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Autore: Gosp    23/02/2014    0 recensioni
Queste giornate di pura nostalgia che ti prendono e ti portano nel passato, lontano o vicino che sia.
Queste giornate vissute di ricordi, di vecchie emozioni, di sensazioni che ti entrano dentro, nel cuore, nell’anima.
Giornate che ti riportano indietro, a rivivere i sorrisi sinceri, le parole sentite e, perché no, gli sguardi mancati.
Domande che incombono la mente, continui dubbi che ti perforano il cervello. Tutti quei “se…” lasciati incompleti, alla ricerca di una fine che non arriva mai.
Le convinzioni, quei mattoni che ti ritrovi addosso l’attimo dopo, la certezza che qualcosa è andato storto.
Sei di nuovo qui, oggi. Costantemente presente in una realtà che non ti appartiene, unico pensiero in queste ore piene.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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Ha diciassette anni la vita è tutta rose e fiori, con il sole che spicca splendente nel cielo. Senza nuvole, nemmeno una goccia di pioggia. Ha diciassette anni hai il mondo ai tuoi piedi.
Questo dicono gli adulti, i grandi. Sognatori dagli occhi spenti, illusionisti di una vita ancora da creare: la nostra.
Ecco ciò che pensa Chiara seduta al suo banco, la testa voltata verso la finestra, gli occhi persi nel vuoto. Sempre attenta però, sempre pronta ad ascoltare. Una delle sue doti, come se non bastasse ricordare i più piccoli dettagli, quelli insignificanti per molti, necessari per lei.
La professoressa di italiano continua a parlare, ad inoltrarsi nella vita di Dante.
-Cosa penserebbe Dante di quest’Italia di oggi?- Si ritrova a scrivere Chiara nel suo diario, un quadernetto che porta sempre con se, in qualsiasi circostanza ed occasione. Che, se c’è una cosa che proprio le piace fare è scrivere. Buttare giù su carta tutto ciò che le passa per la mente, richiudere il suo mondo su un foglio, levandosi un peso dalle spalle. Imprigionare i suoi pensieri su uno sfondo bianco, catturandone l’essenza per non lasciarla più volare via. Un  respiro profondo e poi un tuffo nell’inchiostro.
<< Ehy, Chià >> Elisa, sua fedele compagna di banco da ormai quattro anni, sussurrava cercando di attirare la sua attenzione.  << Tutto bene?>> continuò poi, vedendo gli occhi dell’amica voltarsi nella sua direzione.
Era sempre stato così tra di loro, bastava un semplice gesto per capire che c’era qualcosa che non andava. Un qualcosa che Elisa sapeva, che conosceva fin troppo bene ma che, purtroppo, non sapeva far passare.
Aveva passato così tanto tempo vicino a Chiara in quegli ultimi mesi che ormai aveva capito che lasciarla nel suo silenzio a scrivere era l’unico modo per aiutarla, per starle accanto nonostante lei non volesse. Perché Chiara era così: forte e risoluta. Solo che stavolta era diverso, stavolta il dolore era più forte del solito. Stavolta si era lasciata andare troppo.
Ci era cascata. Aveva incontrato, per la prima volta, l’amore e ci si era buttata a capofitto senza pensare alle conseguenze. Lei, che prima di prendere una decisone valutava i pro e i contro. Lei, che non avrebbe mai fatto niente se non ne era convinta al 100%. Si era lasciata intrappolare in una gabbia senza chiave.
E che si era messa in una situazione più grande di lei, troppo più grande, e non sapeva come fronteggiarla. Innamorarsi di un uomo di 30 anni, come aveva potuto? La verità è che lo sapeva, ma era troppo difficile ammetterlo.
La ragazza dal cuore di ghiaccio si era lasciata sciogliere dalle belle parole di un giornalista. Perché, se c’era una cosa che proprio non poteva negare, era il dono che Luigi aveva nello scrivere. Era questo che l’aveva spinta a fidarsi pienamente di lui. Fin dall’inizio si era creata una certa armonia tra di loro, una situazione strana e nuova per entrambi. Ma non riuscivano a non parlassi, e se non vi era la possibilità si scrivevano per mail, si aspettavano svegli, a notte fonda, solo per scambiarsi due paroline, per sentirsi liberi.
Avevano passato cinque mesi così, cinque mesi a rincorrersi nella speranza di trovarsi prima o poi.
Era il 24 Aprile l’ultimo giorno in cui si sono sentiti. Il giorno del compleanno di Luigi, gli aveva dato gli auguri e poi gli aveva detto di passare una felice giornata. L’ultimo saluto, da quel momento in poi non ha ricevuto più notizie.
Una doccia fredda all’improvviso. Senza nemmeno dire una parola, aveva preso e se ne era andato.
Chiara non sapeva darsi una spiegazione, e ancor peggio, non riusciva a dimenticare l’ultima volta che avevano parlato al telefono. “mi sto innamorando di te” le aveva detto.
<< Chiara ti dispiacerebbe aprire un po’ la finestra?>> La professoressa di italiano aveva concluso la sua spiegazione, mancavano pochi minuti al suono della campanella. Chiara eseguì la richiesta.
Una folata di vento, il suo diario aperto a metà, un vecchio scritto che voleva essere riletto.
 
Quante promesse non mantenute, tra me e te.        
Quante promesse buttate all’aria, dette così tanto per…
Non mi chiedere perché ti sto scrivendo, non lo chiedere nemmeno a te stesso.
Mi va, punto.
…Niente, è che all’improvviso sento la tua mancanza.
Non che prima ti avevo dimenticato eh, solo che boh…ci pensavo di meno.
E invece adesso è tutto tornato come una volta. La nostalgia improvvisa  che mi assale e le ore passate a rileggere le nostre vecchie mail, le nostre vecchie chat, almeno le poche che ho salvato.
La prima volta che ho in creduto in qualcosa che andasse oltre all’amicizia, la prima volta che mi sono fidata al 100% di una persona, e tu che fai? Deludi.
E che quando parlavo con te tutto andava bene, non esistevano più i problemi, c’eravamo solo io e te.
Io e te, quel noi che non ho mai saputo pronunciare, quel noi però che mi tormenta l’anima, il cuore, la testa.
Forse è stato questo il nostro punto debole, che siamo stati sempre “io e te”, “Chiara e Luigi” e mai Noi.
Eppure, eppure eravamo uniti nelle tue giornate buie stressato dal lavoro. Eravamo uniti nelle mie di giornate buie, se così le vogliamo chiamare.

 
Non era concluso, niente di ciò che scriveva su lui era concluso.
Cambiò pagina, prese la penna e decise di scrivere un ultimo pensiero, poi quel diario sarebbe stato chiuso. Per sempre.
 
Queste giornate di pura nostalgia che ti prendono e ti portano nel passato, lontano o vicino che sia.
Queste giornate vissute di ricordi, di vecchie emozioni, di sensazioni che ti entrano dentro, nel cuore, nell’anima.
Giornate che ti riportano indietro, a rivivere i sorrisi sinceri, le parole sentite e, perché no, gli sguardi mancati.
Domande che incombono la mente, continui dubbi che ti perforano il cervello. Tutti quei “se…” lasciati incompleti, alla ricerca di una fine che non arriva mai.
Le convinzioni, quei mattoni che ti ritrovi addosso l’attimo dopo, la certezza che qualcosa è andato storto.
Sei di nuovo qui, oggi. Costantemente presente in una realtà che non ti appartiene, unico pensiero in queste ore piene

  
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