Breath
of life
La felicità
è fatta di un
niente che al momento in cui lo viviamo ci sembra tutto.
J.Morrison
Erano
le 18:00 di sera, anzi le 18:05 a voler essere precisi:
l’orologio dietro al
bancone era indietro.
Il
mese di giugno era appena iniziato, a breve le scuole avrebbero chiuso
e le
strade si sarebbero riempite di ragazzini che giocavano e di turisti.
<<
Buona sera signorina, le porto il solito thè?
>> chiese la ragazza dietro
al bancone.
<<
Sì, grazie. >>
Dorotea
sorrise, poi si voltò facendo ondeggiare i lunghi capelli
castani che quel
giorno erano raccolti in una coda. Mise l’acqua a scaldare,
sistemò una tazza
su un piattino e prese il filtro.
Thè
alla rosa per la giovane donna col rossetto color amaranto.
<<
Ecco a lei. >> disse Dorotea attirando
l’attenzione della donna che si
era seduta in una sedia, una di quelle alte dove bisognava praticamente
arrampicarsi,
davanti al bancone. La donna sorrise, poi cominciò a bere il
thè.
Dorotea
s’incantò a guardarla, era davvero bella con i
suoi lunghi capelli castani e
mossi, quegli occhi azzurri così chiari e quel rossetto . .
. quel magnifico
rossetto che non spariva mai, nemmeno quando beveva il thè.
Si
riscosse dai suoi pensieri quando sentì la porta del
cafè aprirsi e le
campanelle appese a essa tintinnare, annunciando l’entrata di
un nuovo cliente.
Dorotea
si voltò per osservarlo: era un ragazzo più o
meno della sua età, biondo, alto
e magro.
Robert.
Non
era mai stato al “Musik Mitternacht”, non ci aveva
mai parlato, ma in un certo
senso lei lo conosceva comunque: lo aveva visto spesso nei corridoi del
Mozarteum* e anche nel giardino.
<<
Ciao, cosa posso portarti? >> chiese la ragazza con un
sorriso.
<<
Vorrei . . . >> lui s’interruppe per osservarla
attentamente <<
Scusa ci conosciamo? >>
Lei
ridacchiò << Più o meno, studio
anche io al Mozarteum. >>
Lui
ricambio il sorriso << Ecco perché la faccia
mi era familiare. >>
si guardò attorno << Un succo di frutta
all’arancia, grazie. >>
<<
Subito. >>
Robert
cominciò a guardarsi attorno con più attenzione.
Davanti
a lui, oltre il bancone, c’era
. . .bè .
. . le solite cose che c’erano nei cafè: i ripiani
per gli alcolici, i
bicchieri, le tazze . . . e un orologio, un grande orologio.
<<
Quello di Frau Hill. >>
<<
Cos- ? Parli dell’orologio? >>
<<
Sì, Frau Hill è la padrona del cafè e ha
portato quell’orologio con sé
dall’Inghilterra quando è venuta qui in Austria.
>>
Robert
prese in mano il suo bicchiere e cominciò a bere il succo di
frutta continuando
a osservare quell’orologio sul quale era disegnato il Big
Bang assieme al
palazzo di Westminster.
Doveva
essere vintage.
Nel
locale c’era un piacevole silenzio, dovuto soprattutto al
fatto che c’erano
pochi clienti; Robert osservò Dorotea servirli: sorrideva
sempre, si muoveva
veloce e si suoi capelli ondeggiavano ai suoi movimenti.
<<
Ho qualcosa che non va? >> gli chiese tornando dietro il
bancone.
<<
Cosa? >>
<<
Ho chiesto: ho qualcosa che non va? >> ripeté
raccogliendo i capelli in
una coda bassa.
<<
No, no. >> rispose lui con voce insicura.
<<
No? >>
<<
No, davvero. >> fece una pausa << Sembri
allegra. >>
<<
Si, mi piace il mio lavoro. >> rispose asciugando un
bicchiere.
<<
Sei fortunata a poter fare qualcosa che ti piace e a poter decidere
della tua
vita. >>
<<
Non è ciò che fanno tutti? >>
Robert
non rispose, guardò l’orologio: le 19:00.
<<
Le 19:05, è indietro. >>
Lui
le sorrise e si alzò poggiando i soldi sopra il bancone
<< Devo andare,
per me è tardi. Ci vediamo. >>
<<
Ciao. >> salutò lei allegramente.
Robert
tornò la sera seguente,
quella dopo e
quella dopo ancora.
Gli
piaceva parlare con Dorotea, aveva scoperto che le piaceva la musica
New Age,
nel tempo libero faceva yoga. Il suo libro preferito era “Le
scarpe rosse” e il
suo libro preferito era “Chocolat”.
Lui
non parlava mai di se, preferiva ascoltare lei, finché una
sera . . .
<<
Sono sempre io a parlare, tu non mi racconti mai nulla di te.
>> disse la
ragazza << Sei forse un agente segreto? >>
scherzò.
<<
Mi hai scoperto. >> rispose lui ridendo, poi divenne
serio<< Non
c’è molto da dire su di me, nulla di cui valga la
pena parlare. >>
<<
Non ci credo. >> disse Dorotea poggiano i gomiti sul
bancone <<
Tutti, e tutto, hanno una storia che vale la pena di essere raccontata.
>> sorrise
dolcemente
<< La vedi quella signora seduta al tavolo la in fondo?
Quella vicina
alla finestra. >>
<<
Capelli bianchi e abito verde? >>
<<
Esatto. Lei è irlandese. Qualche volta, quando ha tempo e io
non ho molto
lavoro da sbrigare, mi racconta leggende irlandesi e mi parla di
Dublino, la
città dove abitava. >>
<<
Io non ho nessuna leggenda da raccontare. >>
<<
Ma hai qualcosa da raccontare e . . .nessuno che ascolti.
>>
<<
Tu ascolteresti? >>
<<
Sono qui. >> sorrise lei.
E
Robert cominciò a raccontare . . .
Amava
molto la musica, gli piaceva sia ascoltarla che suonarla, e quello era ovvio,
ma non
amava suonare pianoforte.
Lui
amava la chitarra classica, per lui suonarla era facile come respirare,
per lui
era respirare.
Per
i suoi genitori invece, era solo il capriccio di un bambino che non
capiva cosa
fosse meglio per lui.
<<
Non so, forse hanno ragione. >>
<<
Perché? >>
<<
Forse suonare non è ciò che voglio davvero,
dopotutto loro sono i miei genitori
e sanno cosa è meglio per me. >>
<<
Come possono saperlo se sono sempre a lavoro? >>
Lui
sospirò scuotendo la testa sconsolato.
<<
La felicità è fatta di un niente che al momento
in cui lo viviamo sembra tutto.
Tu quando suoni sei felice? >>
<<
Si. >>
<<
Allora non hai nessun motivo per smettere. >>
In
quel momento entrarono due clienti, la coppietta di fidanzati Franz e
Runa, e
Dorotea si avviò al loro tavolo lasciando Robert solo con i
suoi pensieri.
Quando
lei tornò al bancone per preparare le due tisane alla
Cannella e Garofano, lui
si alzò << Devo andare Vianne*, ho un discorso
da preparare. >> e
corse fuori dal cafè evitando due ragazzine che stavano
entrando.
Qualche
settimana dopo all’ora di chiusura . . .
<<
Che peccato che quel ragazzo non si sia fatto vedere in queste due
settimane,
non credi Dorotea? >> chiese Frau Hill alla ragazza.
<<
Sarà stato impegnato. >> rispose lei mettendo
le chiavi del cafè nella
borsetta.
<<
Già, deve essere così. Buona notte.
>>salutò la donna allontanandosi.
Fu
passando davanti alla casa natale di Mozart che, vicino alla fontana,
fu
fermata da una ragazza.
<<
Dorotea? La cameriera del “Musik Mitternacht”?
>> le chiese.
<<
Si. >>
<<
Questi sono per te. >> disse porgendole un mazzo di
gerbere –allegria- << Da parte
di Robert. >>
NOTE:
*Il
Mozarteum è l’università di musica di
Salisburgo.
*Vianne
è la protagonista di “Chocolat”.