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Autore: Yumi_chika    24/02/2014    3 recensioni
«Gli Shinigami non ricordano il loro passato.» La storia narra d'un Principe e la sua guardia personale prima di arrivare alla Soul Society.
Uno dei tanti principi d'Egitto dal nome Amir e la sua guardia, Ayman. Un forte legame d'amicizia che si porteranno anche dopo la morte, pur non ricordando più nulla e cambiando i loro nomi in Yumichika e Ikkaku.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Madrame Ikkaku
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note:

1) Gli shinigami non possono ricordare il loro passato da umani, mentre le anime normali sì. Per spiegare tale cosa, con l'aiuto di alcune mie conoscenze, abbiamo presupposto una teoria. Le anime con troppa Reitsu, più propense a diventare degli Shinigami, non ricordano nulla del loro passato poiché la Reitsu annebbia la loro memoria, mentre le anime normali, senza alcun potere particolare, ricordano tutto. Questa teoria l'abbiamo dovuta 'inventare' per dare un filo logico alla FanFiction.

2) I nomi sono stati cambiati con dei nomi arabi, poiché i protagonisti richiamano molto l'Antico Regno D'Egitto e i loro veri nomi, dati dall'autore, sono giapponesi. Yumichika, da varie ricerche, è risultato significare Yumi= Delicato/Elegante e Chika= Fiore che sboccia; mentre Ikkaku da Ik=Uno e Kaku=Angolo. I nomi arabi scelti saranno presenti solo nella prima parte della FanFiction, quando loro erano umani. Ogni cosa verrà spiegata a tempo debito nella FanFiction. 
Yumichika: Amir = Principe. 
Ikkaku= Ayman = Fedele.

3) I personaggi potrebbero andare un po' OOC all'inizio, farò il possibile per farli rimanere IC, ma siamo in un ambiente fuori da quello di Bleach e devo adattarmi anche alla fase storica, al modo di ragionare, parlare e pensare. Non temete, con l'andare della storia andranno più IC sino ad arrivare ai nostri amati Yumichika e Ikkaku nella Soul Society. 
 

Prologo


Regno D'egitto, Medio regno.

 

Era una giornata afosa. Il sole picchiava sulle teste dei lavoratori nei vecchi e nuovi cantieri che prima o poi sarebbero diventati templi, sculture o addirittura piramidi. L'aria era secca e non tirava neanche il più sottile filo di vento in grado di rinfrescare l'atmosfera. Da lontano si poteva scorgere il possente Nilo su cui navigavano commercianti e non. Ma quel giorno, tra le tante imbarcazioni presenti su quelle limpide acque, una in particolare spiccava tra le altre. Era ricca di decorazioni ed intagli su ambedue i lati e a poppa si poteva osservare un trono, in tutta la sua maestosità. Di chi poteva essere se non del Faraone? Con quel caldo, infatti, l’uomo aveva optato per fare un giro sulla sua imbarcazione, portando con se uno dei suoi figli, Amir.

Amir era uno dei più giovani, tra i vari fratelli e sorelle. Molto spesso capitava che venisse confuso per una ragazza, per via dei suoi lineamenti leggiadri e delicati. I capelli color corvino erano acconciati in un caschetto, anche se più lungo rispetto ai suoi fratelli. Gli occhi erano d'un color ametista che faceva risaltare le folte ciglia, molto più simili a quelle di una donna.. Suo padre, il Faraone, lo preferiva ad alcuni suoi figli per l’innata bellezza, ma era consapevole che, non essendo il primogenito, non sarebbe mai diventato il suo successore. Il suo futuro era già stato scritto. Alla sua morte, avrebbe avuto l'incarico di incentivare l'arte e la scultura del suo amato Regno. Il Faraone sapeva quanto Amir amasse tutto ciò che era bello, e riteneva che ruolo migliore di questo non poteva lasciargli. Era piuttosto raro che il Faraone portasse uno solo dei suoi figli sull’amata imbarcazione e il piccolo principe non riusciva a capire il motivo di quella situazione. Di solito erano i più favoriti, tra cui il primogenito, ad andare con il padre, ma non in quel giorno. Amir sedeva accanto al Faraone su un cuscino cucito appositamente per lui, mentre con gli occhi osservava attento tutto il panorama regalatogli dalle rive del Nilo. Ammirava ogni minimo dettaglio, dai pesci che nuotavano ai pescatori che lavoravano duramente; persino gli schiavi che lavoravano sotto il sole cocente! Nulla gli sfuggiva e tutto rimaneva impresso nella mente. Mentre era assorto nei propri pensieri, il padre richiamò la sua attenzione. « Figlio mio, un giorno diventerai grande e sarà compito tuo e dei tuoi fratelli portare avanti le mie opere e, magari, iniziarne delle vostre. Come tu ben sai, rispetto ad altri tuoi fratelli, hai un futuro già scritto e proprio per questo non posso permettermi di mandarti in eventuali guerre. Hai un corpo fragile e non voglio che venga sfigurato dalla lama di qualche barbaro. Per questo motivo ho ritenuto giusto che, da oggi, tu abbia una guardia personale. Ti starà sempre vicina e ti proteggerà sino alla morte. » Il piccolo principe, sorpreso dalle tante precauzioni del padre, si guardò intorno alla ricerca della persona nominata, ma non trovò nulla. All'improvviso vide quella che doveva essere la loro destinazione. Una volta attraccati, rimanendo nel totale silenzio, scese al seguito del suo amato padre. Gli venne dietro, ma tenendosi a distanza dalle guardie reali. Perché tornavano a palazzo? « Perdonate la mia insolenza nel rivolgervi la parola senza consenso Padre, ma chi sarebbe costui? » disse il giovane in attesa di una risposta del padre, che non arrivò. Il Faraone mosse solamente una mano. Amir comprese subito il significato di quel gesto: doveva tacere. La domanda che gli aveva posto era stata inopportuna, il Faraone aveva già fissato un incontro tra suo figlio e la sua nuova guardia, in servizio già da oggi e per l'eternità. Giunti nella stanza che accoglieva i visitatori del palazzo, Amir vide da lontano la figura d'un ragazzo: poteva avere quattordici, massimo sedici anni e teneva una strana lancia tra le mani. Portava il capo rasato e gli occhi erano contornati, oltre che dall’usuale pittura nera, da un’aggiunta rossa, che li faceva apparire più lunghi. Era piuttosto inusuale. La maggior parte della popolazione, soprattutto i più ricchi, preferivano il nero. Lui, in quel modo, si era distinto. Notò che accanto al ragazzo c’era un uomo, che riconobbe essere il Capo delle guardie reali. Quest'ultimo si avvicinò al sovrano, inginocchiandosi. « Astro del Mattino e della Sera, vengo oggi al tuo cospetto per mostrarti il frutto di un lungo lavoro e allenamento! Mio figlio, Ayaman, è finalmente pronto per adempiere al suo incarico: proteggere il principe Amir. » Il Faraone annuì, contento di udire tale notizia.
Per non perdere altro tempo, ordinò che il giovane Ayman seguisse il principe nelle sue stanze in modo da poter fare conoscenza. Ad Amir non andava a genio il dover andare nelle proprie stanze con un perfetto sconosciuto.
Magari, se questo 'Ayaman' fosse stato un ignorante totale, c’era il rischio di essere scambiato per una donna. Soprattutto considerando che Amir rifiutava categoricamente di indossare abiti che scoprissero il suo petto, preferendo ad essi lunghi vesti simili a quelle usate dalle donne, per differenziarsi dalla categoria femminile. Purtroppo non poteva disobbedire agli ordini impartiti da suo padre: ciò che dice l'Astro del mattino e della sera è legge, non si può ribattere.
Scostando alcune ciocche di capelli fece segno al giovane soldato di seguirlo lungo un corridoio che sembrava non avere fine. Durante il tragitto verso le sue stanze tentò di intrattenere una conversazione. « Quindi ti chiami Ayman? Curioso come nome. » un pizzico di ironia uscì insieme alle sue parole, irritando il suo interlocutore. « Quel deficiente di mio padre pensò bene di darmi questo nome alla nascita perché era convinto che io dovessi servire qualcuno ed essergli fedele.
Sciocchezze. A me interessa solo combattere. » digrignò i denti, rispondendo con un tono secco che fece ridere il principe. « Non ti ho chiesto la storia della tua vita, ma grazie lo stesso. Piuttosto, quanti anni hai?» si fermò davanti l'ingresso della stanza. « Sedici, principe. Lei? » Amir sgranò gli occhi a tale insolenza. Si era permesso di chiedergli l'età? Almeno si era degnato di mantenere un tono formale.
« Innanzitutto non ti ho dato il permesso di chiedermi l'età. Senza contare che è irrispettoso chiederlo ad una bellezza come il qui presente. Seconda cosa, dopo questo atto di insolenza non avrai l'onore di entrare nelle mie stanze, oggi. » Dicendo ciò, scostò le tende che separavano il corridoio dai suoi appartamenti. La stanza da letto del principe era abbastanza ampia. All'interno vi era un piccolo salotto e poi una seconda camera che ospitava il letto. Infine, il tutto si affacciava su un grande giardino. « O meglio, tu come guardia non puoi entrare, ma se intendi essere mio 'amico', allora potrei concedertelo. » Ayman rimase stupito e perplesso da quelle parole. Amico? Ma lui era il principe d'Egitto, non avrebbe dovuto comportarsi in quel modo con un soldato qualsiasi, pur essendo la sua guardia personale. Non era un atteggiamento consono alla sua figura, perché rischiare tanto? « Per quanto io possa essere lusingato dalla vostre parole, devo declinare, poiché non mi è concesso. » Amir sospirò seccato, aprendo le tende della stanza, tirando per un braccio Ayman all'interno. « Allora, mio padre pensa che io sia un inetto nei combattimenti, che faccia pena e che sia troppo bello per combattere.
Peccato che lui non sappia che io mi alleno di nascosto! Ora tu combatterai contro di me. Voglio testare la tua forza. » A quelle parole, il giovane soldato rimase scioccato e al contempo tentato.
Amava così tanto combattere che avrebbe accettato qualsiasi tipo di sfida, persino contro il suo principe. « Va bene! Ma non mi tratterrò solo perché voi siete il Principe d'Egitto! » Si diressero nel giardino personale del principe, pieno di pavoni che fuggirono alla vista dell'intruso, e il combattimento ebbe inizio. Purtroppo non durò molto. Amir mantenne il vantaggio sin dall'inizio e avrebbe vinto lo scontro con il suo avversario ma, con un colpo di tosse, si accasciò sul suolo perdendo i sensi. Era svenuto e Ayman non sapeva che fare. Venne preso dal panico e in un primo momento pensò veramente che fosse morto. Lo prese in braccio e lo distese sul letto. Notò che respirava ancora, ma era tutto sudato. Forse si era sforzato troppo? Non sapeva dare una risposta. Prese un panno bianco e lo bagnò con un po' acqua, ponendoglielo poi sulla fronte e cominciò a fargli aria con un ventaglio. Chiamare le guardie? Non l'avrebbe fatto. Aveva paura che lo incolpassero di qualche reato e lo sbattessero nelle prigioni o, peggio, lo uccidessero. Dopo una buona mezz'ora passata nel terrore vide che Amir si era ripreso. Il giovane principe si svegliò tutto intorpidito « Dove mi trovo? » chiese guardandosi intorno, per notare solamente il giovane soldato. « Principe! State bene? Siete svenuto mentre combattevate! » il ragazzo si portò una mano sulla testa, togliendo il panno umido. Si guardò lentamente attorno, rivolgendo lo sguardo ametista verso quello scuro del ragazzo, con un piccolo sorriso sulle labbra. « Ah, ma è normale! Con questo caldo è facile che io svenga dal nulla.. anche ieri mi è successo mentre passeggiavo con mia madre e mia sorella. Dicono che è a causa della mia salute cagionevole, ecco perché mi hanno affidato una guardia personale, anche se non penso di averne bisogno! So proteggermi da solo, non sono un bambino. » Ayman, purtroppo, non aveva udito nulla di quel discorso. Si era perso nelle iridi ametista del principe e non riusciva ad uscirne. « Piuttosto, come sono arrivato qui? » chiese il giovane, ma non ricevette risposta. Ripeté ben tre volte la domanda e alla fine dovette dargli un pizzicotto sul braccio. « Mi vuoi rispondere? Ti ho chiesto come sono arrivato qui! Mi hai portato tu? Mi hai toccato? » il suo problema era questo. Odiava che la gente lo toccasse. « Eh? AH! Sì! Non sapevo che fare e vi ho portato sul vostro letto. » Amir si alzò, guardandolo male e incrociando le braccia disgustato « La prossima volta lasciami dove mi hai trovato, odio farmi toccare da gente rozza come te. » e gli diede le spalle, ridendo. « Eh!? Non solo vi ho solvato il culo, mi sgridate pure! Ma che problemi avete?! » Si girò, scoppiando in una risata, quasi sul punto di piangere. « Sei incredibile e sì, da oggi ti darò del tu a patto che lo faccia anche tu. Sei più grande di me e in un atto di infinita bontà, ti dirò qual è la mia età. » sospirò teatralmente, aggiustandosi una ciocca di capelli, di nuovo. « Ho quattordici anni, ne compierò quindici a breve e da oggi tu sarai il mio primo amico. Troppa gente prova a entrare nelle mie grazie o mi venera solo per avere in cambio un profitto o un' udienza con mio Padre. Tu mi sembri affidabile e non sei così brutto come gli altri. Hai la mia fiducia, ma se dovessi perderla, l'unica cosa che troverai sarà la morte. » Per quanto potesse apparire serio il discorso, Ayman fu felici di tal dichiarazione. Lui e il principe amici? Be', alla fine avevano trovato un punto in comune, l'amore per il combattimento e volendo, senza far fare troppi sforzi al ragazzo, potevano allenarsi insieme in segreto. Il giovane soldato si mise in ginocchio, sotto lo sguardo interrogativo del principe. Prese la sua mano e gli baciò l'anello di Turchese. « Prometto d'essere fedele alla vostra fiducia e non tradirvi mai, a patto che ogni tanto combattiate con me! » e si rialzò, mostrando anch'egli un sorriso. Si sentiva così a suo agio, libero, ma sapeva che non sarebbero durato a lungo... « Affare fatto. Ed ora portami qualcosa da mangiare che mi sto annoiando... scattare! » … infatti già cominciava a pentirsene.


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Spazio Autrice: 

Dopo tanto tempo rieccomi qui con una piccola FanFiction a più capitoli sul passato di questi due valorosi soldati! Ringrazio coloro mi hanno aiutato a correggere i vari errori, sperando non ve ne siano altri! Ringrazio le mie pseudo-beta, dato che una fissa non l'ho. Spero che vi piaccia e al prossimo capitolo! 

 

  
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