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Autore: englishsmile    23/02/2014    2 recensioni
Schivai un altro gancio, e attaccai colpendogli goffamente lo stomaco.
Ghignò, pensando di averla già vinta, ma era tutta una tecnica.
Mi allontanai dall’avversario, sputando al lato del ring e cercando di riprendere fiato.
E sbagliai.
Sullo sfondo, un ragazzo stava percorrendo i lineamenti del mio corpo.
Negli occhi blu, desiderio.
La canotta larga gli ricadeva sui muscoli imperlati di sudore, i suoi tatuaggi esposti al mondo.
Quello era il luogo dove mi rifugiavo per sfuggire al mondo, per sfuggire al mio male.
Ma adesso, il mio male era lì.
Genere: Angst, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Entrai in casa e, senza salutare, andai in bagno.
Aprii l’acqua della doccia e iniziai a spogliarmi, alzai lo sguardo verso lo specchio e analizzai i lividi che mi ricoprivano tutto il corpo; ce n’erano di tutti i colori, come un arcobaleno.
Distolsi lo sguardo dallo specchio e mi gettai sotto l’acqua bollente.
Strofinai via il sangue dai nuovi tagli, dal labbro spaccato.. di nuovo. Il sapone bruciava sulle ferite, ma ci avevo fatto l’abitudine.
Il ricordo di quel pomeriggio affiorò nella mia mente quando guardai verso il livido che si stava formando sulla mia costola destra, l’unico livido che faceva veramente male.
Mi accasciai scivolando sulle mattonelle umide e le lacrime iniziarono a scendere.
Piangevo orami tutti i giorni, ma lo facevo sotto la doccia, dove le lacrime amare e l’acqua dolce scivolavano insieme sul mio volto.
 
IL GIORNO DOPO
 
A fatica feci un altro passo, avanzando verso il luogo pieno di adolescenti.
Le costole dolevano ad ogni respiro, ma il viso era pulito da tutti i segni.
Avevo imparato ad usare i trucchi di mia madre dopo i primi lividi.
Per qualsiasi altro ragazzo truccarsi poteva sembrare strano, ma per me era una maniera per apparire felice, per nascondere il dolore esplicito sul mio volto.
Un ragazzo che copriva i propri lividi, nascondendo quelli che potevano essere dei trofei di alcune risse, poteva sembrare gay; ma d’altronde, non era quello il mio essere?
<< Ehi Styles! >> una rossa tutta allegra mi si avvicinò.
<< Ciao Allyson >> la riccia mi rispose con un sorriso.
Non amavo particolarmente la compagnia delle ragazze, soprattutto più piccole, ma Ally era diversa: il viso poco truccato, la mentalità di un’adulta in miniatura e l’atteggiamento da maschiaccio la rendevano una persona piacevole e diversa.
Era una persona speciale per me, le raccontavo molte cose, ma non mi aprivo del tutto; non sapeva che mi picchiavano e men che meno sapeva chi era il colpevole.
<< Dov’è Lottie? >>
<< Non vuole vederti >> abbassai lo sguardo, incapace di sostenere il suo.
Immaginavo quella risposta.
<< Ehi.. >> la voce di Ally si addolcì, i suoi occhi nocciola entrarono nella mia visuale.
<< Ehi Harry, ascolta, non è colpa tua >> prese il mio viso tra le mani.
<< Io… >> la mia voce si incrinò a dimostrazione degli occhi umidi, ma non volevo piangere: << Io l’ho ferita >>.
Crollai a sedere su una panchina del cortile del campus.
<< Lottie non è debole. Adesso è arrabbiata, si è vista lasciare dal ragazzo per cui aveva una cotta fin dalla prima elementare, ma lo accetterà, ti accetterà. >>
C’era un accenno di speranza nella sua voce, però non era abbastanza convincente.
L’avevo persa.
<< Come potrà mai accettarmi, se non riesco ad accettarmi neanche io? Se non riesco a capire come faccio ad essere diventato questa cosa? >>
Avevo alzato il tono di voce, le mani chiuse a pugno.
Allyson rimase a bocca aperta, incapace di proferir parola.
<< Sono malato.. >> sbuffai e rilassai le spalle.
<< Lo credi seriamente? >> era scioccata dalle mie parole.
<< Non lo so >> feci una pausa << solo non capisco come sia possibile che sia passato dall’amore per la figa, a quella per i cazzi! >>
<< Oddio Harry.. >> si sedette accanto a me: << Non è colpa tua. >>
Fece una pausa per trovare le parole giuste.
<< Essere gay non è una malattia. Tu non sei malato: non hai capito subito la tua vera natura, ma è normale.
Gli adolescenti sono creature stupide, soprattutto nella loro prima parte.
Si tende a seguire la massa, ad assomigliare agli altri.
Tu volevi solamente provare queste nuove esperienze, e ti sono piaciute perché eri ancora inesperto.
Adesso che sei maturato, invece, hai capito che ti devi distinguere.
Sono sicura che tu sapessi già da un po’ cosa provassi, ma avevi paura ad ammetterlo a te stesso.
Avevi paura di essere troppo diverso ma, Harry, diverso è speciale, perché tu sei speciale. >>
Puntai i miei occhi nei suoi, mi alzai e me ne andai.
 
Pensai alle parole di Ally per i giorni successivi, sdraiato sul mio letto, chiuso in camera mia.
Spensi il telefono, rifiutando un’altra sua chiamata.
Avevo detto a mia madre che stavo male, che avevo la nausea; non era del tutto una menzogna, il solo pensare ai miei problemi, mi dava il voltastomaco.
<< Harry?!? >> la voce di mia madre oltre la porta interruppe la mia linea di pensieri.
<< Non sto ancora bene mamma >> la liquidai.
<< C’è Lottie qui. >>
Mi alzai di scatto dal letto e andai ad aprire la porta.
<< Ciao Hazza >> due enormi occhi azzurri si alzarono verso di me.
<< Entra >> chiusi la porta dietro di noi, facendo calare un silenzio imbarazzante.
<< Come stai? >> chiese lei.
<< Per niente bene.. >> non sapevo come comportarmi, avevo paura che scoppiasse.
<< Ho chiamato Ally, sarà qua tra mezz’ora. >>
<< Come mai? >> chiesi confuso.
Lei si sedette a gambe incrociate sul mio letto ed iniziò a parlare.
<< Voglio che torni tutto come prima, mi manchi >> abbassò lo sguardo.
<< Non c’è motivo per cui io sia incazzata con te. Non posso privarti del tuo essere, capisco che sia una cosa difficile da ammettere, ma l’ho accettata.
Sappi solo che, gay o no, ti considererò sempre il ragazzo più scopabile di questo mondo. >>
Sorrisi, mi staccai dalla porta e andai a sedermi vicino a lei.
<< Ti voglio troppo bene Tomlinson. >> lei sorrise timidamente e affondò la testa nel mio petto. Io le alzai il mento, lasciandolo un bacio leggero sulle labbra, facendola arrossire ancora di più.
 
Passai un pomeriggio meraviglioso, uno dei più veri.
Ero scettico riguardo Lottie, inizialmente stavo attento a quello che dicevo, ma avevo capito che le sue parole erano sincere.
Andai a farmi una doccia, rilassai i muscoli al contatto con l’acqua calda; per la prima volta, dopo settimane, non piansi.
Uscii dal bagno con solo un asciugamano a fasciarmi i fianchi, noncurante dei capelli bagnati.
<< Harry, ho dimentica…cosa hai fatto alla faccia? >> Ally si avvicinò preoccupata a me.
Mi girai dandole le spalle, non volevo che lo scoprisse, non volevo darle spiegazioni.
<< Non è niente, ora vattene >> e sbattei la porta della mia camera facendo vibrare le pareti e lasciando la rossa fuori.
Frugai nell’armadio con le mani tremanti, alla ricerca di qualcosa da mettere e mi infilai nel letto.
Mi rigirai più volte e alla fine uscii di casa.
 
Il sole non era ancora del tutto tramontato, ma le strade erano vuote.
Le macchine ferme, parcheggiate sulle stradine di ciottoli davanti alle case, quelle macchine di padri di famiglia, che tornavano a casa e, nonostante la giornata difficile e faticosa, giocavano con i propri figli.
Una volta anche la mia era una famiglia felice, anche noi ci riunivamo la sera davanti al caminetto, giocavamo e scherzavamo.
Poi, un giorno di un lontano Dicembre, mio padre non tornò più a casa, troppo egoista per affrontare mia madre dopo averla tradita.
Provai un misto di nostalgia, dolore e rabbia.
 
Spinsi la pesante porta che finalmente mi portò in un ambiente famigliare; ad accogliermi, un odore di uomo.
<< Ehi Styles >>
<< Ciao Tom >> salutai il moro con una pacca sulla spalla.
<< Come mai qui a quest’ora Stecco? >> Jorg spuntò da dietro l’angolo, aveva la cattiva abitudine di chiamarmi con quell’odioso nomignolo.
Era un omone grande e grosso, un ex pugile in pensione che, stanco di stare chiuso in casa, aveva aperto quella palestra.
Mi conosceva da molti anni, quando arrivai per la prima volta lì ero un piccolo ragazzino inglese, alto e soprattutto magro.
Ecco perché ancora oggi avevo quel soprannome, Stecco, perché nonostante quegli anni di allenamento, nonostante i muscoli scolpiti, ero ancora magro.
<< Qualcuno che vuole salire sul ring? >>
Un ragazzo pompato si fece avanti con uno strano ghigno sul volto, un ghigno di superiorità.
Glielo avrei tolto.
<< Giovanotto, togliti quel sorrisetto, Styles è nervoso. >>
 
Il ring mi dava sempre una scarica di adrenalina, un sentimento piacevole.
Jorg diede inizio allo scontro, assicurandosi di ripetere la solita formula di apertura e sussurrandomi di andarci piano.
Lo sfidante si precipitò con forza su di me, mancandomi. Non l’avevo mai visto; uno spocchioso, innamorato solo del suo aspetto e dei suoi muscoli, uno di quei ragazzi il cui apparire era sopra tutto e tutti.
Odiavo quelle persone.
Schivai un altro gancio, e attaccai colpendogli goffamente lo stomaco.
Ghignò, pensando di averla già vinta, ma era tutta una tecnica.
Mi allontanai dall’avversario, sputando al lato del ring e cercando di riprendere fiato.
E sbagliai.
Sullo sfondo, un ragazzo stava percorrendo i lineamenti del mio corpo.
Negli occhi blu, desiderio.
La canotta larga gli ricadeva sui muscoli imperlati di sudore, i suoi tatuaggi esposti al mondo.
Quello era il luogo dove mi rifugiavo per sfuggire al mondo, per sfuggire al mio male.
Ma adesso, il mio male era lì.
Un pugno ben assestato sul viso mi risvegliò, riportandomi al combattimento.
La vista mi si annebbiò, la rabbia sostituì l’adrenalina.
Non controllai più il mio corpo, i miei pugni avevano preso a scagliarsi contro l’innocente ragazzo.
Jorg mi fermò prima che spaccassi del tutto il suo naso.
Solo allora osservai l’orrendo capolavoro che avevo dipinto sulla sua faccia.
 
Scavalcai le corde del palco e andai nella stanza adiacente.
L’angolo buio con la sacca da box, il mio angolo.
Scaricai del tutto la rabbia, urlando.
Sfinito, mi rannicchiai dove i muri si incrociavano, lasciandomi sfuggire una lacrima.
Rannicchiai le ginocchia al petto, stringendomi all’unica persona di cui potessi veramente fidarmi: me stesso.
Due mani si posarono gentili sulle mie ginocchia, mani di una persona che provava compassione, mani di chi, lo sentivo, voleva veramente aiutarmi.
Alzai gli occhi arrossati, che si scontrarono contro un cielo azzurro.
A volte anche gli angeli si ribellavano, andando verso quelle ombre che li perseguitavano. Perché quell’angelo era la causa del mio dolore.
Mi alzai di scatto, sottraendomi a quel contatto che bruciava sulla mia pelle.
<< Stai bene? >>
Parole meschine alle mie orecchie, parole che mi facevano ribollire il sangue nelle vene.
Però quelle parole, alle orecchie di chiunque altro, potevano sembrare sincere.
Senza rispondergli, me ne andai.
 
 
 
 
Di nuovo scuola, occhi gonfi e lividi coperti.
Passai la giornata ad evitare le due ragazze, nell’ora di pranzo mi appartai in un angolino del cortile, lontano dalla vita sociale.
<< Hei Styles >> una voce rude mi chiamò, il terrore arrivò a velarmi gli occhi.
<< Tutto bene? >>. Domanda retorica.
<< Tutto bene, grazie per l’interessamento Malik >> mi alzai cercando di andarmene.
<< Ehi, ehi, ehi, dove credi di andare? >> Niall e Liam mi fermarono, trascinandomi dietro la scuola, nel “nostro” posto privato.
<< Un uccellino ci ha detto che hai riallacciato i contatti con Lottie >> un dolore allo stomaco, causato dal pugno del pakistano, e mi ritrovai a terra.
<< Come fai a guardarla ancora in faccia? >> parole sputate con disprezzo, parole acide contro quello che ero diventato.
Spensi i sentimenti, ricacciai indietro le lacrime e mi lasciai picchiare; occhi aperti, puntati sul leader del gruppo, su quel ragazzo che stava sempre nelle retrovie, quel ragazzo che era la causa dei miei problemi: Louis Tomlinson.
Perché non mi difendessi, era una cosa a me ovvia: pensavo di meritarmi tutto quel dolore, perché io ero sbagliato, e soprattutto, io ero sbagliato per lui.
 
Rimasi dolorante in quel luogo nascosto, con le lacrime che scendevano più per i sentimenti feriti che per il dolore fisico.
Sapevo a cosa andavo incontro quando mi sono innamorato di Louis Tomlinson, sapevo che sarebbe stato doloroso… ecco perché non l’avevo detto a nessuno.
Che cosa patetica Harry, innamorarsi di un ragazzo come lui, come hai potuto?
Una figura coprì il sole, proiettando un’ombra informe.
<< Vorrei essere lasciato in pace >> coprii i singhiozzi, fingendo una voce calma, ma comunque stanca.
<< Seguimi! >> quella voce, la sua voce.
Il mio cuore saltò un battito, le mani iniziarono a tremare.
Mi alzai e lo seguii verso il boschetto che confinava con la scuola; come un cagnolino lo seguii passo passo, forse per paura, forse per amore.
<< Stai bene? >>ancora quella domanda.
La voce era ferma, i suoi occhi, ora puntati nei miei, sinceri.
<< Come siamo arrivati a questo? >> chiesi, mentre nella mia mentre riaffioravano i ricordi della nostra amicizia, i pomeriggi passati assieme.
<< Eravamo amici… >> la voce carica di dolore.
<< Lo siamo ancora, Harry >> si avvicinò, inginocchiandosi davanti alla mia figura, accasciata contro un albero.
<< No, non lo siamo >> alzai la voce e puntai i miei occhi nei suoi. Dentro la rabbia ribolliva nelle vene, ma le mani tradirono il mio atteggiamento.
<< Non lo siamo più.. >> rassegnazione, ora nella mia si sentiva solo patetica rassegnazione.
<< Non voglio che tu ti arrenda così, voglio che quel rapporto che c’era un tempo ritorni.. >> abbassò la testa e iniziò a torturarsi le mani.
<< Quel rapporto l’hai rovinato quando hai iniziato a picchiarmi, o meglio, quando hai mandato i tuoi amiche, perché tu non hai le palle. >> la paura stava finalmente scemando, lasciando spazio alla furia che mi tenevo dentro da troppo tempo.
<< Sai cosa si prova ad essere umiliati davanti a tutti per essere qualcuno che non volevi essere? >> alzai la voce.
<< Sai cosa si prova ad essere picchiati per essere diverso? >> il mio tono si alzò ancora.
<< Ma, soprattutto, sai cosa si prova ad essere umiliati da colui che è sempre il centro dei tuoi pensieri? >>
Louis spalancò la bocca, stupito.
Un dubbio fece capolino nella mia testa: “ Ma lui sa che sono gay? O mi picchiava solo per amor fraterno? ”
<< T-tu cosa? >>
<< Io ti amo Tommo >> e mi fiondai su di lui.
Fremetti quando le nostre labbra entrarono in contatto, quando le mie mani cercarono le sue.
Sussultai quando le sue mani si infilarono a stringere i miei ricci.
Gemetti quando schiuse le labbra, lasciando libero accesso alla mia lingua.
Esitai, scioccato da quel gesto inaspettato.
Le farfalle nel mio stomaco si trasformarono in rinoceronti in corsa quando le nostre lingue si incontrarono, quando il nostro bacio si fece più profondo ed appassionato.
Harry Styles e Louis Tomlinson legati in un bacio vero… i miei sogni stavano diventando realtà.
 
 
LOUIS
 
Non avevo calcolato l’effetto che quel bacio avrebbe fatto su di me.
Caos.
Caos totale.
Avevo realizzato un sogno che pensavo irrealizzabile.
Amavo Harry Styles, questo non facevo fatica ad ammetterlo, adesso dovevo riuscire ad ammetterlo.
Quel giorno, quel bacio, aveva cambiato Louis Tomlinson, aveva cambiato la sua vita in meglio.
Anche i miei amici se ne erano accorti: li obbligai a lasciar stare il riccio, smettendo di picchiarlo e torturarlo.
Mi pentivo di tutti i calci che gli avevo fatto dare, mi sentivo in colpa per averlo fatto picchiare perché lui aveva lasciato mia sorella.
Mi sentivo uno stupido ad averlo fatto soffrire… io non volevo.
Ecco perché stavo sempre dietro le quinte, ecco perché l’unica volta che gli tirai un calcio sulla costola, mi pentii subito, trovandomi, la sera, a piangere.
“ Ti amo Tommo ” le sue parole rimbombavano nella mia testa, facendomi scoppiare il cuore di gioia.
“ Mi ama ” ripetei a me stesso per convincermi che tutto questo fosse vero.
“ Sì, ti amo Tommo “ sentii la sua voce nella testa.
Mi alzai ed uscii dalla classe, fregandomene del professor Brown che mi richiamava, minacciando di mettermi una nota.
Cercai l’aula di chimica, dove Harry aveva lezione.
Bussai, entrai e…
<< Hi! >> dissi cercando con lo sguardo i suoi occhi verdi.
<< Desidera? >>
<< Harry Styles >> dissi secco.
<< Oops >> la voce proveniva dal fondo della classe, voce roca di Harry.
Si alzò e uscì, anche lui fregandosene della voce gracchiante della professoressa.
Camminò verso l’uscita della scuola, diretto verso il boschetto che speravo diventasse il nostro posto.
Anche Harry era cambiato dopo quel bacio.
Lo guardavo camminare sicuro, senza voltarsi indietro, sicuro che l’avrei seguito; perché, dopo quel bacio, anche lui sapeva che l’avrei seguito ovunque.
<< A cosa devo questo onore? >> si fermò, puntando i suoi occhi nei miei.
Lo sguardo liquido che celava il desiderio, la voglia di sentirsi dire quella cosa che sperava.
Aprii la bocca, volevo pronunciare quelle tre parole, quelle tre fottutissime parole; volevo dirgli che ero forte solo sapendolo vivo.
Ma non ci riuscii; i suoi occhi verdi come smeraldi, taglienti come vetro, mi impedivano di esprimermi.
Così feci quello che ritenevo più giusto..
Ritrovai quel contatto che tanto bramavo, approfondii quel bacio, che divenne voglioso e desideroso; desideroso per entrambi di trasformarsi in qualcosa di più.
E, finalmente, quando questo accadde, quando i nostri corpi sudati si scontarono per l’ennesima volta, riuscii a pronunciare quelle tre parole.
<< Ti amo Harry >> la mia voce suonava strana, incrinata dall’orgasmo quanto dall’emozione e la felicità per essere riuscito a pronunciarlo.
<< Ti amo Louis >>
E fu così che cominciò una storia d’amore infinita, la nostra storia d’amore.
Harry e Louis, Louis ed Harry, così diversi ma così simili, complementari.
Complementari non come lo yin e lo yang, ma complementari come Harry e Lou; complementari come qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso.
Il nostro amore era diverso e, adesso che c’eravamo trovati, sarebbe stato infinito.




 
Salve a tutti c:
Tengo molto a questa OS, e anche se non è molto lunga ho voluto metterla.
Spero si capisca almeno un minimo il messaggio che volevo trasmettere.
Volevo far capire i problemi che possono passare i gay nella vita di tutti i giorni, senza fantasticare troppo su Larry o meno.
Non ho descritto le scene finali nello specifico perchè vorrei che questa OS sia piacevole anche a chi non crede in Larry.

 

Ringrazio Valentina_1D_98 per il bellissimo banner


SPERO VI PIACCIA C:

LASCIATE UNA RECENSIONE E FATEMI FELICE C:
- Sara
 





 
  
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