il posto ora che mi concentro è pieno di porte e porticine. Ma lui ne aveva preso una piccolissima. Beh , lui era minuscolo. Mi siedo giù accanto alla porta e metto l’occhio vicino al buco della serratura. Era tutto buio. Ad un certo punto sento delle voci in lontananza. Passi. Sempre più vicini. E -Eh? Ma cosa? E ora dove sono finite tutte le porte. Un attimo prima sono qui, tutte che galleggiavano per aria … e ora?
Solo pareti rosa e arancioni rivestite da tende azzurre e rosso scuro. Il pavimento è morbidissimo. Non so spiegare di che materiale è. So solo che se provo a saltarci rimbalzo. E infatti ci sto provando. Il rimbalzo è parecchio divertente e il mio corpo si ferma per pochissimo a mezz’aria. Vedo un tavolino, con delle torte e dei dolci. Ma che colori hanno? Sono rosa molto scuri e neri. Ma che torte sono?
<< Aliceee!>> mi giro di scatto. L’ insegnante di Amina, il suo maestro di storia. Era vestito interamente di piume e viene con tutto il suo insieme di servi, che in genere si assiepavano davanti alla porta di Amina ogni volta che sbraitava contro Fea. Solo il vederlo mi sale la noia. Quante volte ho rischiato di dormire durante i suoi monologhi. Anche se io conosco la storia del Mondo Emerso al pari di una pera. Amina non prendeva penna, io mi mettevo in un angolo e se prima le sue storie mi entusiasmavano pian piano la dinastia dei re della Terra del Sole, soprattutto nei brevi periodi tranquilli senza guerre, beh, mi annoiavano. E non poco.
Ora invece sta sorridendo e tiene un lungo bastone in una mano e sotto l’ascella piumata un grosso libro. <
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Immaginavo un nome un po’ più complesso. Vada per Dodo , un punto per la simpatia.
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<< lui va sempre di corsa. Ed ha preso quella porticina. >> lui indica qualcosa , una porta. Punto lo sguardo verso il suo implacabile indice che punta su una porticina incassata in una parete verde a quadretti. Eccola . La porticina.
Non era scomparsa.
<< Beh, ti informo di una cosa. Mia cara Alice. Il Paese delle meraviglie è molto pericoloso. Sta attenta a tutti i personaggi che incontri. >> detto questo ,morde una fetta della torta colorata. Io guardo la porticina.
Mi avvicino sempre di più , lasciando solo il maestro, seduto sulla sua comoda sedia. <
Ripetitivo , come durante l’ora di storia nella stanza di Amina.
Paese delle meraviglie? Cosa aveva appena detto?
<< Scusate , cos’è il Paese delle meraviglie?>>
lui mi guarda strano , finendo l’ultimo boccone della torta rosa. Poi con un gesto largo della mano indica tutto ciò che ci circonda. << Questo. Tutto ciò che c’è dentro e fuori queste mura. E tu sei dentro la casa del Bianconiglio. >> ricapitolando … sono a casa di Amhal.
<< quindi non siamo nel Mondo Emerso?>> lui scuote la testa e mi riguarda. <
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<< Uno , perché mi chiamate tutti Alice? E , Due, come si apre la porta? devo andare da Am … Bianconiglio. >> lui mi sorride e mi mostra una chiave minuscola appesa ad una catenina. << Questa , ti serve per aprire. Poi, tu ti chiami Alice, è il tuo nome. Devi accettarlo. Come facciamo tutti noi. >> io lo guardo strano, la voglia di dirli Senta, il mio nome è Adhara e a darmelo è stato lo stesso Amhal che voi chiamate Bianconiglio.
Ma pur di non fare polemica , sto zitta. Fisso la chiave. << può darmela per piacere? >> lui ritrae la mano e rimise la chiave in una tasca del giustacuore. <
<< Senta , conosco Bianconiglio e la prego , devo andare da lui. Mi dia quella chia.. >>
ma cosa? Dodo si stava sentendo male , la chiave gli è caduta per terra e si stringe una mano al cuore. Stava … crescendo. Sempre di più. Sempre di più. Lambiva il tetto. Le sue piume cadono come macigni a terra , tanto sono grandi. Io mi sposto appena in tempo , per non essere colpita e prendo la chiave. Come poteva essere diventato così… così grande?
Riguardo la tavola. Il cibo. Era l’unica soluzione, e poi come facevo a ridiventare piccola piccola?
La giusta misura per passare dalla porticina. Sul tavolo ci sono un sacco di dolci. La mia fame mi aveva attirato sulla torta rosa, ma deduco che quella poteva far crescere … ecco come si era rimpicciolito Amhal. Sul tavolo c’erano solo dolci rosa e azzurri , se il ‘’Dodo’’ aveva mangiato quello rosa.. quello azzurro era l’unica speranza. E poi era piccino. Messo in un piccolo piattino. Afferro il cucchiaio e il piatto , giusto il tempo di superare una piuma che cadeva dal povero maestro di Amina. Anche se credo che in questo maledetto sogno sia proprio lei la cuoca. Assaggio di colpo il dolcetto , che poco fa il ‘’Dodo’’ mangiava di gusto. Sputo tutto a terra il tempo di ingoiare. Che schifo! Sapeva di un misto ciliegie più aroma di stivali da passeggio di Amina dopo una lunga passeggiata in montagna , tutta in salita e in estate. Metto la chiave in tasca e con le mani mi tolgo gli ultimi pezzi del dolcetto. O Dio … stavo diventando piccola. O tutto ingrandiva a dismisura. Ed eccomi lì piccola piccola. E dall’altra parte ci stava la porticina. Dannazione potevo spostarmi a destra invece che dalla parte opposta. So per certo che tanto sono sfortunata che muoio schiacciata sotto una piuma. Corro velocissima , schivando tutte le piume e arrivando alla porta a quadretti. La chiave ora si adatta alle dita. Esulto . con delicatezza la infilo dentro la serratura e faccio scattare i cardini. La porta si apre. Giusto il tempo di sfuggire a una piuma. Mi richiudo la porta dietro le spalle. Ho il fiatone , sono ancora traumatizzata dal dolcetto. E ora sono in pieno oceano su un isoletta enorme.
perfetto. E ora dove sono? Quale altro pazzo incontrerò? E troverò Amhal?