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Autore: aris_no_nami    26/02/2014    1 recensioni
Hong Kong...
Ci sono dei ragazzi che hanno perso l'amore... Questi ragazzi hanno anche perso le speranze... Ma, nel fondo del loro cuore, sanno che hanno bisogno di amare, che vogliono amare ancora...
Ci sono delle ragazze che sono ferite nel profondo... Queste ragazze si sentono forti e credono di non aver bisogno di amare... Ma, nel fondo del loro cuore, sanno che hanno bisogno di amare, che vogliono amare ancora...
Si sentono così diversi ma in fondo sono uguali...
Perchè è l'amore che rende dei semplici individui delle persone
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ormai era passato quasi un mese da quando quel tipo mi aveva chiesto se potesse avere delle chance con quella ragazza occidentale e ogni giorno, tornando da scuola, mi sedevo per una mezz’oretta sul marciapiede davanti al campo da basket dove era solito giocare da solo, fino a che non arrivava la mora e lo rincoglioniva del tutto facendogli continui complimenti.
Ma quel giorno, quando arrivai, lui c’era già ed era seduto su una panchina dentro il campo. Aveva un’aria diversa dal solito, come se fosse stanco di una cosa, ma uno stanco triste…
Lui alzò lo sguardo e mi guardò dritta negli occhi pietrificandomi completamente. Si alzò, uscì dal campo e mi venne davanti.
Io lo guardai un po’ preoccupata, non sapendo cosa aspettarmi…
-Ciao...
Bofonchiai addentando un altro pezzo del mio panino vegetariano.
-Come ti chiami?
Mi chiese poi, mettendosi le mani in tasca.
-Jully.
Risposi a bassa voce.
-Perfetto. Abbiamo anche il nome simile.
Constatò sempre serio, senza la minima venatura di sarcasmo.
-Senti – disse infine, come se fosse finalmente esploso – è da un mese che te ne stai tutti i giorni seduta qui senza fare nulla. Poco ma sicuro hai visto tutte le volte che quella stronza di un’occidentale è venuta da me.
Io annuii poco convinta… sentivo che da li a poco sarebbe arrivata una richiesta, molto probabilmente folle…
-Ok… E, forse non te ne sei accorta ma anche io ti ho osservata in tutto questo tempo per capire che tipo di persona sei…
Io lo interruppi subito, alzandomi, e con la bocca piena urlai.
-Ya! Razza di uno stalker!
Il ragazzo mi guardò divertito.
-Quindi sei pure coreana…
Solo dopo quella sua affermazione mi resi conto che avevo urlato in coreano, tanto sconvolta ero. Immediatamente mi tappai la bocca con la mano libera… I cinesi non erano proprio degli stinchi di santo, tanto meno quando si parlava di coreani, o perlomeno, in quella zona di Hong Kong. Stavo per inventarmi una qualsiasi scusa quando lui riprese a parlare.
-Poco importa della tua nazionalità. Quello che voglio chiederti è di… be, di…- il ragazzo di grattò la testa e distolse lo sguardo, a disagio -… insomma, ecco…
Quel tipo mi stava facendo innervosire e se non parlare subito mi sarei seriamente alterata.
-Insomma… cerca di capirmi…
-YA!- urlai io infine –O parli o parli!
Il biondo fece un salto per la sorpresa per poi mettersi a ridere come uno scemo.
-Ok. Be ecco… Guardandoti in questo periodo ho notato come tu sia distaccata dal resto del mondo quasi. Sembri impassibile a tutto e a tutti e quel poco che fai lo fai per il bene… Sei una brava ragazza e sai come vivere senza essere ferita.
Io lo guardai confusa… che cavolo stava dicendo? Cosa voleva da me?
-Quindi… quello che io voglio chiederti è di… - il ragazzo alzò la testa e mi guardò dritta negli occhi, con un’espressione serissima -… di insegnarmi a vivere.

Mi mancava poco per arrivare a casa… veramente poco…
La gioia di poter buttarmi sul mio letto era a dir poco e norme se non fosse stato che cominciò a piovere.
-No!
Urlai girando leggermente la testa per vedere se mi stava seguendo… Il ragazzo si fermò per prendere fiato e mi guardò con uno sguardo tra il disperato e il supplichevole, ma io scossi la testa e continuai a correre verso casa col volto bagnato dalla pioggia che ora cadeva prepotente su tutta Hong Kong.

Mi chiusi la porta alle spalle e caddi a terra col fiatone.
-Dio mio… che corsa…
Rimasi la per un tempo che mi sembrò infinito, a pensare a quella sua folle richiesta… Come poteva fare una simile domanda ad una persona che non conosceva neppure? Come poteva…?
Finalmente mi decisi ad alzarmi ed andai in bagno ad asciugarmi. Ero completamente zuppa e con un mal di testa tremendo. Rimasi in bagno per un’ora piena, seduta per terra con musica a palla nelle orecchie.
Col sedere dolorante mi alzai e mi avviai verso camera mia, scoprendo che aveva smesso di piovere così potei aprire la finestra e far girare un po’ l’aria… ma quando mi affacciai il mio cuore perse un battito.
-Sarà da un’ora e mezza che ti aspetto qua sotto, sotto la pioggia… e credo anche di essermi preso un bel raffreddore!
Urlò quello.
-Ma che problemi hai?!
Urlai in risposta, passandomi una mano tra i capelli, disperata per l’ottusità di quel tipo.
-Senti… non so nemmeno il tuo nome…
Dissi cercando di farlo andare via.
-Joe. – rispose prima che potessi finire la frase –Mi chiamo Joe.
-Ok Joe, ma non so quanti anni hai, dove abiti, chi sei… non ti conosco minimamente.
Dovevo inventarmi qualcosa al più presto!
-Lee Joe. Nato nel 1992. Abito ad Hong Kong. Cos’altro devi sapere? Parlo bene l’inglese, ho una moto, ho un gruppo di amici con i quali mi trovo quasi ogni giorno, ho i capelli biondi tinti, sono una brava persona…
Quando realizzai veramente ciò che aveva detto lo bloccai subito.
-Fermo fermo fermo! Cos’è la prima cosa che hai detto?
-Lee Joe?
-No!
Lui mi guardò confuso per poi capire e rivolgermi un sorrisetto di chi l’ha vinta.
-Parlo bene l’inglese?!
Io annuii guardandolo attentamente per vedere se stava mentendo, ma il ragazzo sembrava sincero. Mi grattai la testa confusa sul da farsi… credergli sulla parola? Oppure no? Dovevo decidere prima che il vento mi portasse via quell’enorme possibilità… Diciamo che io ero una vera e propria frana in inglese e il mio sogno più grande era proprio andare in America…
Sospirai e mi coprii il viso con le mani per poi dirgli di salire.
Aprii la porta di casa e lo scrutai attentamente, incrociando le braccia al petto.
-Cos’hai? Non ti fidi?
Io gli porsi la mano.
-Io ti insegnerò a vivere… anche se mi sembra una cosa assurda… ma in cambio tu dovrai insegnarmi l’inlgese.
Joe guardò la mia mano per poi stringerla con forza e farmi venire i brividi lungo la schiena
-Affare fatto.
 



Il mio amore Joe in tutta la sua bellezza!!



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La povera Jully in tutta la sua dubbiosità(?)!!

  
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