Cammino a passo spedito verso la mia stanza, l'eco dei miei passi regolari echeggia all'interno di questo vasto corridoio illuminato appena dalla luce della luna.

C'è silenzio.

Quel silenzio totale e inebriante che si riesce a percepire soltanto in un luogo desolato come l'Hueco Mundo, dove l'aria è ferma e il paesaggio è tutto uguale.

Al contrario, il clangore delle mie scarpe sul pavimento è confortante, quasi famigliare -come del resto queste pareti scarne e l'odore stesso che si percepisce.

Lo anelo più di ogni altra cosa, il silenzio.
Il nulla più totale, il completo annullamento.

Il Nichilismo.

Siamo niente, dopotutto. Puri strumenti asserviti ad Aizen-sama.
Non abbiamo valori, ideali, etica o intenti. Dobbiamo servire sino alla morte, è questo il fio da pagare per aver ottenuto così tanto potere.

Che le nostre volontà tentino di emergere, poco importa. Non è ad esse che rispondiamo, quanto alle disposizioni di colui che ci ha resi degli Espada, che ci ha consentito di rientrare nel suo progetto e di contribuire alla piena realizzazione.

“Nessun sentimento, nessuna emozione.
Non è necessario provarne.”

È questo ciò che mi costringo a pensare sovente.
Ma tu riesci a far crollare qualsiasi mia imposizione.

La annienti.
La distruggi.

Quasi fosse un sottile ed esile foglio di carta, come un ramo inavvertitamente la spezzi.
E come nivea presenza la mia volontà si scioglie al sole.

Distruzione.

La sento spirare dentro adesso che ne ho saggiato il sapore, ne riesco a distinguere l'impeto e il fragore.

E dalla fine del corridoio volto lo sguardo verso di te, che hai ben udito il mio procedere.

Ti volti, l'espressione ferina e un ghigno -malizioso e derisorio- stampato sul viso marmoreo.

Mi fermo, le spalle basse e lo sguardo vacuo dritto verso il tuo, verde smeraldo contro il blu del mare.

Ci annego dentro, inevitabilmente e inconsciamente.
E mi manca il respiro, sento le gambe cedere ma mi intimo di rimanere saldo e impassibile in quel corridoio ormai appena percepibile, in un fulgore labile della Luna che ci osserva.

Mi attiri a te con forza, la tua determinazione è ben più forte della mia.
Inerte, il mio corpo sfiora il tuo, le nostre labbra si plasmano le une sulle altre, le nostre membra fremono.

Le mani si cercano, i denti -i tuoi- dilaniano, mentre il mio respiro comincia a farsi corto e, quasi controvoglia, ricambio questo bacio.
La tua lingua -calda- si impossessa della mia, avverto il tuo sapore, non riesco a farne a meno.

Nichilismo e Distruzione.

Schiacciante combinazione devastatrice. Efferata polivalenza.
Impeto, furore, veemenza, passione.

Le sento oltre la mia pelle, sin sotto l'epidermide.

Sento le tue labbra sul mio collo, il tuo respiro irregolare.
Un brivido serpentino mi attraversa la schiena.

“Nessun sentimento, nessuna emozione.
Non è necessario provarne.”

Giaccio oramai discinto sul tuo giaciglio -familiare ospizio-, sento il tuo fiato arder la mia pelle.

Mi ripugni, ti detesto, ti aborrisco.
Ancor di più per ciò che mi fai provare. Ancor di più quando mi lasci -senza difese- su questo letto troppo grande.
Sospeso su questo vuoto incolmabile.


Il Nichilismo l'ho già alle spalle, di fronte ho solo il nulla.