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Autore: Chilemex    25/02/2014    2 recensioni
[Contesto: Justice for All]
[Spoiler sul secondo caso del gioco]

One-shot incentrata sulla vera colpevole del caso "Incontri e separazioni" e sul suo rapporto con la sorella minore, morta in un incidente d'auto l'anno prima.
Alla fine del processo definitivo, la colpevole sta per essere portata via dalle forze dell'ordine; qualcuno, però, prova compassione per lei e decide di aiutarla, permettendole di parlare con qualcuno che temeva di non poter incontrare mai più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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«Molto bene, a quanto pare siamo giunti alla vera conclusione di questo lungo caso! L'accusa ha qualche dichiarazione finale da rilasciare, per caso?»
L'ennesima frustata partì dal banco alla destra e colpì in pieno il giudice, che ormai si era abituato a quel comportamento disdicevole.
«Woh, d'accordo, d'accordo! Uhm... Allora questa corte dichiara ufficialmente l'imputata Maya Fey... Non colpevole!»
Mentre nella sala udienze iniziavano a piovere coriandoli e l'aria iniziava a riempirsi di applausi del pubblico, Phoenix arrivò finalmente a sorridere serenamente.
Lo spirito di Mia, che si trovava ancora accanto a lui “albergando” nel corpo di Pearl, si limitò a guardare l'avvocato difensore con aria felice.
Il giudice, com'era abituato a fare, osservò la scena cercando di dimostrare indifferenza ma non riuscendo a nascondere sotto alla barba quel pizzico di soddisfazione personale.
Franziska Von Karma, in preda alla disperazione più totale, continuò a frustare il banco dei procuratori senza pietà, borbottando nel frattempo qualche imprecazione in tedesco.
Maya lasciò il banco degli imputati e raggiunse Phoenix, tra le lacrime, gettandogli le braccia al collo e ringraziandolo per averla aiutata. Lui fu colto di sorpresa, ma ricambiò con altrettanto affetto l'abbraccio della sensitiva.
Una sola persona non aveva cambiato minimamente atteggiamento in seguito al verdetto del giudice: la ragazza che si trovava al banco dei testimoni, che fino a pochi minuti prima tutti credevano si chiamasse “Ini Miney”, che era rimasta esattamente dov'era ad asciugare le lacrime che le scivolavano delicatamente sul viso. Non parlava, né si lamentava, ma si limitava a giocherellare nervosamente col suo cappellino.
Quando nell'aula tornò il silenzio, il giudice battè nuovamente il martelletto e ricominciò a parlare.
«Per quanto riguarda la signorina Ini, uhm, Mimi Miney... Mi vedo costretto ad emettere un verdetto di colpevolezza a suo discapito. Verrà sottoposta al giudizio di secondo grado entro un mese dalla data odierna; nel frattempo, dovrà consegnarsi nelle mani della giustizia»
Ci fu il silenzio per qualche attimo.
«E con questo è tutto. L'udienza è tolta»
Il giudice lasciò l'aula, e anche le panche del pubblico iniziarono lentamente a svuotarsi. La ragazza accusata di omicidio, invece, fu scortata in un'altra stanza da alcune guardie; non oppose la minima resistenza, continuò soltanto a singhiozzare silenziosamente.
Maya la seguì con lo sguardo mentre si allontanava, ignorando completamente ciò che Phoenix le stava dicendo. C'era qualcosa in quella ragazza... Qualcosa che le impediva di odiarla del tutto, nonostante lei avesse cercato di incastrarla. Qualcosa di molto simile alla compassione, alla comprensione...
Maya sapeva benissimo cosa significasse perdere una sorella, anche se il suo era un caso più particolare, poiché aveva la possibilità di parlare con la propria quasi in qualsiasi momento.
Mimi, però, non aveva questo privilegio. Aveva sulla coscienza la vita di 14 pazienti della clinica Grey, più quella di sua sorella, deceduta in un incidente d'auto in cui era Mimi ad avere il controllo della vettura.
All'improvviso, Maya capì che tutti in quella stanza avevano giudicato Mimi fin troppo male. Indipendentemente dalle motivazioni per le quali aveva fatto ciò che aveva fatto, e da quali fossero state effettivamente le sue intenzioni in quel caso, Maya era sicura che anche Mimi meritasse qualcosa. Una possibilità, un aiuto... O un supporto.
«Uhm, Maya? Mi stai ascoltando?»
La voce di Phoenix irruppe nella testa di Maya, interrompendo i suoi pensieri. La sensitiva, però, non tolse lo sguardo dalla porta che era appena stata chiusa alle spalle della condannata.
«Oh, scusami Nick... Torno subito...» mormorò, con aria persa, avviandosi quasi involontariamente verso la stanza in questione. Phoenix non provò a fermarla, anche se rimase leggermente sbalordito da quella strana uscita di scena.

«Rimanga seduta qui, signorina Miney. Convocheremo al più presto le forze dell'ordine per accompagnarla in commissariato»
Così era stato detto a Mimi, prima che ella si sedesse su un semplice divano situato nella stanza in cui l'avevano appena condotta.
Si era decisamente calmata, rispetto a quando Phoenix aveva iniziato ad accusarla pubblicamente, ma ancora non riusciva ad allontanare quel senso di colpa, tristezza e malinconia.
'Non è colpa tua, Mimi... È colpa di quella vecchia psicopatica coi capelli strani...' cercò di pensare la ragazza per consolarsi, senza però ottenere il risultato desiderato.
La sua mente era ancora invasa dalle immagini di quella maledetta notte in cui lei stessa aveva causato un incidente fatale per sua sorella... Non riusciva a liberarsene. E in un certo senso, non voleva liberarsene.
L'ennesima lacrima cominciò a bagnarle la guancia, e Mimi fece per toglierla... Ma qualcos'altro lo fece al posto suo. A giudicare dal tocco, si direbbe la mano di un'altra persona.
Mimi sollevò immediatamente la testa, poi si portò le mani alla bocca, con gli occhi sbarrati.
Era una studentessa di materie paranormali, certo, ma mai e poi mai avrebbe pensato di poter rivedere una cosa del genere in vita sua... Non dopo il tragico avvenimento dell'anno precedente.
In piedi davanti a lei c'era sua sorella, Ini Miney, che la guardava con lo sguardo tipico della sorella minore: curioso e pieno di ammirazione.
«I-Ini?! Oh santo cielo, sei proprio...»
«Sì, Mimi. Sono io»
La ragazza non potè fare a meno di scattare in piedi, buttandosi tra le braccia della presunta sorella, in preda ai singhiozzi.
«Oh, Ini, sorellina mia... Mi dispiace davvero tanto, io...»
«Sssh» la ammonì gentilmente l'altra, sostenendola nel suo abbraccio «Suvvia, una sorella maggiore non dovrebbe mai farsi vedere in questo stato dalla più piccola... Dovresti essere un esempio di forza morale!»
Mimi la guardò con aria ancora più triste, sebbene l'ombra di un sorriso avesse fatto capolino sul suo viso.
«Ma tu... Tu sei...»
«È vero, lo sono. Ma a quanto pare qualcuno ha deciso di venire a “disturbarmi” perché, secondo quel qualcuno, mia sorella aveva bisogno di un piccolo aiuto»
Soltanto allora Mimi notò che sua sorella indossava gli abiti tipici delle sensitive del Villaggio Kurain, il che non faceva altro che confermare ciò che lei già sospettava.
«Ini, ascolta, io...» iniziò a balbettare la ragazza, agitata ed emozionata «Io... Non ho mai voluto fare ciò che ho fatto. L'incidente d'auto, quello alla clinica di Grey, e tutta questa storia dell'omicidio di qualche giorno fa... Non ho mai voluto che succedesse. Mi dispiace...»
«Io ti credo, Mimi» rispose semplicemente lo spirito dell'altra «Non ho mai temuto che tu mi avessi tradita. Non avrei potuto. Ti conosco fin troppo bene!»
Mimi sorrise di nuovo, ma non sembrava ancora completamente convinta.
«E... Poi...» continuò «Il fatto di aver assunto la tua identità dopo l'incidente... Beh, non ho scuse per questo. Volevo soltanto liberarmi dell'immagine che la gente si era fatta di me, ma non ne avevo il diritto...»
«Avanti, non preoccuparti» replicò Ini «Ti capisco perfettamente. Non devi scusarti, davvero. Fossi stata nella tua situazione, ammetto che avrei fatto la stessa cosa. Saremo sorelle per un motivo, no?»
Un'altra breve risata sfuggì a Mimi, dopodiché regnò il silenzio. Soltanto dopo quasi un minuto, lo spirito di Ini riprese a parlare.
«Ascolta, Mimi... Al contrario di quanto potresti pensare, io ho apprezzato tutto ciò che hai fatto... Più o meno. Credo che tu abbia solamente sbagliato un po' i metodi, ma d'altronde non posso biasimarti. Non so se mi spiego... Ecco, dimmi: qual è stata la motivazione che ti ha spinto ad organizzare l'omicidio del dottor Grey?»
Mimi abbassò la testa prima di rispondere, come se si vergognasse: «Per... Vendicarmi. Quel dottore ha accusato me, cioè... Ha accusato te di aver ucciso volontariamente quelle persone, e l'ha fatto soltanto perché io avevo preso la tua identità... Sono stata doppiamente stupida!»
Ini scosse il capo.
«No, Mimi. Sono sicura che tu non l'abbia fatto soltanto per vendicare te stessa. Pensaci»
L'altra aspettò un po', prima di tornare a replicare: «L-l'ho fatto anche... Per evitare che Grey continuasse a sputare sulla tua identità. Mi sono resa conto di aver sbagliato, scaricando tutta la colpa sul tuo nome, quando invece la colpevole dell'incidente all'ospedale ero soltanto io... Mi dispiace, sorellina...»
Lo spirito sorrise debolmente, e appoggiò una mano sulla spalla della sorella.
«Esatto, Mimi. Io questo l'ho sempre saputo. Non m'importa che tu abbia preso il mio nome soltanto per evitare che le persone pensassero male di te... So che quello che hai fatto, per quanto fosse sbagliato, l'hai fatto per me. E non posso certo avercela con te per questo, anzi... Mi permette di volerti ancora più bene. Grazie, Mimi»
L'altra non riuscì più a trattenere le lacrime, e strinse la sorella defunta in un altro abbraccio, come se non volesse più lasciarla andare.
«No, Ini, non dire così...» mormorò la ragazza, sempre piangendo «Sono io che devo ringraziare te. Non avrei mai pensato di poter ottenere il tuo perdono, ma questo è assolutamente tutto ciò di cui ho bisogno ora. Non m'importa cosa mi succederà adesso, so che tu non sei più arrabbiata con me... E non mi serve altro. Ti voglio bene, sorellina»
Ini rischiò di commuoversi a sua volta, ma riuscì a contenersi versando una sola lacrima.
«Anch'io ti voglio bene, Mimi. Sii forte e non perdere mai la fiducia in te stessa... Non hai fatto nulla di male»
Per quasi un minuto, le due sorelle rimasero abbracciate senza dire una parola, mentre Mimi iniziava a calmarsi.
«Adesso devo andare...» disse Ini, quando la stretta si sciolse «Ma non preoccuparti. Ti osserverò e ti proteggerò sempre, fino al giorno in cui ci rivedremo... Non avere paura del futuro, Mimi»
L'altra annuì, sospirando pesantemente per allontanare la malinconia che stava per impossessarsi totalmente di lei, per poi rispondere: «Farò come dici, sorellina. Addio... E grazie ancora. Per tutto»
L'ultima cosa che Mimi vide di sua sorella fu un affettuoso e comprensivo sorriso stampato sul suo volto. Dopodiché, il corpo di quest'ultima venne scosso da un leggero brivido, e qualcosa si allontanò da esso. Mimi lo seguì con lo sguardo: sembrava del fumo, ma era più denso e leggiadro. Non ebbe tuttavia molto tempo per osservarlo, poiché questo sparì nell'aria dopo una manciata di secondi.
Quando tornò a guardare la persona davanti a lei, la ragazza capì subito che non si trattava più di sua sorella; la corporatura era più piccola, la pettinatura era diversa e il viso non era sicuramente più quello di Ini Miney.
La persona era tornata ad essere Maya Fey.
La sensitiva respirò affannosamente, probabilmente a causa dell'evocazione appena terminata, mentre Mimi continuò a fissarla senza un'espressione precisa. Quando Maya se ne accorse, si sentì piuttosto a disagio, ma Mimi parlò prima di lei.
«Grazie, Mistica Maya»
Lei non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, poiché in quel momento due persone entrarono nella stanza, da due porte diverse: da un lato c'era Phoenix, e dall'altro una guardia del tribunale.
«Oh, eccoti qui, Maya! E c'è anche Mimi Miney...» disse l'avvocato, ma nessuna delle due reagì alla sua presenza.
«Signorina Miney, è ora di andare» dichiarò invece l'altra persona appena entrata, che Mimi seguì senza discutere. Anche quando fu sparita dalla sua vista, Maya fu sicura di averla vista sorridere.
«Cosa ci facevi qui con Mimi Miney?» chiese Phoenix alla sensitiva.
«Niente... Volevo solo salutarla»
Sebbene anche il ragazzo avesse considerato strano quel comportamento, non fece ulteriori domande. Subito dopo, Maya si voltò e sorrise allegramente come se non fosse successo nulla.
«Dai forza, andiamo al solito posto! Questo processo mi ha fatto venire una fame... Oggi mi faccio fuori tutti gli hamburger del ristorante!»

Nessuno dei due ebbe più notizie di Mimi Miney, né di quale fosse stata la pena finale a cui sarebbe stata sottoposta per l'omicidio del dottor Grey.







 


Wow, cos'è venuto fuori.
Vi chiedo davvero scusa per questa one-shot, sul serio, ma mi sentivo in dovere di scriverla. Ho appena finito il secondo caso di Justice for All (niente spoiler sui casi/giochi successivi, per favore), e quel finale mi ha lasciato davvero l'amaro in bocca per la povera Mimi Miney... So che non dovrei provare pietà per lei, ma non ce la faccio; un po' mi ha fatto pena, anzi, più di un po'.
Vabbè, non voglio perdermi troppo nelle note finali. È la prima volta che pubblico qualcosa in questa sezione, perciò... Beh, spero che qualcuno abbia apprezzato un pochino questa cosetta che ho voluto creare (ma ne dubito, lol).
Se ci dovessero essere delle recensioni, mi raccomando, non esitate a farmi notare errori di qualsiasi tipo! Sono certo di averne fatti tanti e di non riuscire a trovarli...
Vabbè, chiudo.
Grazie mille a coloro che hanno letto questa one-shot e... Alla prossima! :D

  
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