*Angolo dell'autrice-menomata mentale*
Sciau!
sono in ritardo -come al solito- eh?
okay...non posso spiegare...lo so, sono imperdonabile xC
comunque sia, qualcuno potrebbe chiedersi perchè io mi sia gettata a capofitto in un'altra impresa suicida questa sia la stessa fic postata ieri sera e cancellata stamattina...ebbene, rileggendo mi sono accorta che la scorsa versione faceva veramente pena...ora, non pretendo che questa sia un capolavoro, ma posso dire che mi soddisfa di più ^^
detto questo, un bacione a tutti e una ringraziamento particolare alla cyber family...notte notte <3 <3 <3
love2000
Cosa sono?
Sono ciò che rimane di una ragazza solare e spensierata, che sorrideva al futuro, pronta a rialzarsi anche di fronte alla più ostile delle avversità, una ragazza innamorata, viva.
Sono una ragazza che è dovuta cambiare radicalmente, per andare avanti.
Sono l’eco di me stessa.
Mi osservo allo specchio, come tutte le mattine, scrutando attentamente il riflesso di quella che ben so essere un’altra persona.
Si, perché questa, non sono io.
Shatush blu elettrico e lentine verde smeraldo, eyeliner nero, ombretto e lucido color prugna, corpetto viola in pizzo nero, chiodo borchiato, jeans strappati et voilà…lei, la protagonista di questa assurda recita -che ora è la mia vita- , è pronta.
Pronta per l’ennesima battaglia.
Raggiungo la borsa infilandovici le prime cose che mi capitano a tiro, scendo sgraziatamente le scale, afferro del bento mimando qualcosa di incomprensibile che dovrebbe vagamente ricordare un saluto e sono in strada. Corro scompostamente, attentando alla vita di un paio di passanti, imboccando il vicoletto sbagliato una cinquantina di volte circa –kagome o meno il mio senso di orientamento equivale, purtroppo, a quello di un lombrico-, raggiungendo finalmente -tremilasettecentotrentadue preghiere e immolazioni dopo- la sede della facoltà di medicina.
Bene, che si alzi il sipario sul primo atto di questa anonima giornata. La stessa di sempre.
Avanzo lentamente, tu per tu con un’agitazione forte di sei anni.
Un passo, un altro ed un altro ancora.
Occhi puntati addosso, come fari in piena notte. Sii superiore.
Un brusio sommesso. Ignoralo.
Risatine e commenti sussurrati. Tranquilla, domani ti basterà fare leggermente più tardi.
Sguardi indagatori e sorrisetti di puro scherno. Trattieni il respiro, sei vicina al traguardo.
Aumento la cadenza dei passi, svolto velocemente l’angolo a destra incamminandomi per poi fiondarmi nel primo bagno disponibile.
Artiglio violentemente lo stipite della porta, esausta, il corpo scosso da tremori.
Gli sguardi.
Mi aggrappo esasperata al lavandino, afferrandomi la testa tra le mani e tossendo convulsamente.
Le parole.
Avverto le lacrime rigarmi il volto ed un improvviso sapore acre in gola.
Le persone.
Vomito, vomito l’anima.
La società.
Annaspo alla ricerca d’aria, nel vano tentativo di riprendermi da uno dei tanti –simpaticissimi- attacchi di panico.
Perché? Perché cazzo il mondo deve prendersela con chi è più debole, con chi è…
Stop! Ferma! Kagome non ti azzardare!
Tutto ma non quella parola!
…diverso?
Fantastico, come non detto!
Una parola è una scarica elettrica, è un battito perso, è il sussulto dell’anima, è il brivido che lampeggia negli occhi della paura.
Inuyasha.
Brucia il tuo nome sulla mia pelle.
Respiro; una, due, tre, quattro volte e mi avvio verso l’aula in cui si terrà il corso di neurologia.
Non lo rivedrai mai più, dimenticalo.
La stessa frase, fissa nella mia mente. Una cantilena senza fine.
…Eppure si sa, chi non muore si rivede…e la vita spesso ama prenderti per il culo…