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Autore: BlackKay97    25/02/2014    1 recensioni
I fantasmi possono morire. Kaitou Kid è stato assassinato in circostanze misteriose. Con l'ultima lettera del Ladro Fantasma, Saguru Hakuba dovrà capire chi è il colpevole ed allo stesso tempo dovrà trovare il modo di non mettere in pericolo coloro a cui tiene.
(Storia scritta da Black&Kay)
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aoko era seduta su una scomoda poltroncina della centrale, a lei tanto familiare, con un paio di manette ai polsi. Era un nuovo agente quello incaricato di tenerla d’occhio, motivo per cui non l’aveva affatto riconosciuta. “Lo hai fatto per fermare un assassino! È degno di lode il tuo comportamento, Aoko.” si ripeteva per farsi coraggio alle occhiate di disprezzo dell’agente.
Infine arrivò l’ispettore Nakamori leggendo alcune carte di lavoro e sorseggiando una tazza di caffè. Quando alzò gli occhi su di lei rimase colpito:- Aoko?! Sei tu la teppista del Ritz-Carlton?! -
- Ehm... Ehi! Papà! - arrossì lei in evidente imbarazzo mentre l’agente si appiattiva contro la parete cercando di sparire.
Cinque minuti dopo erano nella stanza dell’interrogatorio per avere un po’ di privacy. - Aoko, che ti è saltato in mente? Se avevi dei problemi con quell’hotel dovevi prima parlarmene. Lo so che ultimamente non sono spesso a casa, ma è stato complesso prendere parte al caso di Kid e adesso mi sta richiedendo più tempo del... -
- No, papà. Non preoccuparti. Inoltre non ho assolutamente nulla contro il Ritz-carlton. -
- E allora perché? -
- Hakuba ha una pista. L’ho solo aiutato. -
- Una pista? -
- Si, papà. Il messaggio di Kid... sospettiamo porti al Ritz-Carlton. Dovrebbe avertelo portato il reporter del caso Kid, no? -
- Si, si, anche la polizia è giunta alla stessa conclusione, ma... -
- ... agire come polizia darebbe nell’occhio e farebbe fuggire il criminale, giusto? -
- Precisamente. -
- Ma io e Saguru possiamo...! -
- No. Tu non puoi, signorina! -
- Cosa?! E perché?! -
- Aoko... - lo sguardo dell’ispettore si addolcì - ... non sopporto l’idea tu sia in una situazione di potenziale pericolo. Kaitou Kid è sempre stato un buon diavolo: non ha mai ferito nessuno, nemmeno nelle situazioni peggiori, per cui non avevo troppi problemi a portarti. Adesso, però, stiamo parlando di un assassino. Capisci? -
- Si, capisco. - abbassò lo sguardo contrito - Però... vorrei aiutarti. Non sopporto tu sia sempre al lavoro, e detesto ancor di più il fatto che, come polizia, abbiate le mani legate. -
- Figlia mia, mi dispiace molto. Sono mortificato, ma non posso abbandonare questo caso. Insomma... - arrossì imbarazzato. Aoko sorrise:- Non c’è nulla da spiegare, papà. Lo capisco benissimo e sono felice ti occupi del caso. Solo... fa attenzione. -
- Certo. -
Un paio d’ore dopo Aoko era fuori dalla centrale e si stava dirigendo a casa. Il suono di un messaggio sul cellulare la riscosse dai propri pensieri: veniva da Saguru. Lesse sempre più attentamente e, arrivata in fondo spalancò gli occhi e si mise a correre.

Seduto al tavolino del café con una tazza di tè davanti e il computer aperto, Saguru fissava con aria intenta lo schermo, analizzando le informazioni. Aveva già escluso dalla cerchia di sospettati una buona metà degli ospiti, arrivati troppo dopo l'arrivo del messaggio di Kid. Lanciò un programma di controllo incrociato dei dati e si appoggiò stancamente allo schienale del divanetto. Doveva solo aspettare che il suo computer trovasse un'anomalia riconducibile a traffici loschi o a un'identità falsa.
E sperare di avere inteso bene le parole del ladro fantasma.
Click.
Saguru riaprì gli occhi, scattando in avanti sul sedile. Il programma pareva aver dato un responso. Velocemente aprì i file riguardanti l'ospite della stanza 315, ricontrollando i vari documenti. Non portava a niente. Il computer non riusciva a trovare altro che un sito bancario fantasma, e un'identità non schedata da nessuna parte. Un fantasma. Una copertura. Un'identità falsa.
Nella stanza 315, quarantanovesimo piano della Midtown Tower. C'erano buone probabilità che chiunque l'avesse affittata facesse al caso suo.

Aoko prese il cellulare componendo il numero di suo padre. Fosse rientrata in centrale per spiegargli le intenzioni di Hakuba il detective Nakamori non le avrebbe permesso d’intervenire. Per tre volte compose il numero, ma l’uomo non rispondeva. Doveva aver lasciato il cellulare da qualche parte in centrale. Sua madre era fuori città per lavoro e Aoko, grazie alla metropolitana, era quasi giunta a destinazione. Non poteva andare: se avessero fatto del male a lei e Saguru nessuno avrebbe mai saputo nulla. Chiamò l’unica altra persona che poteva esserle d’aiuto, l’unica a cui potesse, almeno, lasciare un messaggio in segreteria.
Scese dalla metropolitana lanciandosi in corsa. “Resisti Hakuba! Aoko sta arrivando!”

La serratura dette uno scatto secco e la porta si aprì senza un rumore. La richiuse alle proprie spalle, sorprendendosi di essere riuscito tanto facilmente a sottrarre la chiave di riserva alla reception. Dopotutto era per incastrare un presunto assassino, aveva dalla sua il ragionevole dubbio che in quella stanza risiedesse qualcuno implicato in affari loschi. Sospirò, decidendosi a far tacere la sua coscienza e concentrandosi sul lavoro.
Come tutto nell’hotel Ritz-Carlton, gli interni della stanza 315 erano chiaramente lussuosi, nonostante mantenessero un design moderno. La stanza era fiocamente illuminata dalla luce del tardo pomeriggio, che entrava dalle grandi vetrate sulla destra, parzialmente coperte da un raffinato tendaggio. La stanza era singola, e, per essere stata abitata fino a poche ore prima, era abbastanza in ordine.
Saguru si prese un momento per osservare la camera, prendendo mentalmente nota della disposizione dei mobili. Si trovava in un piccolo salottino che fungeva da anticamera, con un tavolino, un paio di poltroncine e una cassettiera. Più avanti riusciva a scorgere la stanza, con il letto, una scrivania spaziosa, una grande televisione a schermo piatto e un armadio. Da qualche parte li intorno era sicuro che ci fosse anche un bagno privato.
Tracciò velocemente sul suo taccuino uno schizzo della stanza e cominciò ad aprire i cassetti dell’ingresso, senza però trovare nulla d’insolito. “Tsk, come sospettavo.” Si disse con un sospiro rassegnato, spostandosi nella zona notte. Controllò sotto il letto, nei mobiletti vicino al televisore e nell’armadio. In esso erano presenti solo pochi abiti, informali, presumibilmente da donna. Tuttavia ancora nulla di compromettente.
Ormai sospeso tra l’irritazione e l’orribile dubbio di avere sbagliato e frainteso tutto fin dall’inizio, il giovane detective notò quasi distrattamente la piccola cassettiera accanto alla vetrata. Aprì il primo cassetto e, inaspettatamente, qualcosa attirò la sua attenzione. Sotto uno dei depliant pubblicitari dell’hotel, c’era un piccolo foro nel legno. Saguru bussò cautamente sul fondo del cassetto e un sorrisetto trionfante gli si dipinse sul viso quando notò un rumore sordo. Prese il tappo di una penna dalla tasca della giacca e fece leva nel buco, notando con piacere che il fondo si sollevava, rivelando una scatola. La tirò cautamente fuori, aprendola. Sul fondo di stoffa c’erano la parti montabili di un modernissimo fucile di precisione, con mirino telescopico.
Il ragazzo non fece neanche in tempo ad assaporare la soddisfazione che il sorriso sfiorì dal suo volto. La canna di una pistola ora gli premeva sulla tempia destra, appoggiata tra i suoi capelli biondi.
Il ragazzo s'irrigidì sentendo la fredda canna dell'arma premergli sul lato della testa, mentre il suo cuore accelerava esponenzialmente i battiti. Lentamente, imponendosi la calma ed evitando movimenti bruschi, posò a terra la scatola che aveva trovato nella cassettiera. Con lentezza esasperante voltò la testa verso il suo aggressore, conscio che in ogni istante la sua vita poteva finire.
- Sta fermo! - ordinò fredda la voce femminile spingendo di più la canna contro la tempia - Non voltarti e rispondi: che ci fai qui, eh? - ringhiò.
Saguru si concentrò per rallentare i respiri, per calmarsi, per non mostrare il minimo segno di paura o esitazione. Doveva usare le risposte giuste o per lui sarebbe finita. La sua voce non tradì il suo fremito quando parlò: - Non sto facendo nulla di male. -. Sperò di non aver avuto un tono provocatorio, voleva solo prendere tempo, non irritarla. Lei gli puntellò la schiena con qualcosa di appuntito, presumibilmente un coltello o un pugnale:- E staresti nella mia camera con quella scatola - riferendosi al contenitore dell’arma - in mano? Vedi di non sparare balle. So chi sei, detective. Non dovevi impicciarti in una faccenda che non ti riguardava, adesso mi vedrò costretta ad eliminarti. -. Nella stanza ci fu il suono della canna che veniva caricata al colpo. Saguru non dubitava quell’assassina tenesse svariate armi e svariate cariche con sé. Gettò uno sguardo di sfuggita all'ambiente attorno a lui. Si era incastrato proprio bene... La cassettiera dove aveva trovato l'arma era piazzata tra il muro e la grande vetrata che dava su un vuoto di oltre quaranta piani. Non riuscì ad evitare di tremare impercettibilmente, maledicendo la sua stupidità per aver agito d'istinto ed essersi fatto fregare come un principiante. Sentì la fredda canna della pistola premere di più sulla testa segno che avrebbe sparato. Si mosse rapido abbassandosi ed il colpo andò ad infrangere la finestra di vetro. La donna emise un ringhio d'irritazione caricando veloce un secondo proiettile e facendo fuoco. Saguru si spostò di lato appena in tempo per evitarlo ma... Perse l'equilibrio, scivolando un po' troppo all'indietro. E il freddo vuoto che aveva contemplato meno di un istante prima lo inghiottì, mentre il giovane detective cadeva oltre la finestra del quarantanovesimo piano.
Il suo cuore parve paralizzarsi mentre precipitava a velocità folle verso terra, il vento che gli faceva svolazzare i capelli e i vestiti. Chiuse gli occhi, terrorizzato dalla fine imminente, mentre l'unico pensiero che gli rimbombava in mente era "non doveva finire in questo modo". Un attimo dopo aver serrato gli occhi, però, qualcosa di inaspettato lo costrinse a riaprirli.

Aoko saettava per le strade schivando i passanti. Di colpo si erano fatti più intralcianti: non la guardavano arrivare e, una volta spostati con fatica, non la degnavano d’uno sguardo.
Una donna urlò ed Aoko si voltò guardando vetri infranti a terra. Quando alzò lo sguardo come avevano fatto tutti i presenti non potè non spalancare la bocca dallo stupore:- Quello è... Kaitou Kid!!! -


Angolo di kay & Black

Kay: Ed eccoci!! Siamo tornate e... cos'è quell'ultima frase! Aoko, salvaci tu! *^*
Black: eheh! Vi abbiamo lasciati un po' in sospeso ma... Era inevitabile, spiacente u.u
Kay: Ci piace torturare Kaito... Ci piace torturare Hakuba... ci piace torturare i lettori... com'è che non ci hanno ancora bannate? XD
Black: Perché hanno paura di noi! Muahahahaha! XD
Kay: ... ... SIAMO PEGGIO DEL GURZOOOOO!!! *si caccia a ridere e si ribalta dalla sedia* ... Scusate... sono giorni che ridiamo da quando abbiamo scoperto a cosa paragonano il piccolo Meitantei! XD
Black: Guardate la foto su nonciclopedia... XD
Kay: O i video su youtube. Comunque... tornando al testo... siete contenti??! Speriamo che questa svolta vi abbia piacevolmente attratti a continuare la lettura! Perchè... non è finita! XD
Black: oh no... Il bello deve ancora arrivare gente! ;) Come al solito i vostri commenti, consigli e recensioni sono sempre apprezzatissimi. ^^
Alla prossima! :)
   
 
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