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Autore: giuggi_89    23/02/2014    2 recensioni
Dal terzo capitolo: "...Con gli occhi socchiusi cercai di vedere qualcosa e lo vidi mentre si toglieva la t-shirt, era dalla mia parte del letto e mi dava le spalle, con un gesto si sfilò la maglia dall’alto e vidi le sue spalle muscolose, era tonico, la pelle sembrava liscia, ancora abbronzata; altri tatuaggi erano presenti sulla sua schiena, in basso a destra vicino ai fianchi c’era una tribale simile a quello che aveva sul braccio e che prendeva tutta la spalla sinistra, sotto il collo vi era una scritta
‘Don't find fault, find a remedy’. Non riuscivo a staccare gli occhi dalla sua schiena, ma decise che evidentemente non era abbastanza: si sfilò i pantaloni e mi voltai ancora; non avrei potuto reggere altro."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Prologo

Sempre la stessa storia, sempre la stessa vita. Sei una Astor, non puoi permetterti comportamenti non adeguati,  sei una Astor devi  frequentare le università di New York, sei una Astor… Da oggi non più, non sono più una Astor, non sono più Magdalene Astor ,sono solo Makayla. Niente più prime pagine dei giornali, cambio stato e cambio vita.

 

Cap. 1 MagdaleneMakayla

Magdalene Makayla Astor”mi alzai e scattai in piedi al sentire il mio nome completo, cazzo, nella domanda di ammissione avevo specificato di voler essere solo chiamata Makayla. Mi avvicinai allo sportello dove la segretaria registrava tutte le matricole, mi guardai intorno cercando di capire se qualcun altro oltre a me si era accorto del mio nome o ero solo paranoica. I ragazzi nella sala d’attesa erano intenti a studiare i programmi, visi nei libri e solo voglia di studiare, perfetto.

“Buongiorno signora, sono Makayla Astor

La segretaria del campus di Harvard alzò il volto dal monitor del suo computer e mi fissò.

Magdalene, benvenuta ad Harvard”  sorrise , riabbassò il volto e continuò a premere i tasti.

“Veramente preferisco essere chiamata Makayla

La donna, rialzò il viso, fece un sorriso di circostanza e ritornò al suo lavoro.
“Bene, Makayla, questo è il tuo piano di studi con orari delle lezioni, per quanto riguarda il dormitorio ti è stata assegnata una stanza alla Canaday Hall, questi sono i documenti, riceverai la chiave mostrando questa richiesta. Tutto chiaro Makayla?”

Annuii un po’ spaesata, presi il materiale che mi aveva consegnato  e uscii dal palazzo, l’aria era fresca e mi tranquillizzai, controllai il telefono e mi ritrovai a sorridere, nessuno poteva chiamarmi, nessuno aveva il mio numero. Ero sola ed era quello che volevo, volevo essere libera.
Decisi di sedermi su una panchina e controllai i miei corsi, dovevo seguire molte ore di lezione e sbuffai quando lessi biologia e matematica, non ero mai stata molto forte, e mio padre aveva sempre fatto in modo che non sembrasse così.  Questa volta però nessuno poteva correre in mio aiuto, dovevo riuscire da sola. Dovevo anche pensare a come trovarmi un piccolo lavoro, se volevo sembrare una normale ragazza, non potevo evitare di lavorare, riuscivo a permettermi la retta con il mio fondo fiduciario che ero riuscita a spostare in un altro conto senza che i miei genitori potessero bloccarlo, tutto grazie a mia sorella Sophie, se lei non mi avesse aiutato sarei ancora a casa. Sophie era più grande di me, ed era l’unica della famiglia che mi capisse, forse perché lei stessa aveva passato tutto quello che stavo vivendo io, mi aveva promesso di non rivelare dove mi trovassi, sapevano che avevo deciso di andare al collage e non volevo rivelargli dove mi trovavo. Non che potessero dispiacersi di qualcosa infondo, ero ad Harvard il collage più rinomato del paese, volevo solo che per una volta non intervenissero nella mia vita e non mi facessero sentire diversa,  i soldi non mi interessavano  più.

“Ehi, sei una matricola anche tu?” Alzai il viso e una ragazza mora mi sorrise e si sedette vicino a me.

“ Sai, hai un viso familiare, mi sembra di conoscerti” Cazzo, no già ancora prima di iniziare le lezioni. Sorrisi e abbassai il volto.

“Ma mi sbaglio, sei così bella che assomigli ad un’attrice forse, qualcuno che ho visto su un giornale ma ricordo il nome”

La guardai e mi sorrise ancora.

“Io sono Olivia Davis, matricola, sola e terrorizzata”

Mi porse la mano e gliela strinsi; non sapevo come presentarmi , se le avessi detto Astor sarebbe stata la fine, si sarebbe ricordata sicuro di me, avrei dovuto tingermi i capelli, fare qualcosa al viso.

Makayla Miller, matricola , sola e più che terrorizzata”.

Miller, il cognome da nubile di mia madre, infondo sarebbe potuto anche essere il mio cognome, perché non ci avevo pensato prima! Olivia mi chiese del mio orario e lo confrontammo con il suo, feci sparire gli altri fogli dove appariva Astor, avevamo tre corsi insieme,  tra cui il primo , l’indomani mattina, mi chiese dove alloggiavo e scoprimmo che anche lei era stata mandata al Canaday Hall; Olivia era già andata a visitare il suo alloggio e mi chiese dove fossero i miei bagagli se ancora non ero stata al dormitorio e le indicai la sacca che avevo al collo, allargò  gli occhi incredula.

“Tutto li?” Sorrisi e annuii.

“Per adesso si, poi mi arriverà qualcosa dai miei”

Altra mezza bugia, come fare a dirle che nel mio armadio non c’era nulla che potesse solo assomigliare a una felpa? Abiti e tacchi. Avevo comunque lasciato a Sophie un pacco da spedirmi con qualcosa che potesse servirmi ma avrei dovuto rifarmi l’armadio per il collage.
Camminammo e parlammo, Olivia era di Washington e quando mi chiese di dove ero risposi New Yersey, dovevo prendere appunti di tutte le palle che stavo raccontando, non avrei voluto poi combinare dei casini, mi stavo costruendo una vita da zero e non volevo fare errori. Il parco del college era incredibile, alberi, panchine, ragazzi sull’erba che studiavano, altri ragazzi in bicicletta, l’atmosfera era tranquilla, mi lasciai andare e chiacchierai con la mia nuova compagna di studi.
In pochi minuti raggiungemmo  il dormitorio e mi venne assegnata la mia stanza, ancora era sola, la mia compagna di stanza non era arrivata ed era un sollievo, avevo tempo di ripassare tutto quello che avevo raccontato ad Olivia e riproporlo anche a lei. Ci salutammo e ci demmo appuntamento all’indomani mattina per la lezione, e mi ritrovai di nuovo sola, ma molto più tranquilla, non mi ero sentita particolarmente osservata, dovevo stare tranquilla e lasciare che la mia vita scorresse senza altre preoccupazioni. Iniziai ad organizzare il mio lato di camera con le poche cose che mi ero portata, l’essenziale per sopravvivere e qualcosa in più a cui non potevo rinunciare, estrassi dalla sacca un paio di scarpe con il tacco e le infilai con cura nell’armadio, non avevo potuto no portarle con me. Stavo rinnegando il mio passato ma ero pur sempre una Newyorkese.
Pochi minuti dopo sentii armeggiare alla porta, doveva essere la mia compagna di stanza, sentii delle voci, una femminile e una maschile. I due inserirono la chiave nella porta e la prima mandata girò.
Noah ma che cazzo fai, bussa no! La mia compagna di stanza è già dentro!” sentii urlare la ragazza.

“Meglio magari è nuda” le rispose l’altra voce.

“Levati o ti lancio il mio trolley addosso”

“Prego principessa” e una risata.

Sentii bussare e mi paralizzai, che ti prende Magdalene, un debole “Avanti” uscii dalle mie labbra e la porta si aprì, una ragazza alta, mora e davvero bella apparve all’uscio con un trolley in mano e una sacca a tracolla, mi sorrise e ricambiai, entrò e si avvicinò, dietro di lei altri passi, era il ragazzo che era con lei.

“Ciao compagna di stanza, sono Hailey e lui è il mio fattorino Noah
Le strinsi la mano e alzai il volto e vidi quel ragazzo, mi fissai sugli occhi: azzurri, quasi bianchi, capelli rasati  e un tatuaggio su tutto il braccio che usciva dalla maglietta a mezze maniche che il indossava.
“Ciao compagna di stanza di Hailey, sono Noah il suo sfortunato amico”

“Sono Makayla, ma tutti mi chiamano Maky

Hay, dovrò dire ai ragazzi che alla Canaday sono proprio brutte le matricole”

Noah se questo doveva essere un complimento hai molta strada da fare”

Maky, Noah è al secondo anno, fa il furbo, ma lascialo perdere, lo conosco da 18 anni ed avrei fatto meglio a non fare l’errore di andare a giocare nel suo giardino”

Maky, dovevi venire tu a giocare nel mio giardino, ci saremmo divertiti senz’altro di più che con lei”
Mi guardò negli occhi con un’intensità pazzesca e sorrise vedendomi disorientata, non sapevo dove guardare, la stanza era diventata troppo stretta, mi sentii arrossire, non mi era mai successo, nemmeno con Evan i primi tempi che uscivamo insieme, cercai di trovare un contegno, sorrisi ancora e non aggiunsi altro.

Noah sei sempre il solito cretino, portami l’altra valigia e vattene per piacere”
Fortuna che Hailey intervenne e ammorbidì l’atmosfera, lui annuì, mi guardò ancora, sorrise e uscì dalla stanza.

“Purtroppo ti siamo toccati noi come compagni di stanza, nel pacchetto con me c’è anche lui, è un bravo ragazzo ma ha dei modi un po’ rozzi, se ti da fastidio me lo dici e lo ridimensiono”

“Non ti preoccupare, è simpatico e posso fare da sola”

Sorrisi e iniziammo a parlare , mi raccontò della sua famiglia e della sua casa nel New Jersey, ma cazzo! Ma non potevano vivere nell’Ohio? Mi chiese di me e della mia famiglia ma io raccontai poco e non sembrò darle fastidio, tornò Noah con un’altra valigia, la lasciò cadere rumorosamente a terra e ci interruppe. Aveva ragione Hailey, che modi aveva?

“Ragazze, vi saluto, se avete bisogno piccole e povere matricole smarrite, Hay sai dove trovarmi, nel caso  Hailey fosse così stronza da non volerti rivelare dove mi trovo, Maky, sono alla Adam House e….”

Si avvicinò alla mia scrivania, prese il cellulare che avevo riposto sul mobile e iniziò a premere tasti per poi prendermi la mano e lasciarmici il telefono, una scossa saltò dalla mano ai miei piedi.
Sorrise e si allontanò.

“Ora hai il mio numero , benvenute al college ragazze”

Fece un cenno ad Hailey  con la mano, chiuse la porta dietro di lui, e in un secondo scoppiai a ridere, non mi era mai capitato nulla del genere, Hailey rise con me.

“Cara Maky, ho l’impressione che ti abbia puntato, povera ragazza”

Decisi di lasciar perdere e  non ebbi riuscimmo a smetterla di ridere Hailey, mi raccontò di come si erano conosciuti con Noah, era il suo vicino di casa, un anno più grande di lei; non riuscii a crederle quando mi disse che da piccola era una maschiaccio, bella come era, e che preferiva la compagnia maschile rispetto a quella delle bambine sue coetanee, così un giorno prese coraggio e scavalcò la ringhiera che separava casa sua da quella di un altro bambino rumoroso che abitava lì. Da quel giorno in poi divennero amici, ridendo, mi disse che nel periodo di crisi adolescenziale avevano provato a baciarsi, ma era stata una cosa tanto umiliante e tremenda che decisero di far finta che non fosse mai accaduto. Mi disse che Noah era un tipo un po’ strano a volte, con un carattere di merda, maleducato ma che , preso a piccole dosi, era un bravo ragazzo e mentre lo diceva cercava di autoconvincersene e si mise ancora a ridere. Passammo ore gradevoli insieme discutendo anche con lei dei corsi e degli orari, lei con me aveva solo un corso, matematica e fece lo stesso sguardo schifato che avevo fatto io, aggiunse anche di non preoccuparsi che in qualche modo ce l’avremmo fatta con una smorfia che non mi piacque molto.  Finii di sistemare le mie cose in pochissimo e aiutai Hailey con le sue cose, praticamente avevo portato in tre valigie tutto il reparto di Macy: scarpe, borse, abiti , quintali di jeans e felpe.  Mi chiese come era possibile che avessi così pochi vestiti con me e le dissi del pacco che sarebbe dovuto arrivarmi a giorni, ma non contenta frugò nel mio armadio e si illuminò non appena vide le mie scarpe.

Maky, sono davvero delle Louboutin?” Disse saltellando per la stanza con le scarpe in mano.

“Si, sono loro”Senza dire altro se le provò.

“Queste me le dovrai prestare, ma stasera le metti tu”
Stasera?

“Mi sono persa qualcosa, stasera cosa ci sarebbe?” Le chiesi con timore.

Maky, ma ovvio, la nostra prima festa da universitari”

Festa? Io non avevo intenzione di andare a nessuna festa! Festa voleva dire vedere gente, perlopiù ubriaca e rischiare che qualcuno potesse riconoscermi.

“No Hailey io non vengo alle feste”

“No spiegami, tu non ti sei portata nemmeno un vestito se non un paio di incredibili scarpe con il tacco e non hai intenzione di andare alle feste? So che mi odierai, ma da matricola alla quale hanno raccontato un po’ di cose, mi sento obbligata di portarti con me; forza Maky, stasera si balla”
Tutte le mie polemiche non servirono a niente, nel giro di poche ore la stanza, da ordinata camera di due studentesse divenne una specie di centro estetico. Hailey mi obbligò a farle da cavia, mi truccò e poi passò ai capelli: me li fece leggermente mossi e guardandomi allo specchio annuii, era stata davvero brava, al contrario mio che sapevo fare il minimo indispensabile avendo sempre in casa estetisti e parrucchieri pronti ad esaudire ogni desiderio di mia madre.

Passammo poi alla fase abito e Hay, così mi obbligò a chiamarla, mi disse che avrei potuto benissimo andare in reggiseno e mutande se avevo indosso le Louboutin ma la convinsi che potevo uscire con un paio di jeans e un top, nulla di eccezionale ma carino. Lei decise per una gonna decisamente corta e un top ed era una favola, aveva delle gambe lunghe e magre, la sua carnagione ancora un po’ abbronzata le dava una luce diversa, i capelli mori erano lunghi e mossi naturali. Mi guardai allo specchio e sorrisi, se solo mia madre avesse saputo che stavo andando ad una festa di studenti e non un party ufficiale e soprattutto vestita in quel modo le sarebbe venuto un infarto. Sistemai i capelli ancora una volta, e presi solo la chiave della stanza, guardai il telefono indecisa se prenderlo o no, non so cosa mi sarebbe servito, avevo solo il numero di Sophie e di Noah. Lo presi ugualmente e lo misi in tasca. Prima di andare mi venne l’idea di vedere se anche Olivia partecipava a questa festa e salii le scale per andare da lei e la beccai vestita di tutto punto intenta a chiudere la porta.

Makayla, stavo per vedere se sapevi della festa, me l’ha detto la mia compagna di stanza e ho detto perché no, ma vedi che anche tu ne eri a conoscenza” Mi osservò e sorrise.
“Si, la mia compagna ha un tantino insistito, vieni con noi?”

“Molto volentieri”

La osservai anche io e indossava un vestito carino, non molto corto con un paio di stivali da biker era molto glamour. Decisamente meno appariscente di Hailey, Olivia aveva qualcosa di speciale, era minuta, elegante, una bellezza un po’ più ricercata.  Scendemmo le scale e ritrovammo Hay pronta che ci aspettava dalle scale. Feci le presentazioni del caso e uscimmo dal dormitorio, l’atmosfera era decisamente cambiata, nell’aria c’era fermento, i ragazzi si muovevamo diversamente dal pomeriggio, si respirava profumo di divertimento e decisi di non pensare più a  nulla e solo a divertirmi. Hailey si fermò sul ciglio della strada, iniziò a inveire contro il suo telefonino, rispose ad una chiamata, urlò e riattaccò.

“Ragazze, mi si è spento il telefono, dovevano venirci a prendere i miei amici, dicono che non sia il massimo camminare da sole di notte tre ragazze, ma non sono riuscita a capire dove sono, Maky, puoi prestarmi il tuo?”

Senza nemmeno pensarci le porsi il mio cellulare, per fortuna che lo avevo portato e riprese la conversazione, bisbigliò qualcosa, urlò ancora e riattaccò; io e Olivia ci guardammo e iniziammo a ridere, Hailey era strana forte.

“Bene, risolto, grazie Maky

Pochi minuti dopo un’automobile con due ragazzi si avvicinò  a noi, riconobbi immediatamente l’autista, era Noah. Dovevo immaginarlo, rivederlo mi agitò come al primo incontro, ma decisi di far finta di nulla salii in macchina dopo Olivia, Hailey presento Olivia a Noah che lanciò battute come per me sogghignando nello specchietto retrovisore e poi ci presentò l’altro ragazzo, in compagno di stanza di Noah, amico anche lui di Hailey, Adam. Olivia si smise di parlare con me e fissò per un secondo Adam, io e Hay ce ne accorgemmo e iniziammo a sorridere.
La festa era in una casa poco distante, ci mettemmo pochi minuti in auto e appena scesi vidi Hay puntare minacciosamente il dito contro il viso di Noah, lui le prese il dito la fece girare su se stessa, le diede una spinta e guardò Adam, impegnato a conoscere Olivia, alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, cazzo.
“Allora, Maky, ci vediamo di già eh?” Mi appoggiò un braccio sulle spalle mentre entravamo nella casa e dovetti metterci molto impegno per non appoggiare la testa alla sua spalla, profumava, era un odore diverso da quello dei ragazzi che avevo conosciuto, non era un miscuglio di dopobarba acque di colonie costosissime, era il suo odore e dovetti scostarmi un po’ per non rimanerne inebriata.
“Scappi?”
Sorrise e mi strinse ancora, non so cosa mi stesse succedendo, non avrei mai permesso a nessuno sconosciuto di trattarmi a quel modo, tanto meno di toccarmi come stava facendo lui, ma non avevo alcuna intenzione di staccarmi più di tanto da quell’abbraccio. Un rumore quasi assordante di musica, canti e urla ci arrivò dritta nelle orecchie, ragazzi ubriachi giravano per casa con bicchieri di birra ovunque e mi venne voglia di bere e di ballare, ero una ragazza snob di New York ma sapevo divertirmi anche io!

“Beviamo?” urlai nell’orecchio a Noah, che sorrise e senza staccarsi da me mi condusse verso la cucina.

“Ecco, Maky, scegli tu”

Davanti a me una schiera di bottiglie di birra, un barile con altra birra e degli shot con dell’alcool; mi avvicinai agli shot e annusai, Tequila e Vodka, ne presi uno , lo portai alle labbra e tirai la testa indietro, il liquido freddo scaldò immediatamente il mio corpo, scrollai la testa e soffiai aria calda fuori dalla bocca, mi avvicinai alle bottiglie di birra e ne presi due, la porsi a Noah che mi stava osservando.
“Beh, non so che dire, grazie”

Il ragazzo sembrava un po’ confuso.

“Che c’è?” urlai, guardandolo negli occhi.

“Sei magnifica” lo sentì dire, sorrisi e lo presi per mano e andai a cercare le altre.
Mi sentivo bene, spavalda e sicura, la ragazza che ero a New York e che li non volevo più essere, ma qui era diverso, in mezzo a sconosciuti che non avevano intenzione di giudicarmi o altro, volevo solo divertirmi. Noah strinse la stretta alla mia mano e fu lui ad individuare Hay e Olivia: Hay era con un ragazzo che tra le urla capii si chiamava Caleb e a quanto sembrava c’era qualcosa tra di loro, Olivia era ancora con Adam e cercavano di parlare urlandosi nelle orecchie. Era possibile che avessero già formato tre coppie? Non avrei mai pensato di essere la prima sera da matricola ad una festa mano nella mano con un ragazzo, bellissimo, ma non dovevo montarmi la testa, non avevo intenzione di avere una storia, mi sarei solo divertita.

“Bionda, balliamo? “

Mi lasciai trascinare nella pista e mi mossi senza pudore, Noah mi strinse più a se e iniziammo a ballare insieme, mi girai e mi appoggia su di lui, mi strusciai abbastanza provocantemente e alzai le mani a ritmo, lui me le prese e mi fece voltare, vidi nei suoi occhi un’intensità ancora più forte di quella di oggi e mi spaventò, mi spostai, dovevo bere per calmarmi o sarebbe finita male.
Corsi in cucina e rovesciai nella mia gola un altro shot, poi presi un’altra bottiglia di birra e tornai verso la stanza dove era allestita la sala da ballo. Una mano mi prese e mi fermò, era un ragazzo, si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò qualcosa di assurdamente schifoso, cercai di allontanarmi la sua mano teneva ancora stretto il mio polso. Guardai nella folla e scorsi Noah, mi stava cercando, urlai cercando di farmi sentire mentre il ragazzo mi teneva ferma e mi toccava il collo. Noah non mi sentiva, come era possibile che nessuno vedesse che questo stronzo mi stava importunando, lo allontanai ancora e mi tenne ancora ferma, la presa era forte,  quando sentii un'altra mano stringere la mia e allentare la presa dello stronzo.

“Levati di torno Ian, sei ubriaco, levati di torno che ti spacco la testa”
Noah era vicino a me, con una mano teneva per il collo Ian e con l’altra mi abbracciava.

“Lei è con me, capito? Dillo agli altri faccia di merda come te”

E lo lasciò andare. Ian scappò via e io mi sentii al sicuro, alzai la bottiglia che avevo ancora in mano e tirai una golata di birra, l’adrenalina era alta.

“Bevi?”
Noah mi guardava non capendo cosa stesse succedendo, probabilmente si aspettava che scoppiassi a piangere, ma non ero il genere di donna.

“Perché no? Sei arrivato tu, è tutto ok”

Scosse la testa e mi riprese la mano.

“Ora non ti lascio andare però”

Questa volta era lui a tenermi stretta, ma era una presa diversa, i suoi occhi dentro ai miei, mi avvicinai al suo orecchio, i tacchi mi potevano permettermi di arrivarci senza tanta fatica, era alto più di me, magro ma muscoloso, e con il braccio tatuato e chissà cosa altro tatuato.

“Non ti bacio stasera, non ti preoccupare”

Lo ripresi per mano e lo  riportai a ballare, ballammo fino a quando le mie scarpe non decisero di massacrarmi i piedi, mi andai a sedere vicino ad Olivia e la musica ora più bassa permise di poter parlare abbastanza tranquillamente. Mi raccontò della serata con Adam, le piaceva e anche tanto; le chiesi di Hailey e mi indicò il piano di sopra, scoppiammo a ridere , non male la ragazza.
Noah arrivò e mi porse un’altra birra.

“Non male Hay, è di sopra con Caleb”

Rise, picchiò la mia birra contro la sua e si avvicinò al mio orecchio.

“Non ti porto su stasera, non ti preoccupare”

Avvampai e bevemmo.

 

 

   
 
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