Serie TV > Braccialetti rossi
Ricorda la storia  |      
Autore: nitidi sogni    23/02/2014    7 recensioni
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sento un peso che mi schiaccia, non so neanche come identificarlo.
Non so se fare finta che non ci sia, o lasciarmi andare al mio vittimismo sfrenato in cerca di qualche affetto che quando c’è, impulsivamente caccio via. Come qualcosa che arriva troppo presto, in modo troppo violento, come qualcosa che spaventa. Come quando mio padre mi abbraccia, o la sua compagna con gli occhi lucidi e un sorriso poco credibile mi chiama “funghetto” e mi dice che mi vuole bene, come se bastasse a salvarmi, come se bastasse a salvarla. Eppure, tra l’imbarazzato e lo spaventato le rispondo che anche io gliene voglio, con papà basta solo uno sguardo. Uno sguardo pieno di domande, una lacrima piena di risposte che non può darmi, perché ne è in ricerca disperata anche lui.
Non ho versato lacrime, e penso che il trambusto che ho nella testa e il dolore che ho al petto, ne siano un’inevitabile conseguenza.

Guardo i medici che si affrettano con le procedure, come se non ci fosse tempo. E no, non c’è tempo. Non c’è tempo per salvarmi, non c’è tempo per un’operazione che per il 50% di possibilità mi ucciderà. Non c’è tempo tra il vivere e morire, non ci sono possibilità, o speranze. Qui, in questo posto di macchinari e oggetti pronti ad aprirmi, non c’è tempo per trovarle tutte queste cose. C’è solo il modo di guardarsi intorno, di poter immagazzinare quelli che potrebbero essere i miei ultimi attimi, i miei ultimi sorrisi da vedere, i miei ultimi visi da esplorare con un’aria calma e pensierosa che credo di non aver mai avuto nella mia breve vita.
Lotterò. Lotterò e se non dovessi farcela? Se la mia strafottenza, il mio essere rude, il mio avere la risposta pronta fossero una maschera? Un travestimento riuscito piuttosto male? Se sotto queste vesti di piccolo guerriero, di piccolo furbo, ci fosse solo un mare di insicurezze e punti deboli? E allora, in quel caso, cadrò. E affonderò in un mare, da cui neanche l’amore dei miei genitori, o degli amici che ho scoperto avere solo qualche settimana fa, potrà salvarmi. Tutto questo, sarà solo una bolla di sapone.

Mi addormento subito sotto anestesia, e mentre sto per chiudere gli occhi, qualcosa mi dice che non li riaprirò più. O che se li riaprirò, non sarà oggi, non sarà qui.

Solo una luce abbagliante, mi spinge a riaprire le palpebre.. Sono vivo, ce l’ho fatta, penso a primo acchito. Ma non è così, o almeno non proprio. Mi trovo in un posto che non ho mai visto prima. Un posto bello, un posto che ricorda l’estate, gli scherzi, che ricorda tutto ciò che c’è di bello da ricordare. Ma per quanto bello e rassicurante questo posto possa essere, sono solo. E la cosa mi fa più paura del resto. Più paura della morte, più paura di questa operazione e del suo esito che sento essere negativo.
In lontananza, scorgo, però, una figura. E’ un bambino, avrà pochi anni in meno di me. Ha la testa chinata verso il basso. Fissa qualcosa, aspetta qualcosa. Mi ci avvicino cauto, e forse spaventato, ma sempre meno di quanto lo sarei stato se fossi stato qui senza nessuno a cui affidare i miei dubbi. E quando ci sono quasi vicino, lo riconosco. E’ Rocco. Il mio compagno di stanza. Quello che ho odiato, quello per cui mi sono preoccupato, quello per cui alla fine ho anche pregato. Ed eccolo lì, che muove le sue gambe magre nell’acqua della piscina che fissa da quando sono arrivato, o forse anche da prima. Ma cosa ci fa qui? Cosa ci faccio qui? Credo di saperlo, ma mi impedisco di pensarlo.
Mi siedo accanto a Rocco, e gli chiedo spiegazione con una calma che non rispecchia per niente il mio stato attuale. Lui mi spiega. Caldo, tranquillo, come se mi stesse raccontando un vecchio aneddoto, e non come se dovesse dirmi che sto per lasciare questo mondo, in cerca di qualcun altro, che chissà se c’è.
Arriva il momento dei saluti. Affido parole e sentimenti a Tony. Che riesce a sentire me, che riesce a sentire Rocco, con le orecchie di un cuore, che solo lui può avere così grande. Saluto Rocco e mi butto a precipizio nell’acqua, o nel vuoto.

Ed è in questo momento, che vedo una luce. Una luce che poco a poco si trasforma in una figura più chiara. Nella figura di mia madre che mi avvolge tra le sue braccia, e mi riporta, a respirare.
Respirare come non ho mai fatto nella mia vita. Respirare come non possiate credere di poter fare.
Pesi, paure, ansie, domande, nulla più mi uccide la testa, e mi taglia il cuore.
Solo un amore. Quello di cui mi ero dimenticato. Quello che adesso ho ritrovato. La mia vita finisce e inizia qui.


Buona fortuna papà, buona fortuna Lilia, buona fortuna Braccialetti! E arrivederci..

 
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Braccialetti rossi / Vai alla pagina dell'autore: nitidi sogni