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Autore: KakashiXSakura    25/02/2014    1 recensioni
Sai cosa vuol dire volersi arrendere?
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sai cosa vuol dire avere paura di vedere se stesso?
Sai cosa vuol dire desiderare di essere qualcun altro?


Guardò la sua immagine riflessa nello specchio, mentre si sistemava il coprifronte fra i capelli. Dopo esserselo annodato bene, chiuse gli occhi, preparandosi ad affrontare il suo riflesso.
Sollevò le palpebre. Erano anni che combatteva con quel maledetto pezzo di vetro. Odiava la persona che vedeva. Non riusciva a credere di essere lei. In quello specchio vedeva solo una stupida e debole mocciosa dai capelli rosa che voleva convincere tutti di valere qualcosa. Ma come poteva sperare di riuscirci, se lei era la prima a non credere in sè stessa?
Si fissò gli occhi smeraldo un'ultima volta, con riluttanza, poi sgattaiolò via di casa uscendo dalla finestra.
Ormai la porta era lì solo per bellezza. Non la usava poi tanto.
Come ogni giorno, Sakura si ritrovò nel campo di allenamento ad aspettare il suo maestro, in ritardo come al solito.
Ripensò a quando lo attendeva con Naruto e Sas'kè, ma quei tempi erano passati.
Non rimproverò il suo maestro, quando lo vide arrivare dopo due ore di ritardo. Ora capiva perché non era mai puntuale. Ora neanche lei lo era sempre. Avevano entrambi qualcuno da andare a trovare al cimitero.
Vide i capelli d'argento mossi dal vento e un occhio nero che la scrutava con attenzione, a qualche passo da lei.
"Kakashi-sensei"
L'uomo piegò la testa di lato.
"Mi chiami ancora così?" le disse.
Sakura sorrise, ma aveva lo sguardo triste e immerso nei ricordi.
"Fa meno male se la chiamo così" rispose con la voce impastata di chi trattiene troppe parole.

Sai cosa vuol dire volersi arrendere?

Kakashi abbassò lo sguardo. La sua allieva stava soffrendo e lui non poteva fare niente.
Si sentiva responsabile per quello che era successo. Era convinto che se fosse arrivato prima, Naruto e Sas'kè sarebbero stati ancora vivi.
"Cominciamo?" chiese alla sua allieva, sperando vivamente in un 'no'.
Invece, anche se evidentemente controvoglia, Sakura annuì.
Si misero in posizione d'attacco. Sakura si mosse per prima, e il combattimento ebbe inizio.
Dopo il tragico evento, avevano preso l'abitudine di ritrovarsi al campo per combattere e scaricare la rabbia.
Ma, dopo un mese, l'ira era sbollita, e il dolore si era intensificato.
I loro colpi, seppur precisi e diretti, avevano perso di potenza. Sembravano entrambi sul punto di crollare dal un momento all'altro. 
Volevano arrendersi.
Chi li guardava poteva arrivare a pensare che avessero raggiunto il limite della pazzia. In effetti, erano gli ultimi shinobi rimasti che ancora combattevano.
Dopo la guerra, nessuno ne aveva più voluto sapere niente. Forse solo i vecchi amici di Sakura si allenavano, ma non utilizzavano un solo jutsu da molto tempo.
Per loro due, invece, combattere era l'unica cosa che li separava dall'arrendersi. Ma non si potevano proprio chiamare combattimenti. Sakura, da sempre nota per la sua innaturale forza, lanciava pugni deboli e facilmente intercettabili. Kakashi, d'altra parte, non usava più lo Sharingan.
Avevano dimenticato le loro abilità. Usavano tecniche semplice e per niente pericolose, neanche lontanamente.
Dopo quella sorta di combattimento, come ogni giorno, ognuno andava per la propria strada.
E così, Sakura si trovò di fronte alla  lapide di marmo con incisi i nomi dei suoi due migliori amici.
Fissava quel freddo pezzo di pietra, trattenendosi dal frantumarlo con un pugno.
Non ci trovava niente di glorioso nel morire per qualcuno che ti rimpiazza con un blocco di marmo.
Forse aveva solo bisogno di distruggere qualcosa.
Preferiva rompersi le mani, piuttosto che affrontare quel dolore. Le ossa fratturate facevano decisamente meno male.
Un leggero fruscio alle sue spalle le fece stringere le nocche ancora di più.
"Ancora qui?"
"A lei cosa sembra?"
Avevano entrambi il tono grave di chi ingoia le lacrime, piuttosto che mostrarle.
"Fa freddo. Dovresti rientrare."
Sakura non riusciva a staccare lo sguardo da quella fredda lapide.
"Kakashi-sensei?"
"Uhm?"
"Lei come ha superato la morte di Yondaime e di Rin?" quella domanda spiazzò il jonin, che però rimase impassibile.
"Non l'ho superata. E non ho nemmeno dimenticato Obito" rispose con tono grave.
"Ma Obito è vivo"
"Non l'Obito che conoscevo io. Uchiha Obito è morto tanto tempo fa. Quello vivo si chiama Tobi" la corresse.
Sakura continuò a fissare la pietra stringendo i pugni.
"Non ha mai desiderato arrendersi?" la ragazza pronunciò quelle parole ingoiando un grosso nodo alla gola. Portarsi dentro quel dolore, pensò, era meglio che sfogarsi in un pianto inutile per cinque minuti di illusoria serenità.
"Sono uno shinobi" rispose semplicemente Kakashi.
In realtà, anche lui soffriva. Non aveva mai smesso di soffrire da quando aveva otto anni, quando suo padre si suicidò. Non smise di soffrire neanche tanti anni dopo la morte dei suoi compagni di team e del suo sensei. E non aveva certo smesso di soffrire quando Sas'kè era scappato o quando Asuma era morto. Soffriva ogni istante della sua vita, solo che era diventato bravo a nasconderlo.
Delle volte si sfiorava l'occhio sinistro al riparo sotto il coprifronte, e ripensava a come lo aveva ottenuto.
"Per favore, sia onesto con me" Sakura aveva imparato a vedere attraverso le sue bugie. Era una kunoichi molto attenta e preparata, senza contare che intuiva come si sentisse il suo maestro.
Kakashi spostò lo sguardo sui capelli rosa della sua allieva.
"Sì, vorrei arrendermi. Non sai quanto" ammise, riportando gli occhi verso il basso.
Fu allora che qualcosa in Sakura si ruppe, e lacrime calde e copiose le solcarono le guance rosee.
"Non esiste un modo per tornare indietro? Per cancellare tutto e ricominciare?" la voce rotta dal pianto.
Anche Kakashi era sul punto di piangere.
"Non credo."
La rosa si voltò e puntò i suoi occhi verdi e gonfi di lacrime in quello corvino del suo maestro.
"Ma come fa ad essere sempre calmo? Tutti quello intorno a lei sono morti e lei non fa niente? Ma ce li ha dei sentimenti?" gli urlò furiosa. L'albino continuò a fissarsi le scarpe, pensando che, in questo modo, se una lacrima fosse sfuggita al suo controllo, sarebbe rapidamente morta sul tessuto della maschera, e Sakura non l'avrebbe vista.
"Sto parlando con lei!" continuò la ragazza, esasperata.
Kakashi alzò lo sguardo per incontrare quello di lei. Sakura fu certa di vedere una lacrima coraggiosa osare sfidare il Copy Ninja e lottare per scendere all'angolo dell'occhio di Kakashi e scorrere sfrontata sulla sua guancia.
"Sto soffrendo, Sakura. Devo digerire altre due morti che gravano sulla mia coscienza. Lasciami il tempo di realizzarlo" disse, riacquitando il tono severo che insegnante.
In quel momento, Sakura capì. Lei non desiderava arrendersi, lei l'aveva già fatto. Aveva lasciato che il dolore e il vuoto prendessero il sopravvento. Lui no. Lui stava ancora lottando. Aveva ancora una persona di cui prendersi cura. C'era ancora lei da salvare. 
Ma chi avrebbe salvato Kakashi?
Lui c'era sempre stato per lei. L'aveva confortata quando ne aveva bisogno, le aveva dato coraggio. Lui aveva creduto in lei quando nessuno altro l'aveva fatto. Lui era il suo punto di riferimento, la costanza nella sua vita. Si era sempre preoccupato per lei. Lui era quello che correva sempre dietro di lei. 
O per lei.
Ma chi si sarebbe preso cura di lui?
Lui soffriva anche di più. In quella guerra aveva perso degli amici, oltre ai suoi allievi. Genma, ad esempio.
Le ginocchia di Sakura cedettero.
Crollò ai piedi del suo sensei, il lacrime, fragile, ancora una volta.
Ripensò a tutte le volte che aveva pianto davanti a lui e tutte le volte che lui l'aveva tirata su di morale.
Si domandava se ci sarebbe riuscito anche quella volta.
"Non arrenderti mai."
Sakura alzò lo sguardò. Forse era un sogno.
"E' strano. E' la sua bocca a muoversi, ma è Naruto a parlare" disse dopo aver tirato su col naso.
Sentì la mano del suo maestro posarsi sulla sua testa.
Che piacevole sensazione, pensò. Una cosa bella dopo infiniti secondi di dolore.
"Vuoi una mano a rialzarti?" le chiese.
Non era inteso solo come l'alzarsi da terra.
Le stava offrendo per l'ennesima volta il suo aiuto per superare quel bruttissimo periodo.
Sakura aveva smesso di singhiozzare, ma continuava a piangere.
Guardò la mano dell'albino sporta nella sua direzione, con il palmo all'insù, in attesa solo di essere afferrata.
"Come sempre" mormorò la ragazza, prima di prendere la sua mano e rialzarsi in piedi.

Tu mi fai stare meglio.
Resta qui con me e non arrenderti mai.


Era in piedi, ma le mancava ancora qualcosa. Il respiro, forse.
Non riusciva a respirare.
Aveva un grosso macigno che le opprimeva il petto e le impediva di compiere il gesto più naturale di questo mondo.
Era a un palmo dal viso di Kakashi, eppure non riusciva a pensare ad altro che al suo enorme vuoto.
Le lacrime erano finite, le restava solo quell'immenso nulla che aveva dentro.
Non riusciva a respirare.
Kakashi sembrò leggere i suoi pensieri, i suoi sentimenti.
La sua mano calda e forte stringeva ancora quella fredda e fragile di lei.
Senza esitare, quasi istintivamente, l'abbracciò.
Fu allora che Sakura si ricordò come respirare.
Il profumo dell'uomo dai capelli argentei le inebriava i sensi e il suo calore la cullava in un sonno pieno di magnifici sogni. Sentiva sotto le dita affusolate i muscoli forti e perfettamente disegnati della schiena e delle spalle del suo sensei.
Non era un abbraccio che mirava ad altro. Era solo un conforto, un aggrapparsi a qualcuno che provava le loro stesse emozioni. In quell'abbraccio c'era il calore di chi, come lei, ha sofferto e continua a soffrire, quello di chi conosce il suo stesso dolore.
Si dice che gli abbracci più belli siano quelli che ti tolgono il fiato.
Sbagliato.
Gli abbracci più belli sono quelli che ti fanno tornare a respirare quando avevi dimenticato come si faceva. Sono quelli che ti costringono a respirare il profumo di chi ti stringe, perché senti che se rinunciassi a farlo, moriresti all'istante. Quegli abbracci che diventano droga, ma che ti aiutano a guarire.
Sia Sakura che Kakashi avevano ammesso di avere bisogno l'uno dell'altra per riuscire ad uscire dal baratro, e quell'abbraccio ne era la prova inconfutabile.
Se Sakura aveva ricordato come si respira, Kakashi si ricordò cosa significava avere bisogno di qualcuno.
Quando si vive come uno shinobi, impari a bastarti, a non affezionarti troppo, perché potresti perdere un amico a seconda dell'esito delle missioni.
Loro due, però, avevano passato molti anni insieme, se si considera il fatto che si sono conosciuti quando Sakura non era altro che una bambina. Nonostante Kakashi si fosse sempre imposto di non affezionarsi troppo alle persone, era inevitabile provare così tanto affetto verso una persona che riusciva a capirlo meglio di quanto lui capisse se stesso.
Lo stesso, valeva per Sakura.
Guardami, Naruto-kun. Sto abbracciando Kakashi-sensei.
Era così bello sentire il calore di quell'uomo riempire quel vuoto che aveva dentro.
Guarda bene, Sas'kè-kun. Ora dimmi che sono noiosa perché sto piangendo.
Sarebbe voluta morire anche lei, lì, in quel momento, fra la braccia del suo maestro, eppure ogni volta che Kakashi faceva scorrere le mani sulla sua schiena, Sakura tornava a vivere.
"Sensei?"
"Smettila di chiamarmi così."
Sakura esitò.
"Kakashi...?"
"Uhm?"
"Io..."
Eccola di nuovo senza parole, troppo impegnata a respirare. Si rese conto che lui sapeva il motivo per cui lo chiamava ancora 'sensei'.
In tal modo poteva ancora aggrapparsi ai ricordi d'infanzia e finngere che Naruto era solo partito con Jiraiya, e che Sas'kè era solo scappato da Konoha.
Poteva ancora credere che sarebbero tornati.
Smettendo di chiamarlo così, avrebbe finalmente affrontato quell'immenso dolore e, forse, ne sarebbe uscita.
Era stato lui a dirle di non chiamarlo più così.
La stava salvando ancora una volta.
"Cosa c'è, Sakura?"
Continuavano a stringersi come per paura di perdersi.
"Mi aiuti a rialzarmi?"


Spazio autrice
Salve, ringrazio chi è arrivato fin quaggiù (se c'è qualcuno che l'ha fatto). So che forse è una fic un po' troppo lagnosa (come direbbe mio fratello), ma mi andava di scriverla. Spero di non avervi annoiati troppo. Ora mi dileguo. Per favore, lasciate una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate ;)

KakashiXSakura
  
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