Era da
un po’ di tempo che pensavo di riscrivere il primo capitolo di “Alexander
Mulberry e lo Scrigno delle Memorie”. L’occasione non si era mai presentata
e, diciamolo, non ho mai neanche avuto il coraggio di farlo. Vi starete
chiedendo il perché… Beh, non vi resta che scoprirlo rileggendo il capitolo e
chissà, magari anche i prossimi.
Valentine.
“Alexander Mulberry e
lo Scrigno delle Memorie”
“Capitolo
Secondo…. ME”
Capitolo
Uno:
“Una
malsana idea”
Valentine dagli spalti delle tribune di Grifondoro riusciva a vedere alla perfezione quello che stava succedendo. Ormai sapeva quali erano i posti migliori, quelli dove poteva guardare i due ragazzi più importanti della sua vita volteggiare pericolosamente sulle loro scope volanti.
La partita non stava andando bene, per niente. Grifondoro contro
Tassorosso. Valentine comunque non si preoccupava più di tanto, era solo la
prima partita dell'anno e le carte erano ancora tutte in gioco. Non poteva però
fare a meno di innervosirsi al pensiero che l’anno prima avessero vinto i
Serpeverde.
Un brusco spostamento d'aria la fece ritornare alla realtà:
Alexander Mulberry, il suo migliore amico, e Luchas Arbin erano appena
sfrecciati davanti a lei nel tentativo di evitare un bolide tirato da quello
scimmione di Dav Pellis, l'unico Tassorosso con cui Valentine non andava
d'accordo. Ora che aveva cercato di disarcionare Alex, aveva un motivo in più
per odiarlo. Non che le avesse mai fatto nulla di che, era solo stupido e Valentine
odiava gli stupidi.
Vide Luchas gridare qualcosa ad Alex, ma non riuscì a capire le
parole, perché tutt'attorno gli studenti inneggiavano cori da stadio come
quelli che si sentono durante le partite di calcio babbane. Quando era arrivata
ad Hogwarts, quattro anni fa, non pensava che anche i maghi avessero uno sport
così popolare. Da parte sua, Valentine non amava molto il Quidditch, non aveva
mai realmente capito tutte le regole e non intendeva farlo, ma le piaceva
seguire le partite e tifare per i suoi amici. Si divertiva ad urlare contro gli
avversari e quando vincevano contro Serpeverde era sempre una festa!
Intanto Alexander si era ripreso: si stava guardando intorno per
capire il da farsi.
Chissà a cosa stava pensando prima per non vedere il bolide... – pensò Valentine.
I Tassorosso avevano la pluffa, volavano stranamente molto in
basso e si stavano disponendo in una formazione d’attacco a cuneo. Valentine si
sorprese nel riconoscere la figura, merito di tutte le serate passate con Alex
e Matt, il suo ragazzo, davanti al fuoco della sala comune, nel tentativo di
farle capire qualcosa del Quidditch. Sorrise e una sensazione di calore la
pervase. Amava quelle serate.
«Vall – era così che la chiamava Alex – in campo ci sono sette giocatori: due battitori, tre cacciatori, un portiere ed un cercatore. Il cercatore deve prendere il boccino d’oro, i battitori tirano i bolidi e i cacciatori cercano di fare punti con la pluffa.»
Soffocò una risata al pensiero che al primo anno non riusciva a
capire l’utilità dei cacciatori, pensando che, chi per primo avesse preso il
boccino d’oro, avrebbe vinto la partita. Solo dopo, con l’aiuto di Alex e Matt
capì che vinceva chi faceva più punti. Vall aveva cercato di insabbiare il
fatto, ma tutt’ora la prendevano ancora in giro per la gaffe.
Concentrandosi nuovamente sulla partita, vide Alex radunare alcuni
dei componenti della squadra. Non riusciva a distinguerli bene, aveva
dimenticato gli occhiali in camera e ormai da lontano non distingueva bene i
volti, ma le sembravano Luchas, Teach, Matt, Sam. Alex sollevò il braccio
indicando verso l'alto e un brivido le corse dietro la schiena. Aveva un brutto
presentimento. Cosa voleva fare? Si ricordava ancora dell'anno scorso, quando
Alex, per salvare la partita contro i Serpeverde si ruppe quasi l'osso del
collo. Era un bravissimo giocatore, ma sembrava non accorgersi dei pericoli
quando era su quella scopa.
Oh, no! Non fatelo! -Pensò tra sé vedendo gli amici puntare i manici verso l'alto e cominciando a prendere quota.
Per un attimo le girò la testa, non poteva credere a quello che stavano facendo! Alex una volta le aveva parlato di questa sua idea, ma Vall gli aveva dato subito dell’incosciente, facendogli notare quanto fosse pericolosa e folle.
Pensavo di essere stata chiara! Alex Mulberry, a fine partita te la vedrai con me... Se ci arriverai a fine partita. - Aveva il cuore in gola, le gambe le tremavano e dovette reggersi al parapetto per non cadere. Alex e Matt erano tutto per lei, non poteva permettersi di perderli. Non ne fu certa, ma vide Alex lanciarle un'occhiata preoccupata, come per dire “lo so che ti farò arrabbiare”.
Quanto in alto potevano essere, 200 metri o più? Vall non riusciva a staccare loro gli occhi da dosso, una sensazione di peso sullo stomaco l’attanagliò e i muscoli del viso le si contrassero in una smorfia mista a preoccupazione e rabbia; poi, tutto d'un tratto, Alex e Matt si ritrovarono a testa in giù.
Pure un giro della morte... Oddio, non posso guardare! - Vall si coprì gli occhi con le mani, era troppo per lei, non avrebbe sopportato la vista di loro due schiantarsi al suolo. Pensava sempre al peggio in queste situazioni, ma non poteva farne a meno, teneva troppo a loro due.
Menomale che c'era la telecronaca di Jhon Fhinnigan, un Grifondoro
del terzo anno.
«PER LA BARBA DI MERLINO, LO HANNO FATTO! LO STANNO FACENDO PER
DAVVERO!» gridò John al microfono.
Tutti gli occhi degli spettatori erano fissi sull'incredibile
acrobazia della squadra rosso-oro. I giri della morte erano stati eseguiti alla
perfezione, come se i Grifondoro si stessero preparando a quella mossa da molto
tempo. Era ormai chiaro cosa volessero fare.
Vall sentì la folla esplodere, l'incoraggiamento dei Grifondoro
non era da poco e i Tassorosso non sembravano da meno. Scostò per un attimo le
dita dagli occhi e vide la squadra di Grifondoro in picchiata libera. Erano
velocissimi, troppo veloci per i suoi gusti.
Forse, per la ramanzina che farò loro dopo la partita, sarebbe meglio che si sfracellassero a terra quei due sconsiderati! - Ora si sentiva più arrabbiata che preoccupata, perché come al solito loro due pensavano alla squadra, ma non a lei che rimaneva a guardarli dagli spalti. Non potevano immaginare come si sentiva adesso, l'adrenalina in corpo era come una droga per loro, lo sapeva. -Odio l'adrenalina!
I Tassorosso avevano ormai attraversato la metà campo, volavano
sempre a pochi palmi dal terreno e questo rendeva la manovra ancora più
pericolosa. A Vall sfuggiva qualcosa, non si ricordava bene quello che l'amico
le aveva spiegato riguardo quella tattica. Probabilmente non stava nemmeno
ascoltando, dannazione! Si distraeva sempre quando non doveva!
Il suolo era sempre più vicino, Vall dovette di nuovo coprirsi gli
occhi con le dita, era preoccupata più che mai, anzi, terrorizzata.
“Poi gli piomberemo addosso dall'alto, come dei falchi in caccia...”. Vall si ricordò cosa gli aveva detto Alex e riaprì gli occhi.
Ti prego, ti prego, fa che non si schiantino!
Poi qualcosa di inaspettato: a pochissimi metri da Alex vide due
sagome. Erano i cercatori che rincorrevano quello che a Vall sembrava solo un
bagliore dorato, il boccino. Le saltò nuovamente il cuore in gola.
Potter, ma si può sapere se ce l'hai un po' di cervello?? Potevate ammazzarvi entrambi! - Un appunto mentale per ricordarsi che ora nella lista delle persone da sgridare c'era anche James, il nuovo cercatore che sostituiva Mark Teach, che si era diplomato l'anno scorso. James era il figlio di Harry Potter, una leggenda ad Hogwarts, il mago che solo 18 anni prima aveva sconfitto Lord Voldemort. Ma Vall veniva da una famiglia babbana e, anche se aveva letto di lui sui libri di storia della magia, non si esaltava come Matt a pensare che quel ragazzetto allampato fosse suo figlio. Matt era l’unico del trio a provenire da una famiglia di maghi. Un po’ lo invidiava: a casa Vall doveva sempre spiegare per filo e per segno cosa si faceva ad Hogwarts, come si faceva a volare sulle scope, le trasfigurazioni, le pozioni… Si scocciava sempre a raccontare tutto, ma era paziente perché la sua famiglia non aveva avuto la sua stessa fortuna.
Lo sbalzo d'aria quando Potter e il Tassorosso sfrecciarono vicino
ad Alex fu tale da fargli perdere la presa del piede sinistro sulla staffa
della scopa.
Oh no, Ale! - Le gambe la reggevano a malapena.
Per fortuna che con Alex c'era Matt, che ebbe la prontezza di dare
una spallata all'amico per fargli riguadagnare stabilità sulla scopa. Questo
non avrebbe di certo migliorato la sua situazione con Vall, ma riuscì a
riguadagnare stabilità sulle gambe anche lei.
«Ed ecco i Tassorosso che si portano in direzione degli anelli»,
sentì dire a John. Si era completamente dimenticata della partita e non aveva
intenzione di pensarci.
«Il sole dovrebbe accecarli per un istante quando impenneranno per portarsi vicino agli anelli e sarà in quel momento che faremo la nostra mossa. Vall, mi segui?» - le aveva detto Alex.
Vide Luchas e Teach, i due battitori, lanciare con quanta forza avevano i bolidi verso i Tassorosso che non riuscirono ad evitarli. La scopa di Edward Fletch andò distrutta con un fragoroso “crack” che persino Vall udì dagli spalti. Edward fece una capriola su se stesso e cadde sull'erba del prato, rompendosi quasi sicuramente qualche osso, ma nulla che madame Bartholomew, l'infermiera di Hogwarts non potesse curare. L'altro bolide, quello di Luchas, colpì Peter Peer in pieno petto, disarcionandolo. Per un attimo il povero Peter rimase immobile, non riusciva a respirare per il colpo e cadde a terra con il bolide tra le braccia, mentre la sua scopa andò ad incastrarsi tra gli anelli delle porte.
I Tassorosso erano stati presi alla sprovvista e non sapevano cosa
fare, mentre i Grifondoro potevano continuare imperterriti il loro attacco. Un
altro brivido le percorse la schiena, dovette affondare le unghie nel legno
della ringhiera davanti a lei. Alex aveva perso il controllo della scopa e
stava rovinosamente precipitando a terra con una traiettoria a vite.
Sicuramente le avrebbe detto che era tutto calcolato, ma Vall non gli avrebbe
mai creduto. Ad un palmo dal suolo riuscì inaspettatamente a riprendere il
controllo della situazione. Vall tirò un sospiro di sollievo.
Ormai Alex aveva mancato il bersaglio, era parecchi metri oltre la
metà del campo avversario.
Gli altri componenti della squadra di Grifondoro sembravano
cavarsela bene: Luchas e Mathias stavano lanciando i bolidi contro i battitori
di Tassorosso, mentre Matt era riuscito a mantenere il controllo. Era sempre il
più prudente della squadra, per quanto un giocatore di Quidditch potesse esserlo.
Sam, invece, si era schiantata al suolo, nel tentativo di placcare
Alfred Mcbee, il capitano della squadra avversaria. Fece una smorfia: non le
piaceva molto Sam, era una ragazza troppo frivola per i suoi gusti, ma cercava
di farsela andare bene perché nella sala comune di Grifondoro non voleva avere
problemi con nessuno, anche se alla fine non riusciva mai a tenere la bocca
chiusa quando qualcosa non le andava e finiva sempre per litigare con qualcuno.
I Tassorosso stavano gridando e fischiando:
Non deve essergli piaciuta l’azione di Sam. - Vide la signorina Tirion, che arbitrava la partita, fischiare il fallo e togliere 5 punti a Grifondoro. Nonostante tutto, Vall si sorprese a sorridere, ora che il pericolo sembrava scampato.
Poco dopo, vide Matt che andava a prendere la pluffa da terra con
una tecnica notevole. Era un bravo giocatore di Quidditch, come al solito un
perfezionista.
«Grifondoro riacquista la pluffa! I cacciatori di Tassorosso
sono tutti a terra e, credo che il povero Peer ci rimarrà ancora per un bel
po’!» urlò Jhon negli altoparlanti, prima di ricevere una sonora
gomitata nei fianchi da parte della preside McGranitt che sedeva accanto a
lui. «Contegno signor Fhinnigan, Contegno!» lo redarguì la preside, non
riuscendo tuttavia a nascondere un sorriso divertito. Vall la ammirava. Un
tempo insegnava trasfigurazioni, la sua materia preferita, quanto avrebbe
voluto essere stata sua alunna! Dopo la sconfitta di Voldemort aveva preso il
posto del professor Piton, il preside che l’aveva preceduta e che era morto
proprio in quell’occasione, così la McGranitt aveva dovuto lasciare
l’insegnamento. Secondo il libro di storia, il professor Piton era uno dei
“buoni”, anche se si fingeva dalla parte del Signore Oscuro. Non erano ancora
chiare le ragioni del suo comportamento, alcuni dicevano che l’avesse fatto per
proteggere Potter, altri, invece, sostenevano che era solo un doppiogiochista e
che i professori di Hogwarts si erano inventati tutto per salvare il nome della
scuola: un mangiamorte come preside di Hogwarts non faceva comodo a nessuno.
Dal canto suo, Vall era convinta della buona fede del professor Piton.
Lo sguardo di Vall si spostò a metà campo, dove ritrovò Alex che riguadagnava qualche metro di quota. Matt intanto lo stava raggiungendo e stringeva a sé la pluffa. D'improvviso, un bolide lanciato da Peer si diresse verso Matt che, per schivarlo dovette fare una manovra a vite a trecentosessanta gradi, ma riuscì lo stesso a lanciare la pluffa verso l'alto e tirarlo con un calcio ad Alex che la prese fermamente. - Ma come ha fatto a non farsi male dopo quella caduta? - Ormai tra lui e gli anelli della porta c'era solo Clare Strongarm, il portiere avversario.
Tutto d'un tratto, il sangue nelle vene di Vall si gelò. Un altro
bolide comparve dal nulla e passò vicino ad Alex, che riuscì comunque a stare
in sella alla scopa. Un secondo bolide sfrecciò dietro di lui e questa volta
non riuscì a schivarlo: venne colpito alla coscia sinistra. Vall non riusciva a
capire cosa stesse succedendo, ma vide Alex, stremato, riuscire a tirare a
segno la pluffa.
«E GRIFONDORO SEGNA 10 MAGNIFICI PUNTI!» si sentì dagli
altoparlanti, seguito da un clamoroso scoppio di esultanza dalla curva
rosso-oro.
Attento Ale, fermati! Pensò Vall, che non poteva di certo gioire per i 10 punti appena segnati: Alex andava sempre più vicino agli anelli e non rallentava. La preoccupazione si stava facendo sempre più vivida anche sul suo volto che era bianco come un cencio. Cronch. Vall si portò le mani alla bocca, come per soffocare un grido e si irrigidì. Alex stava perdendo coscienza e cadde rovinosamente a terra.
Un boato di esultanza, gli spalti dei Grifondoro erano esplosi in festeggiamenti.
“E Grifondoro vince la partita, Potter ha preso il boccino d'oro!”, sentì dire a John. Ma a Vall non importava: in quel campo era come se ci fossero solo lei ed Alex e lo stava guardando, steso a terra, incosciente e non poteva fare niente per aiutarlo.