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Autore: lety_beatle    25/02/2014    2 recensioni
George sarebbe presto diventato diciannovenne e, cosa chiedere di più se no festeggiare con i suoi amici? E se i suoi amici lo lasciassero da solo, che potrebbe fare il piccolo George?
Se vuoi sapere come si sviluppa, apri la storia e dalle un'occhiata ;)
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Pete Best
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice #1: eccomi di nuovo XD.. oggi volevo farvi leggere una one shot in onore del compleanno del chitarrista dei Beatles, George Harrison.
 
HAPPY BIRTHDAY GEORGE 
 
Faceva particolarmente freddo, a Liverpool, per essere febbraio. Il vento soffiava forte scuotendo gli esili rami che erano, ormai da tempo, senza le loro foglie che li rabbellivano con le loro molteplici tonalità di verde.
Liverpool sembrava così buia agli occhi del diciottenne George Harrison. Da quando erano tornati, o meglio stati espulsi, da Amburgo non avevano più avuto contatti l’un con l’altro. John non si faceva vedere dal giorno in cui lasciarono la città, probabilmente si stava facendo consolare da Cynthia, mentre Paul e Pete erano tornati alla loro vecchia vita. Stu era l’unico che aveva raggiunto il suo obbiettivo, era rimasto ad Amburgo con la bellissima Astrid ed aspettava di fare tirocinio come insegnante d’arte.
George, affacciato alla finestra, guardava fuori e si sentiva come quegli esili rami, fragile. Con i Beatles credeva di aver trovato qualcuno con cui condividere i suoi momenti felici e tristi, credeva di aver trovato quattro nuovi fratelli con cui fare avventure e cazzate. Ogni volta che pensava a questo aspetto del gruppo gli ritornava in mente il periodo appena passato ad Amburgo. Particolarmente si ricordava quando aveva perso la verginità e John, Paul, Pete e Stu gli avevano fatto l’applauso dopo essere rimasti lì a guardarlo in quel momento che doveva essere intimo.
Ora però era lì, da solo con la sua chitarra che qualche volta usava per intonare qualche nuova hit che sentiva alla radio, ma niente riusciva a dargli la stessa felicità che provava quando stava assieme ai Beatles. Non era stato semplice per lui amalgamarsi con i quattro componenti, soprattutto perché era il più piccolo ed innocente. John si rivolgeva a lui chiamandolo “scricciolo” o “bamboccio”, ma mai chiamandolo “George”. Questo, però, non lo abbatteva; sapeva che era in gamba e che John aveva bisogno di lui nella sua band, anche se non gli piaceva ammetterlo.
Ora, dal cielo, stava iniziando a scendere una sottile pioggerellina mista a neve che si poggiava sul davanzale della finestra per poi sciogliersi sotto gli occhi di George. Era il 24 febbraio, domani avrebbe compiuto diciannove anni. Gli sarebbe tanto piaciuto festeggiare assieme ai suoi quattro amici anche se sapeva non essere possibile.
Aveva cercato di contattare Paul per invitarlo a passare a casa sua il giorno seguente, ma i suoi tentativi erano stati invani. Non scoraggiandosi aveva cercato di rivolgersi anche a Pete, che non poteva per via del suo lavoro, ed a John, che aveva -stranamente gentilmente- rifiutato la proposta inventando sul momento una scusa.
George, quindi, si aspettava un compleanno in famiglia, di cui non lamentarsi, ma senza i suoi amici.
**
Nel frattempo, al Jacaranda, Paul, aveva organizzato una riunione con John e Pete.
“Allora, avete capito il piano di domani?” domandò Paul, come sempre volendosi accertare che tutto andasse come aveva programmato.
“Si, sarà la decima volta che ce lo chiedi” rispose John sbuffando, poi riprese con una voce simile ad una cantilena “Gli bussiamo alla porta e gli facciamo gli auguri, poi entriamo gli diamo il regalo e ci mangiamo la torta. Giusto?”
Pete, che sembrava essersi svegliato all’improvviso, disse alzando il tono di voce “Oh cazzo, ci siamo dimenticati di comprargli il regalo!”
Gli occhi degli altri si posarono su di lui e nei loro tre sguardi si riusciva a distinguere la stessa preoccupazione. Infatti si erano tanto preoccupati di fargli una sorpresa che si erano dimenticati la cosa principale: il regalo.
Paul interruppe il silenzio dicendo “Beh, non credo sia difficile da scegliere… io proporrei una chitarra, ovviamente, modello Duo Jet (1), che ne dite?
“E quanto cazzo costerebbe una chitarra del genere?” chiese John, quasi urlando
“Sta calmo John.. Penso che costi 24 sterline” concluse Pete “Possiamo fare 8 sterline a testa e siamo apposto”
“Si dai, si potrebbe fare” disse in tono più tranquillo John “Dovrei avere qualche soldo da parte, al limite chiedo a Mimi se mi presta qual cosina.. quando le faccio gli occhi dolci nemmeno lei sa resistermi” scherzò John
Pete e Paul si limitarono ad annuire, come a dire ‘Per me va bene’.
Pagate le tre birre che avevano ordinato mentre discutevano, si diressero al negozio di chitarre per acquistare il modello che avevano scelto.
**
Ogni volta che entravano in quel negozio, Paul e John, si perdevano nel guardare gli innumerevoli strumenti appesi alle pareti e riuscivano a dimenticare persino le motivazione per cui erano andati lì.
Pete, probabilmente notando che i suoi due amici si erano persi, li riportò alla normalità, schioccando ripetutamente le dita “Ehi voi due! Siamo qui per George ricordate..? Compleanno-chitarra...”
John e Paul, una volta essere stati dissolti dai loro pensieri, si misero alla ricerca del modello Duo Jet finché non riuscirono a trovarla. Si scambiarono un rapito sguardo e decisero all’istante che quella sarebbe stata giusta per George.
Paul anticipò i contanti alla cassa ma, una volta usciti dal negozio, disse ai suoi due amici “Domani voglio le otto sterline da ognuno di voi, mi raccomando”
John, con un tono di scherno, prese in giro l’amico “Mamma mia che tirchio che sei…”
“Tirchio? Un tirchio anticiperebbe ben 16 sterline ai suoi due amici?!” puntualizzò Paul facendo ridere sia John che Pete.
A John e Pete faceva sempre sghignazzare quando Paul faceva il pignolo e si divertivano a prenderlo in giro.
“Ci vediamo domani” disse Paul evidentemente irritato dalle risate dei suoi due amici.
“… E la chitarra perché la tieni tu?” chiese con una punta di disapprovazione John.
“Io l’ho pagata ed io la tengo” disse Paul con un sorrisetto sulla faccia.
“Va beh, a domani” disse John e salutò con un cenno della mano l’amico allontanarsi, dopodiché si girò con Pete per dirigersi a casa.
**
Era finalmente sabato 25, nonché il compleanno di George.
Quella mattina non era iniziata molto bene, infatti George era stato svegliato da un raggio di sole che si era intrufolato dalle persiane alle otto e mezza. Non era presto ma lui avrebbe voluto dormire un po’ di più, almeno nel giorno del suo compleanno.
Nonostante ciò saltò giù dal letto e si diresse in cucina per fare colazione, senza neanche togliersi il suo pigiama a righe blu e bianche. Sul tavolo lo attendevano un bicchiere di latte ed una fetta di pane e marmellata all’albicocca. Ingurgitò il suo primo pasto da diciannovenne e si diresse in camera per indossare qualcosa di più appropriato per accogliere i parenti che gli avrebbero sicuramente fatto visita.
Optò per un paio di pantaloni neri ed una camicia beige che lo facevano sembrare ancora più magro di quanto lo fosse realmente.
Andò ancora in cucina e, dando un bacio sulla guancia a sua mamma ed arricciando il naso, le disse “Mamma… che buon’odore di crostata di prugne che c’è in questa cucina…”
La mamma sorrise e gli rispose sorridendo “Mmmh.. che olfatto!”
George abbracciò forte la madre “Visto? Grazie, è la mia preferita.”  
**
Dopo un po’ suonò il campanello e George chiese, quasi urlando “Chi è?”
Non ricevendo risposta si decise a scoprire chi era ed aprì la porta.
Si ritrovò davanti a Paul, Pete e John che gli intonarono un ‘Happy Birthday’ improvvisato.
George si godette la ‘performance live’ dei suoi amici e poi disse ridacchiando “Ma voi che ci fate qui? Mica eravate talmente tanto impegnati da non poter venire?”
John, quasi evitando George, allungò il collo oltrepassando con lo sguardo il festeggiato e disse “Che buon profumo.. che torta ha fatto Louise?”
Paul gli diede una ‘spallata’ e rispose alla domanda posta inizialmente da George “Secondo te non saremmo venuti al tuo compleanno!?” gli porse la chitarra e disse “Questa è per te, auguri!”
George prese in mano la chitarra, ringraziò gli amici e gli invitò ad entrare.
“Comunque John, mia mamma ha fatto la crostata di prugne” disse George strizzando l’occhio all’amico.
John dimostrò la sua approvazione leccandosi le labbra e passando una mano sulla pancia, seguita da un “Gnam gnam.. la mia preferita!”
Pete, che era rimasto in silenzio fino ad allora, disse “George, che ne dici di provare la tua nuova chitarra?”
George non se lo fece ripetere una seconda volta, afferrò lo strumento ed iniziò a muovere le sue agili dita sulle corde
Ad un certo punto John fu quasi risvegliato da un sogno “E questa canzone?”
“L’ho scritta ieri.. Si chiama ‘Don’t Bother Me’ (2) .. a proposito, che ne pensate?” domandò George
“Credo che potrebbe essere una traccia di un nostro possibile album” concluse John strizzandogli l’occhio
‘Questo era il compleanno che desideravo’ pensò George, mentre suonava agli amici il suo nuovo singolo, con la sua chitarra nuova di zecca

(1)          La chitarra gli fu, nella realtà, regalata dai suoi genitori.
(2)      La canzone fu composta nell’estate del 1963. Mi piaceva, però, il fatto che George avesse composto la canzone, che tradotta vuol dire ‘non preoccupatevi di me’, quando credeva che i suoi amici non sarebbero venuti al suo compleanno.
Note dell’autrice #2: e siamo giunti alla conclusione di questa storia.. mi piaceva pensare a John, Paul e Pete intenti a fare una sorpresa a George per il suo compleanno e ho cercato di metterlo sottoforma di one shot =3
È stato difficile scrivere una storia basandosi il più possibile su fatti accaduti realmente, tipo il giorno settimanale del compleanno di George o il modello della sua chitarra..
Spero vivamente che vi sia piaciuto, un bacio ed alla prossima
P.S. Buon settantunesimo compleanno George, spero che il mio augurio possa raggiungerti <3

 

   
 
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