Fandom: Star Trek (Reboot cinematografico)
Genere: fantascienza
Tipo: flash fic
Personaggi: James T. Kirk
Rating: PG, verde, K
Avvertimenti: movieverse, missing moment
PoV: terza persona
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry
(J.J. Abrams). I personaggi
e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
Un nuovo inizio
di Bombay
Il vento gli sferzava il viso e i capelli, la pelle
gli bruciava ancora per i colpi subiti.
Arrivò alla fattoria, lasciò la moto davanti alla
porta ed entrò in casa.
Diede un’occhiata in salotto: il televisore era accesso,
zio Frank russava stravaccato sul divano.
Salì in punta di piedi le scale, che però
scricchiolarono sotto il suo peso.
Raggiunse la propria camera e si sedette sul letto
rigirandosi tra le mani il modellino che gli aveva dato il capitano Pike.
Si lasciò cadere all’indietro fissando il soffitto:
arruolarsi nella Flotta Stellare, seguire le orme di suo padre.
Sospirò, forse se fosse stato ancora vivo, lo avrebbe
spronato ad intraprendere una carriera nella Flotta
Stellare.
Le parole di Pike continuavano a ronzargli nella
testa: -I risultati dei tuoi test sono
notevoli. Che vuoi fare? Essere un delinquente recidivo con un quoziente
intellettivo da genio?-
-Magari mi piace-
aveva risposto con arroganza, in realtà non era così.
Sua madre continuava a ripetergli che poteva ambire a
qualcosa di più nella vita, ma non avevano mai ventilato quell’ipotesi.
-Aspirare a
qualcosa di meglio, di speciale- Pike ci credeva davvero a quello che gli
stava proponendo.
Diventare ufficiale in quattro anni e se si fosse messo
a studiare sodo avrebbe anche potuto guadagnare un anno e, dopo altri quattro,
avere una nave sua.
Una nave sua.
Doveva ammettere che quell’idea era alquanto
allettante.
“Capitano” sussurrò a mezza voce, suonava dannatamente
bene.
Suo padre aveva pilotato la U.S.S.
Kelvin per dodici minuti diventando un eroe. Che cosa avrebbe potuto fare lui
in una vita intera?
Pike gli aveva lanciato la sua sfida: fare meglio di
quel padre che non aveva mai conosciuto, ma che tutti idolatravano. Aveva
portato quel peso tutta la vita, aveva vissuto nell’ombra di suo padre per
ventidue anni aveva l’occasione di affermarsi, non più il figlio di George
Kirk, ma semplicemente James Tiberius Kirk, se stesso e basta. Dimostrare
quanto valeva davvero.
Si mise a sedere lanciando uno sguardo fuori dalla
finestra era quasi l’alba.
Prese il pad e scrisse un breve messaggio a sua madre,
sperava che avrebbe capito e condiviso la sua scelta.
Non parlavano mai di suo padre, in realtà lo facevano assai poco, lei non c’era
quasi mai.
Conosceva il cantiere di Riverside; era andato spesso
ad ammirare la nave in costruzione aveva qualcosa di maestoso e regale e lui ne
era irresistibilmente attratto.
Si alzò mise il modellino in tasca e diede un ultimo
sguardo alla sua stanza. Stava per fare un grande passo che avrebbe cambiato
radicalmente la sua vita.
Lo doveva fare soprattutto per se stesso.
Montò in sella alla sua moto guardò per un momento la
fattoria.
Quel capitolo della sua vita si era
concluso, se ne apriva un altro davanti a lui, sconosciuto e tutto da
scrivere.
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Note dell’Autrice: una cosina piccina picciò su Jim. Senza pretese.
Buona domenica.
Un Kiss
Bombay