Prologo
Sempre la stessa storia, sempre la
stessa vita. Sei una Astor, non puoi permetterti
comportamenti non adeguati, sei una Astor devi
frequentare le università di New York, sei una Astor…
Da oggi non più, non sono più una Astor, non sono più
Magdalene Astor ,sono solo Makayla. Niente più prime pagine dei giornali, cambio stato
e cambio vita.
Cap. 1 Magdalene… Makayla
“Magdalene Makayla Astor”mi alzai e scattai
in piedi al sentire il mio nome completo, cazzo, nella domanda di ammissione
avevo specificato di voler essere solo chiamata Makayla.
Mi avvicinai allo sportello dove la segretaria registrava tutte le matricole,
mi guardai intorno cercando di capire se qualcun altro oltre a me si era
accorto del mio nome o ero solo paranoica. I ragazzi nella sala d’attesa erano
intenti a studiare i programmi, visi nei libri e solo voglia di studiare,
perfetto.
“Buongiorno signora, sono Makayla Astor”
La segretaria del campus di Harvard
alzò il volto dal monitor del suo computer e mi fissò.
“Magdalene,
benvenuta ad Harvard” sorrise ,
riabbassò il volto e continuò a premere i tasti.
“Veramente preferisco essere chiamata
Makayla”
La donna, rialzò il viso, fece un
sorriso di circostanza e ritornò al suo lavoro.
“Bene, Makayla, questo è il tuo piano di studi con
orari delle lezioni, per quanto riguarda il dormitorio ti è stata assegnata una
stanza alla Canaday Hall, questi sono i documenti,
riceverai la chiave mostrando questa richiesta. Tutto chiaro Makayla?”
Annuii un po’ spaesata, presi il
materiale che mi aveva consegnato e
uscii dal palazzo, l’aria era fresca e mi tranquillizzai, controllai il
telefono e mi ritrovai a sorridere, nessuno poteva chiamarmi, nessuno aveva il
mio numero. Ero sola ed era quello che volevo, volevo essere libera.
Decisi di sedermi su una panchina e controllai i miei corsi, dovevo seguire
molte ore di lezione e sbuffai quando lessi biologia e matematica, non ero mai
stata molto forte, e mio padre aveva sempre fatto in modo che non sembrasse
così. Questa volta però nessuno poteva correre
in mio aiuto, dovevo riuscire da sola. Dovevo anche pensare a come trovarmi un
piccolo lavoro, se volevo sembrare una normale ragazza, non potevo evitare di
lavorare, riuscivo a permettermi la retta con il mio fondo fiduciario che ero
riuscita a spostare in un altro conto senza che i miei genitori potessero
bloccarlo, tutto grazie a mia sorella Sophie, se lei non mi avesse aiutato
sarei ancora a casa. Sophie era più grande di me, ed era l’unica della famiglia
che mi capisse, forse perché lei stessa aveva passato tutto quello che stavo
vivendo io, mi aveva promesso di non rivelare dove mi trovassi, sapevano che
avevo deciso di andare al collage e non volevo rivelargli dove mi trovavo. Non
che potessero dispiacersi di qualcosa infondo, ero ad Harvard il collage più
rinomato del paese, volevo solo che per una volta non intervenissero nella mia
vita e non mi facessero sentire diversa,
i soldi non mi interessavano più.
“Ehi, sei una matricola anche tu?”
Alzai il viso e una ragazza mora mi sorrise e si sedette vicino a me.
“ Sai, hai un viso familiare, mi
sembra di conoscerti” Cazzo, no già ancora prima di iniziare le lezioni.
Sorrisi e abbassai il volto.
“Ma mi sbaglio, sei così bella che
assomigli ad un’attrice forse, qualcuno che ho visto su un giornale ma ricordo
il nome”
La guardai e mi sorrise ancora.
“Io sono Olivia Davis, matricola,
sola e terrorizzata”
Mi porse la mano e gliela strinsi;
non sapevo come presentarmi , se le avessi detto Astor
sarebbe stata la fine, si sarebbe ricordata sicuro di me, avrei dovuto tingermi
i capelli, fare qualcosa al viso.
“Makayla
Miller, matricola , sola e più che terrorizzata”.
Miller, il cognome da nubile di mia
madre, infondo sarebbe potuto anche essere il mio cognome, perché non ci avevo
pensato prima! Olivia mi chiese del mio orario e lo confrontammo con il suo,
feci sparire gli altri fogli dove appariva Astor,
avevamo tre corsi insieme, tra cui il
primo , l’indomani mattina, mi chiese dove alloggiavo e scoprimmo che anche lei
era stata mandata al Canaday Hall; Olivia era già
andata a visitare il suo alloggio e mi chiese dove fossero i miei bagagli se
ancora non ero stata al dormitorio e le indicai la sacca che avevo al collo,
allargò gli occhi incredula.
“Tutto li?” Sorrisi e annuii.
“Per adesso si, poi mi arriverà
qualcosa dai miei”
Altra mezza bugia, come fare a dirle
che nel mio armadio non c’era nulla che potesse solo assomigliare a una felpa?
Abiti e tacchi. Avevo comunque lasciato a Sophie un pacco da spedirmi con
qualcosa che potesse servirmi ma avrei dovuto rifarmi l’armadio per il collage.
Camminammo e parlammo, Olivia era di Washington e quando mi chiese di dove ero
risposi New Yersey, dovevo prendere appunti di tutte
le palle che stavo raccontando, non avrei voluto poi combinare dei casini, mi
stavo costruendo una vita da zero e non volevo fare errori. Il parco del
college era incredibile, alberi, panchine, ragazzi sull’erba che studiavano,
altri ragazzi in bicicletta, l’atmosfera era tranquilla, mi lasciai andare e
chiacchierai con la mia nuova compagna di studi.
In pochi minuti raggiungemmo il
dormitorio e mi venne assegnata la mia stanza, ancora era sola, la mia compagna
di stanza non era arrivata ed era un sollievo, avevo tempo di ripassare tutto
quello che avevo raccontato ad Olivia e riproporlo anche a lei. Ci salutammo e
ci demmo appuntamento all’indomani mattina per la lezione, e mi ritrovai di
nuovo sola, ma molto più tranquilla, non mi ero sentita particolarmente
osservata, dovevo stare tranquilla e lasciare che la mia vita scorresse senza altre
preoccupazioni. Iniziai ad organizzare il mio lato di camera con le poche cose
che mi ero portata, l’essenziale per sopravvivere e qualcosa in più a cui non
potevo rinunciare, estrassi dalla sacca un paio di scarpe con il tacco e le
infilai con cura nell’armadio, non avevo potuto no portarle con me. Stavo
rinnegando il mio passato ma ero pur sempre una Newyorkese.
Pochi minuti dopo sentii armeggiare alla porta, doveva essere la mia compagna
di stanza, sentii delle voci, una femminile e una maschile. I due inserirono la
chiave nella porta e la prima mandata girò.
“Noah ma che cazzo fai, bussa no! La mia compagna di
stanza è già dentro!” sentii urlare la ragazza.
“Meglio magari è nuda” le rispose
l’altra voce.
“Levati o ti lancio il mio trolley
addosso”
“Prego principessa” e una risata.
Sentii bussare e mi paralizzai, che
ti prende Magdalene, un debole “Avanti” uscii dalle
mie labbra e la porta si aprì, una ragazza alta, mora e davvero bella apparve
all’uscio con un trolley in mano e una sacca a tracolla, mi sorrise e
ricambiai, entrò e si avvicinò, dietro di lei altri passi, era il ragazzo che
era con lei.
“Ciao compagna di stanza, sono Hailey
e lui è il mio fattorino Noah”
Le strinsi la mano e alzai il volto e vidi quel ragazzo, mi fissai sugli occhi:
azzurri, quasi bianchi, capelli rasati e
un tatuaggio su tutto il braccio che usciva dalla maglietta a mezze maniche che
il indossava.
“Ciao compagna di stanza di Hailey, sono Noah il suo
sfortunato amico”
“Sono Makayla,
ma tutti mi chiamano Maky”
“Hay, dovrò
dire ai ragazzi che alla Canaday sono proprio brutte
le matricole”
“Noah se
questo doveva essere un complimento hai molta strada da fare”
“Maky, Noah è al secondo anno, fa il furbo, ma lascialo perdere, lo
conosco da 18 anni ed avrei fatto meglio a non fare l’errore di andare a
giocare nel suo giardino”
“Maky,
dovevi venire tu a giocare nel mio giardino, ci saremmo divertiti senz’altro di
più che con lei”
Mi guardò negli occhi con un’intensità pazzesca e sorrise vedendomi
disorientata, non sapevo dove guardare, la stanza era diventata troppo stretta,
mi sentii arrossire, non mi era mai successo, nemmeno con Evan
i primi tempi che uscivamo insieme, cercai di trovare un contegno, sorrisi
ancora e non aggiunsi altro.
“Noah sei
sempre il solito cretino, portami l’altra valigia e vattene per piacere”
Fortuna che Hailey intervenne e ammorbidì l’atmosfera, lui annuì, mi guardò
ancora, sorrise e uscì dalla stanza.
“Purtroppo ti siamo toccati noi come
compagni di stanza, nel pacchetto con me c’è anche lui, è un bravo ragazzo ma
ha dei modi un po’ rozzi, se ti da fastidio me lo dici e lo ridimensiono”
“Non ti preoccupare, è simpatico e
posso fare da sola”
Sorrisi e iniziammo a parlare , mi
raccontò della sua famiglia e della sua casa nel New Jersey, ma cazzo! Ma non
potevano vivere nell’Ohio? Mi chiese di me e della mia famiglia ma io raccontai
poco e non sembrò darle fastidio, tornò Noah con
un’altra valigia, la lasciò cadere rumorosamente a terra e ci interruppe. Aveva
ragione Hailey, che modi aveva?
“Ragazze, vi saluto, se avete bisogno
piccole e povere matricole smarrite, Hay sai dove
trovarmi, nel caso Hailey fosse così
stronza da non volerti rivelare dove mi trovo, Maky,
sono alla Adam House e….”
Si avvicinò alla mia scrivania, prese
il cellulare che avevo riposto sul mobile e iniziò a premere tasti per poi
prendermi la mano e lasciarmici il telefono, una scossa saltò dalla mano ai
miei piedi.
Sorrise e si allontanò.
“Ora hai il mio numero , benvenute al
college ragazze”
Fece un cenno ad Hailey con la mano, chiuse la porta dietro di lui, e
in un secondo scoppiai a ridere, non mi era mai capitato nulla del genere,
Hailey rise con me.
“Cara Maky,
ho l’impressione che ti abbia puntato, povera ragazza”
Decisi di lasciar perdere e non ebbi riuscimmo a smetterla di ridere
Hailey, mi raccontò di come si erano conosciuti con Noah,
era il suo vicino di casa, un anno più grande di lei; non riuscii a crederle
quando mi disse che da piccola era una maschiaccio, bella come era, e che
preferiva la compagnia maschile rispetto a quella delle bambine sue coetanee,
così un giorno prese coraggio e scavalcò la ringhiera che separava casa sua da
quella di un altro bambino rumoroso che abitava lì. Da quel giorno in poi
divennero amici, ridendo, mi disse che nel periodo di crisi adolescenziale
avevano provato a baciarsi, ma era stata una cosa tanto umiliante e tremenda
che decisero di far finta che non fosse mai accaduto. Mi disse che Noah era un tipo un po’ strano a volte, con un carattere di
merda, maleducato ma che , preso a piccole dosi, era un bravo ragazzo e mentre
lo diceva cercava di autoconvincersene e si mise ancora a ridere. Passammo ore
gradevoli insieme discutendo anche con lei dei corsi e degli orari, lei con me
aveva solo un corso, matematica e fece lo stesso sguardo schifato che avevo
fatto io, aggiunse anche di non preoccuparsi che in qualche modo ce l’avremmo
fatta con una smorfia che non mi piacque molto.
Finii di sistemare le mie cose in pochissimo e aiutai Hailey con le sue
cose, praticamente avevo portato in tre valigie tutto il reparto di Macy: scarpe, borse, abiti , quintali di jeans e
felpe. Mi chiese come era possibile che
avessi così pochi vestiti con me e le dissi del pacco che sarebbe dovuto
arrivarmi a giorni, ma non contenta frugò nel mio armadio e si illuminò non
appena vide le mie scarpe.
“Maky, sono
davvero delle Louboutin?” Disse saltellando per la
stanza con le scarpe in mano.
“Si, sono loro”Senza
dire altro se le provò.
“Queste me le dovrai prestare, ma stasera
le metti tu”
Stasera?
“Mi sono persa qualcosa, stasera cosa
ci sarebbe?” Le chiesi con timore.
“Maky, ma
ovvio, la nostra prima festa da universitari”
Festa? Io non avevo intenzione di
andare a nessuna festa! Festa voleva dire vedere gente, perlopiù ubriaca e
rischiare che qualcuno potesse riconoscermi.
“No Hailey io non vengo alle feste”
“No spiegami, tu non ti sei portata
nemmeno un vestito se non un paio di incredibili scarpe con il tacco e non hai
intenzione di andare alle feste? So che mi odierai, ma da matricola alla quale
hanno raccontato un po’ di cose, mi sento obbligata di portarti con me; forza Maky, stasera si balla”
Tutte le mie polemiche non servirono a niente, nel giro di poche ore la stanza,
da ordinata camera di due studentesse divenne una specie di centro estetico.
Hailey mi obbligò a farle da cavia, mi truccò e poi passò ai capelli: me li
fece leggermente mossi e guardandomi allo specchio annuii, era stata davvero
brava, al contrario mio che sapevo fare il minimo indispensabile avendo sempre
in casa estetisti e parrucchieri pronti ad esaudire ogni desiderio di mia
madre.
Passammo poi alla fase abito e Hay, così mi obbligò a chiamarla, mi disse che avrei potuto
benissimo andare in reggiseno e mutande se avevo indosso le Louboutin
ma la convinsi che potevo uscire con un paio di jeans e un top, nulla di
eccezionale ma carino. Lei decise per una gonna decisamente corta e un top ed
era una favola, aveva delle gambe lunghe e magre, la sua carnagione ancora un
po’ abbronzata le dava una luce diversa, i capelli mori erano lunghi e mossi
naturali. Mi guardai allo specchio e sorrisi, se solo mia madre avesse saputo
che stavo andando ad una festa di studenti e non un party ufficiale e
soprattutto vestita in quel modo le sarebbe venuto un infarto. Sistemai i
capelli ancora una volta, e presi solo la chiave della stanza, guardai il
telefono indecisa se prenderlo o no, non so cosa mi sarebbe servito, avevo solo
il numero di Sophie e di Noah. Lo presi ugualmente e
lo misi in tasca. Prima di andare mi venne l’idea di vedere se anche Olivia
partecipava a questa festa e salii le scale per andare da lei e la beccai
vestita di tutto punto intenta a chiudere la porta.
“Makayla,
stavo per vedere se sapevi della festa, me l’ha detto la mia compagna di stanza
e ho detto perché no, ma vedi che anche tu ne eri a conoscenza” Mi osservò e
sorrise.
“Si, la mia compagna ha un tantino insistito, vieni con noi?”
“Molto volentieri”
La osservai anche io e indossava un
vestito carino, non molto corto con un paio di stivali da biker era molto
glamour. Decisamente meno appariscente di Hailey, Olivia aveva qualcosa di
speciale, era minuta, elegante, una bellezza un po’ più ricercata. Scendemmo le scale e ritrovammo Hay pronta che ci aspettava dalle scale. Feci le
presentazioni del caso e uscimmo dal dormitorio, l’atmosfera era decisamente
cambiata, nell’aria c’era fermento, i ragazzi si muovevamo diversamente dal
pomeriggio, si respirava profumo di divertimento e decisi di non pensare più
a nulla e solo a divertirmi. Hailey si
fermò sul ciglio della strada, iniziò a inveire contro il suo telefonino,
rispose ad una chiamata, urlò e riattaccò.
“Ragazze, mi si è spento il telefono,
dovevano venirci a prendere i miei amici, dicono che non sia il massimo
camminare da sole di notte tre ragazze, ma non sono riuscita a capire dove
sono, Maky, puoi prestarmi il tuo?”
Senza nemmeno pensarci le porsi il
mio cellulare, per fortuna che lo avevo portato e riprese la conversazione,
bisbigliò qualcosa, urlò ancora e riattaccò; io e Olivia ci guardammo e
iniziammo a ridere, Hailey era strana forte.
“Bene, risolto, grazie Maky”
Pochi minuti dopo un’automobile con
due ragazzi si avvicinò a noi, riconobbi
immediatamente l’autista, era Noah. Dovevo immaginarlo,
rivederlo mi agitò come al primo incontro, ma decisi di far finta di nulla
salii in macchina dopo Olivia, Hailey presento Olivia a Noah
che lanciò battute come per me sogghignando nello specchietto retrovisore e poi
ci presentò l’altro ragazzo, in compagno di stanza di Noah,
amico anche lui di Hailey, Adam. Olivia si smise di parlare con me e fissò per
un secondo Adam, io e Hay ce ne accorgemmo e
iniziammo a sorridere.
La festa era in una casa poco distante, ci mettemmo pochi minuti in auto e appena
scesi vidi Hay puntare minacciosamente il dito contro
il viso di Noah, lui le prese il dito la fece girare
su se stessa, le diede una spinta e guardò Adam, impegnato a conoscere Olivia,
alzò gli occhi al cielo e si avvicinò, cazzo.
“Allora, Maky, ci vediamo di già eh?” Mi appoggiò un
braccio sulle spalle mentre entravamo nella casa e dovetti metterci molto
impegno per non appoggiare la testa alla sua spalla, profumava, era un odore
diverso da quello dei ragazzi che avevo conosciuto, non era un miscuglio di
dopobarba acque di colonie costosissime, era il suo odore e dovetti scostarmi
un po’ per non rimanerne inebriata.
“Scappi?”
Sorrise e mi strinse ancora, non so cosa mi stesse succedendo, non avrei mai
permesso a nessuno sconosciuto di trattarmi a quel modo, tanto meno di toccarmi
come stava facendo lui, ma non avevo alcuna intenzione di staccarmi più di
tanto da quell’abbraccio. Un rumore quasi assordante di musica, canti e urla ci
arrivò dritta nelle orecchie, ragazzi ubriachi giravano per casa con bicchieri
di birra ovunque e mi venne voglia di bere e di ballare, ero una ragazza snob
di New York ma sapevo divertirmi anche io!
“Beviamo?” urlai nell’orecchio a Noah, che sorrise e senza staccarsi da me mi condusse verso
la cucina.
“Ecco, Maky,
scegli tu”
Davanti a me una schiera di bottiglie
di birra, un barile con altra birra e degli shot con
dell’alcool; mi avvicinai agli shot e annusai,
Tequila e Vodka, ne presi uno , lo portai alle labbra e tirai la testa
indietro, il liquido freddo scaldò immediatamente il mio corpo, scrollai la
testa e soffiai aria calda fuori dalla bocca, mi avvicinai alle bottiglie di
birra e ne presi due, la porsi a Noah che mi stava
osservando.
“Beh, non so che dire, grazie”
Il ragazzo sembrava un po’ confuso.
“Che c’è?” urlai, guardandolo negli
occhi.
“Sei magnifica” lo sentì dire,
sorrisi e lo presi per mano e andai a cercare le altre.
Mi sentivo bene, spavalda e sicura, la ragazza che ero a New York e che li non
volevo più essere, ma qui era diverso, in mezzo a sconosciuti che non avevano
intenzione di giudicarmi o altro, volevo solo divertirmi. Noah
strinse la stretta alla mia mano e fu lui ad individuare Hay
e Olivia: Hay era con un ragazzo che tra le urla
capii si chiamava Caleb e a quanto sembrava c’era qualcosa tra di loro, Olivia
era ancora con Adam e cercavano di parlare urlandosi nelle orecchie. Era
possibile che avessero già formato tre coppie? Non avrei mai pensato di essere
la prima sera da matricola ad una festa mano nella mano con un ragazzo,
bellissimo, ma non dovevo montarmi la testa, non avevo intenzione di avere una
storia, mi sarei solo divertita.
“Bionda, balliamo? “
Mi lasciai trascinare nella pista e
mi mossi senza pudore, Noah mi strinse più a se e
iniziammo a ballare insieme, mi girai e mi appoggia su di lui, mi strusciai
abbastanza provocantemente e alzai le mani a ritmo, lui me le prese e mi fece
voltare, vidi nei suoi occhi un’intensità ancora più forte di quella di oggi e
mi spaventò, mi spostai, dovevo bere per calmarmi o sarebbe finita male.
Corsi in cucina e rovesciai nella mia gola un altro shot,
poi presi un’altra bottiglia di birra e tornai verso la stanza dove era
allestita la sala da ballo. Una mano mi prese e mi fermò, era un ragazzo, si
avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò qualcosa di assurdamente schifoso,
cercai di allontanarmi la sua mano teneva ancora stretto il mio polso. Guardai
nella folla e scorsi Noah, mi stava cercando, urlai
cercando di farmi sentire mentre il ragazzo mi teneva ferma e mi toccava il
collo. Noah non mi sentiva, come era possibile che
nessuno vedesse che questo stronzo mi stava importunando, lo allontanai ancora
e mi tenne ancora ferma, la presa era forte,
quando sentii un'altra mano stringere la mia e allentare la presa dello stronzo.
“Levati di torno Ian,
sei ubriaco, levati di torno che ti spacco la testa”
Noah era vicino a me, con una mano teneva per il
collo Ian e con l’altra mi abbracciava.
“Lei è con me, capito? Dillo agli
altri faccia di merda come te”
E lo lasciò andare. Ian scappò via e io mi sentii al sicuro, alzai la bottiglia
che avevo ancora in mano e tirai una golata di birra, l’adrenalina era alta.
“Bevi?”
Noah mi guardava non capendo cosa stesse succedendo,
probabilmente si aspettava che scoppiassi a piangere, ma non ero il genere di
donna.
“Perché no? Sei arrivato tu, è tutto
ok”
Scosse la testa e mi riprese la mano.
“Ora non ti lascio andare però”
Questa volta era lui a tenermi
stretta, ma era una presa diversa, i suoi occhi dentro ai miei, mi avvicinai al
suo orecchio, i tacchi mi potevano permettermi di arrivarci senza tanta fatica,
era alto più di me, magro ma muscoloso, e con il braccio tatuato e chissà cosa
altro tatuato.
“Non ti bacio stasera, non ti
preoccupare”
Lo ripresi per mano e lo riportai a ballare, ballammo fino a quando le
mie scarpe non decisero di massacrarmi i piedi, mi andai a sedere vicino ad
Olivia e la musica ora più bassa permise di poter parlare abbastanza
tranquillamente. Mi raccontò della serata con Adam, le piaceva e anche tanto;
le chiesi di Hailey e mi indicò il piano di sopra, scoppiammo a ridere , non
male la ragazza.
Noah arrivò e mi porse un’altra birra.
“Non male Hay,
è di sopra con Caleb”
Rise, picchiò la mia birra contro la
sua e si avvicinò al mio orecchio.
“Non ti porto su stasera, non ti
preoccupare”
Avvampai e bevemmo.