Era primavera. Ad Harry piaceva molto la primavera. Voleva andarsene con la primavera.
Quel luned́, Harry era felice.

Era uno di quei luned́ di inizio settimana, monotono e noioso. Ma qualcosa sarebbe cambiato quel giorno.
 
Prima di uscire da casa saluṭ più volte sia la madre che la sorella. Le due donne si meravigliarono. Harry non era tipo da smancerie. Questo da quando conobbe lui.

Le lascị con un “addio”. Si domandarono cosa stesse blaterando, ma non ci fecero caso. Harry era sempre strano.

Voleva arrivare alla ferrovia del suo piccolo paesino. Era l’ora di pranzo e nessuno passeggiava in strada. C’era solo lui.

Alle 14 arriṿ. Neanche ĺ c’era qualcuno. Alle 14 e 30 sarebbe passato il treno. Un treno diretto chi sa dove. Ad Harry non importava, Harry voleva solo morire.

Si stese a pancia in su sulle rotaie, intiepidite dall’aria calda. Voleva addormentarsi con una bella immagine impressa: il cielo. Ah, quanto lo affascinava il cielo. Mille colori. Mille sfumature. Si sentiva cosi, a volte. Si sentiva cielo.

Il vero motivo per cui lui amava il cielo, era uno. Louis Tomlinson aveva gli occhi color cielo. Louis era il suo cielo. Louis, quel ragazzo forte fuori ma debole dentro. Louis, quel ragazzo che gli aveva sconvolto la vita. Louis, il ragazzo per il quale lui voleva morire.

Stette a guardare le nuvole passare. Le nuvole. Batuffoli bianchi nel cielo. Da piccolo, Harry voleva saltarci sopra.
Guarḍ l’orario. 14, 15. Un quarto d’ora e tutte le sue preoccupazioni sarebbero cessate.

Riguarḍ nuovamente il cielo. Gli vennero in mente gli occhi di Louis. Penṣ a lui. Penso a come lo conobbe. A come si innamoṛ. A come si baciarono. A come fecero l’amore assieme. A come si divertirono.
Sorrise a quei pensieri che lo resero felice tanto tempo prima. Si ricorḍ che a quel tempo amava vivere. Per lui vivere, era ridere. Lui rideva grazie a Louis. Louis era la sua vita. Gli piaceva tutto cị che lo faceva ridere. Louis lo faceva ridere. A lui piaceva Louis.

Osserṿ di nuovo l’orario. 14,25. Solo cinque minuti e non si sarebbe più scomodato a piangere durante la notte per Louis.

Gli rivenne in mente Louis mentre lo tradiva. Quando Louis lo lascị per Stan. Una lacrima solc̣ la sua guancia. Si ricorḍ di come lo lascị. Gli disse un semplice ‘non ti amo più’ e un  ‘forse, non ti ho mai amato veramente’, per far si che Harry iniziasse ad odiare a vivere. Quindi ad odiare sorridere. Questo equivale ad odiare Louis.

” Fermo!”. Sent́ un urlo. Sent́ la splendida voce cristallina di Louis Tomlinson.

“Che vuoi? Hai detto di non amarmi! Vattene, voglio guardare le nuvole prima di morire” urḷ lui come risposta.

“Harry, ragiona. Io ti amo, Non so cosa mi sia successo, avevo paura di perderti, avevo paura che ti avrei fatto soffrire di più”.
 
Harry non lo guarḍ. Non lo credeva. Si rimise a guardare le nuvole.

“Harry, ti amo cazzo! Sono stato una merda in questi giorni. Sei l’unica mia ragione di andare avanti, sei l’unico amore della mia vita. Harry, se vieni qui, ti porto in un posto meraviglioso. Ci andiamo a sposare Harry! Andiamo a fare l’amore in tutto il mondo, andiamo in giro per la terra a mostrare quanto ci amiamo. Inizieremo con questo treno che passerà, ma se tu rimani ĺ non potremo fare nulla”.

Queste parole gli arrivarono bene al cervello. Si alẓ sui gomiti e guarḍ il ragazzo. Il suo ragazzo. Era bellissimo.

Le lacrime gli ricadevano copiose sulle guance arrossate.

Si scorḍ della ferrovia e non sent́ neanche il treno che si faceva sempre più vicino.

”Ti amo anch’io” disse.

Il treno pasṣ.

Era primavera. Ad Harry piaceva molto la primavera. Se ne anḍ con la primavera.