Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Ortensia_    24/02/2014    7 recensioni
«Ricordi sbiaditi, luci soffuse, amori spezzati e ombre evanescenti. Il tempo si porta via tutto: anche le nostre storie.» — Dal Capitolo IV
Sono passati alcuni mesi dalla fine delle scuole superiori, e ogni membro dell'ex Generazione dei Miracoli ha ormai intrapreso una strada diversa.
Kuroko è rimasto solo, non fa altro che pensare ai chilometri di distanza fra lui e Kagami, tornato negli Stati Uniti.
Tuttavia, incontrato uno dei suoi vecchi compagni di squadra della Teiko, Kuroko comincia una crociata per poter ripristinare la vecchia Gerazione dei Miracoli, con l'aggiunta di nuovi membri, scoprendo, attraverso un lungo e tortuoso percorso, realtà diverse e impensabili.
«La Zone era uno spazio riservato solo ai giocatori più portentosi e agli amanti più sinceri del basket, era, in poche parole, la Hall of Fame dei Miracoli.» — Dal Capitolo VII
[Coppie: KagaKuro; AoKise; MuraHimu; MidoTaka; NijiAka; MomoRiko; forse se ne aggiungeranno altre nel corso della fanfiction.
Accenni: AkaKuro; KiseKuro; MiyaTaka; KiMomo; KuroMomo; KagaHimu.
Il rating potrebbe salire.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Ryouta Kise, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Hall of Fame'
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HALL OF FAME





Premessa





C'è luce nell'ombra, c'è oscurità nel chiarore soffuso delle stelle.

Ad un certo punto della sua esistenza, la luce diviene più vigorosa, vanificando completamente gli effetti dell'ombra.
Ad un certo punto della sua esistenza, la luce si allontana dall'ombra, per cercarne una ancor più oscura ed evanescente.
Questa era la lezione che Kuroko Tetsuya aveva appreso nel corso dell'adolescenza e al raggiungimento della maggiore età. Eppure era un insegnamento che ancora faticava ad assimilare.
Anzi, la sua non era fatica: la sua era riluttanza.
Pura riluttanza al fatto che, dopo anni di amicizia dentro e fuori il campo da basket, Kagami se ne fosse tornato oltre oceano, nella lontana America.
Essere diverso dagli altri, giocare un basket diverso dagli altri, dare importanza al gioco di squadra e all'amicizia, gli era già costato caro ai tempi della Teiko, quando era l'ombra di Aomine. A quei tempi, comunque, era ancora giovane e non sentiva il peso che percepiva ora, la sofferenza inaudita che gli provocava il ricordo del saluto di Kagami, ancora stretto fra le sinapsi del cervello, maledettamente ancorato ad ogni singolo anfratto della mente.
Alle medie era poco più di un ragazzino e si parlava di semplice amicizia: se pensava alle sensazioni provate alle superiori, i sentimenti che aveva riversato nei confronti di Kagami, si rendeva immediatamente conto che si trattava di tumulti interiori molto lontani da quelli provati all'epoca della Teiko, quando la preoccupazione maggiore era essere utile per la squadra, far vincere la squadra.
Tetsuya stava camminando lungo il ciglio della strada, il passo lento e cadenzato, le mani in tasca e il capo chino.
Ogni tanto capitava che un'auto transitasse a fianco del marciapiede e che la luce dei fari si alternasse all'oscurità della sera, illuminando il suo cammino e le gocce di pioggia sottile che a poco a poco gli inumidivano il viso, divorandogli il cappuccio della felpa e infine i capelli.
Un paio di minuti più tardi, comunque, Kuroko si chiuse la porta di casa alle spalle, trovandosi al sicuro dalla minaccia della pioggia.
Non ebbe neppure il tempo di riposare gli occhi: Numero Due gli venne incontro scodinzolando e abbaiando, e Tetsuya riuscì soltanto a portarsi l'indice sulle labbra e soffiare contro di esso, invitandolo al silenzio, prima che il cane si drizzasse sulle zampe posteriori e gli posasse le anteriori sul petto, respingendolo contro la porta.
«Oh-» Tetsuya si ritrovò con la schiena aderente alla porta, con ancora le zampe di Numero Due piantate sul petto che gli impedivano di muoversi. Rimanendo il silenzio lo accarezzò affettuosamente fra le orecchie color pece, volendolo ringraziare per aver smesso di abbaiare.
Erano le ventidue passate, ormai, e l'abbaiare grave di Numero Due - decisamente cresciuto rispetto ai tempi della Seirin - avrebbe potuto svegliare i suoi genitori e sua nonna, ma per fortuna sembrava che tutta la casa avesse continuato a dormire indisturbata.
«Tetsuya!»
«Nonna-!» il ragazzo fu colto alla sprovvista dalla voce tremante e dalla sagoma ingobbita dell'anziana, che ora lo fissava al di là delle spesse lenti degli occhiali.
«Come mai sei tornato così tardi?
Satsuki è passata per dirti una cosa e ti ha aspettato per quasi un'ora.»
«Momoi-san è venuta qui?» perché a casa sua? A quell'ora, per giunta.
«Sì, se n'è andata non appena ha iniziato a piovere.»
Tetsuya annuì appena, potendo finalmente staccare la schiena dalla porta non appena Numero Due si accucciò placidamente ai piedi di sua nonna.
«La chiamerò domani mattina.» non voleva rischiare: dopotutto Momoi poteva essere già arrivata a casa ed essersi addormentata.
L'unica sera in cui, dopo il lavoro, aveva deciso di stare per conto suo e trattenersi in un fast-food, forse nella vana speranza di incontrarvi Kagami come le prime vote - o forse semplicemente per rinnovare il ricordo di quei giorni ormai lontani -, Momoi era passata a casa sua per dirgli una cosa.
Tetsuya avrebbe voluto chiedere a sua nonna se aveva idea di che cosa volesse dirgli Momoi, ma si limitò ad augurarle la buona notte, congedandosi e dirigendosi verso la propria camera.
Perché Momoi non lo aveva chiamato al cellulare? Avrebbe rimandato il suo appuntamento con il posto vuoto di fronte a sé al fast-food e l'avrebbe raggiunta senza farle fare un viaggio a vuoto.
Tetsuya estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans, lasciandosi sfuggire un sospiro non appena lo trovò spento: chissà da quanto era scarico, e non se n'era neppure reso conto.
Il fatto che non si fosse reso conto della batteria scarica del proprio cellulare era piuttosto indicativo e abbastanza ovvio: quando ogni contatto del passato è perso e nessuno ti contatta, il cellulare lo guardi solo per dare un'occhiata al tempo che scorre. Niente di più.
Il ragazzo si sedette al bordo del letto senza neppure levarsi la felpa inzuppata di pioggia: teneva lo sguardo fisso in un punto impreciso della stanza, le dita debolmente intrecciate fra le ginocchia. Aveva lo sguardo completamente vuoto, le labbra incrinate.
Proprio in quel momento, mentre Numero Due si acciambellava ai suoi piedi, Tetsuya credette che le sue labbra non si sarebbero mai più risollevate in un sorriso, forse sarebbero rimaste così per sempre, spezzate a metà come una nave nel bel mezzo dell'oceano e di cui le estremità vanno sempre più a fondo.
Gli mancava sorridere, gli mancava stare bene, e con quei pensieri ad attanagliargli la mente, fino a fargli bruciare il petto, concluse che sarebbe stato davvero meglio per lui se avesse chiamato Momoi, anche se in un certo senso avrebbe preferito tenerla lontana, lontana come tutti: perché presentarsi a casa sua così all'improvviso, dopo mesi di silenzio?
Sì, Tetsuya preferiva tenersi lontano da tutti e respingerli finché non avrebbe rivisto Kagami, forse perché, semplicemente, non aveva il desiderio di apparire terribilmente triste davanti agli occhi di Momoi o di chiunque altro.
Tetsuya socchiuse gli occhi e si lasciò scappare un flebile sospiro, levandosi a fatica la felpa per poi posarla sullo schienale della sedia vicino al letto.
Si coricò sul letto, lasciando che il fianco destro aderisse al materasso, rimanendo rannicchiato in silenzio e dando le spalle non solo a Numero Due, ma anche a tutto il resto della stanza e alla flebile luce dei lampioni che riusciva a filtrare dalle vecchie imposte.
Rimase a fissare solo per qualche minuto la parete vuota che gli stava di fronte, poi, investito da un brivido di freddo improvviso a causa delle gocce di pioggia ancora imperlate fra i capelli, chiuse gli occhi e scivolò nel buio.

Buio. Quale miglior consolazione per un'ombra senza la sua luce?




Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.




L'angolino invisibile dell'autrice:

Voglio semplicemente dire che ora come ora questa fanfiction è ancora in costruzione, ho un'idea ma è molto molto embrionale, nulla di definito, quindi non posso prevedere neppure io quale sarà il suo destino.
Per quanto ne so domani potrei anche cancellarla. Insomma, ditemi voi. Spero di fare un buon lavoro, ecco tutto! ;u;'
   
 
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