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Autore: Cocconut_N    24/02/2014    0 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nono capitolo

Natasha, per il suo orgoglio e il suo odio per le lacrime, guarda con un’aria maestosa Peter. Così il ragazzo si zittì, negli suoi occhi appare una sensazione di ingiustizia e del timore.
“Tu non sai niente.”  La ragazza sospirò, la mano mise sui capelli biondi e scombinati del ragazzo, “quattordici anni sono troppo pochi.”
Queste parole sono più odiose per il giovane. Orgoglio di Peter gli fa dire, “Come se diciotto anni sono tanti!”
In verità, sono uguali. Davanti alle steppe, alle colline, alle stelle e ai mari, undici, quattordici, sedici o diciotto anni, sono tutti troppo pochi. La vita, a volte appena finita di cantare una canzone, è già passata…
 

“Орлёнок, орлёнок, взлети выше солнца
И степи с высот огляди.
Навеки умолкли весёлые хлопцы,
В живых я остался один…”

 
“Aquilotto, aquilotto, voli sopra le nuvole, guardi dall’alto la pianura.
Quei ragazzi felici sono taciuti per sempre,
e solo io vivo ancora in questo mondo…
 
…le sue braccia sono come le ali di un aquila; gli suoi occhi sono come gli occhi di quel aquila che vola in alto. Gli amici e parenti lo chiamano Ivan, ma la mamma lo chiama sempre aquilotto.
Fino ad adesso si sente la sua voce, quella voce è forte e giovane come lui. Quell’anno, lei ha undici anni, e lui sedici; quel giorno sono andati a vedere l’opera. Le storie raccontate dai libri e i professori, quella notte era davanti a quei giovani visi. Alla fine, Ivan e lei camminavano sul marciapiede. Lui apre le braccia come un aquila, e canta volta dopo volta quella canzone forte me triste:
“…aquilotto, aquilotto, apri le tue ali.
Il giorno diventa notte.
Credimi, non vorrei ancora morire,
ho soltanto sedici anni…”
Nelle orecchie ci sono gli urli del vento, sulla testa ci sono i sussurri delle nuvole e gli alberi. Quante notti ci sono nella vita come queste, come un fiore che fiorisce in silenzio, poi appassisce in silenzio.
Nella notte d’autunno dell’anno 1936  indimenticabile di Mosca, è azzurra e silenziosa come il primo sentimento di una giovane ragazza. Nello stesso momento all’occidente, il sole di color sangue tramonta nelle colline vicino al Madrid. La Spagna – un paese che si trova soltanto sugli libri di geografia, appare nei giornali e nel radio sempre più frequente con le notizie degli spari e morte.
“Sentimi, Natasha!” la voce di Ivan è basso e forte come sempre, “pensa un po’…tutti gli eroi sono andati in Spagna! In questo momento, a Madrid, ci potrebbe essere un ragazzo alla mia età che sta già pulendo il suo primo fucile…”
Negli suoi occhi ancora bambina, una figura giovane, forte e coraggiosa inizia a darsi una forma. Su quel volto come il marmo, gli eroi che proteggono La Repubblica di Spagna, insieme a quei ragazzi delle opere senza paura di niente, e Ivan Braginski che adesso è vicino a lei, sono diventati un corpo solo. Per questo, la primavera dell’anno 1937, quando tutti i suoi compagni inviano regali alla spagna, lei cuce su un telo piccolo una frase del genere: “Per l’aquilotto spagnolo: un giovane saluto! La piccola bianca gru.”
La mamma lo chiamava aquilotto, e a lei la piccola bianca gru…anche se il suo padre si chiama  Valerian Braginski e il padre della ragazza Nikolay Arlovskaya, però hanno la stessa madre: la medica Snezhana Pavlov.
Sua madre era forte ma sola. Natasha da piccola le aveva chiesto perché si era divorziata con lo zio Valerian. Mamma aveva risposto:
“I solori nel mondo non sono solo le lotte tra il bene e il male. A volte anche tra persone buone si fanno soffrire. A volte è per l’amore sbagliato, a volte è per quel mura tra i cuori. Freddezza, timore, credere di essere chi o chi e dei dubbi non necessari, possono rovinare tante cose meravigliose della vita, ricordati per sempre queste parole, la piccola bianca gru, la mia bellissima figlia!”
Ma a quell’ora, una bambina, come poteva capire una donna che ha provato due volte il matrimonio e tutte le difficoltà della vita? Ivan vive con suo padre, lui è un ragazzo sempre felice e pieno di energia, viene sempre a casa sua a vedere la mamma, lo zio Nikolay e la piccola Natasha.
“Mamma, perché fratellone vive allo zio Valerian, e non vive insieme a noi?”
“Ivan è un aquilotto, è deve vivere insieme all’aquila.”
Mamma, mamma, una madre così forse ma sola. Quando papà era morto in un incidente non si era più sposata, e non si era trasferita allo zio Valerian, ma aveva continuato a vivere insiema a Natasha.
“Questo non va bene, la mia piccola gru!” proprio nella primavera del 1937, dopo che Natasha ha inviato il pacchetto alla Spagna, la madre aveva chiamato sua figlia, e guarda con tutta la sua preoccupazione gli occhi della bambina, “questo non è un sentimento che può provere una sorella con il proprio fratello!”
Non si deve mai andare a chiedere a una madre, come ha fatto a capire il cuore della figlia. Perché ciò è solo una delle infinite cose che la madre sa. La bambina si arrossì tutta la guancia, ma senza parole. La madre sospirò, e gli dice:
“Ivan è un ragazzo, forse non ha ancora capito i tuoi sentimenti. Ma tu, Natasha Arlovskaya, devi smettere di provare questo sentimento!”
“Ma, mamma…se riesco a controllarlo, è ancora un sentimento…”
La madre non ha mai criticato la figlia prima di allora, è la prima volta, Natasha si stende sul suo letto, e piange. Questa è la prima volta, le prime vere lacrime per il dolore provata da questa bambina ormai ragazza di dodici anni.
…tutto ciò nello spazio e nel tempo quant’è lontano. Natasha, se nel 1941 non sei stata prima della scuola nella gara di matematica; non saresti allontanata a Mosca, a fare il campo estivo di Giugno a Bielorussia; e non saresti rimasta al punto più pericoloso della guerra; e non saresti diventata serva come tutti gli altri giovani; e non saresti tra gli Appennini con l’odio.
Ivan. Tutti i ricordi riguardanti a lui di Natasha, è rimasta all’estate del 1941. Allora stava ancora studiando nella scuola di volo. Come dice mamma, Ivan stava per volare nel cielo, e diventare un vero e proprio aquilotto.
“aquilotto, aquilotto, senti i tuoni provocati dai fucili,
devi distruggere tutti gli nemici.
Quando i miei compagni mi chiamano ancora aquilotto,
gli nemici mi chiamano invece il fortissimo aquila…”
…”Cresci in fretta, Peter.” Adesso, Natasha dice al ragazzo quattordicenne accano a lei, “Tutto cambierà quando crescerai.”
“Vorresti dire che quando crescerò tutto migliorerà?”
“Non è sicuro, ma quando crescerai. Tu affronterai le cose con più coraggio.”

Nota:

1) “Aquilotto” è una canzone molto famosa nell’Unione Sovietica, è tratta da un’opera del 1936.
Parole dell’autrice:
Scusate se ho aggiornato dopo mezzo anno, avevo avuto un po’ di problemi, ma comunque spero che vi piaccia il nono capitolo, cerco di aggiornare ogni due settimane. ^^
  
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