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Autore: itkindaofhappened    24/02/2014    0 recensioni
Lei aveva sempre avuto un debole per quelli come lui, stronzi e arroganti, pensava che il suo amore l'avrebbe cambiato.
Ci aveva provato in tutti i modi, gli aveva fatto capire l'importanza dell' amicizia, gli aveva insegnato ad amare.
Lui aveva sempre avuto un debole per quelle come lei, libere e fragili, pensava che amandola avrebbe potuto redimersi.
Ci aveva provato in tutti i modi, l'aveva seguita, aveva trovato in lei un'amica, un'amante.
Poi, l'aveva fatta a pezzi.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Agrodolce.
Quando l'amore fa male.

Era strano che a quell'ora del sabato sera non ci fosse nessuno...

Di solito i bar sulla spiaggia erano stra pieni, c'era un continuo via vai di persone che usciva dai locali per prendere una boccata d'aria fresca, si vedevano ragazzini di appena 13 anni che vomitavano l'anima nei posti più bui e nascosti perché si erano ubriacati proprio come degli stupidi.
Di tanto in tanto qualche temerario si buttava in mare, ben sapendo che se fosse passato qualche vigile si sarebbe trovato nei guai, ma questo non sembrava importare.

Si guardò in giro, quella sera sembrava quasi che tutta la gente fosse scoparsa nel nulla.
Probabilmente, non avevano tutti i torti: il cielo non lasciava presagire nulla di buono...
Quella non sarebbe stata di certo una serata calda e afosa, fatto ormai abitudinale dato che era piena estate.
All'orizzonte si stagliavano nubi nere che sembravano sul punto di esplodere e un leggero venticello faceva muovere le chiome degli alberi del parco.

Lara fece forza sulle braccia e con una spinta si sedette sul muretto ed aspettò, magari il resto del gruppo era semplicente in ritardo.
Parlare di ritardo non era nemmeno tanto corretto: non si erano dati nessun appuntamento e probabilmente gli altri, notando che il tempo non era certo dei migliori per fare un falò sulla spiaggia, avevano deciso di rimanere a casa.
E chi poteva biasimarli?

Solo lei, con la solita testa fra le nuvole, non aveva prestato attenzione al tempo ed era uscita in shorts e top.
Adesso se ne stava decisamente pentendo.
Si accorse che si stava stringendo per procurarsi un po' di calore ma la pelle d'oca non accennava a scomparire, anzi.

Sentì un boato in lontananza, sembrava proprio un tuono.
La situazione non era certo delle migliori.
Non aveva nemmeno portato l'ombrello e se non voleva beccare in pieno l'acquazzone era meglio che si sbrigasse a tornare a casa.

Saltò giu dal muretto e, lanciando un'ultima rapida occhiata al parco - per accertarsi che effettivamente non ci fosse nessuno -, si incamminò verso la fermata dell'autobus.

Una volta giunta al tabellone, su cui erano segnati gli orari, controllò di non essere in ritardo.

Guardò il cellulare, erano le 20:54.
Passò l'indice sugli orari fino a trovare quello che le serviva: il suo bus sarebbe passato alle 20:57.
Era stata fortunata, pensò, così avrebbe sicuramente evitato il temporale.

Cinque minuti dopo, l'autobus non accennava ad arrivare.
Pensò, con un certo ottimismo, che sicuramente era in ritardo, in fondo i servizi pubblici non sono certo famosi per la loro puntualità.

Dieci minuti dopo, le sue speranze cominciarono a vacillare.
Un ritardo di cinque minuti era amissibile ma dieci erano troppi.
Capì quindi di averlo perso per questione di qualche secondo.
Come sempre se sei in anticipo, stai pur certa che l'autobus sarà in ritardo. In caso contrario, se sei in ritardo, lui sarà sicuramente in anticipo.

Controllò a che ora sarebbe passato il successivo e quando vide che doveva aspettare 45 minuti, cadde nella disperazione totale.
Qualche minuto sopo sentì lo stomaco brontolare.
Tutte a lei dovevano capitare?

Si sedette sulla panchina e tirò fuori il cellulare.
Notò che non c'erano nè messaggi nè chiamate,nessuno l'aveva cercata.
Iniziò a giocare a "Temple Run".
Poteva sembrare stupido che una ragazza di 17 anni ci giocasse ma in assenza di meglio da fare doveva accontentarsi.

-" Cosa ci fa una fanciulla tutta sola a quest'ora?"- Sobbalzò quando sentì una voce maschile che proveniva dalla sua destra.
Sommersa nel gioco non si era nemmeno accorta che era arrivato qualcuno.
Non ebbe bisogno di guardare chi fosse il suo interlocutore, il timbro vocale e il tono strascicato erano stati più che sufficienti.

-"Esposito, ti sembra il caso di arrivare di soppiatto? Poi di solito si saluta."- Proprio non ci riusciva ad essere gentile con lui. 
Facevano nuoto insieme da anni eppure  da poco tempo avevano iniziato a frequentarsi, -non di loro spontanea volontà,si intende-, e quando si trattava di passare una serata assieme al resto del gruppo, non riuscivano mai ad arrivare a un compromesso.
I loro battibecchi erano all'ordine del giorno, sembrava che si divertissero.
Provavano una sorta di piacere nel litigare con l'altro.
I motivi, poi, erano sempre i più stupidi come ad esempio con cosa farcire la pizza quando si ritrovavano a casa di qualcuno per un film.

-"Mi scusi mia signoria, buonasera. Va meglio così? Adesso dimmi, cosa ci fai fuori?"- Lui non era da meno con la gentilezza.
Il suo tono sarcastico la mandava letteralmente in bestia ogni volta che parlavano.

-"Evita di fare il simpaticone, mi dai sui nervi. E comunque no, non ti dirò cosa ci faccio fuori. Dovrei?"- Era diventata estremamente diffidente nei suoi confronti, soprattutto dopo tutto quello che avevano fatto insieme e che lui aveva distrutto.

-"Dovresti. Comunque non mi sembra che questo "simpaticone" ti desse sui nervi quando chiedevi di essere baciata."- Doveva proprio ricordarglielo? Era stato un momento di debolezza.
Uno stupido momento di debolezza.

-"Non che a te dispiacesse.Ti posso assicurare che non accadrà mai più, è stato uno stupido errore."- E lo era stato davvero.
C'era stato un periodo, l'estate precedente, in cui tutto era andato a puttane. Lei, aveva avuto bisogno di qualcuno al suo fianco ad sorreggerla.
Lui, in quel momento era stato l'unico ad esserci, per sfortuna.
O fortuna.
Dipende dai punti di vista.

-"Mai detto che mi dispiacesse, piccola. E che mi dici di tutte le altre volte? Sempre errori?"- Al sentirlo chiamarla piccola le era salito un leggero brivido sulla schiena: si era ricordata di quando le aveva sussurrato, dopo aver fatto l'amore, "Sei mia, piccola." e li si era sentita morire, perchè lo sapeva, in quel momento era la verità.
Non in questo, però.

-"Non chiamarmi piccola, ne hai perso ogni diritto. Ora, se non ti dispiace, lasciami in pace."- Era stanca, stanca di litigare oni volta con lui.
Ad ogni litigio lo sentiva sempre più lontano.
Ad ogni litigio il cuore le faceva sempre più male.

-"Sei davvero cambiata"- Fu un sussurro - e sembrava anche piuttosto malinconico - ma lei lo sentì comunque.
Si girò velocemente verso Esposito e anche lui alzò lo sguardo su di lei.

-"Cosa hai detto,scusa?"- Sperava di aver sentito male, non era da lui uscirsene con frasi del genere.
Lui era il ragazzo dal cuore di ghiaccio.
Qualcuno gliel'avrebbe scongelato, prima o poi.
Non lei, comunque.
Non ci era riuscita.

-"Niente, non ho detto niente."- Cercò subito di salvarsi la faccia e girò lo sguardo verso la strada.
Per quanto poco si conoscessero realmente, -almeno così pensavano-, Lara capì che anche lui si era accorto dello sbaglio che aveva fatto e che ora stava riflettendo su quello che aveva detto.

-"Hai detto che sono cambiata. Cosa intendevi?"- Voleva davvero saperlo.
Anche lei si era accorta che qualcosa non andava, soprattuto nelle sue relazioni con gli altri, ma pensava fosse la sua immaginazione.
La trattavano come se fosse una bomba sul punto di scoppiare.
 

-"Mhh? Quindi hai sentito. Comunque non intendevo nulla, ho semplicemente detto quello che pensano tutti."- Aveva riacquistato la solita sicurezza.

Lo guardò come ad aspettare una spiegazione.
Nemmeno si accorse che i suoi occhi erano diventati lucidi, distolse lo sguardo e iniziò a fissare un punto indefinito dell'orizzonte.
Iniziò a torturarsi le mani, era decisamente agitata il problema era che non faceva nulla per nasconderlo.
 

-"Sai bene che se sono cambiata è solo ed esclusivamente colpa tua! ''- Lara iniziò ad urlare, sapeva bene che non era solo colpa sua ma dire - o meglio urlare – quella bugia la fece stare dannatamente meglio.
Tuttavia lui non era della sua stessa opinione, si girò di scatto verso di lei e le gridò contro : -'' Colpa mia? Facile così, assumiti le tue responsabilità una buona volta. Se è successo quel che è successo è stato solo a causa della tua stupidità! ''-
 

Lara si infervorò parecchio: -'' Quello che dovrebbe assumersi le sue responsabilità qui sei tu! Chi è che mi ha trattata come una nullità, una palla al piede? All'inizio tanto dolce e gentile, poi scaricata come se fossi una tua bambola.Però è vero, sono stata una stupida. Non mi sarei mai dovuta fidare di te.''-
Era la verità, era stata usata...
Lei c'era sempre per lui nel momento del bisogno, mentre lui non c'era stato.
Mai.
O meglio, c'era stato sempre.
Solo lei non se ne era accorta.
Lui era sempre lì, dietro di lei.
Pronto a prenderla se perdeva l'equilibrio.
Pronto a porgerle lamano se cadeva.


Esposito non resistette più.
Balzò in piedi e con un movimento veloce le andò addosso.
Prese le mani di lei che cercavano di spingerlo indietro e le portò verso l'alto, poi appoggiò le ginocchia ai lati delle cosce della ragazza.
Cercò i suoi occhi, trovandoli impauriti e sul punto di scoppiare in lacrime.

Si pentì di averla spaventata, non era certo sua intenzione ma si era decisamente spazientito.
Lei lo accusava di averla trattata come una nullità?
Sapevano entrambi cosa era successo veramente ma i loro punti di vista erano decisamente contrastanti, entrambi vedevano la situazione a proprio favore senza accorgersi che la colpa era di entrambi.

-'' Esposito, ti dispiacerrebe spostarti? Sai, non sei certo una piuma.''- Aveva ritrovato sicurezza e adesso il suo sguardo lanciava fulmini e saette.
Era quella la ragazza forte e coraggiosa per cui aveva preso una cotta tempo prima, non la banale copia che era nata da qualche mese.

Esposito, tuttavia, non accennava a spostarsi, anzi.
Accentuò la sua presa sui polsi della ragazza e avvicinò il viso al suo.

-'' Ehi, cosa stai facendo? Allontanati.''- Lara cercò di far forza sulle braccia e di liberarsi dalla sua stretta ferrea ma non c'era niente da fare.
Era estremamente forte.
Lui intanto continuava ad avvicinarsi...

-'' No...non farlo. Non voglio."- Sembrava incerta, quasi desiderosa del contrario e lui percepì la sua richiesta come un modo per dirgli “Fallo, non aspetto altro”.

-''Io sì.''- sussurrò il ragazzo.

Non aspettò nemmeno una sua risposta e si buttò sulle labbra carnose della ragazza.
Lei cercò di divincolarsi, senza risultato ovviamente.
Ricambiò il bacio e quando sentì che il ragazzo allentava la presa sulle sue braccia, si liberò e lo spinse giu dalla panchina.
Cadde a terra, sorpreso dal rifiuto e dal sotterfugio della ragazza.
Lei si strofinò il dorso della mano sulle labbra e poi sputò per terra, come a dimostrare il disgusto che le aveva provocato baciarlo.

-''Non provarci mai più. Ti ho già detto che non sono la tua bambola, non puoi tornare da me quando hai bisogno.''- Lui la guardò con un misto di tristezza e dispiacere.
Non pensava che lei fosse la sua bambola, tantomeno l'aveva baciata per sfogarsi, semplicemente non era riuscito a contenersi.
Quando si trattava di lei non ci riusciva mai.

Seguì un momento di silenzio, entrambi si guardavano negli occhi senza parlare.
Il ragazzo afferrò la mano della ragazza ma lei si divincolò e gliela schiaffeggiò.
Lo guardò negli occhi un ultima volta, poi si girò verso la strada.

Proprio in quel momento passava l'autobus, Lara lo prese al volo lasciando Esposito ancora seduto a terra a chiedersi se sarebbe riuscito a riconquistare il suo cuore.

“Almeno ho evitato il temporale”, pensò la ragazza con un sorriso triste sulle labbra e una mano sul cuore infranto.

  
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