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Autore: Smora    26/02/2014    1 recensioni
Volere e non volere qualcosa. Oppure volere tentando di resistere con tutte le proprie forze.
Una lotta tra istinto e ragione.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DESIDERIO RAZIONALE

 

Era uno di quei pomeriggi in cui la nebbia era fitta, e il paesaggio nascosto da una coltre talmente spessa da far intravedere al di là della finestra solo sagome sfocate di persone e oggetti.

Il freddo, umido e pungente, era un tacito invito a rimanere all'interno delle case, nel tepore delle stufe e dei termosifoni, magari sorseggiano qualcosa di caldo.

L'inverno era arrivato anche nella Città dell'Ovest, e sebbene la neve non avesse ancora fatto la sua comparsa, il clima era tutt'altro che mite.

Era passato un mese dal loro ultimo incontro e tra il lavoro e lo scorrere della vita non se ne era quasi nemmeno accorta. Ma ora, con l'avanzare della stagione invernale, cominciava a domandarsi se il suo ombroso ospite avrebbe fatto ritorno.

Era semplicemente andato via. Senza una parola o un ringraziamento.

Una mattina si era svegliata e la capsula nella quale solitamente si allenava era sparita. Presa dalla curiosità era quindi andata a cercarla sul radar ed era rimasta piuttosto sorpresa nel constatare che la navicella non aveva abbandonato il pianeta, ma si trovava solamente dall'altro capo del mondo.

Aveva quindi pensato di concedersi un viaggetto per andarlo a stuzzicare un po', ma alla fine aveva desistito. Vegeta era andato via, e lei poteva quindi riprendere la sua vita. Fare sesso con lui era sbagliato, e non l'avrebbe portata da nessuna parte. Quindi tanto meglio. La distanza avrebbe permesso ad entrambi di raffreddare i bollenti spiriti e lei avrebbe evitato di fare paragoni ogni qualvolta decideva di uscire con un uomo.

In quel mese era uscita spesso. Aveva frequentato giovani scienziati dall'intelligenza vivace e atleti con il fisico scolpito. Con due o tre ci era pure andata a letto, ma non era la stessa cosa, e la questione cominciava a seccarle non poco.

Non era innamorata di Vegeta, come lui sapeva non esserlo di lei, ma il brivido che le percorreva la schiena quando stavano insieme, o le velenose battute che si scambiavano cominciavano seriamente a mancarle, e sebbene il sesso fosse sbagliato e a volte quasi doloroso iniziava a sentirne davvero la mancanza. Gli altri uomini confrontati a Vegeta erano noiosi e insipidi. Poteva sempre prevedere i loro pensieri e le loro reazioni. La trattavano con rispetto e pendevano dalle sue labbra. Lui invece trovava fastidioso il suono della sua voce e non la rispettava nemmeno molto. Era un demone spietato che si divertiva a farla andare su tutte le furie, per poi interromperla nel pieno dell'ira con un bacio famelico.

Presa da questi pensieri, chiusa nella sua stanza, Bulma stava seduta sul davanzale della finestra, osservando il manto nebbioso e pettinando i capelli ormai lisci con le sole dita della mano.

L'enorme casa era particolarmente silenziosa, tanto da far avvertire alla giovane tutti i rumori che normalmente si perdevano nel frastuono che la vita quotidiana comporta. Poteva sentire distintamente il ticchettio dell'orologio nel corridoio, o il lento respiro del gattino nero che dormiva accoccolato sul suo scialle rosso rimasto abbandonato sul pavimento dalla sera prima; perfino lo scricchiolio dei materiali che subiscono le variazioni della temperatura cominciava a farsi strada nel suo orecchio. Ad un tratto un tonfo sordo e non troppo distante si fece largo tra le mura della casa, facendo perdere un battito al cuore della sua giovane abitante, che sportasi nel corridoi decise di indagare sulla sua provenienza. Si guardò a destra e a sinistra in cerca di indizi, fino a percepire un nuovo e più basso suono, che distinse nitidamente come lo scroscio dell'acqua all'interno di una doccia. Camminò lentamente seguendo il rumore, che la condusse inesorabilmente davanti all'uscio della stanza di Vegeta.

“Accidenti a me” pensò Bulma con i pugni stretti in faccia alla porta chiusa “L'ho pensato e lui è tornato!”. Alzò una mano in direzione della maniglia, tanto era inutile procrastinare oltre l'incontro, e con la testa alta entrò.

Vegeta era nudo, completamente nudo al centro della stanza, con le spalle rivolte alla porta e le natiche sode in bella mostra.

-E così sei tornato?!- disse con voce ferma osservando il panorama.

Lui ruotò la testa per osservarla, poi senza dire niente si incamminò verso la porta del bagno.

-Non hai niente da dire?Sei venuto qui solamente per fare una doccia?

Tornò a voltarsi e puntò le sue iridi nere direttamente nei suoi occhi

-Se vuoi puoi venire sotto la doccia con me- e lo disse con il solito sorriso strafottente di chi sa di avere la vittoria sempre in tasca.

Solo per quel sorriso Bulma avrebbe voluto uscire dalla stanza sbattendo la porta per poi ignorarlo per il resto dell'eternità, tuttavia l'idea di trovarsi nuovamente tra le sue braccia era veramente eccitante.

Inspirò profondamente dal naso e tornò ad uscire dalla stanza tentando di dimostrargli tutto il suo disprezzo.

 

L'ora di cena si avvicinava inesorabilmente e il brontolio che proveniva dal suo stomaco ormai le impediva di auto convincersi che non avesse fame. Doveva scendere in cucina a prepararsi qualcosa e la sua proverbiale ospitalità le impediva di non offrire del cibo all'alieno che vagava per casa.

Si fece coraggio e bussò piano alla porta.

-Vegeta?!...Sei qui? - cautamente entrò nella stanza ma la trovò buia e deserta.

Dove diavolo si era andato a cacciare?...Possibile che se ne fosse già andato?...D'altra parte non aveva riportato a casa la navicella, quindi magari era solamente desideroso di una doccia calda per poi scomparire nuovamente da dove era venuto.

Scese in cucina al buio e si diresse direttamente al frigorifero da cui tirò fuori degli avanzi freddi di pollo con patate, ma prima che potesse appoggiare il piatto sul tavolo una mano l'afferrò saldamente al braccio facendolo cadere al suolo, e alla tenue luce del frigorifero poté osservare lo scintillio degli occhi del suo assalitore.

-Sei impazzito?Cosa pensi di fare?

-Ho fame! - e la voce gli uscì roca dalla bocca.

-Beh se hai un po di pazienza cucinerò qualcosa per entrambi visto che hai fatto cadere a terra la mia cena! - ignorando volutamente l'inflessione della voce.

-Non fare l'ingenua...non è di cibo che ho fame!

-E sentiamo allora, cos'è che vorresti?

Non era tipo da esplicitare a parole le sue intenzioni. Lui era sempre stato fatto così. Quando era irritato, depresso o soddisfatto lo si vedeva chiaramente, e lo stesso valeva per l'eccitazione. La desiderava ma non lo avrebbe mai detto.

 

L'aveva desiderata per mesi e quando in fine l'aveva avuta pensava finalmente di essersi liberato di quel tarlo, ma non era stato così.

L'aveva cercata senza dare l'impressione che gli importasse qualcosa, e le volte in cui resisteva era stata lei a cercare lui. Aveva dovuto andarsene da quella casa per potersi concentrare al meglio sugli allenamenti e l'aveva dimenticata. L'aveva dimenticata per settimane intere, poi aveva deciso di tornare solo per una notte per veder se riusciva a resisterle, ma appena l'aveva vista tutte le sue sicurezze si erano infrante e l'aveva desiderata ancora più di prima.

L'avrebbe avuta solamente un'altra notte, nulla di più. Era come una droga, appena l'aveva vicino doveva prenderne una dose e così portò la bocca nell'incavo della spalla e respirò il profumo della sua pelle.

Ma era lei che non voleva cedere questa volta.

-Te ne sei andato, credevo che non volessi più avere a che fare con una sciocca terrestre!

-infatti è così!- disse leccandole piano il collo per poi scendere lungo la spalla.

-E allora perché sei tornato?Ti mancavo forse?-

lui rise piano.

-No donna non mi sei mancata, ma ho bisogno di rilassarmi un po e penso che ne abbia bisogno anche tu...

Era vero. Stare tra le sue braccia aveva il potere di rilassarla ed eccitarla allo stesso tempo e quindi decise di abbandonarsi tra quelle braccia, sporgendo il collo per assecondare meglio la sua bocca.

Vegeta le aveva lentamente alzato la maglietta intrufolando la mano che andava a cercare la pelle nuda, e Bulma si strinse a quel corpo, arpionandosi al suo collo. Ma una luce improvvisamente illuminò l'ingresso e il chiacchiericcio fitto dei suoi genitori si sentì distintamente fino alla cucina.

In quel brave lasso di tempo Vegeta l'aveva già scansata da se ritornando in un attimo lucido e padrone del suo corpo.

-Mio Dio cara si può sapere perché stai al buio? - disse la dolce mrs Brif accendendo la luce della cucina. Non attese tuttavia la risposta della figlia, era infatti troppo contenta di vedere nuovamente l'avvenente alieno che da qualche tempo viveva con loro.

-Oh che gioia rivederti caro!!Ci sei molto mancato. Non dovresti star via così a lungo! - cinguettò felice la donna. - ti preparo subito una bella crostata, ricordo che ne andavi matto!

-Bentornato caro – disse invece più pacato mr Brief entrando in cucina dopo la moglie. Lo spirito analitico del vecchio scienziato lo portò immediatamente a guardare il pavimento, dove si trovava in bella mostra e in mille pezzi il piatto che era stato rotto poco prima. Aspirò dalla sigaretta una generosa boccata e rivolto alla moglie l'esortò ad andare a letto.

-Coraggio cara, domani hai tutta la serra da sistemare e considerando il tempo che impieghi nei tuoi rituali di bellezza direi che è già abbastanza tardi. Cucinerai qualcosa per Vegeta domani.

E così la trascinò via. Intuiva che i giovani volessero essere lasciati soli.

Il vecchio scienziato si era accorto praticamente subito dell'attrazione che c'era tra la figlia e l'uomo misterioso che girava per casa, e non perché li avesse sentiti durante i loro focosi amplessi, ma perché percepiva l'elettricità che si generava ogni volta che quei due si trovavano nella stessa stanza. Tuttavia fingeva di ignorare ogni cosa e soprattutto non diceva niente alla moglie, la quale sarebbe corsa da Bulma a complimentarsi per il suo gusto in fatto di uomini.

Per tutta la durata di quell'intrusione entrambi erano rimasti in silenzio. Solo Vegeta aveva fatto un piccolo cenno di saluto col capo in direzione di suo padre, segno inequivocabile di stima nei suoi riguardi.

Ora però erano nuovamente soli ma non riuscivano a lasciarsi andare. Il momento era passato ed entrambi erano tornati pienamente lucidi, non più in balia dei propri ormoni.

-Ho bisogno di scorte di carburante, domani vado nello spazio!

L'uomo quindi le passò davanti e si incamminò silenzioso verso la sua stanza.

Bulma aveva totalmente perso l'appetito e silenziosamente chiuse la porta del frigo, rimasta aperta per tutto il tempo, aveva azionato il piccolo robot pulitore e si era rintanata nella sua camera.

 

“Maledizione!!” pensò arrabbiato con se stesso.

Quando la vedeva non era più capace di pensare ad altro, e non poteva permettersi di sprecare il suo tempo scopando con una puttana terrestre. Doveva diventare un super sayan e per farlo non poteva concedersi pause di nessun genere.

Aveva deciso rapidamente durante quella provvidenziale interruzione; sarebbe partito per lo spazio l'indomani mattina e sarebbe tornato vestito d'oro, pronto ad essere nuovamente lo spietato principe dei Sayan, temuto in tutta la galassia. Prima avrebbe sconfitto i Cyborg e poi quella sottospecie di terza classe di nome Kakaroth. Avrebbe infine fatto ritorno alla Capsule Corporation e l'avrebbe ridotta in cenere dopo averla scopata un'ultima volta, per dimostrare a se stesso e al mondo intero di quanto feroce potesse essere. Avrebbe schiacciato ad uno ad uno quei microbi che si facevano definire guerrieri e poi averebbe invocato il drago chiedendogli l'immortalità per poi regnare incontrastato nel cosmo per tutta l'eternità!

Preso dai suoi pensieri, seduto sul davanzale della finestra non si era accorto dello scricchiolio della porta che si era aperta per far entrare la giovane padrona di casa.

-Ti disturbo? - disse lei, allontanandolo dai suoi piani di morte.

Voltò il capo sorpreso udendo quella voce, ma non disse nulla e rimase a guardarla.

Indossava la vestaglietta leggera che le aveva visto indosso numerose volte quando silenziosa come una gatta si intrufolava nella sua stanza, e dalla sua esperienza sapeva che sotto a quella non indossava assolutamente niente.

-Ho pensato che se vai nello spazio rimarrai assente parecchio tempo, e ho intenzione di lasciarti con un buon ricordo della Terra, altrimenti corriamo il rischio di non vederti tornare per l'arrivo dei Cyborg.

-E così le tue motivazioni sono puramente altruiste?- disse lui divertito.

-Beh potrei anche dirti che ho voglia di una scopata come si deve prima che tu te ne vada e mi lasci in mezzo ad un mucchio di uomini senza palle, ma non apparirei altrettanto nobile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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