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Autore: Ruka_odinson    22/02/2014    4 recensioni
Una ragazza, una sciarpa blu ed un risvolto inaspettato.
Non sempre quello che sembra impossibile lo è, a volte non è solo uno scherzo :)
Ambientata alla Donmar Wharehouse, dove Tom ha portato in scena da Novembre ai primi di Febbrario, Coriolanus di W. Shakespeare
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Blue Scarf




 

Il ticchettio incessante dei miei stivaletti nuovi giù per le scale, il viso arrossato e la sciarpa blu scompostamente avvolta intorno al collo a coprirmi il viso.
Sto morendo di caldo e un guasto alle scale mobili a King's Cross non è roba che si vede tutti i giorni...
Ma per me è ordinaria amministrazione, tanto più in un giorno in cui il ritardo accumulato fa presumere una bella strigliata da parte del capo.

Fare tardi il giorno delle mattinèe equivale ad un suicidio.

Comincio a pensare che la prossima volta mi degraderanno a spazzare i camerini o a vendere patatine all'ingresso.
Fare l'assistente di scena è un lavoro meravigliosamente ingrato.

Sorpasso qualche turista indaffarato con la propria valigia decisamente troppo pesante e troppo ingombrante per le strette scale tortuose utilizzate in sostituzione di quelle mobili.
Salto qualche gradino e a passo veloce arrivo finalmente alla stazione della metro.

Do uno sguardo veloce al cartellone, linea Picadilly a destra, lo faccio sempre nonostante sappia la strada a memoria.

È un abitudine che per fortuna non ho ancora perso. 

Sempre di corsa mi dirigo verso la mia uscita, fino ad affacciarmi in una piazzola piena zeppa di persone.
Sperare di trovare calma alle 9 del mattino è pura utopia.

Una cosa che continua a stupirmi di Londra è l'incredibile silenzio che regna alle fermate della metro nonostante queste siano ampiamente affollate.
Solo il leggerlo brusio di qualche parola accennata qua e la interrompe altrimenti la surreale quiete.

Ma forse l'essere cresciuta in campagna mi ha semplicemente abituata male.
O bene, a seconda dei punti di vista.

Tiro fuori il cellulare dalla borsetta con nervosismo.
Per ora nessun messaggio, ma sono certa che appena uscita dal treno troverò almeno una chiamata o due messaggi del capo.
Messaggi minatori, intendo.

Arriva il mio treno, aspetto educatamente il mio turno e mi infilo dentro il vagone stipato di pendolari.

Non provo neanche a trovar posto a sedere, sarebbe chiedere troppo, e poi Covent Garden è vicinissima.

Mi sistemo di fianco alla porta d'uscita, reggendomi con una mano alla sbarra sopra di me.
Fortunatamente gli anni a Londra hanno dato i loro frutti, e ora non rischio più di cadere ad ogni minimo sobbalzo.
Rido dietro la sciarpa al ricordo dei miei primi mesi in città.
Ero veramente un impiastro.
Non che ora sia molto meglio in effetti.
Imparare a non cadere sulla metro.

Ottima abitudine.

Sospiro.

Prima fermata, ricambio più o meno equo di passeggeri.
Accanto a me prende posto un uomo in giacca e cravatta, molto alto e con l'aria burbera.
Mi guarda con la coda dell'occhio sentendosi probabilmente osservato, io distolgo subito lo sguardo rivolgendolo altrove.
Mi sento improvvisamente uno scricciolo.

Con la mano libera, sposto la sciarpa e riesco a prendere un pó d'aria.
In quei vagoni c'era sempre ridicolmente caldo.
Decido di toglierla, dopotutto lo sbalzo termico fra l'esterno e la metro è davvero esagerato.
Ammalarmi è l'ultimo dei miei desideri.
Sfilo la sciarpa e la tengo in mano.

Ci molto affezionata, ma non saprei ben dire il perché.
Non che abbia qualcosa di particolarmente speciale o pregiato, è solo un misto cashmere, niente sciarpa verde di seta come in I love Shopping!
Sorrido.
Ma, non so, sará che è molto morbida, e che ha una particolare tonalità di blu che mi è sempre piaciuto molto.

Noto una ragazza seduta di fronte a me che legge un libro di Murakami.
Adoro quell'autore, e appunto mentalmente di passare in libreria appena possibile.

Le fermate scorrono veloci, e l'efficienza dei trasporti Londinesi non finisce mai di stupirmi.

Arriva la mia, ed esco dal vagone velocemente, decisa a trovare l'uscita il prima possibile, ma una mano sulla spalla mi blocca.
Un sorriso dolce e due occhi azzurrissimi mi salutano allegramente diversi centimetri sopra la mia testa.

<< Tom! >>

Esordisco io con una punta di stupore. 
Non posso fare a meno di arrossire.
Ci conosciamo, grazie al mio lavoro a teatro, da più di un mese ormai, ma non riesco ancora ad abituarmi alla sua presenza.
Solo pochi mesi prima sognavo di poterlo incontrare all'anteprima di qualche film, mentre ora era li, di fronte a me e parlavamo come due vecchi amici, con estrema naturalezza.
O quasi.

<< Anne, anche tu in ritardo? >>

Chiede non perdendo il sorriso mentre si sposta di fianco a me.
Riprendo a camminare e annuisco con il capo.

Noto con un pó di fastidio che la differenza di altezza nonostante indossi i tacchi resta comunque notevole.
Quelle gambe sono dannatamente lunghe!
Ci avviamo frettolosamente verso le scale mobili, e decido finalmente di contribuire alla conversazione.

<< Il capo oggi mi ammazza... Speriamo sia di buon umore... >>

Dico prendendo posto di fronte a lui nella scala mobile.
Il freddo proveniente dall'esterno mi fa rabbrividira involontariamente.

<< Tu invece? Come stai? Ti senti meglio? >>

Chiedo distrattamente, mentre mi metto alla disperata ricerca della Oyster Card, che perdo perennemente in quel buco nero che è la mia borsetta.

Questa è una brutta abitudine che non ho ancora perso.

<< Mmm, direi di si... Vado a letto presto, niente feste, e tanto tea caldo... In qualche modo me la cavo! >>

Risponde lui ridacchiando divertito.
Mi giro verso di lui e ricambio il sorriso.
È imbacuccato per far fronte al freddo e rendersi poco riconoscibile, ma rimane sempre bellissimo.

Indossa un cappello scuro a coprire i ricci scompigliati, gli occhiali da sole appesi al collo, ma nessuna sciarpa.
Guardo con disapprovazione il suo collo nudo.

<< Dovresti indossare una sciarpa... Devi riservarti la voce sai? >>

Dico con aria di rimprovero mentre avvicino i lembi della sua giacca in modo da chiuderla il più possibile intorno al collo.
Lo faccio senza pensarci, e solo dopo mi rendo conto di averlo toccato in maniera così confidenziale.
Lui mi lascia fare, anzi ne sembra in qualche modo divertito, e... compiaciuto ?

<< Oh si Mamma... >>

Mi risponde facendomi l'occhiolino.

La scala mobile finisce, e io rischio di inciampare sui miei stessi piedi, troppo occupata ad arrossire per rendermi conto di dove mi trovo.
Ci dirigiamo verso la strada e io proprio non riesco a calmare il rossore che mi imporpora il viso.
Mi sento un idiota.

Faccio pochi passi in avanti e improvvisamente mi fermo sul ciottolato.
Mi volto verso di lui con decisione.
Lui si ferma dietro di me con aria confusa, piega di lato la testa come in una sorta di aspettativa.

<< Non sono certo tua madre, ma in ogni caso mi preoccupo! >>

Dico mettendomi in punta di piedi. 
Avvolgo la mia sciarpa blu intorno al suo collo scoperto, con una certa aria di sfida, e anche con una certa difficoltà, tentando di sistemarla alla ben'e meglio.

<< E prima che tu dica qualsiasi cosa, tienila! Non mi serve! >>

Concludo con decisone, senza lasciargli spazio per una risposta.
Alle volte so essere davvero impulsiva.

Questa è un abitudine che non mi decido ancora a perdere.

Lui sembra sorpreso e con una mano aggiusta il tessuto morbido intorno al collo.
Quel blu si intona perfettamente con i suoi occhi.
Odio ammetterlo, ma sta meglio a lui che a me.

<< Beh... Grazie! >>

Risponde un pó imbarazzato.
Incredibile, sono quasi riuscita a zittirlo.

<< Andiamo su! >>

Lo incito girando i tacchi e rivolgendo lo sguardo verso la strada che porta alla Donmar.
Lui mi segue a ruota senza dire più una parola.
Siamo veramente in ritardo.

Arriviamo al teatro, e mi prendo una bella strigliata dal capo, come da manuale, che mi rimprovera l'eccessivo ritardo, con la sua solita enfasi da melodramma.
Dopotutto siamo in un teatro.

Tom ovviamente non viene sgridato, ma anzi viene coccolato come al solito.
E' la Star dello spettacolo, e lo adorano tutti.
La signora delle pulizie gli da pure un buffetto sulla guancia.

Saluto il resto del cast con la mano e mi metto subito al lavoro.
Sento Mark fare i complimenti a Tom per la sua sciarpa nuova.
Lui risponde scherzosamente, dicendo di averla ricevuta in regalo della ragazza più bella di Londra.
Arrossisco fino alla punta dei capelli, ma decido di ignorarlo.
Sa perfettamente che io ho ascoltato la conversazione, ma quei due si divertono a punzecchiarsi in continuazione, quindi decido di non intromettermi.
Non voglio diventare il loro nuovo capro espiatorio.

La giornata di lavoro prosegue, tra alti e bassi, ma non sembrano esserci grandi intoppi. 
Lo spettacolo è un gran successo ed il pubblico si mostra come sempre entusiasta, forse anche un pó troppo.
Ma dopotutto è merito di Tom.
Ha attratto a teatro un'esorbitante fetta di nuovo pubblico, e nel bene e nel male ne stiamo subendo le conseguenze e le gioie.

Durante le pause lo vedo correre su e giù per le scale, scambiare qualche battuta con gli altri, concentrarsi, sbuffare, innervosirsi.
I nostri sguardi si incontrano numerose volte, si cercano, come sempre del resto, ma oggi avverto qualcosa di strano. Qualcosa di più.
Decido che si tratta della mia sfrenata immaginazione e lascio correre.
Lavoro troppo di fantasia alle volte.

Questa è un altra mia terribile abitudine.

Devo darmi da fare.

Ogni tanto ci scambiamo anche qualche commento, lui mi prende in giro per i tacchi, io continuo a sgridarlo per la gola scoperta.
Non pranziamo insieme, troppi impegni. Io vengo addirittura spedita a comprare dei punti per una pinzatrice, impresa assurdamente difficile nel pieno centro di Londra.
La giornata sembra irrimediabilmente infinita.
Ma quando so voglio essere una vera stacanovista.

Questa è un'abitudine molto utile.

Arrivano le dieci e trenta e anche lo spettacolo serale si conclude.
Sono spossata ma soddisfatta.
Amo il mio lavoro.

Gli attori cominciano ad uscire dalla porta principale e vengono fermati da qualche fan, mentre al lato dell'ingresso si forma la solita fila che aspetterà Tom.
Poso lo sguardo su di lui, é stanchissimo, e non sembra neanche in ottima forma, ma come al solito stampa un sorriso sul viso stanco e decide di uscire.
Ha finito da poco di fare la doccia e al suo passaggio lascia una scia profumata.
Shampoo.
Decido di non prestarci troppa attenzione. 

Continuo a sistemare le ultime cose, mentre mi chiedo come diamine faccia a rimanere in piedi dopo una giornata così.
Io, con i miei ridicoli tacchi, stento a stare in piedi per via dei crampi, non oso immaginare come stia lui!

Prima di darsi al bagno di folla e scendere le poche scale che lo separano all'ingresso del teatro mi ferma nel corridoio.

<< Saresti così gentile da aspettarmi? O hai fretta di andar via?>>

Mi chiede con tono stranamente serio nella voce arrochita dallo sforzo per lo spettacolo.
Vengo immobilizzata dal suo sguardo diretto, profondo, magnetico.
Arrossisco, per la ventesima volta forse in quella giornata e faccio segno di si con la testa.

<< Na... Naturalmente >>

Rispondo senza pensarci un attimo.

<< Bene... grazie e a fra poco!>>

 
Mi dice con tono allegro posandomi le mani sulle braccia per un momento.
Si volta e si dirige verso l'ingresso principale, regalandomi un sorriso prima di scendere le scale.
Noto con una nota d'orgoglio che indossa la mia sciarpa blu.
Per lo meno la gola starà al caldo.

Lo aspetto per circa una mezz'ora all'interno del teatro.
So essere davvero paziente.

Altra abitudine decisamente utile.

Stanno pian pianino andando via tutti e io mi siedo nelle scale ad attenderlo, cedendo alle lamentele dei miei piedi stanchi.
Mi metto a giocherellare col telefonino e cerco di non pensare all'accaduto.
Come mai vorrà parlare con me? Sarà tutto frutto della mia immaginazione?
Non devo darci troppo peso, ne pensarci. Non ha senso.

Sento la porta aprirsi, e il vociare della folla fuori dal teatro farsi improvvisamente più nitido per qualche secondo.
Alzo gli occhi, e vedo Tom dirigersi verso di me.
Sembra ancora più stanco di prima.

<< Scusa, ma ho cercato di accontentare tutti! >>

Risponde passandosi una mano sulla nuca, il sorriso tirato.
Sembra un tantinello nervoso.

<< Nessun problema, non ho impegni particolari stasera, se non... >>

Esito un attimo, titubante se rivelare i miei folli piani per la serata.

<< Se non il mio pigiama e una tazza di tea caldo... >>

Concludo la frase con un sorriso divertito, un pó colpevole.
Sono sicura che lui approverà il mio piano.

Con poche falcate mi raggiunge alla base delle scale.

<< Oh oh! Sembra allettante ... >>

Mi dice con tono fintamente malizioso.

Rispondo a quel tono con la mia migliore faccia scandalizzata e gli sorrido di rimando.
Mi metto a ridacchiare nervosamente, mentre decido che sia il caso di tirarmi su dalle scale.
La sua vicinanza non può fare a meno di turbarmi, e questo lui lo sa molto bene, anche un cieco se ne sarebbe accorto.
È inevitabile.

Mi tiro su in piedi, dritta di fronte a lui, e sopra uno scalino riesco quasi, in altezza, a raggiungere il suo viso.
Lui mi guarda negli occhi e interrompe il silenzio dicendomi:

<< Scusa ancora per il disturbo.... Volevo solamente ringraziarti per la sciarpa... >>

Il suo sguardo diretto mi fa fare una piccola capriola interiore.
L'aria si fa subito più tesa.
Io non riesco a rispondere, lo fisso e basta.
Le luci quasi totalmente spente non fanno che peggiorare il mio nervosismo.
Mi innervosisco facilmente.

Pessima abitudine.

<< Ha un ottimo profumo... >>

Dice lui portandosi un lembo della sciarpa di fronte al viso, come ad annusarlo.
Arrossisco, ma decido di non farmi soggiogare dal suo piccolo giochetto si seduzione.
Anche se devo ammetterlo, è terribilmente difficile.
E sopratutto, è difficile credere che tutto questo stia succedendo veramente.
Prendo coraggio, dopotutto si vive una volta sola.

<< Grazie... Ma... Non dovresti ringraziare la ragazza più bella di Londra?? >>

Chiedo ironica.
Il mio tono canzonatorio non è molto efficace, perché il mio sguardo mi tradisce, è involontariamente triste.
Non riesco a scherzare su qualcosa che suona così incredibilmente falso alle mie orecchie.
So che è stato tutto uno scherzo, ma sono ridicolmente sensibile.

Lui mi guarda sincerante stupito e io non posso fare a meno che scoppiare a ridergli in faccia.
Ridere quando si è tesi.

TERRIBILE abitudine.

Lui non sembra infastidito, solo... Sorpreso.

<< Come ho già detto... Puoi tenerla... >>

Continuo con tono più tranquillo.
Devo cercare di riacquistare un pó di serietà.

Lui sembra distendersi, e accenna un sorriso al lato della bocca.
Si avvicina e prende fra le mani una ciocca dei miei capelli.

<< Vorrei ricambiare... >>

Dice a voce bassa.
Terribilmente roca.
Troppo.

<< C'è modo che io possa distoglierti dai tuoi propositi da pantofolaia? >>

Chiede aprendo di più il sorriso, gli occhi pieni di divertimento.

Forse dopotutto, non era tutto uno scherzo.

Decido di non offendermi, e rispondo impertinente.

<< Dipende se l'offerta é altrettanto allettante! >>

Sfuggo al suo tocco e scendo dallo scalino e dalla mia posizione privilegiata.
Devo allontanarmi, o potrebbe succedere qualcosa di preoccupante.
Non sono sicura che riuscirei a reggere la situazione.

Provo a spostarmi, ma lui mi ferma, trattenendomi per un polso.

<< Vogliamo andare? Si sta facendo piuttosto tardi... >>

Chiedo imperterrita con lo sguardo basso.
Voglio scappare, ma anche rimanere lì.
Sono terribilmente indecisa.

<< Non prima di aver fatto questo... >>

Mi dice trascinandomi verso il suo petto.

Vengo pervasa da una strana sensazione di calore, e un ricco caleidoscopio di profumi mi colpisce le narici.
Il mio profumo, dolce e familiare che probabilmente impregna ancora la mia sciarpa, l'odore del suo shampoo, avvertito poco prima, il suo profumo maschile e il suo odore.
L'odore di Tom.

Alzó gli occhi verso di lui, con uno sguardo leggermente allarmato.

<< Cosa... Cosa do...dovresti fare ? >>

Chiedo con un filo di voce.
Domande stupite nei momenti meno opportuni.

Tristemente nota abitudine.

Sono proprio un coniglio.

Lui sorride, vagamente soddisfatto e abbassa il suo viso sul mio.
Accarezza con una mano la mia guancia destra e posa un bacio leggero sulle mie labbra.
Io rispondo al bacio timidamente, quasi inconsciamente, sporgendomi appena verso di lui.
Questo movimento impercettibile sembra incoraggiarlo, e lui approfondisce il bacio, tenendomi fra le braccia.
Io mi lascio andare, senza opporre nessuna resistenza.
Non riesco a pensare a niente.
Dopotutto, come potrei?

Si stacca da me il tanto necessario a prendere fiato, sorride appena e mormora sulle mie labbra.

<< Semplice, devo ringraziare la ragazza più bella di tutta Londra... Per il regalo stupendo che mi ha fatto...>>

Lui sorride, e io lo guardo arrossendo appena.
Di nuovo.

Forse questa è un'abitudine che potrei non voler perdere mai.







Angolino dell'autrice:

Saaaalve! *cerca un buco Hobbit dove rifugiarsi*
Ringrazio come al solito tutti i coraggiosi che hanno avuto l'ardire di leggere questa... storia?
So che non dovrei trovare giustificazioni inutili, ma devo dire che questo è un vero e proprio esperimento.
Non mi sento per niente tagliata per le storie "romantiche", quindi scrivere questa oneshot è stata un vero e proprio esercizio!
Ha subito infatti diverse variant riletture etc etc... 
Essenzialmente questa storia riunisce diversi elementi che ho sempre desiderato inserire in una storia su Tom.
La Donmar, che fa da sfondo al momento "clou", la "tube" londinese, che nella sua abitudinarietà trovo sempre molto affascinante, e la mia preocupazione da "mamma" verso la salute di Tom :)
Il risultato finale è stato inaspettatamente accettabile per quanto mi riguarda, quindi spero che possa piacere anche a voi!

Un bacione <3

Ruka
  
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