Ero finalmente a Parigi. Non avrei mai pensato potesse essere così stupefacente: non è solo la città dell'amore, è la città della meraviglia! Certo, detto da una giovane studentessa proveniente da Forks, un piccolo paesino sperduto dell'America, potrebbe sembrare scontato. È ciò di cui avevo bisogno per riprendermi dallo stato di torpore in cui ero caduta. Il povero Charlie una volta scoperto il motivo del mio risparmiare, rinunciando persino all'acquisto di qualche nuovo libro, si era subito allarmato, credendo che vossi scappare come la mamma aveva fatto molti anni prima. Sapevo che avrebbe reagito in quel modo, ma non potevo piu rimanere a piangermi addosso, a crogiolarmi nella solitudine: da un paio di mesi, comparso dal nulla, un senso di insoddisfazione aveva cominciato a tormentarmi. Le lezioni al college noiose e pesanti, la mancanza di vita sociale, mi avevano spinta oltre oceano! Ed ora eccomi qui, camminando per le vie assolate e gremite della capitale francese. Rapita da tutti quei rumori e colori, mi sembrava di non potere stare meglio. La verità è che il mio soggiorno parigino era notevolmente migliorato il giorno prima. Strinsi per l'ennesima volta il piccolo foglietto che tenevo in tasca, ricordando l'incontro con quello stupendo sconosciuto.
Flashback
Mi girai e rigirai per capire dove fossi finita. La batteria del mio cellulare e quindi il fidato navigatore, mi avevano definitivamente lasciata. Così mi ritrovai a vagare un poco spaesata e preoccupata: tentata dal clima mite e dalla giornata di sole, mi ero spinta ben oltre il piccolo alloggio in cui soggiornavo. Non sarei mai riuscita a tornare, seguendo solo le indicazioni chieste a qualc passante: il mio francese pessimo e il fatto che non tutti parlassero inglese, costituivano un bell'ostacolo. Decisi quindi, un pichino affamata, di fermarmi in un piccolo cafè. Magari i camerieri, abituati a trattare con gli stranieri, avrebbero saputo spiegarmi la strada! Appena entrai nel piccolo abitacolo fui investita da un forte profumo di cioccolato e brioches appena sfornate... Mmm che delizia per il mio palato. Mi acconodai tranquillamente in uno dei piccoli tavolini posti a poca distanza l'uno dall'altra, osservando l'ambiente circostante. Vi era una mamma che imboccava teneramente il suo bambino, che aveva già tutto il visino sporco di cioccolata. Una piccola nota di gelosia mi trapassò da parte a parte: io non avevo mai potuto vivere una scena cosi... Scossi la testa e sorrisi grata, al ricordo del mio caro e burbero papà, che mi aveva cresciuto da solo, senza farmi mai mancare nulla.
Presi in mano il piccolo menù e cominciai a sfogliarlo, scoprendo poco dopo con orrore, di non conoscere il significato di nessun nome. Ma possibile che non ci fosse nessuna scritta minimamente comprensibile?!
Vidi avvicinarsi un cameriere sulla cinquantina, vestito con eleganza.
"Bonjour, vous prêt à commander?" disse con un sorriso caloroso.
Cominciai ad arrossire e mi preparai per una risposta balbettante...
"Posso aiutarti? Se non ti dispiace." Disse una voce leggera e profonda. Mi girai per vedere a chi potesse appartenere: mi si mozzò il fiato quando incontrai due profondi occhi color smeraldo.