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Autore: HermClary    24/02/2014    7 recensioni
« Io mi fido di te, della tua intelligenza. Tu sei come tua madre e riuscirai in tutto quello che ami. Ed è causa di ciò, Rosie, che io voglio tu disgreghi Scorpius Malfoy. » m'intimò papà.
*****
È difficile essere Rose Weasley, in un mondo in cui Scorpius Malfoy ha studiato il programma del secondo e del terzo anno durante le vacanze estive. È strano essere Scorpius Malfoy, in un mondo in cui Rose Weasley è una mezzosangue con l'ardente desiderio di batterlo, mentre a lui piacerebbe solo che fossero amici o qualcosa di più.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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            Scorpius&Rose 

                                                        Capitolo 1.

                                                            Il tradimento.

Ammiravo l'Hogwarts Express, scarlatto e sicuramente rapido. Sarei andata a Hogwarts, come tutta la mia famiglia. Avrei dovuto raggiungere voti altissimi, come mia madre. Avrei dovuto essere divertente, come mio padre. Avrei dovuto essere coraggiosa, come mio zio Harry. Avrei dovuto essere intraprendente, come mia zia Ginny. Avrei dovuto essere tante cose per le quali non mi sentivo pronta o più semplicemente: quelle qualità non mi appartenevano. Ero tremebonda; le braccia di mia madre mi cingevano ed i miei occhi acquosi perduravano a fissare il treno. Il volto di papà si vestì di un enorme sorriso ed ostentò il petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente. Mi strappò dall'abbraccio di mamma, rivolgendomi uno sguardo d'intesa. Non ero a conoscenza di quello a cui voleva alludere, ma simulai d'aver compreso il suo "messaggio".
« Ho qualcosa da dirti. » annunciò, come se fosse di dominio pubblico.
Annuii, scuotendo i miei capelli rossi. Oltre la figura di mio padre, un altro uomo scandiva la sua medesima proposizione. Tesi il collo verso destra per guardarlo meglio: sembrava quasi albino ed era accompagnato da un mio coetaneo, molto più alto di me. Ma perché tutto doveva essere più alto di me? Il viso del ragazzino in questione era serio, incuriosito dai vocaboli del genitore. In quel momento lo invidiai, poiché mio padre aveva proferito il medesimo, eppure a me non era minimamente interessato. Appariva indiscutibilmente affascinato dal padre ed il suo nasino alla francese mi suscitava la voglia di tornare in Francia. Noi Weasley non siamo mai stati molto benestanti, ma nonostante ciò, abbiamo sempre goduto di splendide vacanze. Non so perché ci stessi pensando, ma risolutamente a mio padre non aggradò l'assenza d'attenzione.
« Rose! » la sua voce era fragorosa.
« Mi stai ascoltando? » chiese, stavolta più garbato.
Gli rivolsi uno sguardo penetrante, che divenne perplesso. Il vento trascinò via le sue parole, troppo lontano perché le sentissi. Mio padre, conscio di quanto poco la conversazione mi coinvolgesse, mi posò affettuosamente una mano sulla spalla e s’inginocchiò, in modo che fossimo alla medesima altezza. Io amavo papà, era l'unico a cui importasse sul serio il mio stato d'animo e non si sforzava di simulare di comprenderlo, lo sapeva e basta. Con mamma era diverso. Hermione Granger era ed è perfetta, e -come se non bastasse- pretende che anche gli altri lo siano. Non vuole fallire e sprona l'altrui affinché non compiano errori. E non è semplice rispettare i suoi standard, almeno per me...
Papà mi stava dinanzi, con gli occhi gongolanti ed Hugo ci guardava, mentre moriva di gelosia.
Capito? Papà è anche mio. Che tu lo voglia o no, lui sta anche con me. Ed è brutto sapere di essere divenuta un' "anche", dato che mi spetta il suo affetto di diritto, caro Hugo.
Repentinamente mi sentii percossa, troppo assorta dai miei pensieri. Perché io li avevo, dei pensieri. Non come mio cugino James, che non sembra amare altro che il Quidditch.
« Io mi fido di te, della tua intelligenza. Tu sei come tua madre e riuscirai in tutto quello che ami. Ed è causa di ciò, Rosie, che io voglio tu disgreghi Scorpius Malfoy. » m'intimò papà.
Nella sua voce non era presente parvenza d'ironia, era completamente serio. Scorpius Malfoy, che razza di nome è? Ciò che mi disse papà, m'indusse al panico. Io non ero all'altezza delle sue aspettative. Si stava lasciando influenzare troppo dalla mamma.
« Ma io non so chi è Scorpius Malfoy, papà. » confessai, provocando un imbarazzante rossore sul volto del mio genitore. Me lo indicò, mentre irridevo mentalmente quel ragazzo.
Oh, no. Il Francesino. Perché a me? Ha l'aria d'essere molto intelligente e bello. Non potrò mai competere con lui e la sua beltà e la sue doti cognitive. Ho già parlato della sua bellezza?
Mi sentii alquanto stordita e papà sbuffò, stufo del mio silenzio.
« Ci proverò, ma... » esordii, ma m'interruppe.
« Non esiste "ma" che regga. Tu possiedi un cervello, Rose. Un gran cervello. Sfruttalo e rendimi fiero. » furono le parole con le quali mi salutò.
Ma papà! pensai allibita. Mamma mi venne incontro, baciandomi forte forte. Era sempre così affettuosa mentre mi baciava, che delle volte dubitavo fosse lei l’Auror che la notte non dormiva per sconfiggere il male. Il male che, in realtà, voleva opprimere in qualsiasi essere umano per la sua famiglia. Quando terminò di stamparmi baci sulle gote, ormai arrossate, riassunse l’aria di perfezione che sfoggiava di consueto. E no, neanche i suoi capelli cimotrichi ed arruffati riuscivano a renderla meno fine ed elegante. Lei non era il suo fenotipo, lei era tutta la sua vita trascorsa ad amare l’erudizione, cosa che –insieme alla sua signorilità- le conferiva un aspetto distinto. Perdurò un po’ di tempo a contemplarmi, motivo per il quale ero alquanto imbarazzata. Sapevo bene di essere il suo orgoglio, ma ciononostante, la situazione cominciava ad inquietarmi.
« Quel che ti dirò già lo conosci, ma ascoltami ugualmente.
» premise, mettendomi entrambe le mani sulle spalle.
« Io ti voglio bene, Rose » espresse, mentre il mio sguardo si addolcì « e non pensare che non te ne vorrei, nel caso in cui il tuo reddito accademico non fosse altissimo. Io conosco le tue notevoli capacità cognitive, la tua fantasia e il tuo spirito coraggioso. Non saranno dei voti a dirmi chi sei » mi rassicurò, con tutto l'amore materno di cui era a disposizione.
« Ma permettiti di essere negligente, di infischiarti delle regole ed io giuro che ti mando a lavorare su un peschereccio Babbano. » mi minacciò, rovinando il pathos creato prima. Era sempre stato così: nulla con quella donna poteva eludere la severità, le minacce e -perché no?- anche i sensi di colpa.

« Ma la letteratura Babbana non mi piace! » stridetti, pensando a quanto sarebbe stato bello picchiare Jamie e Fred. Mi avevano chiamata "marmocchia", pur sapendo quanto fossi brava a volare. E no, a 7 anni compiuti non potevo accettarlo.
« Deve piacerti. Orgoglio e Pregiudizio è un grande classico che ti renderà un'indefessa lettrice. » mi disse, porgendomi il libro.
« Ma mamma, Al mi attende per giocare con lui! » mi lamentai, chiedendomi perché dovessi essere torturata in quel modo.
« Adesso non vuoi leggere Orgoglio e Pregiudizio e domani che farai? Brucerai Cime Tempestose? È questo che vuoi? Dar fuoco ai più grandi capolavori di fama mondiale? » mi chiese amaramente, quasi sull'orlo delle lacrime. Ed io odiavo farla piangere, non come papà. Cominciai a leggere parole, parole vacue. Non riuscivo a comprendere cosa volessero dire, dati i miei soli 7 anni, ma mi convinsi che sarebbe stato il bene di mia madre a renderle colme di significato.

« Ti è vietato dissipare tempo con Pix, consultare la Sezione Proibita in biblioteca, andare a zonzo nel castello di notte, accompagnata da Albus o peggio: da James o Fred. Non andare mai e dico mai a piangere nel bagno delle ragazze. Nel caso t'imbattessi in un troll, la cosa migliore è infilargli una bacchetta nel naso. Quando vedi o meglio: senti Mirtilla Malcontenta... be', tu non t'impressionare. Non creare Pozioni Polisucco e non chiedermi a cosa servono, ti ho fatto leggere quel libro proprio per evitare domande supplementari. Non girovagare nella Foresta Oscura e mangia tutto. » m'intimò, nel modo in cui solo lei fa.
« Ergo non dovrei fare le cose che hai fatto tu, giusto? » chiesi, scettica.
« Esattamente. » pronunciò, con un sorrisetto.
Stronza.
« Le tue raccomandazioni -chiamiamole così- sono terminate, non è così? » domandai, comprendendo che fosse l'ora.
« Sì. » e mi strinse in un ultimo abbraccio.
                                                                                 
                                  ***

Affiancata da Albus, salii sul treno. Ero talmente emozionata di trascorrere i miei anni di studi con lui, che non riuscivo a non stringergli forte la mano. Io ed Al eravamo coetanei e ci comportavamo come culo e camicia. E sì, io ad undici anni non ero una ragazzina molto fine, per quanto il mio fenotipo ostentasse il contrario. Albus m'osservò coi suoi occhioni verdi, all'epoca aveva il visetto paffutello. Un visetto paffutello che piaceva a tutti.
« Al, qualcosa non va? » chiesi, spintonandolo giovialmente col gomito.
Lui non si scompose sino al momento in cui le pupille gli si dilatarono.
« No. Rose, i tuoi capelli fulvi sono davvero bellissimi, risaltati dalla camicetta immacolata. » balbettò, ma con molto contegno.
Sorrisi vivamente a quell'affermazione. Mio cugino sapeva quali complimenti rivolgermi e quando farlo.
« Grazie, Al. »
Senza pensarci un attimo, lo abbracciai. Bloccai il passaggio, quasi non mi resi conto che stavamo ancora cercando uno scompartimento nel quale accomodarci. Io ed Al ci ritrovammo a terra e mi si assiderò il fondoschiena. Qualcuno ci aveva spinto ed alzai lo sguardo per guardare il colpevole. Scorpius Malfoy. Appariva molto più figo con i capelli spettinati e quegli occhiali, posti in modo stravagante. Se li sistemò bene sul naso. Dal modo in cui ridusse gli occhi in due fessure, compresi che fosse miope in assenza d'essi. Riprese il suo aspetto originale. Credevo che non ci avesse notato, dato che era occupato ad ordinarsi, anche perché quando ci vide a terra, le sue gote si tinsero di rosso.
« Chiedo venia. Avrei dovuto stare più attento. » borbottò, come se l'ultima proposizione fosse diretta più alla sua mente che a noi. Al si alzò e Scorpius mi porse la mano. La mano nemica. La strinsi e mi aiutò a reggermi in piedi, dato il mio scarso equilibrio. Fino ad allora, non avevo proferito parola e i miei dannatissimi sospiri aumentarono. Al mi pestò il piede, provocandomi un urletto, al quale -sfortunatamente- Scorpius assisté e gli lasciai la mano.
« State bene? » chiese, rivolgendo lo sguardo a mio cugino.
Lui si accigliò e gonfiò il petto.
« Benissimo. » mormorò.
Mi trascinò in uno scompartimento, non lasciandomi neanche il tempo di salutare il Francese. Be', non era proprio Francese... ma l'idea che lo fosse era allettante. Mi sedetti, non riuscendo a sorvolare sull'azione di Albus.
« Al, adesso mi spieghi la motivazione che ti ha indotto a comportarti in quel modo. Non sei mai stato così maleducato e non sopporto il fatto che tu mi porti ovunque, non prendendo in considerazione la mia opinione. » m'imposi.
Al evitò il mio sguardo, rivolgendo il suo alla finestra. Probabilmente suscitai in lui la voglia di scappare. La situazione era davvero molto tesa, ma ci volle poco affinché cessasse. Qualcuno bussò, come se provasse timore ad aprire la porta. Io ed Albus ci guardammo, condividendo l'idea che ci stessero facendo uno scherzo, finché quel qualcuno bussò nuovamente.
« Avanti. » sbottai, irata.
Vidi dei boccoletti biondi, non poteva che essere Malfoy. Sorpresa delle tante: non era lui, ma James. Si accostò alla porta, con un sorriso da ebete. Ammiccò al fratello, come suo solito. Cominciavano a litigare sempre in tal modo, ma penso che in quel momento l'abbia fatto solo come "rituale pre-Hogwarts".
« Cosa vuoi?! » domandò, irritandosi. Jamie era l'unica persona che riusciva a scomporre il povero Albus, sempre posato e tranquillo. Ignorò completamente il fratello e mi rivolse uno sguardo divertito.
« Oh, no no. Povera Rosie. Il suo primo giorno e lo trascorre sola soletta in uno scompartimento vacuo. Ma il suo cuginetto le vuole bene e... » esordì, camminando avanti e indietro.
« E? » chiesi, trovando interessante quel che stava dicendo. Al commise un omicidio, solo guardandomi. Non me ne importò granché ed evitai di rispondere a quell'atto.
« E tu non puoi stare così. Sei mia cugina, l'orgoglio dei Grifondoro, non come un altro che sicuramente sarà smistato altrove. » rivelò, meritandosi un altro omicidio di Al.
Si portò i capelli indietro e si sfregò le mani.
« Ed ergo, mia carissima Rosie, ti ho procurato un ragazzo. » mi disse come se la sua affermazione fosse normale, facendomi l'occhiolino.
Al era stremato e, ad essere sincera, non potevo biasimarlo. Perdurai a guardare scettica James, che compiaciuto spinse Scorpius nello scompartimento, accompagnato da un « et voilà ». Io avrei ucciso mio cugino, ovvio che l'avrei fatto. Fui costretta a schiacciare la gota contro la finestra, poiché James non s'era fatto molti scrupoli a gettarmi il Francesino addosso. A dire il vero non sapevo chi dei tre fosse più imbarazzato, ma certamente mr. Io-sono-bravo-a-Quidditch non poteva essere che soddisfatto. Si chiuse la porta alle spalle, ridendo fragorosamente. Scorpius si ricompose ed io lo imitai, seguita da Al. Il bel Francesino aprì un libro e credo che a mia madre avrebbe fatto risolutamente piacere, se l'avessi compiuto anch'io.
« Io già l'ho letto » si pavoneggiò mio cugino.
« È bello? Ho letto alcune recensioni d'alti critici, ma credo che l'opinione di un mio coetaneo sia più che desiderabile. » dichiarò Scorpius, contento di poter disquisire di libri.
« È bellissimo, uno dei migliori che io abbia letto. La trama è avvincente e affatto scontata, i protagonisti sono ben caratterizzati e la scrittura è ironica e fluida. » svelò Al, altrettanto concitato di star dissertando di libri, ciò che non avrebbe mai potuto fare con me.
Al Francese si illuminarono gli occhi e proseguirono una lunga conversazione, nella quale non ebbi voce in capitolo. Casualmente la mano di Scorpius urtò contro la mia e mi chiese venia; fu l'unico momento in cui mi rivolse parola. Era impegnato con Al, Al, Al. Ed Al era impegnato col suo Scorp, Scorp, Scorp. Cominciarono a chiamarsi coi soprannomi e disquisirono solo di libri, Pozioni, blablabla etc. etc. Ero stufa di loro e, quando scendemmo dal treno, non si accorsero nemmeno della mia assenza. Ero già in un'altra barca sul Lago Nero, accompagnata dal guardiacaccia Hagrid, quando loro non terminavano ancora di parlare. Magari avevo compreso male io, ma mi parve seriamente che ad Al non fosse simpatico quel Francese e che quest'ultimo piacesse a me, non a mio cugino. Adesso, ironia della sorte, la situazione si era rovesciata. Papà, sei contento? Adesso posso davvero odiarlo.

                                                                                 
                                 ***

Il mio nome echeggiò nella Sala Grande. L'ansia si prese gioco delle mie facoltà mentali, facendomi scivolare proprio quando mi recai dal Cappello Parlante. Albus, accanto a Scorpius, non rise come gli altri. Grazie di non irridermi, testa di rapa. Mi sistemai bene sulla sedia di legno, attendendo l'enunciazione. Il Cappello era ambiguamente silenzioso, molto più di quanto lo fu con gli altri. Stavo cominciando ad agitarmi, mentre dei riccioli rossi si sciolsero dal codino e mi ricaddero sulle gote.
« È difficile, davvero difficile. Gran cervello, coraggio, fedeltà e furbizia. » commentò.
Le guance mi si mimetizzarono con la chioma.
« GRIFONDORO! » dichiarò.
Scesi dalla sedia, sperando di non fare qualche altra figuraccia. Fui accolta calorosamente al banchetto di Grifondoro, nel quale James mi diede una gomitata nello stomaco. L'avrei ucciso, ovvio che l'avrei fatto. Si stava condannando da solo.
« Sapevo che non ci avresti deluso. » biascicò, ostentando del pollo tra i denti.
Gli assestai un pugno nell'occhio. Pensavo fosse mio dovere procurarglielo. Tutti prestarono attenzione a me, la figlia di Hermione Granger comportarsi in quel modo.
« Bel colpo, Rose. » udii dalla voce suadente di mia cugina Dominique.
Si sedette accanto a me, mentre guardavo la figura di Al avvicinarsi al tavolo dei Serpeverde. James, malgrado l'occhio nero -e consapevole d'esserselo meritato- mi parlò come se non fosse successo nulla. Tra noi funzionava in questo modo. Volevamo risolvere la situazione? Le mani erano il mezzo con cui concludevamo la vicenda, tornando successivamente alla più completa normalità.
« Bello il traditore, vero? » mi chiese alludendo ad Albus.
« Lui è anche il mio migliore amico, non crea nessuna differenza la Casa a cui è stato affiliato. » risposi con risolutezza.
« Ti ha già rimpiazzata, come i Serpeverde sanno fare. » constatò, lacerandomi il mio cuore.
Scorpius Malfoy se ne stava tranquillo e sorridente, mentre dissertava con Al ed ostentava la sua grandissima conoscenza. Se credeva che non lo stessi guardando, si sbagliava di grosso. La cerimonia dello smistamento era terminata da un po' di tempo, ma io non riuscivo a toccar cibo.
« Devi nutrirti, se hai intenzione di affrontare Hogwarts. » m'avvertì Domi, laconica.
M'infuriai, continuando a guardare quel bel sorriso diretto a mio cugino. La rabbia si avvolse completamente di me e dovetti alzarmi, per il bene di tutti.
Non te la darò vinta.
Strinsi i pugni e grugnii: « Scorpius, io non te la darò! »
Ovviamente l'affermazione fu accolta da tutti i membri delle Case come un doppio senso. Quella sera mi trovarono molto divertente, omettendo lo sguardo basito della Mcgranitt. So che un'undicenne non dovrebbe neanche sapere queste cose, ma anche Santo Malfoy arrossì quando lo dissi. Evidentemente non ero l'unica ad aver compreso la causa di tutte quelle risate.
« Forse dovresti controllarti. » osservò Domi, la ragazza saggia col lucidalabbra dal sapor di pesca.
« Io sono controllatissima! Da oggi e in poi avrete una nuova Rose. Non potrà più rubarmi niente, quel Francese dei miei stivali! » sbottai, con fierezza assurda.
Non darò forfait.
   
 
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