpi accartocciaci e vicini. Matt guardava Brian con un largo sorriso sulle labbra, con quegli occhi talmente grandi e luminosi che sembrava più fatto di Jimmy nei suoo giorni migliori, e il chitarrista aveva paura, non voleva venir meno a quella promessa che era riuscito a mantenere per tutti quegli anni.
"Che stai facendo?"
Non potè fare a meno di chiederlo, quando Matt avvicinò una mano sulla sua guancia per accarezzargliela delicatamente con il palmo.
L'altro in un primo momento non rispose e Brian trattenne con tutte le sue forze lo stimolo di chiudere gli occhi e di sorridere come un neonato sulle gambe della propria madre.
"Da quanto tempo sei innamorato di me?"
Lo sussurrò appena che Matt dovette ripeterglielo scandendo bene le parole e fermando il movimento della mano sulla guancia che lo distraeva, o che forse distraeva entrambi.
Brian abbassò gli occhi, aveva tanta paura come non ne aveva mai avuta, persino i bulli della sua scuola sembravano meno innocui di quella domanda.
"Non lo so." mentì, a bassa voce.
Le lenzuola sul viso iniziavano a dargli quella spiacevole sensazione di soffocamento e il peso delle altre coperte non aiutava. Con la mano non schiacciata dal peso del corpo cercò di tirarle giù e la boccata d'aria che prese alla fine era fredda, nonostante la temperatura della stanza non fosse bassa. Matt invece rimase giù e gli avvolse un fianco con un braccio come a volergli dire che lo rivoleva lì con lui.
Non poteva dirgli quando si era innamorato di lui, non poteva ammetterlo davanti ai suoi occhi.
"Tu da quando lo sai?" chiese, ancora annaspando in quel mare di cotone e piume. Sentì ridacchiare Matt all'altezza della sua pancia e il cuore cominciò battergli ancora più forte.
"Da quanto basta." rispose subito, anche lui era sulla difensiva. Non gli piaceva ricordare quando era successo, quando negli occhi di Brian aveva notato tutto quell'amore e quando aveva sentito il bisogno di riceverlo e tenerselo tutto per lui.

 

"Lasciami Brian, vattene!"
Matt lo scansò urtandolo con un braccio, senza la minima cura dei movimenti anzi, in quel momento desiderava solo ferirlo quanto più poteva. Il chitarrista fece un passo indietro ma rimase lì a fissare le spalle del suo migliore amico, sorpreso e preoccupato.
"Che succede, bro?"
Si erano sempre capiti con un cenno, con un'occhiata, Matt gli raccontava tutto senza neache aprire bocca, sempre tranne quella volta. Dopo un  concerto, nel backstage, lo aveva abbracciato come tante altre volte, le sue braccia sudate intorno alla canotta appiccicaticcia dell'altro, ma la reazione che aveva ricevuto era stata del tutto inaspettata; era Bri, Syn, Haner e coglione patentato, ma non era mai stato solo Brian, non per Matt almeno.
Il viso del cantante era molto arrossato e la vena del collo era ancora piuttosto evidente, i Rayban che gli premevano sul naso lo aiutavano a mettere un muro tra lui e il resto del mondo, era così terrorizzato e arrabbiato da tremare.
"Non voglio più averti intorno, frocio di merda."
Gliel'aveva detto senza neanche guardarlo, senza nemmeno voltarsi; sapeva di avergli procurato più dolore lui che chiunque altro messo insieme.
E Brian non ci poteva e voleva credere.
"C-Cosa? M-Matt..."
Lo aveva visto allontanarsi velocemente verso il suo camerino e, persino in quel momento, aveva mantenuto la sua promessa: guardare il ragazzo che amava da lontano e basta senza neanche quasi arrabbiarsi, tenendosi solo tanto dolore dentro.

 

"E questo cosa vuol dire? Non sono neanche sicuro che sia una vera risposta."
Brian era tornato di nuovo sotto le coperte a guardare il suo amico negli occhi, aveva però ancora la pelle d'oca per tutto ciò che stava succedendo.
"E mentire lo è? Una bugia non è una vera risposta, Haner."
Continuava a sorridergli con quei denti perfettamente quadrati e grandi e dritti. Gli occhi verdi iniziavano ad essere più piccoli ma più lucidi, dovevano essere le quattro di notte o qualcosa del genere e la stanchezza iniziava ad essere visibile tra le guance.
"Ho capito solo quando ho iniziato a sentire quello che provavi tu." proseguì, con una calma che non pensava di possedere. "Quando finalmente mi sono reso conto della situazione ti ho insultato e ti ho cacciato via, non avrei mai dovuto Bri, scusami."
La naturalezza con cui quelle parole gli scivolarono dalle labbra stupirono il chitarrista che sentì le guance avvampare all'improvviso.
"T-Ti ho perdonato tanto tempo fa e lo sai." Si strinse a Matt come si era promesso di fare, da amico, col peso delle coperte a soffocarli e il sapore dei loro respiri tra le narici. "Sarei disposto a tutto, pur di non perderti."
E tutte le promesse che Brian si era ripetuto giorno dopo giorno caddero come un castello di carta, quando Matt gli prese il viso tra le mani e lo baciò sfiorandogli appena le labbra. Si divisero ed erano entrambi di nuovo adolescenti, Brian sempre sbronzo e innamorato e Matt troppo ingenuo per accorgersene, si sorrisero per poi riemergere dalle coperte, era quasi l'alba e loro dovevano ancora addormentarsi. Si abbracciarono forte.





LightsTurnOff's Corner

E' una vera soddisfazione riprendere per noi questo profilo, abbiamo avuto tante idee e nessuna mai compiuta in questo lungo tempo di assenza. Abbiamo continuato separatamente, chi più chi meno.
Poi ieri, fra studio e scleri, ecco che a Shizue è partita la vena artistica, se così la vogliamo definire, e di getto ha steso le parole che hanno dato il via a questa one-shot. Neanche ventiquattr'ore e siamo online! E' stato davvero bello ritornare a scrivere insieme, ci mancava e ce ne siamo rese conto scrivendo.
Tra una frase e l'altra, Dom ha ricordato -fortunatamente- la password di questo account lasciato a morire xD vi lasciamo immaginare gli scleri che non ci ricordavamo la mail dell'account xD
Bene, detto questo speriamo che vi piaccia questa piccola One Shot, serve per riprenderci e non vi nascondiamo che ci sono progetti futuri che aspettano solo di essere scritti, università permettendo.
Siamo amiche e non ci siamo mai perse, ma è stato fantastico ritrovarci anche come scrittrici, riprovare quelle stesse sensazioni che al liceo avevamo provato con la nostra Junk of the heart e constatare che, nonostante il tempo trascorso e le vite cambiate, siamo cresciute insieme anche da questo punto di vista. Questo perchè la scrittura avvicina le persone, non solo le menti!
Che dire più? Speriamo davvero che non vi abbiamo deluse, se c'è qualcuno che già ha letto le nostre storie (concluse e non), e emozionato chi non ci ha ancora conosciute.
Grazie per averci dedicato il vostro tempo e un doppio grazie a chi ci farà sapere con una recensione cosa ne è parso della storia! ;)
Peace and love

-LightsTurnOff

   
 
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