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Autore: Leena    23/06/2008    3 recensioni
Mi sento solo.Terribilmente solo.Non avrei mai pensato di poter soffrire così tanto.Vorrei raggiungerti, ma so perfettamente quanto non sia possibile [One shot sui Cinema Bizarre]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Strify, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One day we'll meet again

One day we'll meet again

Premessa: Per scrivere questa FF mi sono ispirata alla musica di "Regret" dei Malice Mizer, vi consiglio di ascoltarla durante la lettura, la trovate tranquillamente su You tube.

Mi sento solo.

Terribilmente solo.

Non avrei mai pensato di poter soffrire così tanto.

Vorrei raggiungerti, ma so perfettamente quanto non sia possibile.

La mia mente vaga.

Quante volte mi hai detto che le amicizie non finiscono mai?

Quante volte mi hai detto che se un “dopo” esiste allora prima o poi ci ritroveremo?

Quante ho volte hai detto di sentirti quasi invincibile dall’altro dei tuoi vent’anni?

E un giorno tutto sparito.

Tutto perduto.

Urla

Un giorno di un anno fa.

Esatto è già passato un anno.

Paura

Io non riesco a perdonarmi per esserne uscito vivo.

Non riesco a perdonarmi di averti visto morire.

Non riesco a perdonarmi il fatto di non averti aiutato.

L’aria fredda di novembre mi fa rabbrividire.

La macchina inizia a girare su se stessa, il sopra si confonde con il sotto.

Anche un anno fa pioveva a dirotto.

Sembra che la causa dell’incidente sia proprio la pioggia.

La macchina termina la sua corsa dopo quelle che sembrano ore.

Arrivo a passo incerto davanti ai cancelli del cimitero.

Mi fermo.

Sento il cuore scoppiarmi, colmo di tristezza.

Non sono più lo stesso da allora.

Taciturno.

Introverso.

Perennemente malinconico.

Sono semplicemente devastato.

Dolore

In lontananza vedo tre figure.

Tutte vestite di nero.

Tutte davanti alla tua tomba.

La pioggia cade sempre più forte.

Sistemo l’ombrello, stringo il cappotto e mi avvio.

Io riesco ad uscire dall’abitacolo distrutto.

Cammino lentamente, cercando tra i miei ricordi quelli più belli.

Ricordi il giorno in cui abbiamo firmato il contratto che ci ha cambiato la vita?

Abbiamo ballato con idioti nel centro della sala completamente ubriachi.

Ti sento urlare dall’abitacolo.

Ricordi il giorno in cui abbiamo iniziato il nostro primo Tour?

Ricordi quanto eravamo nervosi?

Tu non riuscivi a star fermo un attimo.

Non c’è parte del mio corpo che non soffra, ma le tue urla mi spingono ad agire.

Ricordi il giorno in cui ci siamo resi conto che il numero delle nostre fan cresceva in tutta Europa?

La prima sera libera che abbiamo avuto, siamo usciti a cena e tu hai offerto per tutti.

Ho una foto di quella cena ancora nel cellulare.

Attraverso un finestrino distrutto ti vedo.

Tendi le tue dita verso di me.

Chiedi aiuto.

Rabbrividisco, mentre continuo lentamente a risalire la collinetta.

Sono venuto qua tutti i giorni.

Per chiederti scusa.

Per farti sapere che sei sempre nei miei pensieri.

Per redimere le mie colpe.

Per alleviare le mie sofferenze.

In preda al panico striscio nell’abitacolo e ti afferro per le braccia.

Nulla potrà cancellare dai miei occhi tutto quel sangue.

Il tuo viso straziato dai tagli.

Le lacrime che scivolano dalle tue guance.

Ti tiro fuori.

Capisco da solo che la situazione è grave.

Sei pallidissimo e tremi.

Sulla camicia bianca si sta espandendo una macchia vermiglia.

Sono quasi arrivato, ormai distinguo i visi delle persone davanti alla tua tomba.

Loro non c’erano quella sera.

Dio li ha risparmiati.

Dio ha voluto solo te.

Stringo i pugni intorno al manico dell’ombrello.

Mi guardi.

La bocca si muove, ma non ne esce alcun suono.

Raggiungo finalmente la cima della collina.

Sono affaticato.

L’incidente mi ha lasciato come perenne ricordo una lieve zoppicatura alla gamba destra.

Ti stringo, cercando di infonderti fiducia.

Le tre figure si girano a guardarmi.

Ti parlo.

Sono serie e scure in volto.

Mi limito ad affiancarmi a loro senza proferire parola.

Mi tieni la mano, mentre sento che la tua stretta si fa sempre più debole.

Luminor è glaciale, solo i suoi occhi tradiscono il suo vero stato d’animo.

Ambulanze in lontananza.

Yu è devastato quanto me, piange senza ritegno, spesso lo sento la notte.

Tutto quel sangue.

Cerco di tenere accesa la tua attenzione, ma sei sempre più debole.

Shin si è praticamente rinchiuso nel suo silenzio e passa le giornate da solo a suonare la sua amata batteria.

Urlo di disperazione quando mi accorgo che hai chiuso gli occhi, quando tasto il tuo polso e mi accorgo che non pulsa più.

Silenziosamente mi inginocchio.

Accarezzo la tomba bianca con dolcezza.

Mi staccano con forza dal tuo corpo esanime.

Leggo nome, data di nascita e morte.

Lacrime calde scorrono sul mio viso.

Ti portano via dentro un sacco nero.

Gli altri sono arrivati di corsa, sono con me, piangono con me, stretti a me.

Luminor, Yu e Shin mi si stringono intorno.

Uno dei tre mi appoggi la mano sulla spalla.

Ci sosteniamo, nel nostro dolore, come abbiamo sempre fatto e come sempre faremo.

“Strify, è passato un anno, noi siamo ancora qua, ma puoi star certo che ci riconteremo di nuovo.Ti voglio bene amico mio”

NdA: Lo sapevo che prima o poi avrei scritto qualcosa del genere e il risultato è questo, spero vi piaccia e non instauri in voi l'istinto di uccidermi >.<

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