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Autore: mamogirl    22/02/2014    2 recensioni
“Buongiorno, finto trentanovenne.” Sussurrò Nick a filo di orecchie, ritornando poi a lasciare piccoli tocchi lungo l'osso della spalla.
Brian si stiracchiò, inarcando la schiena in un gesto che, a Nick, ricordava molto quello di un gatto. Il più armonioso e sensuale felino su cui avesse mai messo le mani sopra.
“Buongiorno. - Rispose Brian, voltando appena il viso per lasciare un veloce bacio sulla fronte di Nick. - Dobbiamo già alzarci?” Domandò poi alla fine, ritornando a chiudere gli occhi per continuare quei preziosi attimi di silenzio e confortante abbraccio del suo compagno.
“Il festeggiato oggi può fare tutto quello che vuole. - Ribattè Nick. - Io devo andare giù in palestra perché non tutti sono così fortunati da poter mangiare senza ingrassare. O sembrare quasi diciannovenni.”
“Tutti questi complimenti sono solo perché è il mio compleanno?”
“Anche.”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Happy Birthday





 


 







I primi raggi di una mattina soleggiata facevano capolino nella stanza, portandosi dietro i primi aromi di una primavera che, lentamente, stava decidendo di svegliarsi dal suo lungo letargo. Quei raggi, quasi come se stessero giocando a nascondino, incominciarono a rincorrersi sul pavimento, sfuggendo via quando pensavano di essere quasi sul punto di essere presi; le lenzuola bianche, in quel caso, si trasformavano in un perfetto rifugio e luci e calore incominciarono quindi ad accarezzare la pelle di quelle due paia di gambe intrecciate le une attorno alle altre. Seguendo le linee invisibili di vene e arterie, quei raggi incominciarono a risalire quel nuovo mondo, dividendosi quando si ritrovarono di fronte ad un bivio: uno decise di proseguire verso sinistra, passando sopra quel braccio che cingeva la vita e le cui dita avevano incominciato a tamburellare contro il materasso; l'altro risalì l'avambraccio, adagiandosi poi in quel perfetto incavo fra spalla e collo, guadagnandosi così il primo posto in quel particolare palco.
Fu Nick il primo dei due a svegliarsi, complice quella luce calda che gli stava solleticando il mento. Con ancora la mente annebbiata dal sonno, Nick sprofondò il viso nei capelli del suo compagno, riuscendo solamente ad infastidire la pelle. Ancora confuso e mezzo addormentato, aprì per un breve frangente gli occhi, ricordandosi così che quei riccioli che tanto amava ormai erano scomparsi, lasciando il posto a dei fili talmente corti che era impossibile infilarci le dita e giocarci. Eppure, a parte lo shock iniziale, era arrivato ad ammettere che quel taglio stava davvero bene al suo compagno, togliendogli altri dieci anni e facendolo assomigliare a quel ragazzino che aveva conosciuto ormai vent'anni prima.
Con un mezzo sorriso, Nick si ritrovò comunque a sfregare la punta del naso contro la pelle del collo, assaporando per qualche secondo quel profumo così pungente ed avvolgente fatto di shampoo e di Brian. Le labbra scesero di qualche centimetro, incontrando la pelle della spalla in quel particolare punto dove essa non era coperta dalla maglietta del pigiama. Un brivido scivolò sotto le labbra, un primo e piccolo accenno di risveglio mentre le dita di Brian si intrecciavano attorno a quelle di Nick, strette e calorose sul suo stomaco.
“Buongiorno, finto trentanovenne.” Sussurrò Nick a filo di orecchie, ritornando poi a lasciare piccoli tocchi lungo l'osso della spalla.
Brian si stiracchiò, inarcando la schiena in un gesto che, a Nick, ricordava molto quello di un gatto. Il più armonioso e sensuale felino su cui avesse mai messo le mani sopra.
“Buongiorno. - Rispose Brian, voltando appena il viso per lasciare un veloce bacio sulla fronte di Nick. - Dobbiamo già alzarci?” Domandò poi alla fine, ritornando a chiudere gli occhi per continuare quei preziosi attimi di silenzio e confortante abbraccio del suo compagno.
“Il festeggiato oggi può fare tutto quello che vuole. - Ribattè Nick. - Io devo andare giù in palestra perché non tutti sono così fortunati da poter mangiare senza ingrassare. O sembrare quasi diciannovenni.”
“Tutti questi complimenti sono solo perché è il mio compleanno?”
“Anche.”
Entrambi sorridevano. Entrambi adoravano quegli attimi in cui potevano punzecchiarsi come se fossero ancora quei primi stadi del loro corteggiamento, quando si erano danzati attorno in attesa di un segno. Dopo qualche secondo, Brian si girò sull'altro fianco, trovandosi faccia a faccia, sguardo contro sguardo, con Nick. Appoggiò le labbra sopra quelle del compagno, lasciando un veloce bacio. “Ora sì che è un buongiorno.”
“E buon compleanno.” Rispose Nick, ricambiando quei tocchi.
C'erano tante cose che Nick avrebbe voluto aggiungere. Ogni tanto ci rifletteva sopra, in uno di quei momenti in cui Brian sonnecchiava accoccolato lì accanto al suo fianco e lui si ritrovava a domandarsi perché e cosa avesse fatto per meritare quella fortuna. Avrebbe voluto dire, Nick, che Brian non era semplicemente la sua altra metà perché quella era una definizione così riduttiva. Semplicemente e onestamente, Brian era il suo tutto: era ogni e singola cosa buona che Nick avesse mai fatto nella sua vita; era ogni errore che aveva commesso e che era stato perdonato; era ogni lacrima che aveva versato e che Brian aveva asciugato senza mai dire niente; era ogni sorriso che Brian era riuscito a far nascere sul suo volto quando Nick nemmeno sapeva se avesse ancora energia o voglia per andare avanti. E, come solo una perfetta medaglia poteva essere, Brian era anche il suo niente, quei momenti di assenza in cui si erano volutamente e rabbiosamente ignorati, entrambi aggrappati a ragioni di risentimento e rancore che nascondevano solamente quanto soli fossero in realtà. E fra quello, fra il tutto ed il niente, c'era la ragione fondamentale del suo essere e del suo amore: Brian era la sua ispirazione. Ogni canzone, ogni singola frase e ogni singola melodia erano sempre stati scritti avendo quell'uomo in mente, origine e fine ultimo di tutto quello che Nick non riusciva ad esprimere in parole. Lo era sempre stato, anche quando l'ispirazione non si fermava alla musica e riempiva ogni strato di quella tela che era la sua vita. Lo era sempre stato anche quando l'ispirazione era stata pura e semplice imitazione: qualsiasi cosa facesse, qualsiasi cosa dicesse o pensasse, Nick cercava di eguagliare Brian in ogni minimo dettaglio perché già allora, già in quei primi anni, aveva capito che non ci sarebbe stato altro esempio migliore del suo.
Prima voleva essere come Brian. Prima voleva essere quella persona di cui tutti erano orgogliosi e di cui lui bramava per anche il più piccolo spruzzo di attenzione. Ora che era diventato un individuo con una propria identità, Nick non voleva più essere una mera copia. Ora essere un'imitazione non era più il suo scopo, bensì ottenere quell'orgoglio di essere la persona su cui Brian si appoggiava e su cui riservava quell'amore speciale che solo lui riusciva a donare.
Ma come poteva mettere in voce e tono tutti quei sentimenti? Le parole, sempre così perfette nei suoi pensieri, diventavano ombre nere e non riusciva mai a pronunciarle senza perdere il significato e ritrovarsi solamente con un mezzo discorso. Come poteva, Nick, far capire a Brian che se era l'uomo che era in quel momento lo doveva semplicemente a lui? Forse, non ci sarebbe mai riuscito perché già sapeva che cosa Brian gli avrebbe risposto ovvero che, esattamente come si era messo nei guai, allo stesso modo era riuscito a risalirne fuori con le sue sole forze.
No, sarebbe stato impossibile dirlo ad alta voce. Ma ciò non significava che Nick avrebbe smesso di provarci, anche se alla fine tutti i suoi discorsi incominciavano e terminavano con un semplice “ti amo”.
Con la punta dell'indice, Brian accarezzò la linea della mascella di Nick, osservandolo con una punta di preoccupazione. “Perché quello sguardo serio?”
“Stavo solo pensando a quanto sono...”
Nick non riuscì a terminare la frase perché Brian lo silenziò immediatamente posando la mano sulle labbra. “No, non dirlo.” Gli mormorò, abbassando lo sguardo.
Era una scenetta che si ripeteva ormai abitualmente, ad ogni minimo miglioramento che faceva la sua apparizione in quel difficile cammino. Nick tentava di dirgli quanto orgoglioso fosse dei suoi progressi mentre Brian, invece, glielo impediva quasi fosse impaurito.
No, senza quel quasi.
Avevano sopportato tante cadute, avevano sopportato false partenze e una fine che sembrava essere solo un'illusione. E ogni volta che vi avevano creduto, ogni volta che Brian si era lasciato avvolgere dalla speranza, il destino li aveva sempre fatti ricadere indietro, in ginocchio dopo l'ennesimo fallimento.
Non più ormai. Ed era per questo che Nick, ora, non voleva essere silenziato in quello che sembrava essere solamente un gesto scaramantico. E quale giorno migliore se non quella mattina di festeggiamenti solitari? Con una carezza, Nick prese le dita di Brian e le spostò dalle sue labbra, racchiudendole in un pugno e appoggiando veloci baci sulle nocche.
“Sono orgoglioso di te. Sono orgoglioso della tua forza.”
“Nick.” Disse Brian solamente, quella voce rotta dalla commozione per quelle parole. Era scaramantico sì, non voleva di certo credere con così tanta passione per poi essere ancora rigettato nel buio. Ma anche lui non poteva lasciarsi sfuggire quel profumo che sapeva di qualcosa di nuovo, di finalmente estate dopo tutti quei mesi trascorsi imprigionato da un inverno freddo e gelido. E sentirsi dire quella semplice frase da Nick, sentirsi accarezzare da quel sentimento era forse la ricompensa maggiore per tutti quegli sforzi, per quelle settimane trascorse a Boston e tutti quegli esercizi che aveva eseguito ogni giorno. Perché era tutto quello che a Brian era sempre importato, rendere orgogliosi quella stretta e intima cerchia di famigliari e amici attorno a lui. Tutto ciò che aveva importanza era rispecchiarsi negli occhi di Nick e ritrovarsi immerso e sommerso in un mare di amore e orgoglio, senza nessuna linea o alga di preoccupazione.
“E' vero. E anche tu finalmente ci stai credendo. Ne è la prova come hai risposto ieri a quella ragazza.”
Per anni, la paura che una delle fans si alzasse e chiedesse quella domanda scomoda aveva sempre tenuto Brian prigioniero in un silenzioso panico. Aveva sempre avuto paura di quella domanda, nonostante molte avessero trovato vie traverse per chiedergliela. Eppure, quando finalmente quella paura si era trasformata in realtà, la sua reazione aveva sconvolto e sorpreso Brian stesso.
“Non ti ho visto in quel momento.”
“Ero ancora dietro. Stavo per entrare quando Kevin mi ha fermato.”
“Quindi mi hai sentito?”
“Sì.”
A quella domanda, a quel semplice chiedere come stava la sua voce, Brian non si era sentito preso in contropiede. Aveva reagito d'istinto, aveva reagito con la sua migliore arma non per nascondere chissà quale terribile segreto ma per lasciare fuggire via una piccola verità. Perché ora era più facile dire e ammettere che quella voce, finalmente, era sulla strada della guarigione.
Nick appoggiò le labbra sulla fronte di Brian. “Ecco perché sono orgoglioso di te. E perché so che, questa volta, anche tu ci stai credendo.”
Come poteva Brian ribattere a quell'affermazione? Era la verità e lo era perché arrivava dall'altra metà, la metà migliore, della sua anima. Era da quella metà che aveva sempre tratto ogni forza, soprattutto in quei giorni in cui era stato così vicino a mandare tutto all'aria e smettere di soffrire in una battaglia che sembrava non aver mai fine. Nick aveva fede in lui, Nick credeva in lui e, allo stesso modo, anche Brian poteva incominciare ad avere forza e fiducia in quelle capacità che tanto il suo compagno amava. Che gusto c'era nella resa? Che gusto c'era nell'arrendersi quando la speranza era sempre lì, accanto a lui? E lo era Anche se non si era fatta vedere per molto tempo.
“Sei il mio specchio, lo sai? - Mormorò quindi a Nick, appoggiando la fronte contro la sua e la mano sul petto, lì dove batteva il cuore. - Ogni volta che perdo un po' di fiducia verso me stesso, ogni volta che sono pronto a sentirmi come un cumulo di fallimenti e di difetti, ogni volta che mi vedo come un mostro, mi basta perdermi per qualche secondo in quello sguardo che doni solo a me e tutto scompare. Ancora non riesco a capacitarmi di quanto sia fortunato a essere il centro del tuo amore. E, in qualche modo, devo essere un po’ speciale se una persona come te ha deciso di sopportarmi.”
Con una risata bagnata di lacrime, Nick racchiuse in un bacio tutto ciò che quelle parole, quelle lettere e frasi di una poesia che solamente Brian poteva scrivere, avevano fatto nascere in lui.
“Lascia che ti mostri quanto effettivamente ti sopporti.” Fu un battuta mormorata con la voce rauca e roca di chi conosceva un unico linguaggio per esprimere tutto quello che sentiva esplodere dentro di sé.
Gemiti di piacere si mescolarono a quella risata che sfuggì dalle labbra di Brian mentre i raggi di luce e calore ripresero a giocare, correndo via da quel letto e riprendendo posto insieme ai propri fratelli e sorelle, pronti a regalare un ancora più meraviglioso compleanno.

















 

 

 

 

 

 

 

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Ormai sono la donna dei ritardi. lol 

Inizialmente, questa doveva essere una veloce flash per il compleanno di Brian. Ma poi questi due hanno preso il controllo ed è venuta fuori un po' più lunghetta! Diciamo che ora è anche unbuon augurio per tutte coloro che stasera, come me, andranno a vedere questi cinque pazzi a Milano. E, in un certo senso, è anche il mio compleanno come autrice visto che, proprio dopo il concerto del This Is Us Tour, ho ripreso in mano penna e carta e incominciato quest'avventura. Non potrò mai non ringraziare Brian e Nick per ciò.
(insomma, se non avete piùmie notizie, è perchè stasera mi hanno ucciso con il loro essere frickfrackosamente adorabili. <3)

   
 
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