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Autore: _Schwarz_    22/02/2014    2 recensioni
- E tu saresti? - gli chiese Rubens alzando un sopracciglio, Tom gli rivolse un'occhiata torva sibilando poche parole a denti stretti.
- Il fratello. - il biondo si voltò verso di me per avere la " conferma " di ciò che Tom gli aveva appena detto, annuì debolmente e Rubens curvò le labbra in un sorriso alquanto irritante girandosi nuovamente verso mio " fratello ".
- Oh, capisco allora vi lascio soli. Tu ricordati di quello che ti ho appena chiesto, okay? - si avvicinò alla mia guancia per baciarla suscitando una specie di gelosia nei confronti di Tom che lo seguì con lo sguardo fino alla porta della classe tenendo i pugni stretti fino a farsi venire le nocche bianche.
Cominciai a camminare a passo svelto per evitare quella discussione che si sarebbe accesa di lì a poco, non avevo proprio voglia di rivederlo dopo tanti mesi non ero pronta a perdonarlo e nemmeno a rivolgergli la parola e pregai con tutto il cuore che se ne andasse lasciandomi da sola, perché quando finalmente mi ero dimenticata di quello che era successo qualche mese prima lui tornava e veniva anche a prendermi a scuola che in precedenza era stata la nostra?
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                          Durch Den Monsun



Comincio dicendo che tutti i personaggi presenti in questa storia NON mi appartengono, ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale e quindi non vuole essere una storia a scopo di lucro ecc ecc.
Ora vi abbandono alla lettura, buon divertimento!





1: La mia nuova vita.

Ciao a tutti il mio nome è Jessica Stephanie Trumper, sono una comunissima ragazza tedesca e adesso vi racconterò la mia storia.

Tutto ebbe inizio nell'ottobre 1996 quando mio padre, ormai rimasto solo a causa di mia mamma che aveva preferito scappare con un altro, cominciò a frequentare una donna di nome Simone divorziata da suo marito. Mia madre era scappata da circa quattro anni, la cosa mi lasciò abbastanza sconvolta dato che avevo solamente tre anni quando accadde e mio padre continuava a ripetermi ' La mamma tornerà presto, non preoccuparti ' anche se in cuor mio sapevo che non era così, cercavo come lui di superare quella perdita , ma non è questo il punto non vi interessano di certo questi particolari.
Bene, come stavo dicendo, mio padre Gordon cominciò a frequentare un'altra donna nel 1996 quando avevo soli sette anni, non che la cosa mi desse fastidio ma sentivo comunque la mancanza della mia mamma anche se non l'avevo realmente conosciuta e avrei dovuto seriamente odiarla per ciò che aveva fatto a me e a mio padre, non mi ricordavo nemmeno del suo volto e l'entrata nella mia vita di Simone fu come una specie di miracolo anche se provavo comunque una gelosia nei suoi confronti poiché io ero sempre stata l'unica " donna " di mio padre e pensavo che quella donna potesse portarmelo via per sempre, ma in tutto questo non gli dissi nulla, non volevo rovinare la sua felicità.
Quello che non vi ho detto è che Simone aveva due figli gemelli, Bill e Tom. Sul primo non avevo nulla da ridire anche perché mi stava abbastanza simpatico nonostante qualche volta si truccasse e mettesse lo smalto, l'altro invece mi stava altamente antipatico poiché ogni volta che ne aveva l'occasione era sempre lì a farmi i dispetti, come tirarmi i capelli o farmi gli sgambetti, mio padre e Simone ci rimproveravano ogni qual volta succedessero cose di questo genere dicendo di dover prendere esempio da Bill che per loro era come un figlio modello.
Mio padre fece appassionare entrambi alla musica essendo un ex musicista di rock e proprietario di una scuola di musica, Bill al canto e Tom alla chitarra, ogni tanto i gemelli si esibivano in concerti , io, papà e Simone eravamo sempre presenti a sostenerli; a fine concerto io saltavo sempre al collo di Bill per congratularmi con lui scaturendo una specie di gelosia in Tom indispettito perché a lui non avevo fatto i complimenti mentre al gemello sì, la cosa finiva sempre con un litigio in cui ci vedeva protagonisti. 
Mio padre e Simone ridevano per non piangere - loro testuali parole - e insieme andavamo sempre a festeggiare in qualche ristorante o a casa di Simone.
Ma il pezzo che ha dato una svolta alla mia vita ancora non ve l'ho raccontato.

1 settembre 2000, non potrò mai scordare quel giorno, da lì la mia vita è cambiata completamente, per alcuni aspetti in meglio per altri in peggio. Ero intenta a finire i miei compiti delle vacanze, mancavano due settimane e avrei dovuto cominciare la prima media, mentre aspettavo che mio padre tornasse dal lavoro.
Alle 20.00 spaccate la porta di casa si aprì ed io alzai la testa dal libro di tedesco puntando gli occhi sulla porta della mia camera che si sarebbe aperta di lì a poco, e infatti così fu.
La porta venne spalancata da mio padre che mi guardava sorridendo a trentadue denti, tutto normale pensai. 
Mi si avvicinò sempre mantenendo quel sorriso, tutto normale.
Mi abbracciò costringendomi ad alzarmi dalla sedia, tutto normale.
Ma sette semplici parole bastarono per spiazzare quel " tutto normale ".
- Preparati che andiamo al compleanno dei gemelli. - non osai nemmeno obiettare, tanto sapevo che in un modo o nell'altro mi avrebbe trascinato alla festa di compleanno di quei due scimmioni - indossa il vestito più bello che hai, mi raccomando. - continuò dopo. 
E certo! Come se una bambina di quasi undici anni potesse possedere dei vestiti belli, una volta che papà fu uscito dalla mia stanza sbuffai e mi diressi all'armadio per decidere cosa mettere.
Alla fine optai per un paio di pantaloncini, una canotta azzurra semplici e le mie scarpe da ginnastica bianche con qualche striscia azzurra, scesi di sotto dove c'era mio padre ad aspettarmi con uno smoking che mi guardò come per dire: ' E questo ti sembra un vestito bello ? ' , feci spallucce dato che non volevo cominciare una discussione sul mio abbigliamento e mi diressi alla macchina insieme a lui che cominciò a guidare verso il ristorante situato nella periferia di Lipsia.
Cominciai a guardare il paesaggio dal finestrino scorrere sotto i miei occhi mentre con una mano mi tenevo il mento, pensai alla mamma succedeva ogni qual volta c'era silenzio, mi interrogai sul perché aveva deciso di abbandonare me e mio padre per andarsene con quell' uomo, non mi voleva forse bene? Ero un peso per lei?
Sapevo che mio padre mi guardava mentre pensavo a queste cose, evidentemente preoccupato dal mio silenzio dato che di solito ero una chiacchierona di primo grado, ma decisi di non voltarmi fino a quando non fu lui a rivolgermi la parola.
- Mi raccomando, appena arriviamo non dare gli auguri solo a Bill. - accennai un sorriso voltandomi verso di lui e feci spallucce, infondo mi piaceva fare i dispetti a Tom e a lui piaceva farli a me, era come un sentimento reciproco. Bill sosteneva che sembravamo una coppietta e che avevamo una bella intesa - sì, intesa di schiaffi. 
Arrivati al ristorante io e mio padre scendemmo dalla macchina e proprio all'entrata trovammo ad aspettarci Simone, Tom e Bill , papà e Simone si scambiarono un bacio davanti a noi tre che li guardammo storcendo le bocche e arricciando il naso mentre sussurrammo un ' bleah ' generale che fece ridere i due diretti interessati.
Mi avvicinai ai gemelli e come sempre Bill era truccato da capo a piedi, quasi lo invidiavo era molto più femminile di me ed aveva unghie e capelli curati a differenza mia che le mangiavo per non parlare dei miei capelli che erano peggio di quelli di uno spaventa passeri, i vestiti attillati avvolgevano il suo esile corpo e un sorriso timido gli incorniciava il viso, Tom a differenza del gemello era molto più virile, vestiva di almeno quattro taglie più grandi, i suoi rasta erano sempre raccolti in una coda mentre il solito cappellino gli copriva il capo.
-Buon compleanno Thomas James. - sorrisi compiaciuta, sapevo che Tom odiava il suo nome completo e ogni volta che ci incontravamo mi divertivo a chiamarlo in quel modo, fece una smorfia di disapprovazione seguita poi da un sorriso, ero a conoscenza di ciò che stava per fare.
- Tante grazie Jessica Stephanie Trumper. - una scintilla si accese nei miei occhi odiavo il mio secondo nome non ne sapevo nemmeno il motivo, fatto sta che quando qualcuno mi chiamava " Stephanie " mi infastidiva tremendamente. 
Avevo tanta voglia di prenderlo a pugni in quel suo bel faccino da strapazzo, ma pensai bene di ucciderlo una volta che Simone e papà sarebbero entrati, non volevo mica che qualcuno avesse le prove del mio omidicio. Io e te facciamo i conti dopo Thomas, stai tranquillo.
Bill nel frattempo guardava la scena divertito accennando una risatina che cercava di soffocare con una mano davanti la bocca, in quel momento mi diedi mentalmente della stupida: come mi ero potuta dimenticare che era anche il suo compleanno? Mi maledii per la mia stupidità schiaffandomi una mano in volto, i gemelli mi guardarno entrambi con sguardo interrogativo come se volessero dirmi " ma sei pazza ? ".
 
Scossi il capo come se volessi cancellare ciò che avevo appena fatto e sorrisi a Bill baciandogli una guancia.
- Auguri anche a te Bill. - il ragazzino mi sorrise raggiante rispondendomi.
- Grazie Jess. - ricambiai quel sorriso che fu subito smorzato da un commento del gemello rastuto.
- Perché con Bill sei gentile e con me no? - mi chiese arricciando il labbro inferiore e incrociando le braccia al petto, feci spallucce e gli risposi a tono.
- Perché è il gemello che è venuto meglio, onestamente. - gli feci pat-pat sul cappellino senza smettere di sorridere e lui per tutta risposta mi morse il braccio, sgranai gli occhi urlando mentre cercavo di allontare i suoi denti dal mio povero braccio, ormai tutte le persone che si trovavano nelle vicinanze si erano girate verso di noi e ci guardava come se fossimo un fenomeno da baraccone.
Simone e mio padre sospirarono all'unisono e ci spinsero all'interno del locale per evitare di dare spettacolo, ci sedemmo al nostro tavolo già prenotato: mio padre a capo tavola, Simone di fianco a lui, Tom di fronte a me e io ero in mezzo fra Bill e mio padre. 
Per tutta la serata io e Tom non facemmo altro che lanciarci frecciatine che, a quanto pare, divertivano un mondo Bill, talvolta il rasta si alzava dal suo posto per venirmi vicino a stuzzicarmi. Io che , ovviamente, ero ancora " arrabbiata " per il mio braccio ricambiavo con pizzichi e morsi ogni qual volta si avvicinasse, spesso parlavo anche con Bill e mi sorpresi di quanto potesse essere sensibile quel ragazzino a differenza del gemello, di uguale avevano solo il viso ma per il resto il carattere, il loro portamento e anche lo stesso modo di vestirsi erano completamenti diversi.
Al termine della serata io e Tom eravamo al culmine dei dispetti: continuavamo a lanciarci molliche di pane con tanto di commenti, Bill in tutto questo si spostava indietro, in avanti, a destra, a sinistra per evitare che qualche pezzetto finisse nei suoi preziosissimi capelli appena piastrati, attirando l'attenzione di tutto il ristorante.
- Ti faccio vedere io strega! - commentò Tom.
- Stai zitto mocio vileda. - ringhiai io beccandolo in un occhio, fortuna che non si fece nulla o mi sarei dovuta subire tutta l'ira di Zeus.
- Ma sei scema? Mi è andato nell'occhio. - si posò una mano sull'occhio colpito con una smorfia di dolore e io per tutta risposta incrociai le braccia al petto alzando il naso all'insù e annuendo soddisfatta per aver vinto quella specie di battaglia con le molliche di pane. - Ti rovino. - continuò poco dopo, tirai la lingua in fuori facendo qualche smorfia. 
- Allora vieni. - lo sfidai io a braccia conserte.
- Ragazzi ... - provò a fermarci Simone.
- Vengo, sì. - si alzò dal proprio posto per venire da me che ero già pronta ad un contrattacco. 
- Tremo dalla paura. - allungai le braccia verso le sue per fermarle. 
- Ragazzi.... - tentò un'altra volta Simone, ma una volta che iniziavamo eravamo proprio come cane e gatto, era impossibile fermarci. 
- RAGAZZI. - ci richiamò mio padre battendo un coltello sul bicchiere, ci voltammo entrambi nella sua direzione compreso Bill per guardarlo mentre con lo sguardo ci supplicava di tornare composti, Tom tornò al suo posto, io mi girai verso di lui e Bil fece lo stesso aspettando che parlasse.
- Io e Simone volevamo dirvi una cosa. - cominciò mio padre. Fantastico vai che ora Simone è incinta, ci manca solo questo. Pensai. Tutti e tre lo incitammo con lo sguardo a parlare mentre posava una mano su quella di Simone, si guardarono per qualche secondo negli occhi ed annuirono all'unisono come per confermare che quello era il momento per dirci quella fatidica cosa che evidentemente ci avevano tenuta nascosta per un bel po' di tempo. Presi un bicchiere d'acqua per bere ed alleggerire la tensione, Tom fece lo stesso per imitarmi e mi guardò con un sorrisino irritante, alzai gli occhi al cielo scuotendo il capo Dio quanto lo odiavo!
- Io e Simone abbiamo deciso di convivere, domani stesso lei, Bill e Tom verranno a vivere da noi. - in quel momento sia io che Tom ci sputammo l'acqua a vicenda in viso e per poco non ci strozzavamo tanto che dovemmo batterci un pugno sul petto per non soffocare davvero, Bill che era rimasto per qualche secondo sotto shock si era poi alzato correndo verso sua mamma per abbracciarla.
-Ma è fantastico mamma! - sia io che Tom ci guardammo per qualche secondo negli occhi spostando poi lo sguardo verso Bill, avremmo tanto voluto strozzarlo in quel momento cosa c'era da essere felice? Io la trovavo una vera disgrazia! Avere quel rompi scatole di Tom ventiquattro ore su ventiquattro in casa non era di certo una gioia.
Rimasi ferma e immobile a guardare il muro difronte a me senza parlare con la bocca serrata, in realtà avevo paura che mio padre potesse soffrire di nuovo come era successo già in passato per mia mamma, volevo tanto oppormi a questa loro scelta ma poi vidi il suo sorriso felice nel stringere la mano a quella donna che le parole mi morirono in gola, non potevo smorzare la sua felicità, dovevo pensare anche a questo.
Fu proprio la voce del mio papà a riportarmi alla realtà.
- Jessica tesoro, come mai non parli ? Non sei felice ? - mi alzai sempre senza commentare e corsi verso mio padre per abbracciarlo e affondare il viso nell'incavo del suo collo, no non potevo proprio smorzare la sua felicità al massimo avrei sopportato quell'odioso di Tom per vedere felice l'uomo che mi aveva cresciuta con tanto amore e poi, forse, avere una nuova mamma e dei nuovi fratelli non poteva essere male per me. 
Ma certo che sono felice! - dopo aver abbracciato lui abbracciai anche Simone e successivamente Bill con le lacrime agli occhi, finalmente la famiglia che avevo tanto desiderato forse adesso poteva davvero esistere.
Solo Tom era rimasto in un angolino in disparte ad osservare la scena in disparte, Simone accorgendosene gli rivolse un sorriso estremamente dolce e con la mano lo invitò ad avvicinarsi a noi, come un'automa si alzò dal proprio posto abbracciando la madre, Bill, mio padre e a me pattò una spalla, non avevamo proprio voglia di abbracciarci gli rivolsi un sorriso mentre contraccambiavo il gesto e tornai al mio posto seguita da Bill e poi dallo stesso Tom.
La cena continuò nel migliore dei modi finché io e mio padre tornammo a casa nostra che presto sarebbe diventata anche la loro, mentre Simone e i gemelli tornarono per l'ultima volta nella loro casa distante da qualche isolato dalla mia.
Durante il tragitto ristorante-casa non proferii parola, mi limitai a pensare a come sarebbe stato avere una mamma e dei fratelli, era ciò che avevo sempre desiderato, ma allo stesso tempo avevo paura che questo potesse implicare dei problemi.
Con questi pensieri in mente salutai mio padre con il bacio della buonanotte e mi misi a letto cadendo fra le braccia di Morfeo.


Mi svegliai con un soprassalto non appena qualcosa, o meglio, qualcuno mi saltò sul letto tirandomi il braccio.
La voce, che identificai come quella di Tom, cantava qualcosa come " It's time to get up " e non accennava a smettere nemmeno quando mi misi il cuscino sul viso per coprirmi; esasperata, scostai le coperte, Tom si spostò da sopra di me e io cominciai a rincorrerlo per tutta la casa.
Il rasta corse scendendo le scale velocemente e io lo seguii rischiando entrambi di romperci l'osso del collo, quando finalmente riuscì ad acchiapparlo gli tirai uno dei tanti rasta, perse l'equilibrio e cadde a terra dopo di che mi misi a cavalcioni su di lui mentre cercavo di picchiarlo come meglio potevo, ma lui ovviamente si stava difendendo con tutte le sue forze.
Non volevo accennare a fermare quei " pugni "e tantomeno lui non accennava a fermare quei piccoli pizzichi che mi infliggeva sul braccio, qualcuno dietro di noi tossii e io mi spostai immediatamente da sopra di Tom, mi girai verso Bill e gli rivolsi un sorriso flebile.
- Ciao Bill. -
- Ciao Jess. Tom invece di giocare e di dare fastidio a Jessica, muovi il sedere e vieni ad aiutarmi con le valige. - accennai un sorriso come se avessi vinto e seguii Bill in giardino per dare una mano, Tom dietro di noi mugugnò qualcosa. 
Una volta usciti fuori la scena che si parò davanti ai nostri occhi fu orripilante come la sera prima, mio padre e Simone si stavano baciando, Bill sorrise intenerito mentre io mi portai entrambi le mani sugli occhi per coprirli e Tom sussurrò un " Puah alquanto schifato cacciando la lingua di fuori e infatti non aveva tutti i torti, quei due si stavano baciando spudoratamente in giardino come se non sapessero che c'erano dei minori in circolazione, tirai un sospiro rassegnata e mi avvicinai alla macchina di Simone per prendere una delle tante valige che si rivelava essere quella di Bill.
I due piccioncini sussussultarono quando sentirono dei passi vicino a loro e si allontarono immediatamente, io non ci feci nemmeno caso impegnata com'ero a trascinare quella cosa pesantissima, ma che ci aveva messo Bill dentro, i macigni? 
Il diretto interessato non appena vide che stavo trascinando la sua valigia si avvicinò a me per aiutarmi e prese una maniglia dall'altro lato, gli sorrisi per ringraziarlo e lentamente cominciammo a salire gli scalini.
- Tom tu non vieni? - gli chiese Bill.
- Sì, prendo la mia valigia. - saltò entrambi gli scalini davanti casa e raggiunse la macchina della madre da dove prese la sua valigia, chiuse lo sportello e si incamminò verso di me e l'altro gemello che lo aspettavamo in piedi alla fine della scalinata.
Cominciammo a salire tutte quelle scale che, prima di avere una valigia in mano mi erano sempre sembrate pochissime, cominciavo ad essere così stanca tanto da ansimare e sbuffare mentre contavo quante scale rimanevano, il rasta accennò una risata facendo uno dei suoi soliti commenti sarcastici.
- Stanca Steph? -
- Fottiti. - gli risposi arrivando alla fine di quelle lunghissime scale prima di posare con non curanza la valigia a terra e rischiando di schiacciare un piede del moro. - Allora - continuai io - quella a destra è la mia stanza, quella infondo e quella a sinistra sono libere decidete voi dove volete sistemarvi  e se volete vi aiuto a sistemare la roba, l'importante è che non vi avviciniate alla mia camera, tutto chiaro? - spostai gli occhi da gemello in gemello che si limitarono ad annuire, Tom corse verso la stanza a sinistra e si chiuse la porta alle spalle che dopo due secondi riaprì solo per " regalare " un dito medio a Bill che per tutta risposta sussurrò un " vaffanculo " serrato fra le labbra.
Feci spallucce pattando la spalla del moretto e rientrai nella mia camera lasciando quel poverino da solo come un cretino in mezzo al corridoio, mi sdraiai sul letto portandomi il braccio sulla fronte e chiusi gli occhi. Era circa mezzo giorno ma io avevo ancora sonno e non avevo la minima voglia di alzarmi da quel letto, stavo per riaddormentarmi quando quattro braccia mi afferrarono e mi costrinsero ad alzarmi; sgranai gli occhi mettendo a fuoco i due gemelli che mi sorridevano sornioni, guardai entrambi torvo ma subito cominciarono a parlare per impedirmi di dire o fare qualsiasi cosa. E meno male che avevo anche detto loro di stare lontani dalla mia camera, molto obbedienti mi dicono.
- Jess prima che tu ci ammazzi, io e Tom volevamo proporti di andare a fare un giro, ci stai? - assottigliai gli occhi e stavo quasi per cacciarli dalla mia camera assonata com'ero volevo soltanto dormire e non avevo di certo voglia di camminare, non chiedevo mica la Luna, ma poi pensai ' Perché no? A casa non ho nulla da fare. '
- Datemi cinque minuti e mi vesto. - li spinsi fuori dalla mia stanza e corsi verso l'armadio tirando fuori dei vestiti a caso che si rivelavano essere un jeans e una maglietta a maniche corte rossa, mi lavai e mi vestii in cinque minuti proprio come avevo promesso loro.
Corsi immediatamente alla porta per aprirla e scesi le scale così veloce come qualche minuto prima rischiando di rompermi l'osso del collo, una volta arrivata giù rivolsi un sorriso a trentadue denti ai gemelli che erano seduti sul divano annunciando loro che ero pronta.
Entrambi si alzarono e tutti e tre ci dirigemmo alla porta da dove stavano per entrare Simone e papà con una grossa valigia, probabilmente della donna, che ci guardarono con grande curiosità.
- Ragazzi dove andate? - ci chiese Simone aggrottando la fronte e le sopracciglia.
- A fare un giro. - si affrettò a dire Tom. 
- Oh, va bene non fate tardi e state attenti. - niente da fare, a quel " va bene " eravamo già corsi fuori di casa e ci stavamo accingendo a girovagare per le strade affollate di Lipsia, gli avvertimenti ovviamente non servivano proprio a nulla dato che facemmo tutto l'opposto di quello che la mia matrigna ci raccomandò di fare.
Mi guardai intorno mentre i gemelli discutevano sul da farsi in quella giornata e " scorsi " un McDonald proprio a lato della strada, quasi automaticamente strattonai il braccio di Bill e poi puntai il dito verso quel paradiso terrestre, entrambi si girarono verso il punto indicato dal mio indice e sorrisero complici come se avessero già capito cosa intendevo. 
Entrammo nel McDonald e aspettammo in fila il nostro turno, nel frattempo guardavamo il menù in alto per decidere cosa prendere, ero indecisa fra Happy Meal e Big Mac ma alla fine optai per il secondo così come i gemelli.
Una volta presi i nostri panini ci sedemmo ad uno dei tanti tavolini di quel locale e cominciammo a mangiare parlando del più e del meno.
- E poi Tom è caduto! Dovevi vedere la sua faccia! - mi coprii il viso con una mano tentando di non ridere mentre Bill mi raccontava uno dei tanti episodi imbarazzanti di Tom che, intanto, borbottava qualcosa come " Vi uccido, smettetetela " ma ovviamente io e il moretto non gli dettimo il minimo ascolto continuando a burlarci di lui alle sue spalle.
- E quella volta in cui è inciampato nelle sue stesse mutande? - continuò Bill, io ormai ero quasi morta dalle risate, non ce la facevo davvero più anche perché la faccia imbronciata di Tom era così esilarante che voi non ne avete l'idea, era un misto tra babbuino e cammello non saprei nemmeno come definirlo, fatto sta che se avesse potuto trucidarci l'avrebbe fatto di sicuro.
Improvvisamente a quest'ultimo venne un'idea, forse perché voleva che la smettessimo di prenderlo in giro, o semplicemente perché era una cosa che gli frullava in testa da un bel po'. Si colpì una mano con un pugno urlando.
- Ragazzi mi è venuta un'idea. - i suoi occhi sembravano brillare mentre ci guardava e non potemmo non ascoltare quello che aveva da dirci.
- Spara. - lo invitai io con un gesto della mano bevendo l'ultimo sorso di coca cola dalla cannuccia.
- Visto che da oggi siamo diventati tutti e tre fratelli - e a quel fratelli fece il gesto delle virgolette con le mani - potremmo fare un qualcosa che lo dimostri. - alzai un sopracciglio e Bill mi imitò.
- Del tipo? - gli chiese il gemello dando un altro morso al suo panino, e a quel punto posso giurare con certezza che gli occhi di Tom stavano brillando. Avete presente quando nei cartoni animati i personaggi hanno tipo una stellina negli occhi? Ecco, Tom aveva la stessa espressione.
- Un piercing. - il moro strabuzzò gli occhi portandosi immediatamente le mani alla gola tossendo, preoccupata scattai subito come una molla battendo un colpo dietro la sua schiena, quando ebbe ripreso un po' di colorito lo guardò stralunato accennando un urletto.
- Cosa? Sei impazzito? Mamma e Gordon si arrabbieranno moltissimo! -
- Eddai Bill, da quanto ti importa ciò che dicono gli adulti? -
- Tom, non se ne parla! Assolutamente no! -
- Oh che palle che sei Bill, a volte mi chiedo se sei davvero il mio gemello o mi hanno scambiato alla nascita. -
- Ma Tom! Prova a pensarci, quando la mamma lo verrà a scoprire si infurierà molto e. . . -
- Io ci sto. - esclamai improvvisamente posando una mano al centro del tavolo, entrambi i gemelli si voltarono verso di me Bill strabuzzando gli occhi e Tom sorridendomi, segno che era felice di ciò che avevo appena detto, posò la sua mano sopra la mia, all'unisono ci voltammo verso l'altro gemello ancora indeciso che si morse il labbro inferiore. Piegai il capo di lato alzando un sopracciglio come se stessi dicendo ' Allora? Lo fai sì o no? '.
- Vedi Bill? Anche Jessica vuole farlo, non ti farai mica sconfiggere da una ragazza? -
- Se la mettete così.........- iniziò lui continuando a torturarsi quel povero labbro inferiore - Oh e va bene! Lo faccio, okay? - posò una mano su quella mia e di Tom che sorridemmo compiaciuti battendoci il cinque orgogliosi di quella " vittoria ".
Tutti e tre ci alzammo dalle nostre sedie ed uscimmo dal McDonald, per tutto il tragitto Bill non fece altro che ripetere frasi del tipo ' So già che me ne pentirò, cosa penserà la mamma di me? Gesù, ti prego perdonami se puoi. '  al contrario di me e Tom che non vedevamo l'ora di avere quel dannato piercing, mentre camminavamo ci " dividemmo " i posti in cui farlo, non potevamo mica averlo tutti da una stessa parte o non ci saremmo distinti.
Tom decise di fare il labret, Bill quello al sopracciglio e io uno semplice all'orecchio. Una volta arrivati davanti lo studio del piercer io e Tom sorridemmo quasi automaticamente, mentre Bill deglutì facendosi il segno della croce prima di entrare certo che quel ragazzino era davvero esagerato, pensai.
Entrammo dirigendoci con decisione davanti ad un uomo sulla quarantina che ci squadrò da capo a piedi nemmeno fossimo degli elefanti vestiti, anche se un po' di ragione ce l'aveva; non era di certo roba da tutti i giorni che tre bambini di appena undici anni entrassero in un negozio di piercing.
- Vogliamo fare dei piercing. - esclamò Tom deciso guardandolo dritto in faccia, quello dapprima ci guardò stralunati poi borbottò qualcosa prendendo la pistola con cui avrebbe dovuto farci i piercing guardandoci sempre con lo stesso sguardo di prima, probabilmente, aspettando i nostri " ordini ".
- Io lo voglio al labbro, a sinistra. - specificò ponendosi davanti all'uomo che disinfettò la pistola infilandoci il piercing dentro, prese la mira e tac il piercing di Tom era fatto, si girò verso di noi soddisfatto pattando poi una spalla a Bill che lo guardava come se avesse appena visto un fantasma.
La seconda a fare il piercing fui io, ammetto che avevo un po' di paura ma l'eccitazione di avere un piercing era così tanta che superava anche l'ansia.
- Lo voglio all'orecchio sinistro. - e così dicendo mi girai verso la direzione dettata da me stessa aspettando che la pistola mi bucasse l'orecchio, chiusi gli occhi nello stesso momento di quel tac e anche il mio piercing era fatto, mi voltai verso i gemelli che mi guardavano alzando entrambi i pollici come se volesse essere un incoraggiamento a Bill.
Il moretto si avvicinò titubante al piercer, deglutendo a vuoto per più di qualche secondo, il gemello gli diede una pacca spalla per incoraggiarlo, io intanto mi guardavo soddisfatta il piercing sorridendo a me stessa ad uno dei tanti specchi posti in quel negozio.
- Piercing al sopracciglio..... - e fece una pausa guardando Tom che annuì - lato destro. - a quelle parole mi voltai verso di lui per " assistere " allo spettacolo, si vedeva da lontano un miglio quanto avesse paura di fare quel piercing forse non tanto per il male che gli avrebbe provocato, più per paura del giudizio di sua mamma.
Quando anche il terzo tac riecheggiò nell'aria, pagammo e uscimmo dal negozio per dirigerci verso casa.
Dio solo sa quanto eravamo eccitati io e il gemello con i rasta mentre ci guardavamo e saltellavamo dappertutto sembrava che per qualche minuto avessimo deposto l'ascia di guerra ed eravamo entrati in perfetta sintonia, Bill sorrideva nel guardarci anche se non era tanto convinto del gesto appena compiuto, gli accarezzai un braccio rivolgendogli un sorriso.
- Che c'è Bill? Non sei convinto del piercing? Non ti piace? - immediatamente scosse il capo ma prima che potesse parlare, il gemello intervenì al suo posto.
- Ha solo paura di mamma. - accennai un ulteriore sorriso facendo poi spallucce.
- Vedrai che col tempo sia lei che mio padre se ne dimenticheranno, infondo non possono tenerci il muso per sempre. - rincuorato da quelle parole il moro annuì e in pochi minuti fummo davanti la porta di casa.
Nessuno dei tre aveva il coraggio di bussare, avevamo fatto così tanto gli spavaldi per strada e adesso non avevamo nemmeno la spavalderia di premere quel bottone posto a fianco della porta.
- Bussa tu. - mi disse Tom.
- No, bussa tu. - scossi il capo spingendolo verso il campanello, immediatamente tornò indietro con gli occhi sbarrati e scosse a sua volta il capo. Si accese una piccola discussione piena di insulti che fece affacciare tutto il vicinato, Bill che stava di mezzo non aveva nemmeno il coraggio per intromettersi in quella piccola faida e spostava lo sguardo da me al gemello con gli occhi leggermente spalancati.
Attirati dalle nostre grida Simone e papà aprirono la porta, io che stavo per tirare uno scappellotto a Tom fermai la mano a mezz'aria, lui che mi aveva preso un braccio per impedirmi il movimento si bloccò, Bill che era rimasto neutro si irrigidì a quel cigolio.
Tutti e tre alzammo lo sguardo verso i nostri genitori irrigidendoci sul posto, loro sbiancarono vedendo quelle cose argentate " abbellirci " il viso, immediatamente entrammo in casa e ci dirigemmo alle scale per evitarci una predica che presto o tardi sarebbe arrivata.
- WILLIAM OLIVER KAULITZ, THOMAS JAMES KAULITZ E JESSICA STEPHANIE TRUMPER DOVE CREDETE DI ANDARE? - tuonò mio padre all'inizio della scalinata mentre noi avevamo già salito i primi quattro scalini, ci voltammo tutti e tre verso di lui con una leggera paura in volto - COSA SONO QUEI COSI AVETE FATTO? - sospirai e decisi di prendere io la parola, infondo era mio padre se non lo facevo io chi altri poteva farlo? 
- Volevamo solo un segno che ci distinguesse tutto qui. - feci spallucce sperando di convincere lei e Simone che ci guardava quasi shockata ma senza parlarci.
- Vedete di distinguervi in questo modo allora, starete in punizione per un mese, niente uscite.  -
- Ma Gordon...- provò a dire Tom che venne subito ammonito dalla madre.
- Niente ma! Vostro pad....Cioè, Gordon ha ragione, ora filate in camera. - abbassammo il viso tutti e tre e tornammo nelle rispettive camere con uno sguardo da funerale ma con la speranza che almeno non ci saremmo annoiati dato che eravamo in tre.
Come previsto, dopo due giorni, Simone e mio padre ci perdonarono raccomandandoci però di avvertirli qual'ora avessimo voluto fare cose di quel genere tipo piercing e tatuaggi.
Passammo gli ultimi giorni di vacanze tutti e tre insieme, il massimo che potevamo fare era guardare la TV o uscire fuori in giardino a giocare, ma non ci lamentavamo dato che eravamo sempre e costantemente " uniti ". Intanto il 15 settembre si avvicinava, data in cui avremmo dovuto iniziare la prima media, non stavamo più nella pelle avevamo voglia di fare nuove amicizie e nuovi incontri anche se non potevamo di certo sapere che la vita non è sempre rose e fiori e che ci avrebbe aspettato una vita seppur felice a metà, ma anche piena di angherie.










Salve a tutti gente! Allora, premetto che questa è la prima storia che scrivo sui TH che sono il mio gruppo preferito in assoluto dall'ormai lontano 2007. Ho deciso di scrivere una storia sulla vita dei Tokio Hotel prima del debutto quindi Tom avrà i rasta e Bill i capelli col ciuffo piastrato stile manga, è un'idea che mi frulla in testa da un po' (?) e in effetti il capitolo era già pronto da una settimana ma ho sempre esitato a postarlo perché credo che sia venuto una schifezza e mi sono complessata a lungo sul da farsi, vabbe', al massimo mi tirerete i sacchi di pomodoro addosso (?).
Scherzi a parte, vorrei sapere cosa ne pensate e spero che non sia troppo banale come storia commentate voi, se magari mi lasciate anche una recensione piccola-piccola non mi offendo. (?)
Ah, soprattutto mi scuso se ci sono errori grammaticali o di battitura, nel rileggere il capitolo non mi è sembrato che ci fossero nel caso potreste segnalarmeli così la prossima volta mi correggo!
Ora vado davvero, alla prossima!

- GottaBeSun
  
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