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Autore: Lothiriel    04/12/2004    5 recensioni
Ambientata dopo il quinto libro, ma ispirata ad alcune parole del terzo film… Vi avverto che non ho mai letto completamente i libri, quindi potrebbero esserci delle inesattezze… Ma già l’idea che è alla base di questo racconto potrebbe apparirvi strana…
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo, in questa fredda stanza, guardo la pioggia cadere fuori dalla finestra

 

Solo, in questa fredda stanza, guardo la pioggia cadere fuori dalla finestra. Gocce che cadono una dopo l’altra, monotone, senza speranza. Una stanchezza senza fine pervade le mie membra, sento di odiare questa pioggia che continua a cadere, ma non ho la forza di allontanarmi dai vetri bagnati. Di reagire a questo vuoto che si sta spalancando paurosamente dentro di me.

Ora che anche Sirius è morto, non rimane nessuno che si dia pensiero per me.

Non che abbia importanza, in fondo.

James, Lily, Sirius… se ne sono andati, per sempre. E io rimango qui, ad aspettare. Chi o che cosa, non saprei dirlo.

Potrei raggiungerli, basterebbe un attimo…

Ma ogni volta che questo pensiero mi sfiora la mente, non posso fare a meno di ricordare il volto di Harry in lacrime, dopo la morte del suo padrino. Non avrei il coraggio di aggiungere altro dolore a quello che già sta provando.

Dopo la morte di Lily, ho promesso a me stesso che avrei vegliato su Harry… E l’ho fatto, sia pure da lontano. Non ho il diritto di interferire con la sua vita, anche se gli voglio bene come ad un figlio. Ma non gliel’ho mai detto. Non gli ho mai detto nemmeno quanto ho amato sua madre. La sua bontà, il suo cuore così gentile…

 

Ricordo ancora, come fosse ieri, una sera d’inverno di tanti anni fa. Era il mio settimo anno ad Hogwarts; James e Sirius erano tornati a casa per le vacanze di Natale, e io ero rimasto solo nella sala comune del nostro dormitorio.

Avevo deciso di farla finita, e giravo e rigiravo fra le mie mani un tagliacarte piuttosto affilato. Non volevo più essere un peso per i miei amici, ad ogni luna piena. Dover sempre nascondersi, temendo che gli altri scoprissero cos’ero realmente.

Udii un passo leggero scendere le scale del dormitorio delle ragazze. Lily, già con il cappotto indosso e con una valigia in mano, stava affrettandosi a partire. Nascosi il tagliacarte.

Lily mi vide e con un sorriso si avvicinò: “Ciao Remus. Non vai a casa quest’anno?”

“No, preferisco rimanere qui”, risposi, cercando di non lasciar trasparire dalla mia voce l’amarezza che sentivo dentro di me.

“Allora… buon Natale!”, mi disse, porgendomi un pacchetto avvolto in carta colorata. Poi mi diede un leggero bacio sulla guancia: “Ti voglio bene, Remus”, mi sussurrò all’orecchio. E se ne andò.

Sentii le lacrime bruciarmi gli occhi. E rimasi lì immobile non so quanto tempo, stringendo fra le mani il suo regalo, e piangendo come un bambino.

Per la prima volta in vita mia mi sentivo veramente una persona. Non più un mostro, ma un essere umano. Degno di affetto, non solo di pietà.

Quella sera Lily mi aveva salvato la vita, pur senza saperlo.

Non l’ho mai raccontato a nessuno, neppure a Sirius, che era il mio più caro amico.

 

Con un sorriso incerto mi allontano dalla finestra. Ora so che lei non vorrebbe che io gettassi via la mia vita. Facendomi forza, prendo il mio impermeabile ed esco nella pioggia. Harry sarà contento di avere qualcuno con cui parlare.

  
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